«Accidenti!»
«Credevo che i tuoi mutanti li tenessero tutti quanti tappati in casa sotto campane di vetro, i loro figli.»
«Ne spiritoso. Ne vero.»
«Speriamo comunque che stia all’erta, la bimba. Hai sentito di quello sceicco che vuole comprarsi una ragazza mutante per il suo harem?»
«No. Ma ci credo. Vedi se puoi tenermi il caso in evidenza, d’accordo?»
«Andie, ma lo sai di quanti ragazzi, genitori, nonni e animalini scomparsi debbo occuparmi ogni giorno?»
«Non lo faresti neppure per me, Joe?» Si sporse in avanti, scoccandogli a palpebre socchiuse un’occhiata malandrina.
Bailey sospiro. «Va bene.»
Una striscia gialla, contenente una comunicazione di Caryl, comparve attraverso la parte inferiore del monitor: INTERVISTA A HORNER COMINCIATA SU CANALE 12. URGENTE!
Andie diede un’occhiata al messaggio. «Joe, ti devo lasciare. Non dimenticarti di Melanie Ryton. E guarda che ti e rimasto un po’ di zucchero a velo sul mento.»
«Ricevuto. Ciao ciao, rossa.»
La sua immagine svani e venne sostituita da quella del senatore Joseph Horner, che fissava dritto l’obiettivo sfoggiando un serafico sorriso tipo invito alla liturgia della domenica mattina. Poi torno a volgersi verso il suo ospite, Randall Camphill.
«Come dicevo, Randy, dobbiamo stare molto attenti alla minaccia del supermutante», dichiaro Horner.
Ahiahi, penso Andie. Che stara tramando questo figlio d’una cagna? Premette il pulsante di registrazione. La Jacobsen era in riunione, e avrebbe gradito di sicuro seguire l’intervista.
Camphill si giro in modo da offrire alla telecamera il suo profilo migliore. «Senatore», disse, «potrebbe spiegare al nostro pubblico che cosa intende per supermutante?»
«Un innaturale prodotto di eugenetica. Il risultato di un’empia adulterazione genetica. Il supermutante e un pericolo per tutti noi», dichiaro Horner con voce stridula. «Mentre siamo giunti ad accettare i nostri fratelli e sorelle mutanti che sono frutto, secondo quanto da essi stessi ci vien detto, di naturali sebbene malaugurati fenomeni, non possiamo invece ammettere, e dobbiamo impedire, la profanazione di esseri umani a scopi scientifici. E chi puo dire, poi, se un supermutante, un prodotto di laboratorio, sia veramente umano?» Gli occhi di Horner scintillavano di legittima preoccupazione.
«E lei sostiene di aver visto questi cosiddetti supermutanti, durante il suo viaggio d’indagine in Brasile?»
«Be’, ecco, Randy, non e che proprio li abbia visti. Ma ho notato sintomi, ho colto indizi. E ripeto, dobbiamo essere cauti, rimanere all’erta. Perche gia potrebbero essere fra noi. Solamente uno o due, all’inizio, null’altro che una goccia nel gran mare della popolazione. Ma, non dimentichiamolo, persino un immenso oceano ha inizio con una piccola goccia d’acqua. Occhi aperti, dunque, se non vogliamo farci tutti travolgere da questa incipiente inondazione.»
«Grazie, senatore Horner. Il tempo a nostra disposizione e purtroppo scaduto…»
Andie si distolse dallo schermo.
«Che il diavolo se lo porti», borbotto. «Non poteva mica stare zitto, quel bastardo…»
Era il caso di avvertire la Jacobsen mentre ancora si trovava in riunione? Certo, bisognava che replicasse, e alla svelta.
Il segnale di chiamata in attesa prese a lampeggiare sul monitor di Andie, ed in pochi istanti tutte le linee dell’ufficio si erano messe a trillare.
«Ora sono cavoli nostri!» esclamo Caryl precipitandosi al suo telemonitor. «Che diavolo gli racconto, a questi?»
«Nulla da dichiarare», suggeri Andie. «La senatrice e in riunione, digli che riprovino piu tardi. Se insistono, prendi nome e numero. Registra tutte le chiamate, ma se fanno domande, mi raccomando, nessun commento.»
«D’accordo.»
Nella sua immaginazione, Andie poteva udire le parole di Horner riecheggiare centinaia, migliaia di volte da un capo all’altro della nazione, per il mondo intero, rimbombando da ogni videocabina a ogni angolo di strada, e provocando reazioni di isterismo. Come se la gente non fosse gia abbastanza tesa, nei confronti dei mutanti. Le sommosse di vent’anni prima erano un persistente, orribile ricordo. La paura di chissa quale mostruoso supermutante avrebbe potuto creare il panico, forse peggio. Era questo che voleva Horner?
