in alcun modo il pozzo pieno di acido che c’era, in realta, al suo posto.
«Sarebbe meglio che chiudessero gli occhi» disse Boardman. «Come hanno fatto i ricognitori, che hanno staccato tutti i dispositivi visori.»
«Dicono che sarebbe peggio» disse Hosteen.
«Cos’e peggio: non ricevere nessuna informazione visiva o riceverne di sbagliate?» ribatte Boardman. «Potrebbero benissimo seguire gli ordini del calcolatore tenendo gli occhi chiusi. E non ci sarebbe pericolo di…»
Petroncelli lancio un urlo. Sulle due sezioni del proprio video, Boardman vide il paesaggio reale (un piatto, innocuo tratto di strada) e quello deformato dello schermo diabolico e inviato dall’obiettivo montato sulle spalle dei due uomini: un improvviso getto infuocato che erompeva davanti ai due esploratori.
«State dove siete» grido Hosteen. «E una finzione!»
Petroncelli, che gia aveva sollevato un piede per fuggire, lo rimise a terra con uno sforzo disumano. La reazione di Marshall fu piu lenta. Si era girato di scatto per sfuggire all’eruzione, e prima di fermarsi quando Hosteen aveva lanciato il comando, aveva piegato leggermente a sinistra uscendo di dieci centimetri dalla strada sicura. Fu un attimo: una spirale di metallo lucente scatto da un masso di pietra e gli si attorciglio intorno alla caviglia, tagliandogli di netto le ossa. Marshall cadde, e un palo dorato lo trapasso, inchiodandolo a un muro.
Senza voltarsi, Petroncelli attraverso incolume la finta colonna di fiamme, si trascino per altri dieci passi, e infine si fermo, fuori portata dello schermo deformante. «Dave?» chiamo con voce rauca. «Dave, tutto bene?»
«E uscito dal percorso» disse Boardman. «E stata una fine rapida.»
«Che cosa devo fare, adesso?»
«State li fermo, Petroncelli. Calmatevi, e non tentate di andare da nessuna parte. Mando subito Chesterfield e Walker in appoggio.»
Ci misero quasi un’ora per raggiungerlo, e quasi quindici minuti per attraversare i pochi metri controllati dal diabolico dispositivo. Tennero gli occhi chiusi, anche se la cosa non gli andava affatto. Ma i fantasmi del labirinto non potevano spaventare i ciechi, e presto Chesterfield e Walker furono al sicuro. Nel frattempo Petroncelli aveva ritrovato il controllo e i tre uomini, insieme, continuarono ad avanzare verso il cuore del labirinto.
10
Stavano per vincere la loro battaglia. Fino a quel momento erano partiti quattordici uomini. Quattro erano morti. Walker e Petroncelli si erano accampati nella zona E. Altri cinque avevano stabilito una base sussidiaria nella zona F, e tre stavano attraversando l’area controllata dallo schermo deformante, e presto avrebbero raggiunto i compagni. Per questi, il peggio era passato. Dalle informazioni inviate dai ricognitori, era chiaro che la curva del pericolo decresceva bruscamente una volta superata la zona F, e che nelle tre piu interne non esistevano praticamente pericoli. Conquistate E ed F, non sarebbe stato difficile arrivare agli anelli centrali, dove Muller, impassibile e silenzioso, aspettava.
Rawlins sentiva di conoscere il labirinto alla perfezione, ormai. Ci era gia entrato un centinaio di volte, attraverso gli «occhi» dei ricognitori prima, e le registrazioni degli uomini poi. Di notte, nei suoi sogni agitati, vedeva il dedalo di strade scure, i muri curvi e le torri sinuose. Sempre in sogno, percorreva tutto il labirinto, sfiorando la morte centinaia di volte. Boardman e lui avrebbero sfruttato l’esperienza degli altri, quando sarebbe venuto il loro turno.
E quel momento si avvicinava.
In un freddo mattino, sotto il cielo plumbeo, Ned e Charles si ritrovarono appena fuori del labirinto, presso il terrapieno in salita che correva attorno al margine esterno della citta. Durante le settimane trascorse in quel mondo, l’anno si era avviato con rapidita sorprendente verso l’inverno. Il sole, ormai, brillava soltanto sei ore su venti, poi seguivano due ore di un pallido crepuscolo, e l’alba era scura e lunga. Le lune roteanti danzavano continuamente nel cielo, suscitando complicati giochi di ombre.
