cosce, e piano, piano, incomincio a lambirlo. Esalando un sospiro di piacere, Michael chiuse gli occhi. «Ma non ti scorderai di oggi. E ogni volta che sarai con lei, ripenserai a cosa vuol dire farlo con me. E tornerai a cercarmi. Vedrai, vedrai…»

L’attrasse su di se, bocca contro bocca per farla tacere. Jena spalanco le gambe, e con un solo movimento egli fu dentro di lei, udendo un fragore di tuono ingigantirsi nel cervello mentre inarrestabilmente precipitava verso il compimento. Negli ultimi istanti si disse che Jena sbagliava, che dopo quella sera egli non avrebbe piu pensato a lei, e cerco di mantenere ben salda in mente l’immagine di Kelly, ma quell’immagine si offusco, si dissolse, e quando venne, gridando, ansimando e sospirando, centro d’una caleidoscopica girandola d’altri Michael intrappolati nell’arazzo incantato, non seppe quale nome di ragazza invocassero le sue labbra.

Prese a ronzare, sul monitor, l’avvisatore di chiamata. Andie lo ignoro. Voleva completare gli appunti sulle ricerche mutagene in Brasile, da consegnare a Stephen come base per la relazione della sottocommissione.

L’avvisatore insisteva.

«Caryl?»

Nessuna risposta. Doveva essere a fare colazione.

Imprecando, Andie allungo una manata che aveva come obiettivo il tasto di attivazione della segreteria automatica, ma sbaglio mira e becco invece il tasto di risposta normale. Lo schermo s’illumino, e lei si ritrovo a faccia a faccia con Karim.

«Andie?»

«Oh, ciao, Karim. Senti, mi devi scusare, ma in questo momento sono davvero occupatissima…»

«Non ne dubito. Ma si tratta di una cosa importante.»

Andie sospiro, cercando di far trasparire il meno possibile l’esasperazione che la pervadeva. Nelle sue attuali condizioni di spirito, l’ultima cosa che desiderava era proprio mettersi a fare conversazione con Karim. «Va bene, ti ascolto. Allora, cosa c’e?»

«Perche non lo dici tu a me?»

«Che significa?»

Karim si acciglio. «Ascolta, preferirei discuterne in privato, ma da quando e arrivato il tuo nuovo capo la cosa e diventata non dico difficile, ma praticamente impossibile. Non potremmo vederci a pranzo? Bere qualcosa insieme? Incontrarci nel corridoio cinque minuti?»

«Karim, debbo assolutamente finire questi appunti.»

«Andie, te lo chiedo per favore.» Le parve cosi vulnerabile che non ebbe il coraggio di liquidarlo con un netto rifiuto. Controllo il suo ruolino. Avrebbe potuto incontrarlo mentre Stephen si studiava gli appunti.

«Ti va bene fra tre quarti d’ora?»

«Perfetto. Da Henry

«Ci vediamo la.»

Un’ora dopo, Andie entrava nel bar tutta trafelata. Quei benedetti appunti le avevano richiesto piu del previsto. Sebbene l’ora di pranzo fosse trascorsa da un pezzo, la sala principale era ancora mezzo piena. Nel prendere posto, Andie si sentiva sudata e a disagio. Karim la saluto freddamente con un cenno del capo.

«Ormai non ci speravo piu.»

«Scusa il ritardo.»

Le porse il menu. «Qualcosa da mangiare?»

«Grazie, ma ho un panino che mi aspetta sulla scrivania.»

«E da bere?»

«Solo caffe», rispose, digitando l’ordinazione al compubar. Karim la fissava senza dir nulla. Protraendosi quel silenzio, Andie comincio a sentirsi imbarazzata.

«Che c’e, mi e rimasta un po’ di soia fra i denti?»

«No. Mi stavo solo chiedendo come mai.»

«Come mai cosa?»

Karim si protese verso di lei, negli occhi un’espressione dura. «Andie, sono tre settimane che non ci vediamo. Quasi non sono riuscito nemmeno a scambiare due parole con te. Non ti pare un poco strano?»

«Il fatto e che sono stata cosi occupata…» rispose, torcendosi nervosamente fra le dita una ciocca di capelli.

