vive.»

«Gia, credo anch’io.»

«Certo che ha due fossette irresistibili…»

«Caryl, non devi mica permetterti di fare simili apprezzamenti sul nostro nuovo capo!»

«Forse no, ma tu come mai ti sei messa tutt’a un tratto a rileccarti in quello specchietto?…»

Andie richiuse di scatto il portacipria.

«Ehi, non senti che ti sta suonando il terminale?»

Caryl giro sui tacchi. «Divertiti, a cena.»

Minuscole lampade, incassate in nicchie del lucernario, diffondevano calde tonalita di rosa e d’ambra da un capo all’altro del soffitto smaltato. Al centro di ogni candida tovaglia candele sferiche ammiccavano dentro delicati calici di porcellana. Andie si sentiva perfettamente a suo agio nella camicetta di seta rosa e nelle scarpe in pelle saggiamente tenute in serbo nell’armadietto d’ufficio. Avevano preso posto in uno dei migliori ristoranti di tutta Washington. Con un menu senza soia. Favoloso. Era rimasta letteralmente a bocca aperta, scorrendo l’elenco di piatti a base di carne e pittoresche varieta di mare, tra cui brillavano specialita che lei avrebbe ritenuto impossibili da reperire.

«Che cosa mi consiglia, senatore Jeffers?»

«Chiamami Stephen, se non ti rincresce. Altrimenti mi fai sentire a disagio.» Le sorrise. I suoi occhi dorati erano schietti, amichevoli.

Andie ricambio il sorriso. «D’accordo, Stephen. Ma non ha risposto alla mia domanda.»

«Ecco, se vuoi la mia opinione, io sceglierei le ostriche al pepe, quindi i canestrelli farciti alle vongole, ma solo se sei un’estimatrice della gastronomia marina. Altrimenti la lombata di manzo, davvero eccezionale.»

«I canestrelli, allora. E le ostriche.»

Andie ammirava la sua disinvoltura coi camerieri, le sue movenze raffinate. Era inaspettatamente seducente, con un tocco di esotico. E quegli occhi d’oro non facevano che aumentare il suo fascino. Lei era sorpresa, e anche un poco imbarazzata, di scoprirsi tanto attratta dal suo nuovo principale.

«Sono davvero lieto che tu abbia deciso di rimanere», le disse. «Temevo che dopo la tragedia non volessi piu saperne, di Washington, e preferissi trovar lavoro altrove, in qualche studio legale privato.»

Andie annui, evitando di dare ascolto a quella parte della propria coscienza che le domandava quando mai avesse accettato di rimandare indefinitamente la partenza…

«Fra le mie priorita», continuo Jeffers, «c’e l’impegno a portare avanti il lavoro di chi mi ha preceduto. Vorrei che quanto faccio fosse una sorta di omaggio alla memoria di Eleanor, e spero che tu mi comprenda.» Parlava con tono di voce basso, confidenziale.

«Penso che sia una bellissima idea, sen… Stephen.»

«Posso essermi trovato non sempre d’accordo con le sue scelte, ma nutro un grande rispetto per lei, e continuero a nutrirlo. Per prima cosa intendo commemorarla istituendo una borsa di studio intitolata a lei. Ho anche pensato di finanziare un premio, il Premio Jacobsen, a riconoscimento dell’opera di chi si impegna a migliorare e promuovere la collaborazione fra mutanti e nonmutanti. L’ostilita che ci divide e ingiustificata e ridicola.»

Andie gusto un sorso di vino, un morbido rose il cui aroma le si soffermo piacevolmente sulla lingua. Faceva anche lui le solite promesse. Bene, ma bisognava poi vedere all’atto pratico.

«Direi che si tratta di un’ottima idea», commento cauta. «Susciterebbe la benevolenza degli elettori onorando, al tempo stesso, la memoria della senatrice Jacobsen.»

Jeffers annui. «Proprio quello che pensavo anch’io.»

«Come intende regolarsi con la relazione sul viaggio in Brasile?»

L’altro le rivolse un’occhiata interrogativa. «La relazione sul viaggio in Brasile? Temo di non saperne granche, sull’argomento.»

«Ma si, l’indagine ufficiosa sugli esperimenti genetici in Brasile.»

«Bisognera che tu mi ragguagli in proposito, Andie. Stai comunque certa che vorro prendere parte anch’io alla comunicazione, in rappresentanza di Eleanor.»

Bene, penso Andie. Poi, rivolta a Jeffers: «Prevede di seguire da vicino l’indagine sull’uccisione di Eleanor?»

