antagonismi politici possono rivelarsi i piu effimeri di tutti. E quando si arriva al dunque quel che conta e ottenere un risultato, specialmente se a favore dei mutanti, Stephen e troppo in gamba per consentire che la nostra trascorsa rivalita possa mettersi di mezzo. Meglio cosi. Se dopo le primarie non mi avesse spalleggiato, dubito che sarei riuscita a farmi eleggere. Sarebbe stato fin troppo facile dividere l’elettorato mutante.»

«Anche considerando il massiccio apporto dell’Oregon?»

«Senza dubbio. Il suo aiuto e stato essenziale.»

Fra l’altro e pure un bell’uomo, penso Andie. Con quella magnifica chioma folta. Quel mento cosi forte e virile. E quel sorriso assassino. E quegli occhi dorati…

Si accorse che Eleanor Jacobsen la fissava con aria maliziosa, e distolse imbarazzata lo sguardo. Sapeva che la senatrice possedeva limitate facolta telepatiche: ma non era vero che i mutanti si impegnavano a rispettare l’intimita dei pensieri altrui?…

«Allora, pronta a discutere della trasferta brasileira?»

«Un attimo solo.» Andie ripose il raccoglitore, acchiappo il videotaccuino e torno immediatamente nell’ufficio della Jacobsen.

«Hai presente quelle dicerie a proposito del supermutante?»

«Naturalmente.»

«Si tratta, com’e comprensibile, di un argomento per il quale nutro un vivissimo interesse. A quanto pare, tale interesse e condiviso da altri, tant’e vero che e stata proposta un’indagine parlamentare. Non ufficiale, s’intende.»

Andie annui. «E lei e la persona logicamente piu indicata per guidare questa missione… ufficiosa?»

«Cosi sembrerebbe.» Poi, con un sorrisetto ironico: «Mai vista una simile unanimita».

«E l’hanno gia interpellata?»

«No, ma lo faranno. Un bel pasticcio. Sinceramente, l’ultima cosa che mi vorrei accollare, ora come ora, e proprio un insulso viaggio in Brasile. E poi nemmeno parlo il portoghese.»

«Si faccia fare un innesto.»

«No, finche non me lo chiedono…» Tese una mano e afferro la tazza in porcellana bianca, colma di caffe, che attendeva li accanto. «… la qual cosa, presumo, avverra oggi pomeriggio. Sara quindi opportuno fissare per tutt’e due un bell’innesto ipnotico. Il consueto bagaglio culturale e linguistico. Riceveremo istruzioni dal Dipartimento di Stato subito prima della partenza. Fai conto di restar fuori almeno un paio di settimane.»

«Va bene. Programmero abbastanza cibo per gatti da lasciare Livia ben fornita fino ad aprile, nel caso lei decida d’impiantare laggiu un ufficio via satellite.»

La battuta fece spuntare un sorriso sul volto della senatrice. Quella mattina sembrava insolitamente di buon umore. «Non tentarmi, Andrea. Mi sei indispensabile qui per continuare a esercitare i tuoi benefici influssi. Ah, non dimenticarti di informare le agenzie di stampa.»

«Naturalmente.» Una pausa, prima di continuare. «Senatrice, posso rivolgerle una domanda personale?»

«Sentiamo.»

«Lei non da molto credito a queste chiacchiere sul supermutante, vero?»

Le sopracciglia di Eleanor Jacobsen s’inarcarono in segno di sorpresa, ma tale incontrollata reazione duro lo spazio di pochi attimi, poi la consueta maschera d’armoniosa serenita torno al proprio posto.

«Ritengo opportuno mantenere un atteggiamento di estrema cautela sin quando non si possa disporre di una prova certa», rispose con voce quieta. Controllata. «Quel che abbiamo sinora fra le mani non sono altro che chiacchiere. E io odio perdere tempo in chiacchiere.»

«Ma che cosa fara se quelle voci dovessero rivelarsi qualcosa di piu che semplici voci?»

«Ci pensero se e quando verra il momento.»

Datasi una rassettata ai polsini, James Ryton si rivolse al figlio.

«Nervoso?»

