sul letto sfatto. — Anche questo — un lampo di intuizione. Anche se adesso stai facendo questo lavoro da negro, la poesia e cio per cui sei veramente portato, vero? — Faccio scorrere la mia mano sui suoi seni e sul suo ventre. Un odore acuto proviene dalla sua pelle. Scommetto che sono tre o quattro giorni che non si lava. Non importa. Misteriosamente i suoi capezzoli vengono fuori, sottili rigidi rosei noduli. Lei si dimena. Io continuo a saccheggiare la sua mente come un barbaro che saccheggi il Foro. Lei e completamente spalancata per me; vado in visibilio per questo inatteso ritorno di forza. La sua autobiografia si va costruendo da sola. Nata a Cambridge. Ha vent’anni. Il padre un professore. La madre, professoressa. Un fratello piu giovane. Un’infanzia da monella. Morbillo, varicella, scarlattina. La puberta a undici anni, persa la verginita a dodici. Abortisce a sedici. Avventure lesbiche. Un interesse appassionato per i poeti decadenti francesi. Acido, mescalina, psilocibina, cocaina, un’escursione nell’eroina. Procuratale da Guermantes, che per di piu se l’era portata a letto cinque o sei volte. I ricordi di questo fatto erano vividi. La sua mente mi rivela, di Guermantes, piu di quanto io desideri vedere. E li sospeso, in esposizione, in modo veramente impressionante. Lisa me lo proietta con un’immagine dura, aggressiva, capitano della sua anima, padrone del suo destino, eccetera. Sotto, naturalmente, e tutto il contrario: lei e spaventata a morte. Non e una ragazza vuota. Mi sento un pochino colpevole per il modo casuale nel quale mi sono infiltrato nella sua testa, senza riguardi per la sua privacy, per niente. Ma ho le mie necessita. Continuo ad andare a caccia dentro di lei; nel frattempo lei se lo ficca in bocca. Mi riesce molto difficile ricordare l’ultima volta che qualcuno l’ha fatto. Mi riesce difficile ricordare il mio ultimo amplesso, e stato tutto cosi terribile recentemente. E bravissima a lavorare con la bocca. Mi piacerebbe ricambiarla, ma non ce la faccio a costringermi; certe volte sono schizzinoso e lei non e il tipo adatto. Oh, be’, lasciamo questa roba per i vari Guermantes del mondo. Per me io imbroglio le carte sbirciandole nel pensiero e godendomi il pompino della sua calda bocca. Mi sento virile, esuberante, sicuro di me, e, perche no, uno che spinge contemporaneamente da due parti, nella testa e in mezzo alle gambe. Senza tirarmi indietro dalla sua mente, finalmente mi ritiro indietro dalla sua bocca, mi volto, apro le sue cosce, e mi infilo in profondita nello stretto pertugio delle labbra tra le gambe. Selig lo stallone. Selig dal grosso cazzo. — Oooh — dice lei, piegando le ginocchia. — Oooh. - E diventiamo la bestia a due schiene. Segretamente mi nutro delle sue risposte di piacere, raddoppiando le mie; ogni spinta mi procura un piacere moltiplicato e deliziosamente elevato all’ennesima potenza. Ma ecco che si verifica una cosa strana. Benche lei non stia affatto venendo — un evento che, lo so bene, manderebbe a pezzi il contatto mentale nell’attimo stesso in cui si verificasse — la trasmissione che proviene dalla sua mente sta facendosi saltuaria e indistinta, un rumore piu che un segnale. Le immagini si frantumano in un ticchettio di statica. Quello che arriva e tutto a monconi e remoto; io mi affanno per conservare la presa sulla sua coscienza, pero e inutile, e inutile, lei scivola via, attimo dopo attimo si ritira da me, finche non c’e piu nessuna comunicazione. E in quell’istante di separazione il mio cazzo di colpo si affloscia e scivola fuori da lei. Ne rimane scossa, presa alla sprovvista. — Che cos’e che ti ha smontato? — chiede. Capisco che e impossibile spiegarglielo. Mi ritorna in mente Judith che, qualche settimana fa, mi chiedeva se non aveva mai considerato questo mio perdere i poteri mentali come una specie di metafora dell’impotenza. Certe volte si, le avevo detto. Ed ecco qui, adesso, che, per la prima volta, la metafora si fonde con la realta; i due insuccessi si sono integrati. Impotente. Impotente. Povero David. — Penso di essermi distratto — le dico. Bene, lei e molto abile; per una mezz’ora mi lavora per bene, con le mani, le labbra, la lingua, i capelli, i seni, e non riesce a farlo montare neanche un pochettino, anzi mi butta sempre piu giu quanto piu aumenta la sua tenacia. — Non capisco proprio — dice. — Stavi venendo cosi bene. C’e qualcosa in me che ti ha sgonfiato? — Io la rassicuro. Tu sei stata grande, piccola mia. Roba del genere ogni tanto succede, nessuno sa perche. Le dico: — Fermiamoci un po’ e forse ritornero in vita. — Ci fermiamo. Fianco a fianco, accarezzando le sue spalle distrattamente, io rifaccio qualche tentativo, qualche sforzo di sondaggio. A livello telepatico niente, assolutamente niente. Proprio niente. Un silenzio totale. Ci siamo, e la fine, proprio qui e adesso? E cosi e in questo posto che io mi spengo, definitivamente? E adesso io sono come tutti voi. Condannato a comunicare con le pure parole. — Ho un’idea — dice lei. — Facciamoci una doccia insieme. Certe volte questo e eccitante. — Da parte mia nessuna obiezione; potrebbe essere l’idea giusta, e comunque, dopo, il suo odore sara un po’ migliore. Ci avviamo verso il bagno. Torrenti di acqua fresca, frizzante.

