— Se potessi sentire adesso il suono della tua voce, Duv. Quell’ostilita, quella gelosia fuori posto…

— Gelosia? Ma cosa sono? Un incestuoso?

— Lo sei sempre stato — dice lei. — Ma lasciamo perdere. Pensavo veramente che ti facesse piacere conoscere Claude.

— Si. Mi faceva piacere. E mi e piaciuto. Era affascinante. Penso che anche i cobra siano affascinanti.

— Oh, vai a dar via il culo, Duv.

— Ma cosa pretendi? Che mi piaccia?

— Non ti chiedero piu un piacere. — L’antica gelida Judith.

— Com’ha reagito Karl a Guermantes?

Lei resta in silenzio. Poi, finalmente: — Assolutamente male. Karl e stereotipato, lo sai. Proprio come te.

— Io?

— Oh! Tu sei cosi maledettamente onesto, Duv! Sei un tale puritano! Hai continuato per tutta la mia maledettissima vita a farmi lezione di morale. La primissima volta che sono andata a letto con un uomo, c’eri tu con il dito puntato su di me…

— Perche a Karl non e piaciuto?

— Non lo so. Ritiene Claude un essere sinistro. Un avventuriero. — La sua voce e improvvisamente piatta e opaca. — Forse e proprio geloso. Lo sa che vado ancora a letto con Claude. Oh, Cristo, Duv, perche stiamo ancora litigando? Perche non ce la facciamo a parlare e basta?

— Non sono mica io che litigo. Non sono mica stato io ad alzare la voce.

— Mi provochi. Fai sempre cosi. Tu spii dentro di me, poi mi provochi e tenti di buttarmi a terra.

— Le vecchie abitudini sono lente a morire, Jude. Comunque, dico sul serio: io non sono per nulla arrabbiato con te.

— Sembri cosi soddisfatto di te.

— Io non sono arrabbiato. Tu lo sei. Tu ti sei arrabbiata quando hai visto che Karl e io la pensiamo allo stesso modo nei riguardi del tuo caro Claude. Tutti si arrabbiano, quando gli si dice qualcosa che non vorrebbero sentirsi dire. Ascolta, Jude, fai quel che ti piace. Se Guermantes ti va a pennello, vai avanti.

— Non lo so. Proprio non lo so. — Una concessione inattesa: — Forse c’e qualcosa di marcio nella mia relazione con lui. — La sua spietata sicurezza di se, che improvvisamente va in fumo. E la cosa piu straordinaria, considerando chi e lei: ti ritrovi con una Judith diversa ogni due minuti. Adesso si ammorbidisce, si sgela, ti pare insicura di se. Un attimo dopo rivolge altrove la sua attenzione, ben lontano da cio che la turba, contro di me. — Verrai a cena nella prossima settimana? Abbiamo proprio un enorme bisogno di incontrarci con te.

— Tentero.

— Sono preoccupata per te. Duv. — Si, ecco il punto. — Sembravi cosi abbattuto sabato sera.

— Ne ho proprio passate di tutti i colori. Ma me la cavero. — Non mi sento come uno che parla di se stesso. La sua pieta non mi serve, perche una volta ottenuta la sua, dovro cominciare ad avere io pieta per me. — Senti, ti telefonero quanto prima, okay?

— Sei cosi mal ridotto, Duv?

— Mi sto adattando. Sto accettando la situazione. Voglio dire, andra tutto bene. Stammi bene, Jude. Salutami tanto Karl. — E Claude, aggiungo, mentre metto giu la cornetta.

Mercoledi mattina. Scendo in centro per consegnare la mia ultima infornata di capolavori. E addirittura piu freddo di ieri, l’aria piu limpida, il sole piu splendente, piu remoto. Quanto sembra arido il mondo. L’umidita e meno del 60 per cento, credo. E proprio il tipo di clima nel quale ero solito funzionare con una sconvolgente chiarezza di percezione. Invece oggi sono riuscito a fatica ad afferrare qualche cosettina nel tragitto in metro fino alla Columbia, piccoli rumori vaghi e squittii, niente che avesse senso. Non ho piu la sicurezza di possedere ancora il potere, ogni giorno che passa. Oggi e uno dei giorni no. Imprevedibile. Ecco che cosa sei tu che vivi nella mia mente: imprevedibile. Stai colpendo a casaccio nella tua agonia. Me ne vado al mio solito posto e aspetto i clienti. Loro arrivano, ritirano quello per cui sono venuti, mi sganciano i verdoni. David Selig, benefattore del mondo studentesco. Vedo Yahya Lumumba come una nera sequoia che percorre la sua strada venendo verso di me dalla Butler Library. Perche sto tremando? E colpa dell’aria frizzante, senz’altro, l’allusione all’inverno, la morte dell’anno. Mentre si avvicina, la star della pallacanestro ondeggia, annuisce con il capo, sorride; tutti lo conoscono, tutti lo chiamano ad alta voce. Provo un senso di partecipazione alla sua gloria. Forse, all’inizio della stagione andro a vedere le sue partite.