«Un poco. Diciamo emozionato.» Assai signorile nel suo completo grigio, Michael pareva una versione piu giovane di Ryton padre, eccettuata la cravatta a treccia, di colore rosa acceso, che aveva insistito per indossare. James non aveva avuto problemi a concedergli quel pizzico di ostentazione, ma per se aveva preferito una sobria cravatta rosso borgogna decisamente vecchio stile. Il vagone della metropolitana diede uno scossone, costringendoli ad afferrarsi al corrimano. Fuori dei finestrini schizzavano via stazioni su stazioni, rettangoli di luce bianca e pallidi volti inquadrati per un istante, e subito svaniti.

«Tu gia la conosci, vero, papa?»

Ryton annui. «Si, e ti assicuro che incontrarla e sempre un piacere. Eleanor Jacobsen e in carica ormai da un intero mandato, ed e qualcosa di cui ogni mutante puo andare orgoglioso.»

Il convoglio li deposito alla stazione centrale. Una lenta ascesa lungo scale mobili, sino a raggiungere l’ascensore argentato che s’incarico di condurli all’ufficio della Jacobsen, dove furono accolti dall’addetta all’accettazione.

«I signori James e Michael Ryton? Accomodatevi, prego. La senatrice al momento e in riunione, ma sono certa che vi ricevera fra breve.»

Ryton annui con aria impaziente. Era ansioso di arrivare al dunque. Trascorso un quarto d’ora, reinterpello l’impiegata.

«Crede che ci vorra ancora molto?»

L’altra sorrise comprensiva. «Ricordero alla senatrice che siete arrivati.»

«Grazie.»

Al suono del cicalino, Andie alzo la testa dal monitor. Eleanor Jacobsen e Stephen Jeffers, immersi nella discussione, non se ne accorsero neppure.

«Vuoi forse dire che non ti opporresti all’applicazione di ulteriori restrizioni a danno degli atleti mutanti?» domando Jeffers con voce irosa. «Buon Dio, Eleanor, se continua cosi fra un poco ci tocchera mettere le cinture di piombo e le bende agli occhi, prima di scendere in pista!»

«Calmati, Stephen», replico la Jacobsen in tono pacato. «Stai esagerando. E ovvio che non sosterro quelle restrizioni. Ma la tua richiesta di abrogare il Principio d’Imparzialita e prematura. Lo sai bene che al Senato non abbiamo ancora sostegno sufficiente per chiedere un simile voto.»

«E allora troviamolo, questo sostegno.»

«Magari fosse cosi facile.»

Lo schermo della senatrice suono di nuovo, e Andie prese la chiamata.

«Che c’e, Caryl?»

«Ci sono qui James e Michael Ryton. Hanno un appuntamento con la senatrice. E gia mezz’ora che aspettano.»

«Grazie.»

Si rivolse alla Jacobsen. «Senatrice, credo che i suoi ospiti delle undici siano di la che aspettano di essere ricevuti.»

«Di gia?» Controllo il proprio monitor, poi: «Andie, mi servono altri dieci minuti o giu di li per Stephen. Ce la fai a tenerli tranquilli finche non mi libero?»

«Si capisce.»

Jeffers le fece l’occhiolino. «Eleanor dovrebbe clonarti, Andie. Cosi potresti stare in due posti contemporaneamente.»

«O magari tre», aggiunse la senatrice. «Grazie, Andie, vai pure.»

Andie usci, richiuse la porta, e col sorriso di Jeffers che ancora le rifulgeva in mente s’inoltro nell’ufficio esterno. I Ryton erano in attesa accanto alla scrivania di Caryl.

«Signori, vi prego di scusare il ritardo. Sono Andrea Greenberg, assistente della senatrice Jacobsen. Verrete ricevuti fra pochi istanti.» Strinse la mano a entrambi i visitatori, vincendo l’impulso di lasciarsi andare a una risatina. Guarda un po’ a parlar di cloni… Ryton figlio, in effetti, pareva a prima vista modellato esattamente con il medesimo stampo del padre, anche se a un esame piu attento risultava evidente che i suoi occhi avevano qualcosa di inconsueto, diciamo un tantino obliqui. Interessante. I mutanti erano sempre interessanti, penso Andie. E attraenti. Senti un fremito birichino correrle su per la schiena.

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