Certi pirati hanno conseguito l’immortalita grazie alla loro crudelta o alla loro audacia. Altri ammassando grandi fortune. Ma gia da un pezzo il capitano aveva deciso che, tutto sommato, lui avrebbe preferito conseguire l’immortalita evitando di morire.
— Che diavolo e quello? — domando Scuotivento.
— E bello — disse serafico Duefiori.
— Mi pronuncero quando sapro che cos’e.
— E il Rimbow — disse una voce vicino al suo orecchio sinistro — e tu sei davvero fortunato a guardarlo. Dall’alto, intendo.
La voce era accompagnata da un soffio di alito freddo, che sapeva di pesce. Scuotivento rimase immobile.
— Duefiori? — chiamo.
— Si?
— Se mi giro, che cosa vedo?
— Si chiama Tethis e dice di essere un troll marino. Questa e la sua barca. Lui ci ha salvati — spiego Duefiori. — Adesso vuoi voltarti?
— In questo momento no, grazie. Allora, perche non oltrepassiamo il Bordo?
— Perche la vostra barca ha cozzato contro la Circonferenza — disse la voce (con toni che evocarono per Scuotivento abissi sottomarini e Cose in agguato nelle barriere corallifere).
— La Circonferenza? — ripete.
— Si. Corre lungo il bordo del mondo — rispose l’invisibile troll. Al di sopra del rombo della cascata sembro a Scuotivento di udire il tonfo dei remi.
— Ah. vuoi dire la circonferenza — disse. La circonferenza costituisce il bordo delle cose.
— E tale e la Circonferenza — dichiaro il troll.
— Lui vuole dire questo — intervenne Duefiori, puntando un dito in basso. Scuotivento lo segui con gli occhi e con la paura di cio che poteva vedere…
Verso il centro della barca, una fune era sospesa a qualche centimetro dalla superficie dell’acqua. Ormeggiata eppure immobile, la barca era attaccata a essa con un complicato sistema di pulegge e rotelle di legno, che scorrevano lungo la fune via via che l’invisibile rematore spingeva l’imbarcazione lungo il bordo stesso del Rimfall. Questo spiegava un mistero… ma che cosa sosteneva la fune?
Guardando meglio, Scuotivento scorse qualche metro piu avanti un robusto pilastro di legno sporgere dall’acqua. La barca accosto e lo supero; scorrendo nell’apposita scanalatura le rotelle producevano uno scatto secco. Il mago noto pure che dalla fune principale pendevano a intervalli di circa un metro delle corde piu piccole.
Disse, rivolto a Duefiori: — Posso vedere che cosa e, ma
Duefiori alzo le spalle. Allora il troll marino disse: — Piu avanti c’e la mia casa. Diremo di piu quando saremo li. Adesso devo remare.
Scuotivento scopri che guardare avanti voleva dire che doveva voltarsi e vedere com’era fatto un troll marino. E non era ancora sicuro di desiderarlo. Cosi invece guardo il Rimbow.
L’arcobaleno era sospeso nella bruma a una certa distanza oltre il bordo del mondo; esso appariva soltanto la mattina e la sera, quando la luce del piccolo satellite solare del Disco brillava al di la della mole della Grande A’Tuin, la Tartaruga del Mondo e si proiettava sul campo magico esattamente all’angolo giusto.
Un doppio arcobaleno si stava formando: i suoi sette colori minori brillavano e danzavano nella spuma dei mari morenti.
Ma erano pallidi in confronto alla striscia piu larga che fluttuava al di la, disdegnosa di condividere con loro lo stesso spettro.
Era il Colore Reale, di cui tutti gii altri sono riflessi meramente parziali e slavati. Era l’ottarino, il colore della magia. Era vivo risplendente vibrante ed era l’indiscusso pigmento dell’immaginazione perche, ovunque apparisse, stava a significare che la semplice materia era serva dei poteri della mente magica. Era l’incantamento stesso.
Ma per Scuotivento il suo colore era una sorta di porpora con sfumature verdastre.
Dopo un po’ una piccola macchia sull’orlo del mondo si rivelo un isolotto o una roccia scoscesa, cosi pericolosamente in bilico che le acque della cascata ci vorticavano attorno all’inizio della loro lunga discesa. Sopra ci era stata costruita una capanna fatta di pezzi di legno trascinati dalla corrente: la fune principale della Circonferenza, poggiata su pali di ferro, si arrampicava sull’isolotto roccioso e passava nella casetta attraverso una finestrella rotonda. Come Scuotivento seppe in seguito, in questo modo il troll poteva essere immediatamente avvertito della possibilita di un salvataggio sul suo tratto della Circonferenza per mezzo di una serie di campanelli di bronzo attaccati alla fune.
Sul lato dell’isola verso la terraferma era stata costruita una rozza palizzata galleggiante, che conteneva una o due carcasse di navi e una grande quantita di tavole, travi e perfino tronchi d’albero, alcuni ancora con le loro foglie verdi.
Cosi vicino al Bordo, il campo magico del Disco era tanto intenso che dappertutto tremolava un alone nebbioso, generato dall’illusione naturale che si scaricava spontaneamente.
