Entrarono in un’altra stanza. Richard si chiese se stava cominciando a soffrire di allucinazioni per l’eccesso di zuccheri assunti alla Corte del Conte o per deprivazione sensoriale. «Sento della musica» disse. Sembrava un quartetto d’archi.

«La festa» disse Porta.

Giusto. Le persone in smocking con cui avevano fatto la coda. No, l’Angelus non sembrava essere neppure la. Porta si incammino verso il salone successivo e Richard le ando subito dietro. Avrebbe voluto rendersi piu utile.

«Questo Angelus» chiese «che aspetto ha?»

Per un attimo penso che stesse per sgridarlo per aver fatto la domanda, invece si fermo e si sfrego la fronte. «Qui dice solo che ha sopra l’immagine di un angelo. Ma non dovrebbe essere tanto difficile trovarlo. In fondo,» aggiunse speranzosa «quante cose con sopra un angelo potranno mai esserci?»

NOVE

Jessica era leggermente sotto pressione. Era preoccupata, nervosa e agitata. Aveva catalogato la collezione, provveduto a far si che il British Museum ospitasse la mostra, organizzato i lavori di restauro dei piu importanti oggetti in esposizione, collaborato ad appendere e posizionare la collezione e redatto la lista degli invitati al meraviglioso vernissage.

Che importava che non avesse un ragazzo, diceva agli amici. Tanto, anche in caso contrario non avrebbe avuto un minuto di tempo da dedicargli. Eppure, sarebbe bello, penso, in un attimo di pausa: qualcuno con cui visitare le gallerie d’arte nel fine settimana. Qualcuno con cui…

No. Non voleva raggiungere quell’angolo della sua mente. Non lo poteva fissare cosi come non avrebbe potuto afferrare una goccia di mercurio, e si concentro di nuovo sulla mostra.

Anche adesso, all’ultimo minuto, c’erano ancora talmente tante cose che potevano andare storte. Piu di un cavallo era caduto sull’ultimo ostacolo. Piu di un generale troppo sicuro di se aveva visto una vittoria certa trasformarsi in sconfitta nei minuti finali della battaglia.

Jessica intendeva semplicemente assicurarsi che tutto andasse per il verso giusto.

Indossava un vestito di seta verde, un generale senza spalline che passa in rassegna le sue truppe, fingendo stoicamente che il signor Stockton non avesse mezz’ora di ritardo.

Le truppe consistevano in un capo cameriere, una decina di persone di servizio, tre donne delle societa di catering, un quartetto d’archi e il suo assistente, un giovane di nome Clarence. Jessica era convinta che Clarence avesse avuto il posto perche a) dichiaratamente gay, e b) altrettanto dichiaratamente nero, quindi era per lei una fonte di continua irritazione il fatto che fosse di gran lunga l’assistente migliore, piu efficente e competente che avesse mai avuto.

Ispeziono il tavolo dei beveraggi. «Siamo a posto con lo champagne? Si?»

Il capo cameriere le indico la cassa di champagne sotto il tavolo.

«E con l’acqua minerale gassata?»

Un altro cenno del capo. Un’altra cassa.

Jessica increspo le labbra. «E che mi dite dell’acqua minerale non gassata? Non tutti hanno una passione per le bollicine, sapete.»

C’era acqua minerale non gassata in abbondanza. Bene.

Il quartetto d’archi si stava scaldando. La musica non era abbastanza forte da soffocare il rumore proveniente dal corridoio. Era il rumore di una folla piccola ma facoltosa: il borbottio di signore in visone, e signori che, non fosse stato per i cartelli con scritto VIETATO FUMARE — e forse anche per il consiglio dei rispettivi medici — avrebbero tirato fuori un sigaro; il borbottio di giornalisti e celebrita varie che sentivano il profumo di canape, vol-au-vent, bocconcini prelibati e champagne gratis.

