e non meglio. Voleva dire, infatti, che papa aveva tanta fiducia in lui da non preoccuparsi di cercare sul suo volto le tracce della colpa.

Ci fu un movimento, nel buio, sotto il carro dello zio David, ed era Esau, che si avvicinava silenziosamente, carponi.

Ora glielo dico, penso Len. Gli diro che ho cambiato idea, che non voglio venire.

Esau scivolo piu vicino. Sorrideva, e i suoi occhi scintillavano, nel riverbero del fuoco che covava sotto la cenere. Avvicino il capo a quello di Len, e bisbiglio:

«Dormono tutti. Arrotola la coperta, come se tu ci fossi ancora dentro… cosi, per precauzione.»

Non ci vado, penso Len. Ma le parole non uscirono mai dalle sue labbra. Arrotolo la coperta, obbediente, e scivolo furtivamente nella notte, seguendo Esau. E non appena si fu allontanato dal carro, non appena l’oscurita ebbe nascosto il tendone e il riverbero del fuoco, fu contento. L’oscurita era piena di animazione, di movimento, del senso di andare a una destinazione precisa, con un’eccitazione segreta, e anche lui stava andando, anche lui partecipava a quel movimento e a quell’eccitazione. Il sapore delle cose proibite era dolcissimo nella sua bocca, e le stelle non gli erano mai sembrate cosi grandi e cosi luminose.

Avanzarono prudenti, fino a quando raggiunsero un sentiero aperto, e allora cominciarono a correre. Un calesse dalle altissime ruote passo veloce accanto a loro, superandoli, con il cavallo veloce e trafelato, ed Esau anso:

«Vieni, vieni!»

Rise, e anche Len rise, correndo. Pochi minuti dopo uscirono dal terreno della fiera, e si ritrovarono sulla strada principale, con i piedi che affondavano nella polvere alta di tre settimane senza pioggia. La polvere era sospesa nell’aria, agitata dal passaggio di molte ruote, sollevata dal vento dei carri e agitata di nuovo, prima ancora che avesse potuto posarsi. Delle figure di cavalli apparvero torreggianti nel buio, enormi e spettrali, scuotendo schiuma dai morsi. Tiravano un carro con il tendone aperto, e l’uomo che sedeva a cassetta aveva l’aspetto di un fabbro, con braccia enormi e muscolose e una corta barba bionda. Al suo fianco sedeva una donna robusta, dalle guance rosse, che portava uno straccio intorno alla testa, al posto di una cuffia, e aveva le gonne che si agitavano nel vento. Da sotto il tendone appariva una fila di piccole teste gialle come il grano. Esau corse piu forte, affiancandosi al carro, gridando, seguito da vicino da Len. L’uomo tiro le redini, arrestando i cavalli, e li guardo. Anche la donna li guardo, e poi entrambi scoppiarono in una risata.

«Guardali!» esclamo l’uomo. «Dei piccoli cappelli piatti. Dove andate senza la mamma, piccoli cappelli piatti?»

«Andiamo alla predica,» disse Esau, furibondo per i «cappelli piatti», e piu furibondo ancora per i «piccoli», ma non abbastanza furibondo per lasciare perdere l’occasione di ottenere un passaggio. «Possiamo venire con voi?»

«Perche no?» disse l’uomo, e rise di nuovo. Disse qualcosa sui Gentili e sui Samaritani che Len non riusci a comprendere bene, e qualcos’altro sull’ascoltare una Parola, e poi disse loro di salire, perche erano gia in ritardo. I cavalli non si erano completamente fermati, anche se la loro andatura era stata rallentata, e Len ed Esau correvano tra gli sterpi ai lati della strada, senza farsi distanziare. Si arrampicarono agilmente sul retro del carro, e si gettarono, ansanti, sulla paglia che copriva il fondo, e l’uomo incito a gran voce i cavalli, che si lanciarono di nuovo al galoppo, facendo sobbalzare e ondeggiare il carro, mentre la polvere penetrava dalle fessure del fondo, bianca e insistente. La paglia era piena di polvere. C’era un grosso cane accovacciato su di essa, e c’erano sette bambini, e tutti fissavano Esau e Len con occhi grandi, rotondi e ostili. I due ragazzi sostennero lo sguardo, e poi il piu grande dei bambini punto il braccio su di loro, e disse:

«Guardate che buffi cappelli.»

