Andie si tiro su. «Ma come fai ad avere un’aria cosi allegra?»
«Abitudine. E tu come te la passi?»
«Non bene.»
«Meglio di molti altri, insomma.» Le si sedette a fianco. «Immagino che tu fossi li, vero?»
«E come no. Un posto in prima fila», rispose Andie con voce tremante.
«Calmati.» Le pose una mano su una spalla. «Ascolta, mi rendo conto che per te e stata dura, ma abbiamo lasciato una questione in sospeso, e non si puo piu rimandarla.»
«Che vuoi dire?»
«Quel regalino che ti ho fatto a Rio. Bisogna che tu me lo ridia.»
«Stasera? E per farne cosa?»
«Ora che Eleanor e morta, tocca a me consegnarlo al Consiglio dei mutanti.»
«Mi pareva che non ti vedessero di buon occhio.»
«Infatti. Ma non c’e nessun altro che possa assumersi l’incombenza.»
Andie trasse un respiro profondo, scossa dall’idea pazzesca che le era balenata in mente.
«Skerry, lascialo fare a me», azzardo. «Voglio occuparmene io. Per Eleanor.»
«Ti ha dato di volta il cervello?»
«No, Skerry. Ti prego. Sono stata a Rio insieme a Eleanor. Su questa faccenda ne so quanto ne sapeva lei. Forse piu. E ho ancora qualche conoscenza, fra i politici.»
«Alle riunioni del Consiglio non sono ammessi i nonmutanti.»
«Ma almeno proviamo.»
«Non ti faranno entrare.»
«Nemmeno insieme a te?»
Skerry resto un attimo in silenzio. «Be’, insieme a me forse si.» Gli angoli della bocca cominciarono a incresparglisi in un sorriso. «E va bene. Non so proprio cosa ne potremo cavare di positivo, danni pero non dovrebbe farne. Sono gia talmente in urto, col clan, che non sto certo a preoccuparmi. Al massimo potranno bandirmi o appiopparmi un biasimo ufficiale.»
«Ma non si rendono conto di quel che stai cercando di fare per loro?»
Skerry crollo il capo. Il suo sorriso si irrigidi. «I metodi mutanti sono lenti, ostinati, e seguono regole molto rigide. Le regole del nostro Libro. Chi non vive secondo il Libro, e un fuorilegge.»
«Be’, fuorilegge o no, li costringeremo ad ascoltarci!» Per la prima volta in tante ore, Andie senti la fiducia rinascerle dentro.
«Allora, dov’e la memocassetta?»
«Dentro la mia scrivania.»
«Possiamo andarla a prendere?»
«Adesso?» Andie si strinse nelle spalle. «Be’, si, certo… ma perche tanta fretta?»
«Voglio solo evitare di perdere altro tempo, tutto qui.»
Andie sospiro. Si sentiva esausta, ma lo sguardo di lui non le dava tregua.
«D’accordo, andiamo.»
L’edificio era illuminato solo a meta e praticamente deserto. Giunti a destinazione, Andie accese le luci ed apri subito la sua scrivania.
«Per la miseria!» esclamo. «Eppure avrei giurato che fosse qui…»
Skerry si sporse a guardare. «Cosa c’e che non va?»
«Ero convinta di averla lasciata sul fondo dello schedario. Di solito lo tengo chiuso.»
«Buona idea. Pero non c’e?»
«Gia. Ricordo benissimo che dopo averla fatta vedere a Eleanor l’avevo rimessa a posto.»
«Guarda negli altri cassetti.»
Andie rivolto la scrivania da capo a fondo. Poi setaccio anche il posto di Caryl. Niente.
Si volse a fronteggiare Skerry. Il giovane era scuro in volto.
«E la scrivania di Eleanor?…»
«Che debbo dirti? Proviamo.»
Seppure alquanto controvoglia, Andie entro nell’ufficio privato della defunta senatrice. Skerry forzo la serratura situata sul cassetto in alto, e tutto il resto si apri facilmente. Dieci minuti di ricerca non approdarono a nulla.
«Merda.» Skerry si lascio andare nella poltrona di Eleanor. Andie sedette sul pavimento, poggiando la testa contro il fianco della scrivania.
«E adesso?»
«Secondo me ci hanno fottuto», commento Skerry. «Da sola non puo essersene andata di sicuro.»
«Ad ogni modo non capisco come abbia fatto a sparire. Qualcuno avrebbe dovuto sapere che ce l’avevo, e chiunque sia stato bisogna che l’abbia rubata mentre quel criminale stava compiendo il suo delitto. Ma, innanzitutto, come avranno fatto a entrare? E poi te l’ho detto, la mia scrivania la tengo sempre chiusa a chiave.»
«Eppure hai visto con quanta rapidita ho violato la scrivania di Eleanor. Una serratura non vuol dire nulla.»
D’un tratto Andie balzo in piedi e prese a digitare sul terminale di Eleanor.
«Che stai facendo?»
«Mi e venuta un’idea.»
Si mise a far scorrere velocemente i nomi dei file.
«Maledizione!» borbottava. «Dove diavolo e?»
Dopo qualche istante introdusse dalla tastiera diversi comandi, poi si raddrizzo tirando un sospirone di sollievo. «Eccola qua.»
«Ma cosa?»
«Due giorni fa avevo mostrato la memocassetta a Eleanor. E rimasta nella memoria di schermo.»
Skerry si chino a esaminare il monitor.
«E possibile registrarla e poi cancellare la memoria?»
«Certo.»
Con il piu radioso dei sorrisi, Skerry le batte affettuosamente sulla schiena. «Dolcezza mia, ritiro ogni e qualsivoglia osservazione scortese io possa aver mai pronunciato a proposito dei nonmutanti. Sei favolosa. E quando ci saremo lavorato ben bene il Consiglio dei mutanti, vedrai se non proporranno te, per la nomina a senatrice!»
13
Seduta sull’idrodivano verde, intenta a osservare le baluginanti immagini che animavano la videoparete, Melanie rabbrividiva. Benjamin si protese verso di lei, le passo un braccio attorno alle spalle, e strinse delicatamente. Era un piacere sentire sul braccio il calore della sua mano, e Melanie gli si rannicchio contro.
«Spaventata?» le domando.
«Non e questione di paura. E solo che non ne posso piu di rivedere continuamente quella scena. La Jacobsen non aveva mai fatto del male a nessuno. E quando penso che ad assassinarla e stato quell’orribile Tamlin, mi prende un groppo allo stomaco.»
«Doveva essere uno psicopatico. Un pazzo che odiava i mutanti.»
«Se ripenso a come tento di strangolarmi, la al club… Sapessi ancora che incubi!»
Benjamin le accarezzo il volto con mano leggera. «Ora non devi piu preoccuparti di nulla. Sei con me, ora.»
Melanie sorrise, ammirando i suoi intensi e luminosi occhi color nocciola, i suoi capelli neri… Se solo l’avesse attirata un poco piu vicino…
E invece, delusione, egli le diede una stretta fraterna e si alzo.
«Forse dovrei andare alla polizia…»
«Per dirgli cosa?» replico lui in tono brusco. «Che Tamlin ti aveva aggredito? Ormai e morto. Adesso la
