— Saranno fatti dei passi opportuni — disse Di Cassio. Ma la sua ostilita era unita a un senso di sconfitta. Walton rise, e tolse il contatto.
Estrasse dal cassetto della scrivania l'elenco di Lassen, e vi scrisse sopra un breve appunto per Olaf Eglin. Quelle erano le cento tenute private piu grandi del mondo. Nel giro di una settimana, sarebbero state piene di giapponesi.
Chiamo Martinez, della sicurezza.
— Ho ordinato che mio fratello Fred venga affidato alla sua custodia — disse.
— Lo so. — L'uomo della sicurezza pareva esasperato. — Non possiamo tenere rinchiuso un uomo all'infinito, neppure sulla sua parola, direttore Walton.
— L'accusa e di congiura e tradimento — disse Walton. — Cospirazione contro il buon esito del Piano. Le faro avere un elenco dei capi della congiura sulla scrivania entro mezz'ora. Desidero che vengano tutti arrestati, sottoposti a un interrogatorio formale, drogati, eventualmente sottoposti a lobotomia, e rinchiusi in prigione.
— Certe volte — disse lentamente Martinez — sospetto che lei ecceda leggermente nell'uso dei suoi poteri, direttore Walton. Ma mi mandi l'elenco, e faro operare gli arresti.
Il pomeriggio continuo a muoversi lentamente verso la sera. Walton continuo il lavoro di routine su mezza dozzina di fronti, tenne numerosi colloqui visifonici con tutti i suoi capisezione, lesse dei rapporti che contribuirono ad aumentare quello che gia sapeva del disastro di Venere, e prese alcune pillole di tranquillante.
Chiamo Keeler e apprese che nessun segno di Lamarre era ancora venuto alla luce. Da Percy scopri che, dalla sera precedente, il
Alle quindici e quindici Olaf Eglin chiamo per annunciare che le grandi proprieta private erano gia in corso di equalizzazione.
— Puoi sentire gli ululati da qui a Giava, se ti metti ad ascoltare quando noi cominciamo — lo avverti Eglin.
— Dobbiamo essere duri — gli disse Walton, con fermezza.
Alle quindici e diciassette dedico alcuni minuti allo studio di un progetto scientifico nel quale si proponeva il 'terraforming' di Plutone stabilendo dei soli sintetici a fissione nucleare sul gelido pianeta. Walton diede un'occhiata ai particolari tecnici della fissione dell'idrogeno, i quali richiedevano di far passare una corrente di molti milioni di amperes attraverso un tubo contenente un misto di tritio e deuterio. L'idea generale, apparentemente, era quella di creare delle forze elettromagnetiche d'intensita quasi solare; un motore a reazione alternata avrebbe fornito cento megawatts di energia continuamente, a una temperatura di 10.000.000 di gradi centigradi.
'Ha delle possibilita' fu l'annotazione di Walton, che spedi il progetto a Eglin per un esame piu accurato. Pareva abbastanza plausibile, ma Walton, personalmente, era alquanto scettico nei confronti dell'idea di tentare nuovi progetti di 'terraforming' dopo il fallimento dell'operazione venusiana. Dopotutto, c'erano dei limiti ai miracoli di pubbliche relazioni che Lee Percy poteva creare.
Alle quindici e trentacinque l'intercom ronzo di nuovo.
— Chiamata da Nairobi, Africa, signor Walton.
— Pronto.
McLeod apparve sullo schermo.
— Siamo qui — disse. — Arrivati sani e salvi mezzo microsecondo fa, e tutto va bene.
— E lo straniero?
— Lo abbiamo chiuso in una cabina speciale, costruita appositamente per lui. Sa, respira idrogeno e ammoniaca. E molto ansioso di vederla. Quando potra venire?
Walton riflette per un momento.
— Immagino che non ci sia alcun modo di trasportarlo qui, vero?
— Non lo consiglio. I dirnani non amano molto viaggiare in un campo gravitazionale cosi basso. La cosa fa loro rivoltare lo stomaco, o qualcosa del genere. Crede di non riuscire a venire qui?
— Vengo subito. Tra quanto posso partire?
— Oh… mezz'ora? — suggeri McLeod.
— Arrivo — disse Walton.