E se il senatore avesse avuto ragione? Se il mondo non fosse stato pronto a vedersela con una nuova razza di mutanti superiori? Le torno in mente la memocassetta avuta a Rio da Skerry. Aveva previsto di mostrarla alla Jacobsen non appena tornate dal Brasile. Invece erano trascorse intere settimane. Gli impegni di lavoro l’avevano sopraffatta. E ogni volta che ripensava alla richiesta di Skerry, le pareva sempre di piu come il frutto di fantasticherie paranoidi. Si era ripromessa di consegnare la memocassetta alla senatrice proprio quel pomeriggio. Chissa se faceva ancora in tempo?
Gli avvisatori di chiamata continuavano a lampeggiare nonostante gli sforzi affannosi di Caryl, che con rabbiose scrollate di capo andava rispondendo alle telefonate piu in fretta che poteva.
«No… Spiacente… Per il momento non abbiamo dichiarazioni da fare… No… Assolutamente no…»
Tratto un respiro profondo, Andie digito il codice di priorita assoluta per stanare la senatrice.
«E dove l’avresti trovata?» domando la Jacobsen. Lo schermo era vuoto. Avevano esaminato per due volte l’intero contenuto della memocassetta.
Andie sospiro. «Le ho gia spiegato…»
«Che a Rio sei stata avvicinata da un misterioso sconosciuto, il quale ha detto di conoscermi e ti ha passato la cassetta?…» La Jacobsen, gli occhi spalancati in una espressione d’incredulita, si lascio andare contro lo schienale della poltroncina. «Ma non ti rendi conto che accettando questa roba avresti potuto comprometterci tutti quanti?»
«Si, pero…»
«Be’, suppongo che ormai sia troppo tardi. Comunque avresti dovuto avvertirmi immediatamente.»
Andie non l’aveva mai veduta in preda a una simile irritazione.
«Magari avrei dovuto lasciare che tu gettassi Horner fuori della finestra, a Rio. Accidenti a quell’idiota.»
«Veramente credevo che fosse proibito, leggere i pensieri senza autorizzazione», commento Andie imporporandosi.
«Infatti. Ma tu emettevi con tale intensita che era impossibile non percepirti. A volte ci riescono persino i nonmutanti.» L’espressione della Jacobsen si ammorbidi in un sorriso. «Allora, perche non me ne hai parlato subito?»
«Perche credevo che ci spiassero.»
«Cosi era, probabilmente. Comunque avrei preferito saperlo prima. Adesso, supponendo che questo materiale sia attendibile, finalmente ce l’ho, la prova che cercavo… la certezza che in Brasile stanno conducendo esperimenti genetici su embrioni umani. Pero mi tocca anche escogitare un sistema per ovviare al danno che ha fatto quel pazzo di Horner, cercando di mentire il meno possibile.»
«Secondo me sarebbe opportuno che domattina tenesse quella conferenza stampa», osservo Andie. «Prima che la situazione peggiori. Solo oggi mi e toccato attivare due risponditori automatici, in ufficio.»
La Jacobsen si acciglio. «Procedura alquanto insolita. Innanzitutto dovrei fare rapporto al Congresso. E consegnare una copia di questa memocassetta al Consiglio dei mutanti. Ad ogni modo, penso che tu abbia ragione. Horner ha appiccato un pericolosissimo incendio, e la cosa piu urgente da fare e spegnerlo.»
«Ho prenotato la sala presidenziale per le dieci di domattina.»
«Ottimo. Ti spiacerebbe chiamare Craddick sulla mia linea privata? Poi rilascia un comunicato stampa a tutti i soliti canali d’informazione.»
Il resto della giornata trascorse sull’onda di una confusa frenesia, mentre Andie fissava interviste per il dopo conferenza, teneva testa ad altre telefonate e faceva galoppare tutto il personale dell’ufficio. Coi nervi a fior di pelle, e un poco piu irritata ogni volta che qualcuno pronunciava il termine «supermutante».
Alle sei e mezzo telefono Karim per rammentarle che dovevano uscire a cena insieme. Pur a malincuore, Andie dovette rinunciare. Alle nove e mezzo si ricordo di farsi mandare su in ufficio un tramezzino. Due ore dopo si costrinse a tornare a casa. Livia l’accolse sulla soglia a suon di stizzosi gnaulii abissini.