Tutti risero, a queste parole.

«Cosa te ne importa?» rispose Esau.

«Me ne importa perche questo e il mio carro, e voi ci siete sopra, e se non vi piace la compagnia potete scendere».

Poi continuarono a beffarsi dei loro vestiti, e Len ribolli di collera, pensando che loro non avevano alcun diritto di parlare. Erano scalzi, tutti e sette, e non avevano cappello in testa, anche se, a onor del vero, apparivano tutti sani e robusti, e benestanti, e soprattutto puliti. Malgrado tutto non rispose alle provocazioni, e anche Esau rimase zitto. Tre o quattro miglia erano un percorso molto lungo, troppo lungo se lo si doveva percorrere a piedi, di notte.

Il cane era molto amichevole, invece. Venne a leccare i loro volti con la lunga lingua ruvida, e si accovaccio imparzialmente sull’uno e sull’altro, coprendoli di attenzione per tutta la durata del viaggio. E Len si domando se la donna seduta a cassetta sarebbe scesa sul terreno della predica, rotolandosi a terra, e se l’uomo si sarebbe rotolato a terra con lei. Penso che sarebbero apparsi molto stupidi, in questo caso, e ridacchio, e d’un tratto scopri di non essere piu in collera contro i sette bambini gialli che continuavano a criticare pesantemente i loro vestiti e il loro aspetto.

Finalmente il carro si fermo tra molti altri, disposti in un campo aperto, molto vasto, che scendeva con un dolce pendio verso un piccolo fiume, largo solo sei o sette metri, ora che si era nel pieno della stagione asciutta, e poco profondo, tra gli alti argini. Len penso che doveva esserci molta gente, almeno quanta ce ne era stata alla fiera, solo che tutti erano ammassati, vicinissimi, disposti in una specie di approssimativo circolo, con molta gente seduta al centro. Un carro piatto, con i cavalli staccati, venne spinto vicino all’argine del fiume. Tutti erano voltati verso il carro, e un uomo era in piedi sopra di esso, illuminato da un grande falo. Era un uomo giovane, alto, col torace largo. La barba nera gli scendeva fin quasi alla cintola, lucida come le penne di un corvo in primavera, ed egli la scuoteva muovendosi, agitando la testa e gridando. Aveva la voce alta e penetrante, e non giungeva in un flusso costante di parole, ma a brevi frammenti che parevano lacerare l’aria, improvvisi e penetranti come lame di pugnale, arrivando chiari fino alle ultime file, prima che quello successivo venisse scagliato contro coloro che ascoltavano. Ci volle un minuto buono, prima che Len capisse che l’uomo stava predicando. Era abituato a prediche del tutto diverse, nelle riunioni del sabato, quando papa, o lo zio David, o chiunque altro lo volesse, potevano alzarsi e parlare con Dio, o di Dio. Essi lo facevano sempre con calma, con voce posata e tenendo le mani giunte.

Era stato a osservare dall’alto del carro. In quel momento, prima ancora che le ruote si fermassero, Esau gli diede una gomitata, e disse:

«Vieni!»

Salto giu, oltre l’asse posteriore del carro. Len lo segui. L’uomo grido loro qualcosa a proposito della Parola, e tutti e sette i bambini fecero smorfie e boccacce. Len disse, educatamente:

«Grazie per il passaggio».

Poi si mise a correre dietro a Esau.

