Altri applausi e acclamazioni si riversarono su Jeffers. I membri dell’Unione mutante balzarono in piedi e si diedero a scandire: «Diritti, ora! Diritti, ora!»

Sui petti, sulle maniche, sui risvolti degli abiti era tutto uno sfavillio di distintivi della fraternita. Jeffers dondolava la testa al ritmo della cadenzata rivendicazione. Infine sollevo le mani per chiedere silenzio.

«E ormai tempo per noi di farci avanti, di occupare il posto che ci spetta al centro della vita pubblica. Lungi dall’accettare di venir esclusi o ignorati, dobbiamo invece esigere che vengano rideterminate certe norme e sia dato pieno riconoscimento del nostro valore. Non siamo affatto disposti a toglierci di mezzo.»

L’assemblea proruppe in un nuovo applauso. In preda a un crescente disagio, Andie si chiedeva cosa avrebbe pensato Eleanor Jacobsen del discorso del suo successore. Jeffers non accennava nemmeno alla possibilita di una collaborazione fra mutanti e nonmutanti. E cento paia di occhi d’oro lo fissavano avidamente.

«Una volta conseguito questo risultato, andremo avanti. Abrogheremo ogni restrizione accademica. E ogni impedimento mirante a ostacolarci nell’ottenere l’autorizzazione a svolgere delicati compiti d’autorita. E proseguiremo nella nostra azione finche non ci saranno spalancate tutte le porte. Finche il mondo non potra piu isolarci e avremo assunto il legittimo ruolo di guide della societa ed eredi del domani.»

Il pubblico, osannante, era tutto in piedi, una gran macchia di azzurro e verde, di rosso e giallo. Andie si auguro che nessun altro avesse udito quelle dichiarazioni. Eredi del domani? Di che diavolo stava parlando? Per lei ci sarebbe stato da sudare, a mettere in sesto la registrazione. Ma senti che applausi. Jeffers doveva sapere bene quel che faceva.

Dopo un quarto d’ora di domande dalla platea, Andie cerco di attrarre l’attenzione di Jeffers. Era ora di concludere. Lui, pero, pareva troppo concentrato sul pubblico per farle caso, cosi le tocco uscire allo scoperto.

«Una normale!» insorse immediatamente una voce irata.

«Cosa ci sta a fare, qui?» esclamo un’altra voce. «Jeffers, che significa?»

Jeffers si fece avanti sorridendo e pose un braccio attorno alle spalle di Andie. Una stretta salda, imperiosa.

«Amici miei, questa e Andrea Greenberg, fedele sostenitrice delle nostre sacrosante aspirazioni, e vi invito ad accettare di buon grado la sua presenza, accogliendola con la medesima cordialita che tributereste a me.»

Poi, rivolto ad Andie, aggiunse sottovoce: «Sorridi».

Lei obbedi contraendo il volto in una rigida smorfia, la caricatura di un sorriso. Il cuore le martellava in petto. Quest’assemblea non sembrava affatto l’incontro di un senatore con i rappresentanti del proprio elettorato. Le faceva piuttosto venire in mente un convegno di nostalgici di passati regimi. O un’adunata sediziosa. Controllando il turbamento che minacciava d’incrinarle la voce, Andie ringrazio tutti i presenti di essere venuti, promise loro copie della registrazione, e ricordo a Jeffers il successivo appuntamento. Poi se la filo, sentendosi trapassare la schiena dagli sguardi irosi di duecento occhi d’oro.

Michael, sei occupato?

La domanda mentale era un bisbiglio nelle sue orecchie, la voce era quella di sua madre. Proprio mentre sollevava il capo per guardarsi attorno, Michael si rese conto che non avrebbe trovato nessuno. Sue Li si trovava al piano di sotto, in soggiorno.

«No.» Mise lo schermo in pausa e attese che lei continuasse.

Non credo che sia il momento piu opportuno per condividere con tuo padre quanto abbiamo saputo circa tua sorella.

