22
Thor Guardiano era inginocchiato a fianco di Lilith Mesone, nella cappella del Valhallavagen. Era il giorno della Cerimonia dell’Apertura della Vasca; erano presenti nove alfa e officiava Mazda Costruttore, che apparteneva alla casta delle Trascendenze. Avevano anche convinto un paio di beta a partecipare, perche quel rito richiedeva due Arresi. Non richiedeva un Preservatore, tuttavia, e percio Thor non vi prendeva parte direttamente; si limitava a ripetere tra se le invocazioni dei celebranti.
L’ologramma di Krug sull’altare luccicava e pulsava. Le triplette del codice genetico scritte sulle pareti parevano fondersi e roteare mentre il rito giungeva alla fase conclusiva. Nell’aria c’era odore d’idrogeno. I gesti di Mazda Costruttore, sempre nobili e austeri, si allargarono in un abbraccio sempre piu grande.
— AUU GAU GGU GCU — grido.
— Armonia! — rispose il primo Arreso.
— Unita! — rispose il secondo.
—
— CAC CGC CCC CUC — salmodio Mazda Costruttore.
— Armonia!
— Unita!
—
— UAA UGA UCA UUA — esclamo la Trascendenza.
— Armonia!
— Unita!
—
Thor si rivolse a Lilith: — Andiamo? — le chiese. Ti accompagno a casa.
— Grazie — disse lei. La partecipazione alla cerimonia l’aveva lasciata in uno stato di esaltazione; gli occhi le splendevano in modo innaturale, il petto le ansava sotto la veste sottile; aveva le nari dilatate. L’accompagno alla strada.
Camminando verso la cabina trasmat, le chiese: — Ti e gia arrivata la richiesta di nuovo personale?
— Si, ieri. Con un appunto di Spaulding di assumere subito tutte le persone richieste. Non so neppure dove andare a cercare tutti quei beta addestrati, Thor. Che cosa sta succedendo?
— Sta succedendo che Krug ci ha messo sotto pressione. Ha l’ossessione di finire la torre.
— Questo lo si sapeva gia — disse Lilith.
— Si, ma diventa sempre peggio. Di giorno in giorno la sua impazienza cresce, si approfondisce, aumenta d’intensita, come una malattia che lo consumi dall’interno. Forse, se fossi una persona umana, potrei riuscire a capire un simile desiderio. Adesso viene alla torre due, tre volte al giorno. Conta i piani. Conta quanti blocchi sono stati messi in opera. Va a stanare la squadra tachionica, per ordinare che faccia piu in fretta a mettere insieme le macchine. Ha un aspetto selvaggio: e sudato, eccitato, si mangia le parole. Adesso rinforza l’organico: getta altri milioni nella torre. A che scopo? E poi la faccenda dell’astronave. Ieri ho parlato con Denver. Sai, Lilith, per tutto l’anno scorso ha ignorato quel progetto, e adesso si reca tutti i giorni a fargli visita. L’astronave dev’essere pronta per un viaggio interstellare nel giro di tre mesi. Equipaggio androide. Vuole mandare degli androidi.
— Dove?
— Trecento anni luce.
— Non ti chiedera mica di andare? O magari mandare me?
— Quattro alfa e quattro beta. Non mi ha ancora detto chi intende scegliere — rispose Thor. — Se lasciamo decidere a Spaulding, per me e finita. Krug ci protegga dal dover andare. — L’ironia di quest’ultima invocazione lo colpi solo dopo averla pronunciata. Rise: una risata sottile, amara. — Gia. Ci protegga Krug!
Giunsero al trasmat. Thor incomincio a formare le coordinate.
— Perche non sali un momento da me? — chiese Lilith.
— Grazie.
Entrarono insieme nella fiamma verde.
L’appartamento di Lilith era piu piccolo del suo; solo una camera da letto, una stanza che era insieme soggiorno e cucinino, e una specie di entrata con un vano per il bagno. Si vedeva chiaramente che in origine erano stanze molto piu grandi, suddivise per formarne altre, piu piccole, adatte agli androidi. Il palazzo era come quello in cui abitava lui: vecchie residenze diciannovesimo secolo, usatissime e, in un certo senso, accoglienti. Tuttavia l’arredamento, scelto da Lilith in ottimo accordo con la sua personalita, era chiaramente contemporaneo ed era costituito principalmente da mobili che si allargavano su esili basi e da oggetti d’arte sottili, delicati che galleggiavano liberamente nell’aria. Thor non le aveva mai fatto visita in precedenza, anche se, qui a Stoccolma, abitavano a poca distanza. La vita di societa degli androidi, alfa compresi, si svolgeva pochissimo nelle rispettive abitazioni: nella maggior parte dei casi, come luogo d’incontro, usavano le cappelle. Coloro che non appartenevano alla comunione s’incontravano negli uffici del PEA, oppure se ne stavano da soli e basta.
Si accomodo su una poltrona a molle, comoda e leggera. — Vuoi qualche corrosivo della mente? — chiese Lilith. — Ho in casa tutto un assortimento di sostanze da compagnia. Un’erba? Un sollevato? Uno stimolatore? Ho anche roba alcolica: liquori, brandy, whisky.
— Hai una buona scorta di inquinanti.
— Manuel mi viene a trovare spesso: tengo una specie di bar per lui. Cosa preferisci?
— Niente, grazie — rispose. — La corrosione mi attira poco…
Lei rise e si avvio al doppler. Un rapido suono le sciolse il vestito. Sotto, indossava solo uno spray termico verde chiaro, che si accostava bene con la sua pelle rossa; la copriva dal petto a mezza coscia, proteggendola dal vento del dicembre di Stoccolma. Una piccola regolazione del doppler e anche quello si sciolse. Tenne i sandali.
Scivolo delicatamente a terra e sedette a gambe incrociate davanti a Thor, gingillandosi con le manopole dei proiettori da parete; disegni si gonfiarono e svanirono mentre le muoveva a caso. Ci fu un istante di silenzio, stranamente teso; Thor si sentiva fuori posto: conosceva Lilith da cinque anni (vale a dire quasi tutta la sua vita), ed erano intimi amici come di solito potevano esserlo due androidi. Eppure non erano mai rimasti soli insieme come ora. Non che la sua nudita lo mettesse a disagio; per lui la nudita non significava nulla. Si trattava semplicemente, si disse, dell’intimita della cosa. Come se fossimo amanti. Come se ci fosse qualcosa di… di sessuale… tra noi. Sorrise, e decise di parlarle di quei sentimenti fuori posto. Ma, prima che potesse farlo, fu lei che parlo.
— Mi e venuta in mente una cosa. A proposito di Krug e della sua impazienza di finire la torre. Thor: se stesse per morire?
— Morire? — Sbalordimento; concetto mai prima formulato.
— Si, qualche malattia terribile, qualcosa che non possono riparare morfogeneticamente. Non so immaginare cosa. Un nuovo tipo di cancro, forse. Comunque, supponi che abbia saputo di avere solo un anno o due di vita, capisci, e che tema di non poter fare in tempo a inviare i segnali spaziali.
— Mi sembra in ottima salute — disse Thor.
— Magari e marcio dentro. I primi sintomi potrebbero essere il suo comportamento anormale: saltare in modo ossessionante da un luogo all’altro, avvicinare le scadenze, incitare la gente a fare in fretta…
— Krug ci protegga, no!
— Protegga
— No, non posso crederci, Lilith. Dove sei andata a pescare quest’idea? E stato Manuel a dirti qualcosa?