La grande metropoli di Nairobi, capitale della Repubblica del Kenya, si stendeva ai piedi dei Monti Kihuyu, e lo stupendo Kilimangiaro torreggiava sopra di essa. Quattro milioni di persone abitavano Nairobi, la piu bella delle molte bellissime citta delle costa occidentale dell'Africa. Le repubbliche dell'Africa Nera avevano saputo costruire presto e bene, dopo avere ottenuto l'indipendenza. Come colonie, nessuno aveva capito le possibilita di quei negri, che avevano saputo superare le piu rosee aspettative ponendosi all'avanguardia nel mondo sotto molti aspetti.
La citta era calma quando il jet speciale di Walton decelero per l'atterraggio nel grande aeroporto di Nairobi. Walton era partito alle 15 e 47, tempo di New York; il viaggio transatlantico aveva occupato due ore e alcuni minuti, e c'era una differenza di otto ore tra il fuso orario del Kenia e quello di New York. Adesso a Nairobi erano le 3 e 13; la pioggia del mattino stava cadendo in perfetto orario, quando il jet si fermo.
McLeod era ad aspettarlo.
— L'astronave e sulle colline, a cinque miglia dalla citta. C'e un elicottero che l'aspetta.
Pochi istanti dopo essere sceso dal jet, Walton fu fatto salire a bordo dell'eli. I rotori ronzarono; l'eli si alzo perpendicolarmente finche non fu al di sopra del livello dei regolatori di nuvole, a quattromila metri; allora accese i suoi jet e parti verso le montagne.
Non pioveva, quando atterrarono; secondo McLeod, la pioggia notturna era prevista per le due, in quel settore, e i regolatori di nuvole erano gia stati la da tempo, muovendosi poi per 'seminare' le nuvole e portare la pioggia nella citta vera e propria. Un'auto li aspettava a destinazione. McLeod si mise al volante, e sorprendentemente si dimostro capace di domare non solo le astronavi interstellari, ma anche i veicoli di superficie terrestri.
— Ecco la nostra astronave — disse con orgoglio, puntando il dito.
Walton provo un improvviso tuffo al cuore.
L'astronave si ergeva sulla coda, al centro di un'ampia distesa di cemento annerito dai jet. Era alta almeno centocinquanta metri, un torreggiante ago pallido che scintillava nella luce della luna. Gli alettoni descrivevano archi eleganti nella notte. Degli uomini si muovevano rapidamente nella zona illuminata dai fari, intorno alla base, uomini intenti ai piu svariati lavori.
McLeod si avvicino all'astronave, e le giro intorno. La perfetta simmetria della parte frontale non era riprodotta dietro; dietro, infatti, una scaletta sottile saliva lungo il fianco dell'astronave, fino a un portello aperto, e accanto a essa un rozzo ascensore saliva seguendo lo stesso percorso.
McLeod fu accolto con deferenti saluti dagli uomini, quando scese dall'auto; Walton fu accolto solo da una serie di occhiate perplesse.
— Faremo meglio a prendere l'ascensore — disse McLeod. — Gli uomini stanno lavorando sulla scaletta.
Silenziosamente salirono a bordo dell'astronave. Entrarono dal portello aperto, e percorsero un breve corridoio. McLeod si fermo e schiaccio un pulsante che si trovava in un incavo della parete.
— Sono di ritorno — annuncio. — Dite a Thogran Klayrn che ho portato Walton. Sentite se verra fuori a parlargli.
— Credevo che dovesse respirare un'atmosfera speciale — disse Walton. — Come fa a uscire?
— Hanno dei respiratori, delle maschere speciali. Di solito non amano usarle. — McLeod ascolto nell'auricolare per un momento, poi annui. Si rivolse a Walton e disse: — Lo straniero la incontrera nella sala comune.
Walton ebbe appena il tempo di fortificarsi con un sorso di rum, quando un uomo dell'equipaggio apparve sull'ingresso della sala comune e dichiaro, in tono magniloquente e caricato: — Sua Eccellenza, Thogran Klayrn di Dirna.
Lo straniero entro.
Walton aveva visto le fotografie, e cosi era parzialmente preparato. Ma solo parzialmente.
Le foto non gli avevano dato la minima idea delle dimensioni dello straniero. L'essere era alto due metri e mezzo, e aveva un aspetto davvero imponente. Doveva pesare alcuni quintali, ma era sorretto da due gambe