Clarence stava parlando al telefonino, un marchingegno sottile e richiudibile che faceva sembrare i trasmettitori di Star Trek ingombranti e fuori moda. Lo spense, abbasso l’antenna e lo rimise nella tasca Armani del suo completo Armani senza rovinarne la linea. Sorrise, con aria rassicurante. «Jessica, l’autista del signor Stockton mi ha telefonato dall’auto. Avranno un altro paio di minuti di ritardo. Non c’e da preoccuparsi.»

«Non c’e da preoccuparsi» gli fece eco Jessica. Un fallimento. Un fallimento. La cosa era destinata a essere un disastro. Il suo disastro. Prese una coppa di champagne dal tavolo, la vuoto e allungo il bicchiere al cameriere addetto agli alcolici.

Clarence inclino la testa da un lato, in ascolto della brontolante risonanza che proveniva dal corridoio oltre la porta. Guardo l’orologio, poi guardo Jessica con aria interrogativa, un capitano che interroga il proprio generale. Nella Valle della Morte, allora, capo?

«Il signor Stockton sta arrivando, Clarence» disse calma. «Ha richiesto una visita privata prima che l’evento abbia inizio.»

«Devo uscire a vedere come vanno le cose?»

«No» disse Jessica, decisa. Quindi, altrettanto decisa, «Si.»

Risolta la questione cibo e bevande, Jessica si diresse dal quartetto d’archi, per chiedere, per la terza volta quella sera, cosa esattamente intendevano suonare.

Clarence apri la doppia porta. Era peggio di quanto avesse pensato: dovevano esserci piu di cento persone nel corridoio.

E non erano solo persone. Erano Persone. Alcune addirittura Personalita.

«Mi scusi» disse il presidente della Commissione per le belle arti. «L’invito diceva le otto in punto e sono gia le otto e venti.»

«Solo qualche minuto» lo rassicuro educatamente Clarence. «Disposizioni di sicurezza.»

Una donna con cappello inizio a fare pressione su di lui, con voce stentorea, prepotente e decisamente parlamentare. «Giovanotto,» comincio «sa chi sono io?»

«Veramente no» menti Clarence, che sapeva esattamente chi fosse ognuno di loro. «Attenda solo un attimo. Vado a chiedere se qualcuno qui dentro lo sa.»

Si richiuse la porta alle spalle.

«Jessica? Stanno per fare una rivolta.»

«Non esagerare, Clarence.»

Si muoveva nella stanza come un turbine di seta verde, posizionando il suo staff di servizio con i vassoi di canape o di bicchieri di champagne negli angoli strategici; controllando il sistema di diffusione sonora, il podio, il sipario e il cordone per aprirlo. «Posso gia vedere i titoli» disse Clarence aprendo un giornale immaginario «Orrore al museo: ricchi vecchietti travolgono fanciulla del marketing nella corsa al canape.»

Qualcuno aveva iniziato a bussare alla porta. Il volume dei suoni provenienti dall’esterno era aumentato. Qualcuno stava dicendo, a voce molto alta, «Scusi. Hmm. Scusi.» Qualcun altro stava informando il mondo che si trattava di una vergogna, una vergogna pura e semplice, non c’erano altre parole per descriverla.

«Decisione esecutiva» disse Clarence all’improvviso. «Li faccio entrare.»

Jessica urlo «No! Se lo fai…»

Ma era troppo tardi. Le porte si erano aperte e l’orda premeva per entrare nella sala. L’espressione di orrore sul viso di Jessica si trasformo in rapita delizia. Scintillo verso la porta. «Baronessa» disse, con un radioso sorriso. «Non so dirle quanto sono felice che sia potuta venire stasera alla nostra piccola mostra. Il signor Stockton e stato trattenuto improrogabilmente ma sara qui a momenti. La prego, prenda un canape…»

Al di sopra della spalla visonata della baronessa, Clarence le fece un allegro occhiolino. Jessica elenco mentalmente tutte le parolacce che conosceva. Non appena la baronessa si diresse verso i vol-au-vent, Jessica raggiunse Clarence e, senza smettere di sorridere, gliene dedico qualcuna all’orecchio.

Richard si blocco. Una guardia di sicurezza stava andando di filato verso di loro, spostando il raggio luminoso della torcia da una parte all’altra. Si guardo intorno alla ricerca di un posto in cui nascondersi.

Troppo tardi. Un’altra guardia si stava dirigendo nella loro direzione, oltre le enormi statue delle divinita greche, agitando la torcia.

«Tutto bene?» chiese la prima guardia.

L’altra fece qualche passo avanti, fermandosi proprio accanto a Richard e Porta.

«Spero di si» disse. «Ho gia dovuto fermare un paio di ubriaconi in pompa magna che volevano incidere le loro iniziali sulla Stele di Rosetta. Detesto questo tipo di incarichi.»

La prima guardia punto il raggio luminoso della torcia dritto negli occhi di Richard, quindi lo fece scivolare via a sfiorare le ombre. «Non smettero mai di dirtelo» disse, con il soddisfatto piacere del vero profeta, «e La maschera della Morte Rossa che si ripete in continuazione. Un’elite decadente si riunisce a far festa mentre la civilta va in rovina.» Si mise le dita nel naso e se le puli sulla suola di cuoio delle scarpe nere ben lucidate.

La seconda guardia sospiro. «Grazie, Gerald. Bene, adesso continuiamo il giro.»

Le guardie uscirono insieme dalla sala. «L’ultima volta che hanno fatto una festa abbiamo scoperto che qualcuno aveva vomitato in un sarcofago» disse uno degli uomini, poi la porta si richiuse alle loro spalle.

«Se fai parte di Londra Sotto» spiego Porta a Richard, con tono colloquiale, mentre camminavano fianco a fianco verso la sala successiva, «di solito non si accorgono neppure della tua esistenza, a meno che non li fermi e parli con loro. E anche in quel caso, si dimenticano di te in un batter d’occhio.»

«Ma io ti ho vista» fece Richard. Era da un po’ che quel fatto gli dava da pensare.

«Lo so» disse Porta. «Non e strano?»

«Qui e tutto strano» ribadi Richard con foga. La musica degli archi si faceva piu forte.

«L’Angelus e la dentro» annuncio Porta puntando il dito nella direzione da cui proveniva la musica.

«Come lo sai?»

«Lo so» disse con assoluta certezza. «Andiamo.» Uscirono dal buio per immettersi in un corridoio illuminato. Attraverso il corridoio campeggiava un grande cartello con sopra scritto:

ANGELI SULL’INGHILTERRA

UNA MOSTRA DEL BRITISH MUSEUM

sponsorizzata dalla Stockton S.p.A.

Attraversarono il corridoio e superarono una porta aperta, per entrare nella grande stanza in cui si stava svolgendo la festa.

C’era un quartetto d’archi che suonava e numerosi camerieri che rifornivano di cibo e bevande una stanza affollata di gente ben vestita. In un angolo della sala si trovava un piccolo palco con sopra un podio, a lato di un sipario lungo e pesante.

La stanza era completamente piena di angeli.

C’erano statue di angeli su minuscoli piedistalli. Dipinti di angeli sui muri. Affreschi con angeli. C’erano angeli enormi e angeli minuscoli, angeli risoluti e angeli amabili, angeli con ali e aureola e angeli senza, angeli bellicosi e angeli pacifici. C’erano angeli moderni e angeli classici. Centinaia e centinaia di angeli di ogni forma e misura. Angeli occidentali, medio-orientali e orientali. Angeli di Michelangelo. Angeli di Joel Peter Witkin, di Picasso, di Warhol. La collezione di angeli del signor Stockton era «indisciplinata fino a sfiorare il trash, ma di certo notevole per il suo ecclettismo» (Time Out).

«Penseresti che sono incontentabile» chiese Richard «se dicessi che trovare qualcosa con sopra un angelo in questa stanza e come cercare di trovare un… oh mio Dio, Jessica!»

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