Sullo schermo si vedeva sempre Muller muoversi nel centro della citta. I ricognitori aerei lo controllavano senza sosta, segnando le sue peregrinazioni con una linea mutevole, sulla carta generale del labirinto. Muller non lasciava la zona A dal giorno in cui aveva incontrato il ricognitore, ma durante le ore diurne si spostava spesso, passando da una casa all’altra, come se temesse di dormire nello stesso luogo per due volte.
Boardman diede un colpo leggero allo schermo, e disse: «Oggi pomeriggio si parte, Ned. Passeremo la notte nel campo principale, e domani tu proseguirai per raggiungere Walker e Petroncelli nella zona E. Dopodomani riprenderai il cammino, solo, e ti recherai da Muller.»
«E perche venite anche voi nel labirinto?»
«Per aiutarti.»
«Potreste mantenervi in contatto con me anche restando qui. Non e il caso che rischiate la vita.»
Boardman si accarezzo, pensoso, il mento flaccido. «Tutto e calcolato in modo da correre il minimo rischio.»
«Come?»
«Se, per caso, tu finissi nei pasticci, dovrei venire a darti una mano. Percio preferisco aspettare nella zona F, che precipitarmi, in caso di necessita, dall’esterno. Dovrei attraversare in tutta fretta la zona piu pericolosa. Capisci, ora? Dalla zona F posso raggiungerti rapidamente e senza correre gravi pericoli, ma da qui, no.»
«E che difficolta potrei incontrare?»
«L’ostinazione di Muller, per esempio. Non c’e ragione alcuna che lo possa convincere ne costringere a collaborare con noi, e non e un tipo facile da trattare. Me lo ricordo subito dopo il suo ritorno da Beta Hydri IV. Non avevamo piu pace. Non era mai stato un temperamento tranquillo, ma, dopo, divento un vulcano. Non fraintendermi, Ned; non intendo giudicarlo. Ha tutte le ragioni per essere furibondo con l’Universo intero, ma e insopportabile. Una specie di uccello del malaugurio. Porta sfortuna soltanto ad andargli vicino. Presto non ne potrai piu.»
«E perche non volete venire subito con me, allora?»
«E impossibile» disse Boardman. «Se sapesse che ci sono anch’io, tutto andrebbe all’aria. Non dimenticare che sono io quello che l’ha mandato su Beta Hydri IV, e quindi quello che l’ha esiliato su Lemnos. Credo che mi ucciderebbe, se mi vedesse ancora.»
Rawlins respinse quell’idea. «Non puo essere diventato un barbaro!»
«Non lo conosci. Non sai com’era e com’e diventato.»
«Ma se, come dite voi, ha cento diavoli in corpo, come potro guadagnarmi la sua fiducia?»
«Avvicinati a lui con aria fiduciosa e serena. Non hai bisogno di fingere per questo, Ned: sei fiducioso e sereno per natura. Digli che sei qui per una missione archeologica senza lasciargli capire che l’avevamo individuato fin dal principio. Tu l’hai riconosciuto perche lui e tuo padre erano amici. Digli che tuo padre e morto e che questa e la tua prima spedizione nello spazio. Cerca di risvegliare la sua comprensione, Ned. Porta alla luce quello che di paterno c’e in lui… Se c’e.»
L’altro scosse la testa. «Non prendetevela con me, ma devo dirvi che questa storia non mi piace. Queste sono menzogne.»
«Menzogne?» Gli occhi di Boardman lanciarono fiamme. «Menzogne? E una menzogna dire che sei figlio di tuo padre? Che questa e la prima volta che vai nello spazio?»
«E che sono un archeologo?»
Boardman si strinse nelle spalle. «Vorresti forse dirgli che fai parte di una spedizione venuta qui apposta per rintracciare Richard Muller? Questo ti aiuterebbe a conquistare la sua fiducia? Pensa allo scopo che ci siamo prefissi, Ned.»
«Gia. La solita storia: il fine e i mezzi… Lo so.»
«Davvero?»
«Siamo venuti qui per avere la collaborazione di Muller, perche siamo convinti che soltanto lui puo salvarci da un pericolo terribile» disse Rawlins, freddo, senza espressione. «Percio dobbiamo fare tutti i passi necessari per assicurarci questa collaborazione.»
«Esatto. Ma vorrei che non lo dicessi con quel tono.»
«Scusate. Ma non mi va l’idea di ingannarlo.»