riservati i rapporti uomo-con-uomo. Annuso la lozione per capelli, il dopobarba, il deodorante, e vari altri profumi. Una piccola soddisfazione: non tutti i miei sensi stanno svanendo in un colpo. — Vostra sorella — mormoro. — Donna stupenda! Quanto la amo! Parla spesso di voi.

— Ah, si?

— Con grande amore. Anche con un grande senso di colpa. Pare che voi due siate rimasti come estranei per molti anni.

— Adesso e finito. Finalmente stiamo diventando amici.

— Com’e meraviglioso per entrambi. — Fa ampi gesti sbattendo gli occhi. — Quel dottore. Non va bene per lei. Troppo vecchio, troppo statico. Dopo i 50 la maggioranza degli uomini perde la capacita di rinnovarsi. La annoiera a morte nel giro di sei mesi.

— Forse, quello di cui lei ha bisogno e proprio la noia — rispondo io. — Ha avuto una vita di eccitazione. E non l’ha resa felice.

— Nessuno ha bisogno della noia — dice Guermantes, e mi strizza un occhio.

— Karl e io gradiremmo averti a cena la settimana prossima, Duv. Ci sono un mucchio di cose di cui noi tre dovremmo parlare.

— Vedro, Jude. Non sono ancora sicuro di niente per la prossima settimana. Ti telefonero.

Lisa Holstein. John Leibnitz. Credo proprio di aver bisogno di un altro bicchierino.

Domenica. Eccessivamente imbottito. Hashish, rum, vino, erba. E Dio sa che cos’altro. E qualcuno che mi ficca sotto il naso del nitrito di amile verso le due del mattino. Quel lurido party del cazzo. Non avrei dovuto mai andarci. La mia testa, la mia testa, la mia testa. Dov’e la macchina per scrivere? Ho un lavoro da fare. Allora, andiamo:

Si vede, cosi, il diverso modo in cui questi tre tragici si accostano alla stessa storia. La preoccupazione primaria di Eschilo sono le implicazioni teologiche del delitto e l’inesorabile attivita degli dei: Oreste e dilaniato tra il comando di Apollo di assassinare sua madre e il suo orrore per il matricidio, e finisce per impazzirne. Euripide si ferma alle caratterizzazioni, e sostiene una meno allegorica…

Maledizione, non vale niente. Aspetta piu tardi.

Tra orecchio e orecchio, in me, c’e il silenzio. Il vuoto, nero, echeggiante. Oggi non c’e proprio niente che fila, niente. Penso che se ne sia completamente andato. Non riesco nemmeno a captare il fracasso degli ispano- americani vicini alla porta. Novembre e il mese piu crudele; inaridisce la mente morta. Sto vivendo un poema di Eliot. Sto muovendomi tra le parole su di una pagina. Posso restarmene qui a sentirmi tutto amareggiato per me stesso? No. No. No. No. Ricomincero a combattere. Esercizi dello spirito concepiti apposta per rigenerare il mio potere. Inginocchiati, Selig. Piega la testa. Concentrati. Trasformati in un’antenna capta-pensieri, un sottilissimo raggio laser telepatico, che si stenda da questa stanza fino in prossimita di quella deliziosa stella che e Betelgeuse. Fatto? Bene. Quel tagliente puro raggio mentale che penetra l’universo. Tienilo. Tienilo compatto. Vecchio mio, non e permesso sfaldarsi alle estremita. Bene. Adesso sali. Stiamo salendo la scala di Giacobbe. Questa sara un’esperienza extra-corporea, David. Su, su, vai! Attraversa il soffitto, attraversa il tetto, attraversa l’atmosfera, attraversa la quelchetiparesfera. Fuori. Inoltrati nei vuoti spazi interstellari. Oh! Buio buio buio. I sensi raggelati, il perche dell’azione perduto. No, blocca questa roba! In questo viaggio sono permessi soltanto pensieri positivi. Innalzati! Innalzati! Verso i piccoli uomini verdi di Betelgeuse IX. Capta le loro menti, Selig. Entra in contatto. Entra… in… contatto. Innalzati, indolente d’un ebreo bastardo! Perche non ti innalzi? Innalzati!

Bene?

Niente.

Nada. Niente. Il nulla. Nulla. Nicht.

Ripiombo sulla Terra. Nel bel mezzo del funerale silente. Tutto bene, lascia perdere, se e questo che vuoi. Va bene. Fermati, per un secondo. Fermati e poi prega, Selig. Prega.

Lunedi. I postumi sono passati. Il cervello ha ricominciato a funzionare una volta ancora. In una gloriosa vampata di parossismo creativo, riscrivo Il tema di 'Elettra' in Eschilo, Sofocle, e Euripide da capo a fondo, ricostruendolo, cambiando i termini, schiarendolo e rafforzandone le idee mentre contemporaneamente vi introduco quello che ritengo sia il tono spigoloso ed estemporaneo del negro. Mentre sto scolpendo le ultimissime parole, squilla il telefono. Ha proprio scelto il momento questo; mi sento socievole. Chi chiama? Judith? No. E Lisa Holstein. — Avevi promesso di portarmi a casa dopo il party — dice lugubre, con tono di accusa. — Che cazzo hai fatto, te la sei svignata?

— Come hai avuto il mio numero?

— Da Claude. Il professor Guermantes. — Quel diavolo effemminato. Quello sa tutto. — Senti, adesso, in questo preciso momento, cosa stai facendo?

— Ho in testa di farmi una bella doccia. Ho lavorato tutta la mattina e puzzo come una capra.

— Ma che cavolo di lavoro fai?

— Stendo i compiti finali per degli studenti della Columbia.

Lei ci pensa su un momento. — Certo che tu sei un uomo strano, bello mio. Dico sul serio: che cosa fai?

— Te l’ho appena detto.

Un lungo silenzio. Sta assimilando. Poi — Okay. Posso capirlo. Tu stendi compiti finali. Senti, Dave, fatti la tua doccia. Quanto tempo ci vuole, in metro, per casa tua venendo dalla 110a Strada a Broadway?

— Quaranta minuti, se becchi subito il treno.

— Magnifico! Allora ti vedo tra un’ora. — Clic.

Scrollo le spalle. Una vacca cocciuta! Dave, mi chiama. Nessuno mi chiama Dave. Mi spoglio, mi avvio sotto la doccia, mi insapono con tutta comodita, a lungo. Poi, buttandosi sul letto in un raro interludio di relax, Dave Selig rilegge le fatiche del mattino e prova piacere per quello che ha scritto. Puoi contarci: ci provera piacere anche Lumumba. Poi prendo il libro di Updike. Lo apro a pagina quattro e il telefono squilla ancora. Lisa: e alla stazione della 225a; adesso ha bisogno di sapere come trovare il mio appartamento. Sta diventando qualcosa di piu di un gioco, adesso. Perche mi si e appiccicata cosi ostinatamente? Ma si, okay. Posso stare al suo gioco. Le do le istruzioni necessarie. Dieci minuti dopo, un colpetto alla porta. E Lisa in un ruvido maglione nero, lo stesso di sabato notte, e attillati blue jeans. Un sorriso timido, stranamente fuori tono in lei. — Ciao — dice. Cerca di mettersi a suo agio. — Quando ti ho visto per la prima volta, ho avuto questa intuizione, un lampo: Questo qui ha qualcosa di speciale. Fattela con lui. Se c’e una cosa che ho imparato, e quella di fidarmi delle intuizioni. Io, Dave, seguo gli impulsi, seguo gli impulsi. — Adesso il suo maglione e partito. I suoi seni sono sodi e ben torniti, con capezzoli piccoli, quasi invisibili. Una stella di Davide occhieggia nella valle profonda che li divide. Lei gira per la casa, da un’occhiata ai miei libri, ai miei dischi, alle mie fotografie. — Allora dimmi — dice. — Adesso che sono qui. Avevo ragione? C’e qualcosa di diverso in te?

— C’era un tempo.

— Che cosa?

— Sono fatti miei saperlo e fatti tuoi scoprirlo — ribatto. E, raccogliendo tutte le mie forze, insinuo la mia mente nella sua. E un brutale assalto frontale, un violentarla, una scopata mentale. Naturalmente lei non prova niente. Dico: — Possedevo un dono speciale, veramente. Adesso se n’e andato quasi del tutto, ma talvolta si rifa vivo, e si da il caso che io stia usandolo su di te proprio in questo preciso istante.

— Fuori tiro — dice lei, e si toglie i jeans. Niente mutandine. Sara grassa prima dei trenta. Le sue cosce sono piene, il ventre sporgente. I peli del pube sono stranamente densi e molto estesi, non tanto un triangolino quanto piuttosto una specie di diamante, un diamante nero che si estende, quasi oltre i lombi fino alle anche. Le natiche hanno profonde fossette. Mentre ispeziono la sua carne, saccheggio selvaggiamente la sua mente, non risparmiando nessuna zona di privacy, godendo dei miei eccessi proprio ora che il potere langue. Non ho nessun bisogno di essere educato. Non le devo nulla: e lei che mi ha forzato. Innanzitutto cerco di verificare se mentiva quando diceva di non aver mai sentito parlare di Kitty. E la verita: Kitty non e per niente sua parente. Un’omonimia senza implicazioni, tutto qui. — Sono sicura che tu sei un poeta, Dave — dice mentre ci abbracciamo e ci buttiamo

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