Evviva. L’abile trattamento delle sue mani insaponate mi rida vigore.

Saltiamo sul letto. Ancor bello duro, io la infilo e la prendo. Affanno su affanno, gemiti di languore languore languore. Ma mentalmente non afferro proprio niente. Improvvisamente lei ha un curioso piccolo spasmo, intenso ma rapidissimo, e segue immediatamente il mio orgasmo. E questo e tutto, per il sesso. Ci raggomitoliamo insieme, l’abbracciami-baciami degli ultimi sprazzi. Tento di nuovo di sondarla. Zero. Zero. E finito? Penso che veramente sia finito. Oggi avete assistito a uno storico evento, signorina. La fine di un grande potere extrasensoriale. Che si lascia dietro questo miserabile guscio vuoto. Ahime.

— Mi piacerebbe tanto leggere qualcuna delle tue poesie, Dave — dice lei.

Lunedi sera, verso le sette e trenta. Finalmente Lisa se n’e andata. Io esco fuori per andare a cenare, in una pizzeria qui vicino. Sono assolutamente calmo. L’impatto di quello che mi e successo non e ancora veramente assimilato. Quant’e strano che io sia cosi disposto ad accettarlo. Lo so, ci sara un momento in cui mi saltera addosso, mi stritolera, mi distruggera; piangero, urlero, picchiero la testa contro il muro. Un modo strano di sentirsi, quasi fossi sopravvissuto a me stesso. E anche un senso di sollievo: la sospensione se n’e andata, il processo si e completato, il moribondo e crepato, e io sono sopravvissuto. Naturalmente non mi aspetto che questo stato d’animo duri. Ho perso qualcosa di essenziale per il mio essere e adesso sto aspettando il dolore, l’angoscia e la disperazione che sicuramente scoppiera tra poco.

Pero sembra proprio che il mio lutto debba essere rimandato. Quello che io pensavo fosse completamente finito non e finito affatto. Entro nella pizzeria e il cameriere mi butta in faccia quel suo sorriso di benvenuto piatto e freddo tutto newyorkese, e io, senza averlo cercato, capto da dietro la sua faccia untuosa: 'Ehi, ecco qua quel culo che vuole sempre le acciughe extra'.

Leggo dentro di lui con chiarezza. Ma allora non e ancora morto! Non del tutto! Si e soltanto bloccato per un attimo. Si era soltanto nascosto.

Martedi. Freddo pungente; uno di quei terribili giorni di autunno avanzato quando ogni goccia di vapore si congela nell’aria e la luce del sole sembra fatta di tante lame. Termino altri due compiti finali che consegnero domani. Leggo Updike. Judith telefona dopo pranzo. Il solito invito a cena. La mia solita risposta evasiva.

— Che ne pensi di Karl? — chiede.

— Proprio un uomo notevole.

— Vuole che lo sposi.

— Non e una bella notizia?

— E troppo presto. Non lo conosco veramente, Duv. Mi piace, lo ammiro tremendamente, pero non so se lo amo.

— Allora non precipitare niente con lui — dico io. Mi seccano le sue sospensioni da romanzo a puntate. Comunque non riesco a capire perche certa gente abbastanza avanti negli anni per vedere le cose con una certa completezza decide di sposarsi. Perche l’amore dovrebbe richiedere un contratto formale? Ma perche andarti a mettere sotto le grinfie dello stato e concedergli dei poteri su di te? Perche invitare gli avvocati a venire a mettere le zampe sui tuoi affari? Il matrimonio e per gente immatura, insicura e ignorante. Noi che conosciamo bene a fondo questa istituzione, eravamo ben contenti di vivere insieme senza costrizioni legali, eh, Toni? Eh? Io dico: — Inoltre, se te lo sposi, probabilmente dovrai mollare Guermantes. Non penso che te la farebbe passare liscia.

— Sai di me e Claude?

— Naturalmente.

— Tu sai sempre tutto.

— E assolutamente ovvio, Jude.

— Pensavo che il tuo potere stesse andandosene.

— Ma si, ma si, sta andandosene piu veloce che mai. Ma questo fatto era assolutamente ovvio lo stesso. A occhio nudo.

— Va bene. Che te n’e sembrato?

— E la morte. E un assassino.

— Ti sbagli a giudicarlo cosi, Duv.

— Io stavo nella sua testa. Io l’ho visto, Jude. Non ha niente di umano. Le persone sono dei burattini per lui.

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