— Hai portato i fogli, vecchio mio?

— Si, li ho qui. — Li tiro fuori dal mucchio. — Eschilo, Sofocle, Euripide. Sei pagine. Fanno 21 dollari, meno i cinque che gia mi hai dato vengono 16 dollari.

— Piano, piano, vecchio mio. — Si mette a sedere accanto a me sui gradini. — Prima devo leggermi questa roba, d’accordo? Come faccio a sapere che hai fatto un lavoro come si deve se non lo leggo?

Lo osservo mentre legge. In un certo senso mi aspetto di vederlo muovere le labbra, incespicare sulle parole che non gli sono familiari, invece no, i suoi occhi scorrono velocissimi sulle righe. Si morde le labbra. Legge sempre piu veloce, girando le pagine con impazienza. Mi guarda a lungo e c’e la morte nei suoi occhi.

— Questa e merda, vecchio mio — dice. — Voglio dire, che questa qui e proprio merda. Che razza di porcheria hai buttato giu?

— Ti garantisco che prenderai un 'ottimo'. Non mi pagherai fino a quando non avrai preso il voto. Se prendi meno di 'ottimo'…

— No, ascoltami. Chi ha parlato di voti? Non posso presentare questa porcheria, assolutamente. Sta attento, meta di ’sta roba e in gergo da ebrei, l’altra meta e copiata di sana pianta dal libro. E merda di merda, ecco cos’e. Il prof lo legge, mi squadra, mi dice: Lumumba, chi ti credi che sia io? Mi credi uno scemo, Lumumba? Queste cagate non le hai scritte tu, mi dice. Qui di tuo non c’e neanche una parola. — Si alza arrabbiatissimo. — Ecco, ti leggo qualcosa, vecchio mio. Ti faccio vedere che roba mi hai appioppato. — Scorrendo le pagine, lui lancia occhiate torve, sputa, scrolla la testa. — No. Perche poi, maledizione, dovrei? Lo sai che cosa ci hai messo! Tu m’hai fatto fesso, ecco come stanno le cose. Ti sei preso gioco di quel negro scimunito.

— Ho fatto di tutto per renderlo piu vicino possibile a come l’avresti scritto tu…

— Merda. Hai buttato giu una schifezza. Hai fatto un bel mucchio di puzzolente merda giudea su Euripide e speravi che io mi mettessi nei pasticci tentando di farla passare come roba mia.

— Questo e falso. Io ho fatto il migliore lavoro possibile, e non pensare che non ci abbia sudato sopra un bel po’. Quando incaricherai qualcun altro perche ti scriva un compito, ritengo che tu debba essere preparato ad aspettarti un certo…

— Quanto tempo ci hai messo? Un quarto d’ora?

— Otto ore, forse dieci — dico. — Lo sai che cosa penso che stai tentando di fare, Lumumba? Stai ribaltando contro di me il razzismo. Giudeo questo e giudeo quello, se i giudei non ti piacciono, perche non sei andato a prenderti un negro per fargli fare il compito? Perche non te lo sei scritto da solo? Io ho fatto un lavoro in tutta onesta, per te. Non mi piace per niente sentirmi dire che ho cagato della puzzolente merda giudea. E ti dico che se lo presenti, prenderai di sicuro un voto piu che passabile, probabilmente almeno un 'buono'.

— Saro bocciato, ecco.

— No. No. Forse non ti rendi conto di quello che ho messo insieme. Lascia che tenti di spiegartelo. Se me lo restituisci per un minuto in modo che possa leggere un paio di cosette… forse ti riuscira piu chiaro, se io… — Alzandomi in piedi, allungo una mano per prendere i fogli, ma lui fa la faccia scura e li solleva sopra la mia testa, ben alti. Mi ci vorrebbe una scala per arrivarci. Non sono abituato a saltare. — Buono, maledizione, non metterti a giocare con me! Lascia che li prenda! — Io scatto e lui da un colpetto di polso e i sei fogli volano via presi dal vento verso est, lungo il viale del College. Con la morte nell’anima, li osservo mentre volano via. Chiudo i pugni, una straordinaria vampata di rabbia esplode in me. Ho voglia di prendere a cazzotti quella sua faccia irridente. — Non avresti dovuto fare questo — dico — assolutamente non avresti dovuto buttarli via.

— Restituiscimi i miei cinque dollari, vecchio mio.

— Buono. Io ho fatto il lavoro che mi avevi chiesto di fare, e…

— Hai detto tu: niente paga se i fogli non andavano bene. Okay, i fogli erano merda. Niente paga. Restituiscimi i miei cinque dollari.

— Tu non stai giocando pulito, Lumumba. Stai tentando di farmi uscire dai gangheri.

Вы читаете Morire dentro
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату