che stavano percorrendo. A Richard ricordarono orribilmente una mostra di arte moderna a cui una volta l’aveva portato Jessica: un affascinante giovane artista aveva allestito una mostra che prometteva di abbattere tutti i tabu dell’arte, e a questo scopo il suddetto artista aveva intrapreso una campagna sistematica di ruberie nelle tombe, per esporre quindi in contenitori di vetro i trenta reperti piu interessanti dei suoi saccheggi.
La mostra venne chiusa dopo che «Cadavere trafugato numero 25» fu venduto a un’agenzia pubblicitaria per una somma a nove zeri, e che i parenti del Cadavere trafugato numero 25, vedendo una fotografia della scultura sul quotidiano
Richard aveva fissato con orrore i cadaveri rinchiusi nel vetro con i loro completi macchiati e i vestiti rovinati: si odiava perche stava guardando, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo.
Mister Croup sorrise, come un serpente che tenta di inghiottire una falce di luna, cosa che aumentava ulteriormente la sua somiglianza con i Cadaveri trafugati dal numero 1 al numero 30. «Cosa?» disse il sorridente mister Croup. «Nessun signor Marchese ’So tutto e quanto sono intelligente’? Nessuna ’Oh, non te l’avevo detto? Accidenti! Non posso salire’ Hunter?» Fece una pausa, per ottenere un effetto drammatico. C’era qualcosa del prosciutto marcio in mister Croup. «Cospargetemi il capo di cenere e datemi del lupo cattivo se questi non sono due agnellini sperduti, tutti soli, fuori dopo il tramonto.»
«Puo dare del lupo anche a me, mister Croup» disse mister Vandemar, servizievole.
Mister Croup scese dal suo plinto. «Una parolina gentile nelle vostre orecchiette confuse, piccoli agnellini» disse. Richard si guardo intorno. Doveva pur esserci un posto dove scappare. Allungo la mano e afferro quella di Porta, continuando a cercare disperatamente con lo sguardo.
«No, vi prego. Restate dove siete» disse mister Croup. «Ci piacete cosi, e non vogliamo essere costretti a farvi del male.»
«Si che lo vogliamo» intervenne mister Vandemar.
«Be’, d’accordo, mister Vandemar, se vuole metterla in questi termini. Vogliamo fare del male a entrambi. Vogliamo farvi decisamente molto male. Ma non e per questo che siamo qui ora. Siamo qui per rendere le cose piu interessanti. Vedete, quando le cose si fanno noiose, il mio socio e io diventiamo irrequieti e, per quanto possa risultarvi difficile crederlo, perdiamo il nostro carattere deliziosamente solare.»
Mister Vandemar mostro i denti, a riprova del carattere deliziosamente solare. Era senza dubbio la cosa piu orribile che Richard avesse mai visto.
«Lasciateci soli» disse Porta, con voce chiara e ferma.
Richard le strinse la mano. Se riusciva a essere cosi coraggiosa, poteva esserlo anche lui. «Se volete farle del male» annuncio «dovrete prima uccidere me.»
Mister Vandemar parve sinceramente compiaciuto all’idea. «Benissimo» disse. «Grazie.»
«E faremo del male anche a te» disse mister Croup.
«Non ancora, pero» aggiunse mister Vandemar.
«Vedete,» spiego mister Croup con una voce che pareva burro rancido, «in questo momento siamo qui solo per spaventare la ragazzina.»
La voce di mister Vandemar era un vento notturno che soffia su un deserto di ossa. «Farti soffrire» disse. «Rovinarti la giornata.»
Mister Croup si sedette alla base del plinto di mister Vandemar. «Siete andati in visita alla Corte del Conte, oggi» disse, in quello che Richard sospettava essere un tono lieve e familiare.
«E allora?» disse Porta. Si stava lentamente allontanando dai due.
Mister Croup sorrise. «Come facciamo a saperlo? Come sapevamo dove trovarti?»
«Ti possiamo prendere in qualunque momento» disse mister Vandemar, quasi in un sospiro.
«Sei stata venduta, piccola coccinella» disse mister Croup, rivolto solo e unicamente a Porta. «C’e un traditore nel tuo nido. Un cuculo.»
«Andiamo!» disse la ragazza. E si mise a correre.
Richard correva con lei, nella sala con le cianfrusaglie, verso una porta. Che al tocco di Porta si apri.
«Mandi loro un saluto, mister Vandemar» disse la voce di mister Croup, un po’ piu lontana.
«Addio» disse mister Vandemar.
«No-no» corresse mister Croup.
E allora fece un suono — il
Erano fuori, all’aria aperta, nella notte, e correvano lungo un marciapiede. Richard cominciava a pensare che il cuore gli sarebbe schizzato dal petto per la violenza con cui batteva. Vennero superati da una grossa auto scura.
Il British Museum era al di la di un’alta cancellata dipinta di nero. Discrete luci nascoste illuminavano l’esterno del grande palazzo bianco, le colonne, i gradini e i muri.
Arrivarono a un cancello, che Porta afferro con entrambe le mani, spingendo. Non accadde nulla.
«Non riesci ad aprirlo?» chiese Richard.
«Cosa ti sembra stia cercando di fare?» rispose seccamente la ragazza.
All’ingresso principale a qualche metro di distanza, stavano arrivando dei gran macchinoni da cui scendevano coppie eleganti che proseguivano a piedi verso il museo.
«Laggiu» disse Richard. «L’ingresso principale.»
Porta annui, poi si guardo alle spalle.
