«Melanie Ryton? Kelly non ne ha quasi piu parlato.»

«Me n’ero accorto. Da quando siamo arrivati, praticamente non fa altro che andarsene in giro con aria trasognata.»

«Soffre per la mancanza di Michael. E un fatto naturale.»

«Vorrei poter dire lo stesso di lui…»

«Lo sai, no, che non mi piace sentirti parlare di Michael a questo modo.» Joanna incrocio le braccia con aria irritata.

«Accidenti, Jo, che ci posso fare? Mi fa venire i brividi. E un bravo ragazzo, niente da dire, pero ha certi occhi… La loro aria esotica non e che migliori molto le cose. Comunque non lo so mica chi era piu a disagio, quando Kelly l’ha convinto a fornire quella prova pratica di levitazione… Dava l’impressione di volersi andare a nascondere sotto il divano. E ti diro che non stento affatto a capirlo. A lui dev’esser sembrata piu che altro una presuntuosa e ridicola ostentazione.»

Joanna ridacchio. «Eppure era una cosa davvero sbalorditiva. Non credo di aver mai veduto un mutante mettersi in mostra tanto apertamente. Quasi quasi lo invidiavo. Pareva un’esperienza piuttosto gradevole.» Cerco, per un istante, d’immaginare che sensazione le avrebbe dato librarsi in aria a quel modo.

«Puo darsi. Ma se vuoi la mia opinione, quel mutante non mi sembrava che si divertisse poi tanto.»

«In effetti hai ragione. E sempre cosi serio. Penso comunque che sia preoccupato per sua sorella.»

«Gia, e adesso dobbiamo anche fare i conti con questa assurda storia del supermutante, ammesso che ci sia da credere a quel senatore… come si chiama?… Horner.»

McLeod rimase qualche attimo in silenzio, il che voleva dire che probabilmente era intento a serrare un cavetto. Joanna si appoggio alla fusoliera argentata.

«Caro, sono quasi le cinque e un quarto. Vuoi sentire le notizie di borsa?»

«Certo.»

Joanna premette un pulsante sul proprio orologio. Un annunciatore sciorino la consueta serie di comunicati commerciali, propose qualche commento spicciolo sul mercato azionario, quindi passo alle cifre di chiusura della giornata borsistica.

«Gran parte dei valori guida hanno subito un’immediata, precipitosa flessione a seguito del delitto di oggi pomeriggio… l’indice Dow Jones dei titoli industriali ha chiuso a duemilacinquataquattro e quaranta, con una perdita secca di settecentoventi punti.»

McLeod rialzo la testa di scatto, mancando per un pelo uno dei pannelli del vano motore. «Quale delitto?»

Joanna sintonizzo il canale notiziario.

«… Ed ora, ultimissima di cronaca da Washington: Arnold Tamlin, presunto assassino della senatrice Eleanor Jacobsen, e stato trovato morto nella sua cella all’una e trentotto pomeridiane. Nulla e ancora trapelato circa le cause del decesso. Si prevede che l’autopsia verra eseguita non appena saranno stati individuati e informati i famigliari.»

«Bill, qualcuno ha ucciso quella senatrice mutante… Dio mio, non e possibile…» Joanna si sentiva strana, come in preda allo stordimento.

McLeod si acciglio. «Tanto lo sapevo che una cosa del genere doveva succedere, prima o poi…»

«Ssss… ascolta!»

Il notiziario proseguiva.

«L’arresto di Tamlin e avvenuto pochi attimi dopo il verificarsi del mortale attentato ai danni della senatrice Eleanor Jacobsen dell’Oregon. La senatrice Jacobsen, mutante, stava in quel momento tenendo una conferenza stampa per confutare le affermazioni fatte dal senatore Horner a proposito delle voci, recentemente circolate, sull’esistenza di un cosiddetto superuomo mutante. Colpita da una scarica fotonica a distanza ravvicinata, la senatrice Jacobsen ha perso la vita all’istante. Nel conseguente tafferuglio, il sospetto Tamlin e stato bloccato e arrestato. Informato dell’accaduto, il senatore Horner ha rilasciato la seguente dichiarazione: ’E una tragedia. Una vera tragedia. Ma sia fatta la volonta di Dio. Chiniamo dunque la testa, fratelli, raccogliendoci in preghiera…’»

Senza dir nulla, Joanna premette il pulsantino scarlatto di spegnimento. Davanti al sole passava una nube, proiettando al suolo la sua ombra.

