Fece accomodare i Ryton su due sedie che fronteggiavano la sua scrivania.
«Avete mai incontrato la senatrice, prima d’ora?»
«Io si, nel corso di una precedente visita», rispose James Ryton. «Vogliamo parlarle a proposito del disegno di legge sugli stanziamenti per la Base Marte. Le previste norme di attuazione rischiano seriamente di soffocare l’intero comparto dell’ingegneria spaziale, e proprio ora che siamo finalmente riusciti a riguadagnare competitivita nei confronti della Russia e del Giappone.»
«Sapete che il disegno di legge sara messo ai voti domani?»
«E appunto per questo che oggi siamo qui.»
La linea privata di Andie emise un breve trillo. Il codice della Jacobsen.
«Scusatemi.» Distolse lo sguardo e sollevo il microfono.
«Andie, bisognera rimandare, coi Ryton. Se facessimo domani?»
«Ora glielo chiedo.»
Con aria contrita torno ad affrontarli.
«Pare purtroppo che la riunione debba andare per le lunghe. Temo proprio di dovervi pregare di tornare domani…»
«Ma potrebbe essere troppo tardi!» sbotto Michael Ryton. Una rapida occhiata di suo padre lo ridusse al silenzio.
Andie incomincio a spiegare quanto fosse spiacente, ma si interruppe a meta della prima parola. Dio, che facce depresse! Le basto uno sguardo al ruolino dell’indomani per rendersi conto che all’ora in cui la Jacobsen avrebbe potuto riceverli il progetto sarebbe gia stato votato.
«Aspettate», disse allora. «Vedo se posso fare qualcosa.»
Premette il pulsante di chiamata.
«Mi scusi, senatrice, ma credo proprio che dovrebbe cercare di trovare qualche minuto per i Ryton oggi stesso. Desiderano incontrarla per via del disegno di legge su Base Marte, e domani lei non avra tempo di riceverli prima della votazione.»
«E tanto urgente?»
«Credo di si.»
Pausa di silenzio in linea, mentre la Jacobsen si consultava con Jeffers. Poi: «Non fa nulla per loro se c’e anche Jeffers?»
Andie si rivolse ai Ryton.
«Al momento insieme alla senatrice c’e Stephen Jeffers. Avete qualcosa in contrario se assiste al colloquio?»
«Niente affatto.»
«Hanno accettato.»
«Grazie, Andie.»
«Va bene, gente, potete entrare.» Il giovane Ryton appariva talmente sollevato, che Andie fu sul punto di fargli l’occhiolino. Anche suo padre dava l’idea d’essere un poco meno teso. «Da questa parte.»
Mentre stavano per varcare la soglia dell’ufficio interno, James Ryton si fermo.
«Signorina Greenberg… grazie.» James Ryton sorrideva. Andie ebbe l’impressione che non dovesse capitargli tanto spesso.
«James, che piacere rivederti», lo saluto Eleanor Jacobsen con una breve stretta di mano. «E questo e tuo figlio?» Strinse la mano anche a Michael, il quale ne trasse un’impressione di fermezza che ben si accordava all’espressione autoritaria di lei. Sobriamente abbigliata con un pratico completo grigio, dominava l’ambiente circostante con la massima disinvoltura. Fece cenno ai due visitatori di prendere posto sulle sedie imbottite, rivestite in cuoio rosso, che stavano di fronte alla sua scrivania. Michael vide che non portava il distintivo della fraternita mutante. Probabilmente non e nel suo stile, penso. Dava l’idea di essere molto piu seria e tradizionalista di quanto Michael si fosse aspettato. E nello studio regnava un’atmosfera
Un bell’uomo dalla mascella forte e dagli occhi dorati stava seduto accanto alla scrivania. Sul risvolto dell’impeccabile giacca blu marino gli scintillava un distintivo della fraternita. Il padre di Michael gli rivolse un cenno del capo.
«Conosci Stephen Jeffers?» domando la Jacobsen.
«Ci siamo incontrati tre anni fa al convegno della costa occidentale», spiego Ryton.
«Lieto di rivederti, James.» I due si strinsero la mano, poi Jeffers si rivolse a Michael. «Vedo che nel frattempo sei entrato anche tu in ditta. Ottima scelta. A quel che sento, si tratta di una delle migliori imprese di ingegneria spaziale attualmente in attivita.»
«James, ho saputo che ti sei aggiudicato il contratto per il collettore solare», disse la Jacobsen.
«Esatto.»
«Sarebbe proprio ora che il programma spaziale americano ridiventasse competitivo.»
«Be’, e quello che vorremmo ottenere, ma quei maledetti regolamenti ci paralizzano.»
Jeffers annui. «L’eredita del caso Groenlandia.»
«Le norme di sicurezza sono divenute per noi un cappio attorno al collo. Io utilizzo gia una dozzina di persone solo per star dietro alla nuova normativa. In simili condizioni e impossibile rimanere concorrenziali. Non posso semplicemente dare in appalto il lavoro a ditte coreane come fanno la Russia e il Giappone.»
«James, nell’industria spaziale le norme di sicurezza sono un fattore vitale», obietto la Jacobsen.
«Sicurezza, certo. Da questo punto di vista tutto il nostro lavoro e perfettamente aggiornato. Ma la normativa piu recente e in gran parte apparenza e nient’altro, qualcosa a cui i tuoi colleghi possono riferirsi ogni volta che in questa nazione d’imbecilli torna di moda mettersi a far baccano sulla sicurezza delle imprese spaziali.»
«Be’, aspetta un momento, James…»
«Cara la mia senatrice, tu non hai idea di quanto sono diventati intricati questi maledetti regolamenti! E per questo che siamo qui. Con l’aumento continuo del costo del lavoro e del prezzo di materiali e componenti, e con una concorrenza estera sempre piu agguerrita, se la nuova legge introdurra l’obbligo di osservare ulteriori misure di sicurezza ti dico chiaramente che non saro piu in grado di tirare avanti.»
Eleanor Jacobsen scosse la testa. «Sai bene che si tratta di una questione molto delicata. Non posso semplicemente presentarmi in aula e annunciare la mia opposizione alle nuove norme federali di sicurezza su Base Marte. Mi farei ridere in faccia da tutto il Senato. A ragione o a torto, e politicamente
«Sarei lieto di poter dimostrare quali effetti abbiano, sulla nostra attivita, le misure preventive gia in vigore», ribatte Ryton. «Siamo stati costretti a decuplicare i prezzi solo per conservare la posizione di mercato pre- Groenlandia. E sono certo che se deste un’occhiata ai miei concorrenti americani constatereste la medesima situazione. Forse ai contribuenti non dispiacerebbe affatto scoprire quanto gli costa la gratificazione psicologica derivante da una tale sovrabbondanza di precauzioni.»
«Dunque sei proprio convinto che queste norme di sicurezza siano superflue?»
«Alcune senza dubbio.»
Michael si senti nascere dentro un’ondata di ammirazione per il modo in cui suo padre difendeva le proprie posizioni.
«E tu che cosa ne pensi?» gli domando la Jacobsen.
«Sono d’accordo con mio padre. Dopo l’incidente in Groenlandia, la regolamentazione si rendeva evidentemente necessaria per spegnere le proteste. Ma in realta si tratta solo di una perdita di tempo e di uno spreco di denaro pubblico. Le nuove norme non aumentano affatto la sicurezza del sistema. Che, comunque, e gia
Eleanor sospiro. «Sei persuasivo quanto tuo padre. Benissimo, signori. Miracoli non ne posso promettere. Ma