Da quel punto, il predicatore sembrava piccolo e lontano, e Len non poteva capire molto di cio che diceva. Esau bisbiglio:

«Penso che sia meglio avvicinarci… da questa parte, ma non fare rumore». Len annui. I due ragazzi scivolarono tra i carri, e notarono che c’erano altre persone che, apparentemente, preferivano rimanere nascoste. Si mantenevano ai margini della folla, fra i carri, e Len poteva intravedere soltanto le figure oscure i cui contorni erano disegnati dal riflesso del fuoco. Alcuni si erano tolti il cappello, ma il taglio degli abiti e dei capelli denunciavano la loro origine in maniera altrettanto inequivocabile. Appartenevano al popolo di Len. Sapeva quello che provavano. Lui stesso provava una certa vergogna, al pensiero di essere visto la in mezzo.

Mentre lui ed Esau avanzavano faticosamente verso il fiume, la voce del predicatore si faceva piu forte. C’era qualcosa di stridente, in essa, qualcosa che muoveva il sangue e lo spirito, come il grido di uno stallone furioso. Le parole giunsero piu distinte:

«…divennero idolatri, seguendo le vie di strani dei. Voi lo sapete bene, amici. I vostri stessi genitori ve l’hanno detto, le vostre nonne e i vostri vecchi nonni ve l’hanno confessato, come i cuori della gente erano pieni di malvagita e di bestemmia, e di bramosia e lussuria…».

Len senti la pelle formicolare per l’eccitazione. Segui Esau, che s’insinuava tra una confusione di ruote e di zampe di cavalli, trattenendo il respiro. E finalmente raggiunsero un punto dal quale potevano vedere, al riparo di uno spazio d’ombra tra le ruote di un carro, senza essere notati, mentre il predicatore era a pochissimi metri da loro.

«Perche essi peccarono di lussuria, fratelli miei! Essi bramavano tutto cio che era strano, e nuovo, e innaturale. E Satana vide che cosi era, e acceco i loro occhi, gli occhi celestiali dell’anima, facendoli diventare dei bambini sciocchi, che gridavano di gioia cercando il lusso e i beni materiali, e tutti i piaceri che inaridivano l’anima. Ed essi dimenticarono Dio».

Un gemito e un ondeggiamento parvero attraversare la folla che sedeva sul terreno. Len impugno saldamente due raggi delle ruote, e infilo la testa tra di essi, sporgendosi.

Il predicatore balzo fino all’orlo del carro. Il vento notturno agitava la sua lunga barba, e i lunghissimi capelli neri, e dietro di lui il fuoco bruciava e generava fumo e scintille, e anche gli occhi del predicatore parevano ardere dello stesso fuoco, enormi e neri. Egli tese avanti il braccio, puntandolo contro la folla, e disse, in uno strano, aspro bisbiglio che aveva la forza e l’intensita di un grido:

«Essi dimenticarono Dio!»

Di nuovo, l’ondeggiamento e il mugolio, un suono cupo, profondo, lamentoso. Questa volta il mugolio fu piu forte, l’ondeggiamento piu pronunciato. Il cuore di Len aveva cominciato a battere precipitosamente.

«Si, fratelli! Essi dimenticarono. Ma Dio dimentica? No, io vi dico. Egli non dimentica! Egli li vedeva. Egli osservava le loro iniquita. Egli vedeva che il Diavolo si era impadronito di loro, e vedeva che essi ne erano contenti… si, amici miei, essi amavano il vecchio Satana, il Traditore, e non volevano lasciare le sue vie per le vie del Signore. E perche? Perche le vie di Satana erano piu facili e piu comode, e c’era sempre un nuovo vizio, c’era sempre un nuovo piacere ad attenderli dietro l’angolo del sentiero che conduceva in basso…»

Len si accorse che Esau, rannicchiato al suo fianco nella polvere, stava fissando il predicatore con gli occhi scintillanti, e la bocca spalancata. Anche il battito del cuore di Len si fece piu tumultuoso. La voce del predicatore aveva l’effetto di una sferzata, una sferzata che agiva su nervi che lui non aveva mai saputo di avere. A un certo punto, dimentico completamente la presenza di Esau. Rimase aggrappato ai raggi delle ruote, e penso, avidamente, «Va’ avanti, va’ avanti!»

