insieme con Vera, si affretto verso la stanza di Annie. Automaticamente Vera si ravvio i capelli con la mano e cerco di riassettarsi il vestito gualcito. Il momento era speciale; lei sperava fosse anche miracoloso. Se Annie ci vedeva Vera voleva assolutamente apparire il piu presentabile possibile.
Laval ando loro incontro nel corridoio. «Adesso cercate di capire», spiego, «non spaventatevi per il suo aspetto. Le abbiamo cambiato il bendaggio che ora e piu pesante. Inoltre non e ancora cosciente del tutto. Puo darsi che non vi riconosca subito. Ricordatevi, il suo fisico ha subito uno choc non indifferente ed e ancora sofferente.»
«E i suoi occhi?» chiese Vera nervosa.
«In base all’esame che ho appena fatto resto tutt’ora senz’altro ottimista. Dopo la vostra visita faro delle prove visive preliminari.»
Laval si fece da parte. Lentamente, deliberatamente, Vera si accosto all’uscio, con Ned subito dietro con i suoi cioccolatini e il cane di pezza. Vera guardo dentro. La camera era piccola, con le pareti dipinte di grigio chiaro.
Annie era a letto, perfettamente immobile. Aveva la testa fasciata piu pesantemente di quanto Vera avesse previsto. Cio nonostante, vedendo sua figlia, Vera provo un’ondata di eccitazione. E, mentre lei entrava, Annie giro leggermente la testa, come se si fosse accorta che c’era qualcuno.
«Mamma?» chiese debolmente.
«Si.»
«Sapevo che eri tu. Hai su le scarpe buffe.»
Vera si guardo i piedi. In effetti, calzava scarpe con la suola di sughero, che producevano distintamente un suono cavo.
«E vero!» esclamo e si affretto verso Annie. La bacio sul collo, attenta a non toccare il bendaggio. «Come ti senti, piccola mia?»
«Mi fa male.»
«Tanto?»
«No. Agli occhi, come quando si ha l’influenza. Ho l’influenza?»
«Qualcosa del genere.»
«Perche mi hanno bendata cosi?»
«Perche il dottore ha pensato che fosse meglio.»
«Sono all’ospedale, mammina. Me l’ha detto una signora.»
«E vero.»
«Perche non ero mai stata in un ospedale, prima?»
«Oh, ci sei stata, quando sei nata.»
«No, voglio dire, quando ero piu grande.»
«Non ne hai mai avuto bisogno. Adesso il dottor Laval ha pensato che fosse una buona idea.»
«Sono appena arrivata?»
«Be’, sei qui gia da un pochino. Ma dormivi.»
Ci fu una lunga pausa di silenzio. Annie si mosse per sentirsi piu comoda. «Parli confuso», osservo.
Vera si volto verso Laval, allarmata, ma il pediatra formo con le labbra la parola «normale».
«Il dottore dice che puo capitare», rispose Vera. «Ma poi passera.»
«Quando posso tornare a casa?»
«Molto presto.»
Si intromise Ned. «Ciao, Annie!»
Per un attimo la bambina parve non riconoscere la voce. Poi un sorriso apparve sul suo viso. «Zio Ned!»
«Ti ho portato dei dolci e un cane di pezza. Okay?»
«Si!»
Ned piazzo il grosso, invitante giocattolo tra le braccia di Annie. «Ti piace?»
«Che cosa si dice allo zio Ned?» chiese Vera.
«Grazie. E morbido.»
Ned era raggiante. «Spero che tu ti diverta un sacco con lui.»
Laval estrasse dalla sua valigetta alcuni strumenti. «Annie», disse, «sono ancora il dottor Laval. Adesso devo lavorare un pochino con le tue bende. Te la senti?»
«Si, credo di si. Dopo potro vederci?»
Gli adulti si irrigidirono, scambiandosi occhiate piene d’ansia.
«Vediamo se i tuoi occhi stanno meglio», si decise alla fine Laval. Con un gesto fece capire a Vera e a Ned che era venuto il momento di uscire.
«Annie», disse Vera, «zio Ned e io andiamo qui fuori intanto che il dottor Laval ti visita.»
«No!» protesto Annie. «Voglio che tu resti qui!»
La faccia di Vera assunse un’aria desolata. «E il regolamento dell’ospedale, bambina mia.»
Annie comincio a piangere. «Mammina, ti prego, resta con me! Stai sempre con me quando andiamo nello studio del dottor Laval.» Comincio a picchiare sul letto con le mani.
Vera si giro verso Laval, che capi al volo.
«La prassi non e questa», disse, «ma se la cosa la sconvolge faremo uno strappo alla regola.» Poi, con la faccia seria, soggiunse: «Ma sia chiaro che…»
Non ebbe bisogno di concludere la frase.
«D’accordo, cominciamo», decise Laval. Ma poi si accosto a Vera e, in modo che solo lei e Ned potessero sentire, mormoro: «Se sorge il piu piccolo problema dovro insistere perche ve ne andiate».
Entrambi annuirono in silenzio.
Laval si avvicino al letto di Annie, stringendo con la mano sinistra un paio di piccole forbici da chirurgia. Chiuse la veneziana e spense la tenue lampadina sopra il letto. «Probabilmente gli occhi saranno sensibilissimi», spiego con il suo sorriso contenuto.
Istintivamente Ned fece per afferrare la mano di Vera. Vera si stropiccio le mani sulla sottana, poi si sedette, sperando disperatamente che gli occhi di Annie fossero davvero sensibili alla luce.
«Vera, ti senti bene?» volle sapere Laval.
«Si», rispose lei, con voce malferma.
«Annie», domando Laval, «tu adesso come ti senti?»
Un sorriso sboccio sulle labbra della bambina. «Okay», rispose.
Laval sollevo le forbici, le apri e le accosto pian piano alle bende attorno agli occhi di Annie. Comincio a tagliare, mentre il rumore del metallo contro la garza echeggiava nella stanzetta. A Vera, ogni cauto taglio delle forbici pareva durare un secolo.
«Scommetto che sei felice di farti togliere questi affari», disse Laval.
«Si. Pizzicano e poi voglio vedere il mio nuovo cane.» Vera si strinse il giocattolo sotto il braccio e afferro convulsa la mano di Ned.
Laval era ormai arrivato all’ultimo strato del bendaggio. Giro attorno al letto, piazzandosi tra Annie e Vera, preoccupato della reazione di quest’ultima alla vista di un possibile edema. Comincio la lenta, lunga operazione di svolgere la benda, attento a che nessun lembo di garza fosse appiccicato alle ciglia. «Bene, Annie», disse, «voglio che tu chiuda gli occhi stretti stretti.»
Annie ubbidi.
«Ci siamo», annuncio Laval. «Tolgo l’ultima benda.» La striscia di garza venne via e ricadde sulla spalla di Annie. Gli occhi della bimba erano ancora leggermente gonfi e un po’ di pelle intorno si era arrossata a causa dei cerotti. Ma non era visibile nessun altro danno. Laval si sposto di lato.
Vera, nella stanzetta in penombra, riusciva a vederci poco.
«Sei sempre qui, mammina?» domando Annie.
«Certamente. Te l’ho detto che sarei rimasta.»
«Non aprire gli occhi», ripete Laval. Trasse di tasca una piccola torcia elettrica ed esamino l’esterno degli occhi di Annie, poi si volse a guardare Vera. «Finora, sembra tutto normale.» Poi, di nuovo rivolto ad Annie: «Okay, Annie Grace, sei pronta ad aiutarmi?»
«Si!»