«Balle. Quando c’era la Jacobsen non ti e mai successo di essere tanto occupata da non avere tempo per me. Basta pero che compaia un bel maschione mutante, ed ecco che tutt’a un tratto io divento un estraneo.»

Andie sorrise a disagio. «Karim, non sarai mica geloso?»

«Puo darsi. Ma credevo che fra noi avessimo cominciato a impostare un rapporto abbastanza decente. Dopo Rio pensavo…»

«Oh, via, Karim. Ma li era Rio, per l’appunto. Le stelle, la musica… A uno gli salta qualche rotella, no? Per un po’ ce la siamo spassata. E stato molto bello. Chi lo nega? Ma ora siamo tornati a Washington.»

«Io non la vedo a questo modo.»

Andie annaspava in cerca di un argomento convincente. «Rifletti, Karim, lo capisci anche tu che non possiamo permetterci di prendere sul serio una storia del genere. Siamo tutti e due troppo indaffarati, ognuno per conto suo.»

Lui si acciglio. «Eppure ero convinto che fossimo d’accordo sul fatto che e rischioso fissarsi eccessivamente sul lavoro. In particolare dopo la morte della senatrice Jacobsen.»

«Be’, ho scoperto che lavorare favorisce il processo di cicatrizzazione. E il mio capo mi tiene occupata.»

«Ah, certo, non ne ho mai dubitato.»

Le guance di Andie s’imporporarono. «E con questo cosa vorresti dire?»

Karim la guardo con aria nauseata. «Cara Andie, non sono mica nato ieri, sai? Lo vede anche un cieco che hai preso una sbandata per il tuo principale. E lo sappiamo, no, che razza di lavoratore uno diventa quando si e beccato una cotta.» Fece una pausa, bevve un sorso di Campari. «Si, Jeffers e un uomo davvero molto occupato. Ho letto del suo disegno di legge sull’Unione mutante negli atti del Congresso. Non perde tempo, vero? Sta raccogliendo consensi per l’abrogazione del Principio d’Imparzialita. Si sta dando da fare per ottenere una carica nel sottocomitato al bilancio. S’e messo a corteggiare il senatore Sulzberger, capo della maggioranza, e persino il vicepresidente.»

«E cosa c’e di male?»

«Nulla, specialmente da parte di un pescecane intenzionato a stornare fondi pubblici a favore di interessi privati.»

«Tipo?»

«I diritti dei mutanti, per esempio.»

Andie si accorse che ricominciava a sudare. «Le tue accuse mi offendono. E mi sanno tanto di intolleranza antimutante. Stephen non e affatto un pescecane, ma semplicemente un individuo capace, impegnato. Lavora sodo perche le sue motivazioni sono sincere e profonde.»

Karim emise un fischio di beffarda ammirazione. «Ma lo sai che stai imparando a esprimerti proprio come i tuoi comunicati stampa?»

«Non fare il cinico, Karim.»

«Specialmente quando c’e di mezzo Stephen, giusto?» La voce di Karim sonava ora gelida di rabbia. «Sei davvero cambiata, Andie. Pensavo tu fossi piu lungimirante. Scusami tanto se ti ho rubato un po’ del tuo prezioso tempo.» Si alzo.

«Karim. Aspetta.» Mordicchiandosi nervosamente le labbra, lo guardo andar via. Si disse che Karim stava semplicemente comportandosi in modo puerile, attribuendo eccessiva importanza a una banale avventura estiva. E non diede ascolto alla voce insistente che gia le diceva «ti manca.» Oltretutto, entro mezz’ora Jeffers avrebbe parlato in Senato a proposito delle indagini sull’omicidio Jacobsen. Lei non aveva tempo di dar retta ai malumori di Karim.

Andie torno indietro di corsa sotto il sole del tardo settembre, raggiungendo il suo posto nella grande aula con un paio di minuti d’anticipo. Il senatore Sulzberger stava concludendo quella che doveva essere stata una prolissa filippica ostruzionistica contro il disegno di legge 173, inteso a proteggere Base Marte dallo sfruttamento commerciale. Adempiuto il proprio compito, Sulzberger si rimise a sedere.

Andie attese impaziente che Jeffers, in un impeccabile abito grigio di sartoria, salisse sul podio. Posati gli

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