«E cosi che cosa fece Iddio, quando Egli vide che i Suoi figli si erano allontanati da Lui? Voi sapete che cosa Egli fece, fratelli miei! Voi lo sapete!»

Il lamento e l’ondeggiamento, e il lamento divento un cupo, basso, minaccioso ululato.

«Egli disse: 'Essi hanno peccato! Hanno peccato contro le Mie leggi, e contro i Miei profeti, che li misero in guardia, gia nell’antica Gerusalemme, dalle facili lusinghe dell’Egitto e di Babilonia! E si sono esaltati nel loro orgoglio. Si sono arrampicati fino ai cieli che sono il Mio trono, e hanno squarciato la terra che e lo sgabello dei Miei piedi, e hanno liberato il sacro fuoco che sta nel cuore stesso delle cose, e che Io soltanto, il Signore Geova, posso toccare!' E Dio disse ancora, 'Malgrado tutte le loro nequizie, io sono un Dio pietoso, lento all’ira ed eterno nell’amore. Che essi si purifichino, dunque, dei loro peccati!'»

L’ululato si fece piu alto, e per tutto il vasto campo aperto ci fu un tendere di braccia e un movimento di teste.

«'Che si purifichino dei loro peccati!'» grido il predicatore. Il suo corpo era teso come la corda d’un arco, vibrante, e le scintille formavano come un’aureola, dietro di lui. «Dio parlo, ed essi furono mondati da ogni nequizia, fratelli! Con i loro stessi peccati vennero castigati. Vennero arsi col fuoco che essi avevano creato, si, e le loro torri superbe svanirono nel grande fuoco della collera di Dio! E col fuoco e la fame e la sete e il terrore vennero scacciati dalle loro citta, dai luoghi di nequizia e di lussuria, i nostri stessi padri, e i padri dei nostri padri, che avevano peccato, e i luoghi d’iniquita vennero distrutti, come fu per Sodoma e Gomorra».

In qualche parte della folla una donna grido e cadde all’indietro, battendo la testa sul terreno. Len non se ne accorse neppure.

La voce del predicatore calo di nuovo in quel bisbiglio intenso e potente piu di cento grida.

«E cosi noi venimmo risparmiati, per misericordia di Dio, perche potessimo trovare la sua via, e seguirla».

«Alleluia!» grido la folla. «Alleluia!»

Il predicatore sollevo le mani. La folla si calmo. Len trattenne il respiro, in attesa. I suoi occhi fissavano i neri occhi ardenti dell’uomo sul carro. Li vide socchiudersi, come gli occhi di un gatto quando sta per balzare sulla preda, solo che quegli occhi non erano del colore giusto.

«Ma,» disse il predicatore. «Satana e ancora con noi».

Le file della folla si spinsero avanti, con un gemito ferale, e vennero tenute a freno, completamente soggiogate, dalle mani del predicatore.

«Lui vuole riprenderci. Si, il Diavolo ricorda bene com’era quando aveva tutte quelle donne dolci e belle a servirlo, e tutti gli uomini ricchi e molli, e le citta tutte risplendenti di luci, come suoi altari! Lui ricorda, e rivuole tutte queste cose! Cosi egli ci invia i suoi emissari… oh, fratelli miei, non sapreste mai distinguerli dalla brava gente timorata di Dio, con i loro modi suadenti e i loro abiti semplici e severi! Ma essi si aggirano in segreto facendo proseliti, insidiando con la tentazione i nostri ragazzi e i nostri giovani, facendo dondolare davanti ai loro occhi ingenui il frutto proibito del serpente, e sulla fronte di ognuno di essi c’e il marchio della bestia… il marchio di Bartorstown!»

Len trasali, e tese ancor piu le orecchie, nell’udire quel nome. In passato, aveva sentito il nome di Bartorstown solo una volta, dalla voce della nonna, e lo ricordava bene, per la durezza con cui

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