Con qualche sobbalzo finale la barca scivolo accanto a un piccolo molo di legno. Come si fermo descrivendo un cerchio, Scuotivento provo tutte le sensazioni familiari di una possente aura occulta: oleosa, di un gusto bluastro, l’odore di stagno. Tutto intorno a loro la magia pura si spargeva leggera nel mondo.
Il mago e Duefiori si arrampicarono sul tavolato e per la prima volta Scuotivento vide il troll.
Non era affatto spaventoso come lo aveva immaginato.
'Uhm', disse dopo un po’ la sua immaginazione.
Non che il troll fosse orrido. Invece della putrida mostruosita tentacolare che si aspettava, Scuotivento si trovo davanti a un vecchio tarchiato ma non particolarmente brutto, che senza alcuna difficolta sarebbe apparso normale per le strade di una citta, sempre a patto che i passanti fossero abituati a vedere dei vecchi apparentemente composti quasi soltanto d’acqua. Pareva che l’oceano avesse deciso di creare la vita senza passare per tutto il noioso processo dell’evoluzione. E avesse semplicemente plasmato una parte di se stesso in un bipede poi inviato a camminare traballante sulla spiaggia. Il troll era di un gradevole colore azzurro traslucido. Mentre Scuotivento lo contemplava, un piccolo banco di pesci argentati gli sfreccio attraverso il petto.
— Non e educato fissare una persona — disse il troll. La sua bocca si apri con una piccola cresta di spuma e si richiuse nello stesso esatto modo in cui l’acqua si richiude su una pietra.
— Davvero? Perche? — chiese il mago. 'Come fa a stare insieme' si domandava. 'Perche non trabocca?'
— Se volete seguirmi a casa, vi trovero del cibo e un cambio d’abiti — disse solenne il troll e si avvio sugli scogli senza guardare se gli andavano dietro. Dopo tutto, dove altro potevano andare? Si stava facendo buio e un vento freddo e umido soffiava sopra il bordo del mondo. Gia l’arcobaleno era scomparso e sopra la cascata la foschia cominciava a dissiparsi.
— Andiamo — disse Scuotivento e afferro Duefiori per il gomito. Ma il turista non pareva intenzionato a muoversi.
— Andiamo — ripete il mago.
— Quando diventa veramente buio, credi che guardando giu potremo vedere la Grande A’Tuin, la Tartaruga del Mondo? — chiese Duefiori, con lo sguardo alle nuvole.
— Spero di no — rispose Scuotivento. — Davvero. Ora andiamo.
Duefiori lo segui a malincuore nella capanna. Il troll aveva acceso due lampade e se ne stava comodamente seduto in una poltrona a dondolo. Quando entrarono, si alzo in piedi e verso da un’alta caraffa due tazze di un liquido verde. Nella luce fioca pareva divenuto fosforescente, come i mari caldi nelle notti d’estate. Giusto per aggiungere un tocco di stravaganza alla paura che segretamente provava Scuotivento, sembrava anche diventato piu alto di parecchi centimetri.
Il mobilio della stanza era composto quasi esclusivamente di casse.
— Uhm. Hai un gran bel posto qui — si congratulo il mago. — Etnico.
Prese in mano una tazza e guardo il liquido verde luccicante. 'Speriamo che sia potabile' penso. 'Perche sto per berlo' e lo mando giu.
Era la stessa roba che Duefiori gli aveva dato nella barca ma allora non ci aveva fatto caso, perche aveva la mente occupata da questioni piu pressanti. Adesso aveva tutto il tempo di assaporarlo.
Storse la bocca e gemette piano. Con un movimento convulso una delle sue gambe si sollevo e lo colpi in mezzo al petto.
Duefiori, pensieroso, faceva roteare il suo liquido e ne analizzava il gusto. — Ghlen Livid — disse alla fine. — Il liquido fermentato della noce
(Sul Disco le piante includono le categorie comunemente conosciute come
— Tutte le cose confluiscono a tempo debito nella Circonferenza — sentenzio il troll. — Il mio lavoro consiste nel recuperare i relitti galleggianti. Legname, naturalmente, e navi. Botti di vino. Balle di indumenti. Voi due.
Nella mente di Scuotivento si fece la luce. — Si tratta di una rete, vero? Tu hai teso una rete proprio sul bordo del mare!
Il troll annui. — La Circonferenza. — Sul petto gli corsero delle increspature.
Il mago guardo fuori all’oscurita fosforescente che circondava l’isola e fece una risatina sciocca. — Certo — esclamo. — Straordinario! Si potrebbero affondare delle palafitte, fissarle alla scogliera e… buona fortuna! La rete dovrebbe essere molto robusta.
— Lo e — disse Tethis.
— Si potrebbe estendere per piu di due chilometri, purche si trovino abbastanza rocce e altro.
— Sedicimila chilometri. E la zona che pattuglio io.
— E un terzo della circonferenza del Disco!
Tethis fece di nuovo di si con la testa e sparse un po’ d’acqua. Mentre i due uomini si versavano dell’altro vino verde, racconto loro della Circonferenza, del