«Benissimo.»

«Che cos’e successo?»

«Il signor Boardman mi ha fatto una proposta.»

«Potete dirglielo, Dick. Non abbiamo intenzione di mantenere la cosa segreta. Invieremo subito la notizia a tutta la galassia.»

«Sta per essere effettuato un atterraggio su Beta Hydri IV» disse Muller con voce dura. «Un uomo solo. Io. Quali sono i particolari, Charles? Una nave restera nell’orbita di parcheggio e io scendero in una capsula speciale, attrezzata per un successivo ritorno?»

«Si.»

«E una pazzia, Dick! Non farlo!» disse Marta.

«Se le cose non andranno come dovrebbero, sara una morte rapida, Marta. Ho corso rischi peggiori.»

«No, ascoltami! Spesso io ho delle premonizioni…» Rise nervosamente e il suo atteggiamento sofisticato si sgretolo improvvisamente. «Se andrai lassu, sono certa che morirai. Di’ che non andrai… Dillo, Dick!»

«Ufficialmente, non avete ancora accettato, Dick» disse Boardman.

«Lo so» disse Muller. Si alzo, toccando quasi col capo il soffitto basso della sala, si avvicino a Marta e le mise un braccio attorno alla vita, stringendola forte a se. Lei lo fuardo, spaventata. Dick le acio la punta del naso e il lobo dell’orecchio sinistro. Marta si stacco da lui, inciampo e fini tra le braccia di Boardman, che la tenne saldamente.

«La mia risposta puo essere una sola» disse Muller.

Quel pomeriggio, uno dei ricognitori raggiunse la zona F. Mancava ancora poco, ma ce l’avrebbero fatta. Muller era certo che presto sarebbero arrivati nel cuore del labirinto.

8

«Eccolo» disse Rawlins. «Finalmente!»

Attraverso gli «occhi» del ricognitore, guardo l’uomo del labirinto. Muller se ne stava appoggiato con noncuranza a un muro, con le braccia conserte. Aveva la faccia segnata, con il mento duro e il naso affilato. Non sembrava affatto preoccupato per la presenza del ricognitore.

Rawlins inseri l’audio e senti Muller che diceva: «Salve, robot. Perche sei venuto a seccarmi?»

Il ricognitore, naturalmente, non rispose. E neanche Ned, che avrebbe potuto inviare facilmente un messaggio attraverso l’apparecchio. Il giovane Rawlins stava piegato in avanti per vedere meglio. Gli occhi stanchi gli bruciavano. C’erano voluti nove giorni locali per fare arrivare un ricognitore nel centro del labirinto. L’impresa era costata un centinaio di apparecchi: ogni venti metri di percorso, il sacrificio di un robot. Comunque, non era molto, tenuto conto che le possibilita di sbagliare la dentro erano pressoche infinite. Un po’ di fortuna, l’aiuto intelligente del cervello elettronico della nave, e un gran numero di dispositivi sensori, erano serviti a evitare tutte le trappole evidenti e la maggior parte di quelle piu insidiose. E finalmente, avevano raggiunto il centro.

Rawlins era stato in piedi tutta la notte, per controllare la fase piu critica, la penetrazione della zona A. Hosteen era andato a dormire, e anche Boardman. Alcuni uomini dell’equipaggio si trovavano ancora di servizio, li e a bordo, ma Ned era l’unico civile ancora sveglio.

Si chiese se la scoperta di Muller fosse avvenuta volutamente durante il suo turno di guardia. Era improbabile. Boardman non avrebbe corso il rischio di compromettere l’impresa, lasciando un pivello solo nel grande momento. Comunque, l’avevano lasciato li, lui aveva spostato il ricognitore di alcuni metri, e ora poteva contemplare Muller in persona.

L’uomo aveva un’espressione triste, e le sue labbra erano tese in una linea dura e sottile. Rawlins si era aspettato di vedere qualcosa di piu drammatico, di piu romantico su quella faccia: un riflesso di agonia. E invece si trovava davanti i lineamenti segnati, indifferenti, quasi insensibili di un uomo robusto, sulla sessantina. Muller era brizzolato, aveva gli abiti a brandelli e anche lui sembrava logoro. Ma c’era da aspettarselo da un uomo che viveva in quel tremendo esilio da nove anni.

