«Non c’era nessun bisogno di aiuto. Puoi camminare?»
«Credo di si.»
«Sei ferito gravemente?»
«Sono tutto pieno di morsi. Ma e meno peggio di quello che sembra.»
«Vieni con me.» Gia alcuni divoratori di carogne cominciavano ad arrivare nella piazza, richiamati dalla misteriosa telepatia del sangue, e si mettevano al lavoro sopra i tre cinghiali uccisi. Dimenticandosi delle sue radiazioni, Muller afferro Ned per un braccio. Il giovane balzo all’indietro con una smorfia di pena, poi, pentendosi, si avvicino di nuovo. Attraversarono insieme la piazza.
«Qui» disse Muller, brusco.
Entrarono nel locale esagonale dove l’uomo teneva il suo diagnosticatore, poi Muller chiuse la porta, e Ned si lascio cadere sul pavimento nudo.
«Da quanto tempo lottavi?»
«Da quindici, venti minuti, credo. Ce n’erano cinquanta, cento… Ho continuato a spezzare schiene. Poi la gabbia si e aperta.» Rise, istericamente. «Quella e stata la trovata migliore. Avevo appena finito di liberarmi di quei bastardi, e stavo riprendendo fiato, quando sono venuti avanti gli altri e le sbarre sono scomparse…»
«Piano» disse Muller «parli tanto in fretta che non riesco a seguirti. Togliti gli stivali e rimettiamo in sesto le gambe.»
Rawlins tento, ma non ci riusci. «Potete aiutarmi?» disse allora. «Da solo non ce la faccio.»
«Non sara piacevole se ti vengo piu vicino» disse Muller.
«Al diavolo con questa storia!»
Muller si strinse nelle spalle. Si avvicino al giovane e gli sfilo gli stivali ridotti ormai in stato pietoso. Persino le parti di metallo portavano i segni dei denti. In un attimo le gambe furono liberate: erano malconce, ma non presentavano ferite gravi. Muller mise in azione il diagnosticatore: le lampade brillarono e la fessura del ricettore ammicco. Una luce azzurra lambi le ferite. Dall’interno dell’apparecchio venivano tintinnii e altri rumori; a un tratto un braccio metallico si snodo, e un tampone comincio a muoversi su e giu lungo la gamba sinistra, fino sopra il ginocchio. Poi la macchina ingoio il tampone insanguinato e comincio a digerirlo, riducendolo in molecole, mentre ne spuntava un secondo che si mise a pulire l’altra gamba. Rawlins si morse le labbra. Sugli arti, oltre al liquido detergente, veniva passato anche un coagulante e quando i tamponi ebbero terminato il loro lavoro, le tracce di sangue erano scomparse e si vedevano chiaramente i tagli e i graffi. Non era certo una vista allegra, ma era meglio, comunque, dello scempio precedente.
Il diagnosticatore inietto un fluido color oro nella schiena di Rawlins: un anestetico. Poi pratico una seconda iniezione, un liquido color ambra, probabilmente un antibiotico ad ampio spettro per prevenire le infezioni. Rawlins si rilasso. Ora le braccia metalliche spuntavano da diversi settori della macchina e le ferite venivano esaminate e sistemate; ci fu una specie di ronzio, tre bruschi scatti metallici, poi il diagnosticatore comincio a sigillarle.
«Non dovevate fare questo!» disse Rawlins a Muller. «Noi abbiamo le nostre scorte al campo. Dovete tenerle da conto, le vostre. Bastava che permetteste al ricognitore di riaccompagnarmi…»
«Non voglio quei robot tra i piedi. E il diagnosticatore ha scorte per almeno cinquant’anni. Non mi succede spesso di ammalarmi.»
Finalmente la macchina lascio libero Rawlins, che si rialzo e guardo Muller. La faccia del ragazzo non era piu contratta, ora.
«Se avessi saputo che saresti stato assalito da quelle bestie, non ti avrei lasciato la tanto tempo. Come ti senti?»
«Bene.»
«Gli animali che si nutrono di carogne non si occupano dei vivi. Come mai ti sono saltati addosso?»
