Attivo il video di cucina, predisponendo la sintonia automatica su una pausa di dieci secondi. Il monitor, obbediente, prese a sciorinare in sequenza un gruppo di danzatori somatodipinti in giallo e nero; film vecchi di almeno vent’anni, pieni di automobili antiquate, sparatorie e donne urlanti; talk show nei quali giornalisti in immancabile abito grigioscuro propinavano cronache da tutto il mondo ventiquattr’ore al giorno; e le aste televisive, un barbaglio di caleidoscopiche immagini di superlibratori e abitazioni galleggianti, condomini sulla Luna e fisioprotesi robotiche, intensificatori orgasmici a energia solare e interventi sensazionali di chirurgia plastica. Michael apprese che l’operazione della settimana riguardava la correzione del mento.
Diede un morso a una crocchetta, assaporando il violento gusto del peperoncino che gli fece bruciare lingua e palato. A dire il vero aveva voglia di una cosa sola: vedere Kelly. Ma lei era via con suo padre per motivi di lavoro, e non sarebbe tornata fino alla fine della settimana. E quindi lui doveva starsene solo con il video. Jimmy, per lo meno, passava la notte dai cugini.
Poggiando i piedi sull’idropoltrona che gli stava dinanzi, e lasciandosi comodamente sprofondare tra i fluidocuscini azzurri, rimase a osservare lo schermo che guizzava e cambiava, balenava e trascorreva. Le immagini di un rubrinotiziario attrassero la sua attenzione, quindi si sintonizzo. Un piacente giovanotto dalla folta capigliatura castana, sorriso gagliardo e luminosi occhi d’oro campeggiava sul monitor in tridimensionale olovisione.
Stephen Jeffers, penso Michael. La nuova speranza dei mutanti. In tivu e ancora piu bello. Che mento strabiliante. Chissa se ha fatto la plastica anche lui. Michael evoco un altro canale e li si fermo, colpito dall’aspetto familiare del videocronista.
«Non dirmi che ti ricordo qualcuno», l’apostrofo quello guardandolo con espressione corrucciata. «Sveglia, ragazzo.»
Michael ammicco sorpreso. Poi sorrise. «Skerry, nonostante tutto non e cosi difficile riconoscerti. Dove sei?»
«Piu vicino di quanto credi. Ascolta, Michael, ti devo parlare.»
«Sei ancora incavolato nero per quello che e successo all’assemblea?»
«Diciamo che sono dispiaciuto. E per questo che ho bisogno di vederti.»
«Quando?»
«Facciamo subito?»
«Va bene. Dove?»
«Conosci l’
«A Mountain Side? Certo.»
«Ci vediamo la fra un quarto d’ora.» L’immagine vacillo, e d’improviso al giornalista vennero i capelli biondi e gli occhi azzurri. Skerry se n’era andato. Michael diede il colpo di grazia all’ultima crocchetta, spedi il piatto a levitare in lavastoviglie e usci per recarsi all’appuntamento con suo cugino.
Il locale era praticamente deserto, rischiarato solo dalle insegne rossoblu di qualche marca di birra e da una sfilza di luci bianche lampeggianti. Il robostereo eseguiva un sincoritmo degli I-Fours. Gli occhi di Michael si andarono lentamente adeguando alla semioscurita. Da anni non tornava all’
Scorse al bar una donna attraente con lisci capelli neri e un sorriso cordiale. Indossava una tunica verde, provvista di vertiginosa scollatura anteriore che metteva in mostra il seno abbondante. Quasi di sicuro una prostituta, dedusse Michael. Tuttavia avverti ugualmente un’inconfondibile fitta di desiderio. Kelly, torna a casa presto, invoco fra se.
Venne distratto dall’apparizione di una brillante freccia gialla, puntata verso un separe vicino alla parete di fondo. Si diresse da quella parte, preceduto dalla ballonzolante segnalazione. Proprio all’estremita della sala, in effetti, trovo Skerry ad attenderlo, mollemente adagiato sui cuscini di un cubicolo defilato. La freccia scomparve tintinnando. Non per la prima volta, Michael invidio la maestria telepatica di suo cugino, una destrezza mentale che lui non sarebbe mai stato in grado di raggiungere. Gli sedette di fronte, sistemandosi sulle spesse imbottiture color marrone.
«Ciao. Bevi qualcosa?» Skerry premette un pulsante sul tavolino, e l’erogatore riempi un bicchiere per Michael.