«Non l’ho mai sopportato, quell’uomo», commento McLeod.

Joanna rimase senza fiato.

«E tutto qui quel che sai dire?» sbotto. «Una donna straordinaria viene uccisa, e tu non sai far altro che manifestare il tuo fastidio per quella specie di stupido prete!» Con gesto rabbioso scaglio al suolo la borsa degli attrezzi, e guardo il contenuto sparpagliarsi sul terreno scuro.

«Joanna, ma si puo sapere cosa ti succede?» McLeod la fissava sconvolto.

Lei si volse a fronteggiarlo, le mani piantate sui fianchi.

«Sono stufa del tuo atteggiamento verso i mutanti, Bill. Nostra figlia e innamorata di un ragazzo mutante, e tu sei capace solo di continuare a dire quanto ti fa schifo. Una donna coraggiosa e intelligente e stata uccisa, e tu non provi nemmeno un briciolo di rincrescimento. Incomincio a pensare che abbia ragione Kelly. Sei davvero un fanatico intollerante.»

«Un momento, Jo. Nonostante tutte le mie battute, credo anch’io che il figlio di Ryton sia un ragazzo in gamba. E sono convinto che l’uccisione della loro senatrice sia una grave perdita, per i mutanti. Comunque non puoi pretendere che di punto in bianco io cambi idea su tutta la linea.»

«Certo che no. Pero mi aspetto che tu te la prenda un po’ piu a cuore.»

McLeod salto giu dal suo trespolo e la strinse fra le braccia.

«Jo, non giudicarmi un cinico insensibile. Ogni omicidio e un fatto allarmante. Spaventoso. Ma non ti accorgi che i mutanti sembrano coagulare attorno a se questo genere di violenza? E cosi e stato fin da quando uscirono allo scoperto negli anni Novanta. Io non voglio che nostra figlia rimanga coinvolta in una situazione del genere. E tu?» La fisso gravemente.

Joanna gli poggio la testa su una spalla. «Anch’io sono spaventata, caro. I figli di Ryton mi sembrano due ragazzi perfettamente a posto. Non posso credere che i mutanti debbano meritare un simile trattamento. E poi non so piu che cosa dire a Kelly.» Batte le palpebre in fretta, rintuzzando le lacrime incombenti. «A prescindere da quanti mutanti possano venire assassinati, non proibiro a Kelly di rivedere Michael. Non posso farlo. E voglio che tu ne prenda atto. Ora finisci, per favore, e andiamocene via di qui.» Gli volto le spalle, avviandosi a lunghi passi verso il libratore.

James Ryton sedeva immobile nel proprio ufficio con lo sguardo passivamente inchiodato sul videoterminale della scrivania, confusa macchia baluginante. Aveva visto l’inizio della conferenza stampa, aveva visto la telecamera oscillare come impazzita mentre Eleanor Jacobsen cadeva. E poi facce indistinte, e gente che correva, e una donna mutante, vestita di bianco, riversa esanime al suolo, occhi sbarrati sul nulla.

«Glielo dicevo, io, che dovevamo stare attenti!» proclamo Ryton con voce alta, petulante, all’ufficio deserto. «Ma non hanno voluto credermi. Non hanno mai voluto darmi ascolto. E guarda ora cos’e successo. I normali hanno ammazzato Eleanor Jacobsen. Lo sapevo. Lo sapevo…»

E adesso anche l’assassino era morto.

Chino la testa e se la prese fra le mani, massaggiandosi le tempie mentre le vampate mentali incominciavano il loro quotidiano rumoreggiare. Se solo potessero, i normali ci sterminerebbero tutti quanti fino all’ultimo, penso con amarezza. E mia figlia e la fuori chissa dove, in balia di quelle belve scatenate.

Skerry sedeva sopra uno sgabello di legno del Devonshire Arms di SoHo, sorseggiando una Red Jack e seguendo le notizie via satellite. Mandavano di continuo la scena registrata, con la donna bionda che cadeva e cadeva e cadeva. Poi la faccia pallida dell’assassino, morto nella sua cella. Anche il barista si era fermato a guardare.

«Che peccato, eh, amico, per quella senatrice mutante», commento. «Sembrava una tipa abbastanza per bene.»

Skerry annui lentamente, senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Lo era.»

Vuoto il bicchiere.

«Bisogna che me ne vada.»

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