«E stata la gabbia… Ha cominciato a diffondere puzzo di carne in decomposizione, per attirarli. In un attimo me li sono trovati tutti addosso. Ho creduto che mi avrebbero mangiato vivo.»
Muller rise. «Interessante. Cosi la gabbia serve anche da trappola. Se non altro, abbiamo imparato qualcosa.»
«Felicissimo di avervi aiutato a fare una scoperta» disse Ned, ridendo. «Ma la prossima volta preferirei rinunciare all’onore.»
«Lo credo bene» disse Muller. L’aveva preso una bizzarra sensazione. Si era quasi dimenticato di come fosse piacevole aiutare il prossimo. «Bevi, Ned?» chiese.
«Moderatamente.»
«Questa e la nostra specialita locale: un liquore distillato da gnomi nelle viscere del pianeta.» Tiro fuori una fiaschetta trasparente e due larghe coppe in cui verso un dito di liquore. «Lo trovo nella zona C» spiego, porgendone una a Rawlins.
Questi assaporo lentamente. «E forte!»
«Circa il sessanta per cento di alcol. Dio sa che cosa sia il resto, come viene distillato e perche. Io l’accetto cosi com’e. Mi piace il suo gusto forte e aromatico. E incredibilmente inebriante: probabilmente si tratta di un altro trabocchetto. Ti ubriachi senza accorgertene e poi il labirinto ti afferra.» Alzo la coppa e disse, quasi con allegria: «Alla tua salute.»
«Alla vostra.»
Risero nel pronunciare il vecchio brindisi e bevvero.
«Posso portarne un po’ al campo?» chiese Rawlins. «C’e un tipo che apprezzerebbe certamente. E un vero buongustaio. Viaggia con un bar che dispensa cento qualita di liquore. Credo che vengano da cento mondi diversi.»
«Anche da Marduk?» chiese Muller. «Dai mondi di Deneb? Da Rigel?»
«Non saprei dirvelo con sicurezza, non sono un intenditore.»
«Forse il tuo amico sarebbe contento di barattare…» si arresto bruscamente. «No, no. Dimentica quello che ho detto. Non ho intenzione di fare affari.»
«Potreste venire al campo con me. Vi lascerebbe assaggiare tutte le specialita del suo bar, ne sono certo.»
«Sei furbo, eh? No!» Lancio un’occhiata di fiamma al liquore. «Non mi lascio mettere in trappola, Ned. Non voglio avere niente a che fare con loro.»
«Mi dispiace che la pensiate cosi.»
«Un altro goccio?»
«No. Devo tornare al campo, adesso. E tardi.» Fini il liquore, si alzo, e si guardo le gambe nude: il diagnosticatore aveva ricoperto le ferite con uno spray nutritivo, del colore della pelle, ed era quasi impossibile vedere i segni delle ferite. Con grande fatica, s’infilo di nuovo gli stivali. «Mi dareste un po’ di quel liquore per il mio amico?» chiese ancora.
In silenzio, Muller gli porse la fiaschetta piena a meta.
Rawlins se la fisso alla cintura. «E stata una giornata interessante. Spero di tornare» disse.
Mentre Rawlins si dirigeva, zoppicando, verso la zona E, Boardman chiese: «Come vanno le gambe?»
«Un po’ stanche. Ma stanno guarendo rapidamente. Tra poco staro benissimo.»
«Senti un po’, Ned. Abbiamo cercato in tutti i modi di mandarti i ricognitori. Ti ho seguito minuto per minuto, mentre quelle bestie ti assalivano… Ma non potevamo intervenire. Muller intercettava tutti i ricognitori e li distruggeva.»
«Non importa» disse Rawlins.
«E un tipo imprevedibile. Questa volta si era messo in testa di non lasciare entrare neppure uno dei nostri apparecchi nelle zone centrali.»
«Non importa. Sono ancora vivo.»
Dopo una lunga pausa, Boardman disse: «A quanto pare, voi due siete buoni amici, ormai. Molto bene. Ora devi cercare di tirarlo fuori dal buco.»
«E come?»
«Promettigli un rimedio per il suo «male».»