«Allora, che succede?»
Skerry assunse un’espressione disgustata. «Succede che stavolta l’hanno combinata davvero grossa.»
Michael sorseggio lentamente l’aggressiva mistura, godendosi la punta vigorosa della componente alcolica.
«Cosa vorresti dire?»
«Voglio dire, caro cugino, che Stephen Jeffers non e affatto quello che sembra.»
«No? E allora che cos’e?»
«Ambizioso. Pericoloso.» Skerry si abbandono ancor piu comodamente fra le soffici braccia del sedile.
«Ambizioso? Non direi che sia poi un cosi gran difetto. A me pare un tipo in gamba. E stato nominato a larghissima maggioranza. E poi sono stufo di questi mutanti che vanno in giro in punta di piedi stando attenti a non infastidire i normali. Come fai a sapere che e un tipo pericoloso?»
Skerry fini di scolare il suo bicchiere e ne ordino un altro. «Be’, sono entrato senza bussare e ho dato un’occhiatina… ovvio, no?»
Michael rimase a bocca aperta. «Che cosa hai fatto?»
«Risparmiami le facce scandalizzate, ragazzo. Tanto e probabile che tu non mi creda lo stesso. Comunque ti dico che quel tizio cova vibrazioni balorde.»
«Di che genere?»
«Si da il caso che sia uno di quei sostenitori della supremazia mutante. Odia i normali.»
«E con cio? Meta membri del clan la pensano allo stesso modo. E la maggior parte dei normali contraccambiano, non ti pare?»
«Puo darsi. Ma a livello di cariche pubbliche sarebbe meglio avere qualcuno con meno pregiudizi. Qualcuno che sappia trattare affabilmente coi nonmutanti. I fanatici mi rendono nervoso.»
Michael bevve un altro sorso. «Se sei davvero cosi preoccupato, perche non ne hai parlato chiaramente in assemblea?»
«Ci ho provato. Ma non posso forzare oltre un certo limite il nostro refrattario gruppetto. Altrimenti mi faranno la festa. O per lo meno tenteranno, e io mi difendero, e saranno dolori. Devi tener presente che non hanno nessuna voglia di credermi. Jeffers gli piace troppo. E poi sono tutti ansiosi di lasciarsi alle spalle questa brutta storia dell’assassinio. Di conseguenza, adesso Jeffers e senatore.» Skerry si verso un altro bicchiere del rosso beveraggio e rimase a fissarlo con aria immusonita.
«Su, Skerry, smettila di angustiarti. Vedrai che Jeffers non sara la gran catastrofe che pensi tu. E poi abbiamo bisogno di qualcuno che occupi per noi quel seggio in Senato.»
«Non ne dubito. Meglio lui che Zenora, comunque.»
«A proposito, si puo sapere che cos’e successo fra voi due?» Anche Michael ricorse all’erogatore.
«Tre anni fa, dopo la grande assemblea, la cara zietta mi si mise appresso con chiari intenti.»
«Zenora?»
Skerry annui. «Bevuto troppo, o chissa che altro. Forse lei e Halden avevano dei problemi. Vai a capire. All’inizio provai a far finta di nulla. Ma lei era piuttosto insistente. Cosi, a un certo punto, fini che la presi sul serio. Ehi, non guardarmi in quel modo, ragazzo. Sono cose che succedono. E ti diro che fra di noi le cose filarono anche piuttosto lisce. Comunque venne il momento che ci diedi un taglio. Non avevo nessuna voglia di creare casini. Cercai di sganciarmi senza far tragedie, ma lei non la prese per niente bene. E ancora non le e passata. E uno dei motivi per cui me ne sto alla larga. Chi scorna un mutante la paga in contante, e il mio motto. Non dir niente ad Halden, d’accordo?»
«Stai tranquillo.» A Michael l’idea della maestosa, solenne zia Zenora che faceva il filo a un uomo piu giovane, Skerry in particolare, parve ridicola. E penosa. Ridlette inoltre che Halden, probabilmente, sapeva tutto. C’erano pochi segreti, nel clan.
«Bene, e adesso cos’hai in vista?»
«Il Canada.» Skerry sbatte sul tavolo il bicchiere vuoto. «Vado al nord fra un paio di giorni. Volevo sapere se la cosa t’interessava. Potresti usare le tue capacita. Non venirmi a dire che lavorare in ditta col tuo vecchio non ti rompe le palle tremendamente.»