Lui si acciglio. «Si capisce. Anzi, puoi star certa che vi partecipero attivamente. Dobbiamo assolutamente scoprire i moventi del delitto, chi e stato ad assoldare l’assassino, quel Tamlin, e perche. Voglio assicurarmi che tutti comprendano bene che la caccia ai mutanti e finita.» Nella sua voce era emersa all’improvviso un’inflessione di estrema durezza, che fece correre un brivido per la schiena ad Andie. Lo sguardo di Jeffers parve per qualche istante perdersi lontano. Poi egli torno a rivolgersi a lei, e i suoi occhi persero quell’espressione assente. Le sorrise.

«Ma che senatore musone, eh? Abbi pazienza, Andie. Sono inciampato in un brutto ricordo, tutto qui. Non farci caso. C’e tantissimo da fare, e sono ansioso di mettermi al lavoro.» Tese un braccio attraverso il tavolo, e le prese la mano. Lei constato che le sue unghie erano curatissime, impeccabili. «Ho la certezza che insieme saremo capaci di grandi cose. Non tradiremo la memoria di Eleanor.»

Andie annui. «Ne sono convinta anch’io.» Due i casi: o quell’uomo era il piu scaltro politicante che le fosse mai capitato d’incontrare, oppure doveva essere assolutamente sincero. E quando si accorse che lui indugiava lungamente a tenerle la mano, Andie incomincio a pensare che il suo nuovo capo stava facendo di piu che tentare di stringere un patto con una impiegata preziosa. Quel che la preoccupava, comunque, non erano i suoi modi seducenti, bensi il fatto di non essere per nulla sicura che le dispiacessero…

Melanie si stiro voluttuosamente, rigirandosi poi nel letto in cerca del calore di Ben. Quando ebbe inutilmente esplorato fino al bordo opposto, comprese che lui non c’era piu. L’orologio a muro segnava le cinque del mattino. La camera era ancora immersa nell’oscurita. Dove poteva essere andato?

Sbadigliando, zampetto nuda fino in bagno e bevve un bicchier d’acqua. Ammiccando nella luce vivida si guardo allo specchio. Nel caldo chiarore rosato si vide trasformata: piu matura, piu donna. Viveva con Ben da ormai due mesi. Si sentiva tranquilla e soddisfatta. Ogni notte, a letto, lui pareva aver qualcosa di nuovo da insegnarle. E lei era felice di compiacerlo.

All’inizio aveva temuto di rimanere incinta, ma, dopo la visita al ginecologo, Ben le aveva assicurato che non era piu il caso di starsi a preoccupare. Lo specialista le aveva inserito un blocco ovulare efficace per due anni. Melanie non l’aveva mai sentito nominare, quel metodo, ma se Ben diceva che era sicuro, allora cosi doveva essere. Non foss’altro che per tutto il tempo che c’era voluto a installare il complicato dispositivo. In quei momenti, mentre se ne stava li rassegnata coi piedi immobilizzati dentro quelle dannate staffe, le era parso che il dottore avesse intenzione di continuare a trafficarle dentro per un anno intero.

Usci nel corridoio e vide un filo di luce filtrare da sotto la porta della stanza privata di Ben. Ebbe l’impressione di udire delle voci. C’era gente che parlava?

«Ben?» Busso alla porta. Niente risposta. «Ben? Lo so che sei li dentro. Che stai facendo?»

La porta si apri e Ben, il volto paonazzo contratto in una maschera di rabbia, l’afferro brutalmente per le spalle.

«Mi stai rovinando una telefonata d’affari!» la investi. «Tornatene a letto!» E intanto la ricacciava a spintoni verso la camera.

«Ben? Ma che ti e preso?»

«Sto lavorando, accidenti a te! Fila subito via di qui!» E si richiuse dentro sbattendo la porta.

In lacrime, chiedendosi cosa mai avesse fatto di male, lei se ne torno di corsa a letto. Rimase li a singhiozzare per quelle che le parvero ore intere, finche nell’oscurita precedente l’alba non lo senti accanto a se, che la toccava gentilmente.

«Mel? Scusami. Il fatto e che mi hai interrotto nel bel mezzo di una delicata trattativa.»

«Alle cinque del mattino?»

«Questione di fusi orari. Promettimi di non immischiarti piu, d’accordo?»

Si giro a fronteggiarlo. «Mi impiccio forse mai dei tuoi affari?»

«No.»

«Mi mancavi, tutto qui, e ho voluto vedere dov’eri.»

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