«Perche no?»

Non si e ancora completamente ripreso dall’assassinio della Jacobsen. E le vampate l’indeboliscono. Finche non avremo altre notizie su Melanie, sara bene che la cosa rimanga fra noi.

«Come preferisci, madre.»

Chi e questa Andrea Greenberg?

«Lavorava per la senatrice Jacobsen. Adesso lavora per Jeffers.»

Una volta ha chiamato tuo padre.

Aleggiava forse una leggerissima traccia di sospetto, in quella osservazione?…

«Mamma, ci ha fatto dei favori, tutto qui.»

Perche mai una normale dovrebbe fare dei favori ai mutanti?

«Tanto per cominciare, perche mai una normale dovrebbe lavorare per un mutante? Non essere sciocca. Andie e nostra amica.»

Se lo dici tu.

Michael senti il legame mentale svanire. Accadeva di rado che un telepate fosse altrettanto abile sia in trasmissione sia in ricezione, ma il talento di sua madre era effettivamente assai sviluppato. E si manifestava con forza soprattutto quando lei era decisa a proteggere suo marito. Se aveva scelto di nascondergli questo indizio circa la sorte di Melanie, Michael non poteva farci nulla.

Ordino al terminale di chiamare il numero di Kelly. Lei rispose al quarto squillo.

«Michael?» Sorrideva, ma aveva gli occhi cerchiati di scuro.

«Tesoro, non hai dormito?»

«L’altra sera sono rimasta alzata fino a tardi per aiutare Cindy a finire una ricerca scolastica. Quand’e che ci vediamo?»

«Ti va bene domani sera?»

«A che ora?»

«Alle otto?…»

«Benissimo.» Esito. Sembrava a disagio.

«Qualcosa non va?»

«Michael, ho ricevuto una comunicazione dall’Accademia Aeronautica. Mi vogliono.»

Un subitaneo senso di vuoto lo attanaglio alla bocca dello stomaco.

«Non sono i soli», replico.

Kelly sorrise. «Dai, sii serio. Potrei iniziare i corsi gia verso giugno.»

«Sei proprio sicura di volerci andare?»

«Non lo so. Vorrei parlarne con te.»

«Scommetto che il tuo vecchio non sta piu nella pelle dalla contentezza.»

«Figurati, ha gia deciso di quale squadriglia dovro far parte.»

«Dunque, apri bene le orecchie, non fare altri progetti per il futuro per almeno ventiquattr’ore, d’accordo?»

«Nemmeno se mi chiamano da Hollywood?» Lo fisso con espressione maliziosa.

«Tienili in sospeso e aspetta finche non arrivo io. C’e un mucchio di cose di cui dobbiamo discorrere.» Le getto un bacio e chiuse la comunicazione.

Era quasi in ritardo per l’incontro di pallamatta con suo cugino Seyn. Afferro la giacca a vento, apri la porta della camera e si scontro con suo fratello Jimmy.

«Proprio tu», disse Jimmy.

«Cosa c’e? Vado di fretta.» Si diresse verso le scale.

«Mike, tu cosa pensi, Mel ritornera a casa?»

«Non lo so.»

«Ma secondo te e viva?»

«Certo che e viva.»

Un’espressione tra il dubbioso e l’accigliato altero la fisionomia del ragazzo, facendone per qualche istante una perfetta copia conforme, in versione piu giovane, del padrone di casa.

«Be’, comunque che dici, mamma e papa me lo daranno il permesso di andare a stare in camera sua? …»

«Ah, e tutta qui la tua preoccupazione?» sbotto Michael con voce aspra. Trasse un respiro profondo e mando Jimmy a levitare capovolto verso il soffitto, sbatacchiandolo per giunta. «Testaccia vuota! Non te ne frega niente, vero, di tua sorella! Ne di nessun altro!»

«Michael, basta, mi fai male!»

Un vaso antico, uno dei preferiti di Sue Li, volo via dal suo sostegno accanto alla scala in direzione della testa

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