«Si direbbe che non ci stiano seguendo» disse. Si affrettarono verso il cancello aperto.
«Stai bene?» chiese Richard. «Cosa e successo?»
Porta quasi spari nella giacca di pelle. Era pallida e aveva dei semicerchi scuri sotto gli occhi.
«Sono stanca» disse con tono piatto. «Ho aperto troppe porte oggi. Consumo energia ogni volta e mi serve un po’ di tempo per recuperare. Qualcosa da mangiare e sono a posto.»
Al cancello c’era una guardia che esaminava minuziosamente gli inviti istoriati che ognuno degli uomini ben rasati e in smoking e delle signore profumate in abito da sera doveva presentare, per spuntarne i nomi sulla lista prima di farli entrare. Accanto a lui, un poliziotto in uniforme osservava inflessibile gli ospiti.
Richard e Porta attraversarono il cancello, e nessuno diede loro una seconda occhiata. Sui gradini di pietra che portano all’ingresso del museo si era formata una coda a cui si unirono anche Richard e Porta. Un uomo dai capelli bianchi accompagnato da una signora molto orgogliosa della pelliccia di visone che indossava, si mise ordinatamente in coda dietro di loro.
Un pensiero colpi Richard: «Possono vederci?» chiese.
Porta si rivolse al signore dietro di lei, lo fisso e disse «Salve.»
L’uomo si guardo attorno con un’espressione stupita sul volto, come non fosse certo di cosa avesse attirato la sua attenzione. Quindi si accorse di Porta che gli stava proprio di fronte. «Salve…?» disse.
«Sono Porta» si presento la ragazza. «E questo e Richard.»
«Oh…» fece l’uomo. Poi si frugo in tasca, ne estrasse un sigaro e si dimentico di loro.
«Ecco. Visto?» disse Porta.
«Penso di si» ribatte lui.
Per qualche tempo non dissero nulla, mentre la coda procedeva lentamente verso l’unico ingresso aperto del museo. Porta controllo lo scritto sulla pergamena, quasi a cercare rassicurazione. Quindi Richard chiese, «Un traditore?»
«Volevano solo farci innervosire» rispose Porta. «Cercavano di turbarci.»
«E hanno fatto un lavoro dannatamente buono, se e per questo» commento Richard. Attraversarono la porta aperta ed eccoli nel British Museum.
Mister Vandemar era affamato, percio tornarono indietro passando da Trafalgar Square.
«Spaventarla» mormoro mister Croup, disgustato. «
In un cestino dei rifiuti, mister Vandemar aveva trovato un mezzo panino alla lattuga e gamberetti e lo stava facendo diligentemente a pezzettini da lanciare sul selciato di fronte a se per attirare un piccolo stormo di piccioni tiratardi.
«Dovevamo seguire la mia idea» disse mister Vandemar. «L’avremmo spaventata molto di piu se gli avessi strappato la testa mentre lei non guardava. Poi gli facevo salire la mano su dalla gola e agitavo le dita all’interno. Strillano sempre» disse in confidenza «quando cadono le palle degli occhi.»
Fece una dimostrazione con la mano destra, conficcando le dita verso l’alto per poi agitarle con forza.
Mister Croup proprio non voleva sentirne parlare. «Perche diventare cosi schifiltoso a questo punto del gioco?» domando.
«Non sono schifiltoso, mister Croup» ribadi mister Vandemar. «Mi piace tanto quando cadono le palle degli occhi. Prendere gli occhi e sbatacchiare.»
Alcuni piccioni grigi, in giro anche se era passata l’ora di andare a dormire, si avvicinarono tutti impettiti per beccare i frammenti di pane e gamberetti, disdegnando la lattuga.
«Non lei,» disse mister Croup «il principale. Uccidetela, rapitela, spaventatela. Perche non si decide?»
Mister Vandemar aveva terminato il panino, percio balzo sul gruppo di piccioni, che fecero ricorso alle ali producendo dei suoni secchi e qualche occasionale e lamentoso
«Gran bella presa, mister Vandemar» disse mister Croup con aria di approvazione.
Mister Vandemar stringeva in mano un piccione stupito e sconvolto che brontolava e si dimenava per liberarsi, cercando senza successo di beccargli le dita.
Mister Croup sospiro, con tono drammatico. «Be’, comunque, non c’e dubbio che adesso abbiamo messo la volpe nel pollaio» disse soddisfatto.
Mister Vandemar teneva il piccione all’altezza della faccia. Si udi un rumore di mandibole, quando gli stacco la testa con un morso e inizio a masticare.
Le guardie di sicurezza stavano dirigendo gli ospiti del museo verso un corridoio che sembrava quasi fungere da sala di attesa. Porta le ignoro completamente e prosegui verso i saloni del museo con Richard alle calcagna.
Attraversarono la sala egizia, salirono parecchie rampe di scale e giunsero in una stanza che un cartello indicava con il nome di Gotico inglese del primo periodo.
«Secondo questa pergamena» disse la ragazza «l’Angelus e proprio qui.»
Porta abbasso lo sguardo sulla pergamena. Lo rialzo per guardarsi intorno. Fece una smorfia di dissenso e ridiscese le scale, percorrendo di nuovo la strada da cui erano arrivati.
Richard provava un’intensa sensazione di
«Allora, l’Angelus non c’era?» chiese Richard.
«No, non c’era» rispose Porta con una foga che Richard ritenne un po’ eccessiva rispetto alla domanda.
«Oh» disse. «Tanto per sapere.»