«Che cosa vuoi?» chiese Muller al ricognitore. «Chi ti ha mandato? Perche non te ne vai?»

Rawlins non oso rispondere. Bruscamente blocco il ricognitore e si affretto verso la cupola dove Boardman dormiva.

Boardman stava dormendo sotto un baldacchino di dispositivi rigeneratori. Dopo tutto aveva quasi ottant’anni, anche se non li dimostrava, e uno dei modi per continuare a non dimostrarli era di affidarsi ogni notte al rigeneratore. Attaccati sulla fronte con nastro adesivo, c’erano due elettrodi meningei che garantivano un sonno salutare, lavando cosi la mente dalle tossine della fatica accumulata durante il giorno. Un dispositivo ultrasonico filtrava i sedimenti e le scorie provenienti dalle arterie e il flusso ormonale era regolato da una fitta rete sospesa sopra il suo torace. L’intero complesso era regolato e diretto dal cervello elettronico della nave. Perduto in quell’intrico di apparecchiature, Boardman aveva un aspetto irreale. Gli occhi si muovevano rapidamente sotto le palpebre abbassate: l’uomo stava sognando, immerso in un sonno profondo. Era prudente svegliarlo ora?

Rawlins non se la sentiva di correre rischi. Quanto meno doveva evitare di svegliarlo di soprassalto. Usci dalla stanza e attivo il terminale che si trovava li fuori. «Porta un sogno a Charles Boardman» disse. «Digli che abbiamo trovato Muller. Digli di svegliarsi subito. Digli: Charles, Charles, svegliati, abbiamo bisogno di te. Capito?»

«Ricevuto» rispose il cervello della nave.

L’impulso rimbalzo dalla cupola della nave, fu tradotto in forma di risposta diretta e torno alla cupola. Quindi il messaggio penetro nella mente dell’uomo addormentato, attraverso gli elettrodi. Rawlins rientro nella camera da letto.

Boardman si mosse. Le sue dita si contrassero, e grattarono leggermente l’apparecchiatura che lo avvolgeva come un abbraccio.

«Muller…» mormoro.

Poi apri gli occhi. Per un attimo non vide niente. Ma il processo di risveglio era iniziato e il sistema di rigenerazione agiva sul suo metabolismo in modo da rimetterlo in funzione. «Ned?» chiamo con voce roca. «Che cosa fai qui? Ho sognato che…»

«Non era un sogno. Sono stato io. Abbiamo attraversato la zona A e trovato Muller.»

Boardman si libero dai lacci e sedette di scatto, completamente sveglio. «Che ora e?»

«Appena l’alba.»

«Da quanto tempo l’avete trovato?»

«Un quarto d’ora. Ho immobilizzato il ricognitore e mi sono precipitato da voi. Ma non volevo svegliarvi di soprassalto, cosi…»

«Va bene, va bene.» Boardman salto giu dal letto. Barcollo leggermente, mentre si metteva in piedi. Non aveva ancora ritrovato il pieno vigore diurno, e ora mostrava la sua vera eta. «Andiamo» disse. «Libera il ricognitore. Voglio vedere Muller subito.»

Usando il terminale che stava all’ingresso, Ned riporto in vita il ricognitore. Lo schermo mostro di nuovo la zona A, che aveva un aspetto piu confortevole degli altri. Muller, pero, non c’era piu.

«Dev’essere uscito dal campo visivo» disse Rawlins. Fece girare il ricognitore su se stesso, ottenendo cosi una veduta di basse case cubiche, di archivolti e di muri a gradinate. Un animaletto che pareva un gatto fuggi. Ma di Muller, nessuna traccia.

«Era proprio la» insiste Rawlins, desolato. «Era…»

«Ho capito. Non era obbligato a restarsene li come una statua, mentre tu venivi a svegliarmi. Fai circolare il ricognitore.»

Rawlins ubbidi, e fece compiere al robot una breve esplorazione della strada. A un tratto, Muller usci da un edificio senza finestre e si pianto a gambe larghe davanti all’apparecchio.

«Ancora!» disse. «Sei risuscitato? Perche non parli? Da che nave vieni? Chi ti ha mandato?»

«Dobbiamo rispondere?» domando Ned.

«No.»

La faccia di Boardman toccava lo schermo. Allontano la mano di Rawlins dai comandi e comincio a manovrare

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