l’altro, e informato di tutto quello che succede a ognuno di noi e certi suoi pettegolezzi sono interessanti.

Entrarono nel caffe e si trovarono su una rampa metallica che sovrastava le teste dei clienti, al banco o ai tavoli, da un’altezza di nove metri. Nel centro della sala sembrava librarsi una enorme sfera di quindici metri di diametro, fumosa e indefinita sotto la luce dei riflettori. Rydra occhieggio per un istante la sfera e lancio uno sguardo al doganiere.

— I giochi non sono ancora cominciati.

— Volete dire quei combattimenti?

— Esatto.

— Ma e illegale!

— La legge non e mai stata approvata. Dopo averla discussa, hanno preferito rimandare la votazione.

— Oh!

Mentre scendevano fra la folla gioviale, il funzionario sbatte gli occhi. Parecchi clienti erano uomini e donne del tutto comuni, ma i risultati della chirurgia cosmetica erano tali e cosi numerosi da allibirlo. — Non ero mai stato prima in un luogo simile! — mormoro affranto. Rettili e creature anfibie discutevano e ridevano frammisti a grifoni e a sfingi dalla pelle metallica.

— Volete lasciare qui i vostri abiti? — sorrise la ragazza del guardaroba. La sua pelle era di un verde tenue, e l’enorme crocchia dei capelli sembrava di cotone rosa. Le labbra, i seni e l’ombelico scintillavano.

— No, grazie — rifiuto in fretta il doganiere.

— Toglietevi almeno le scarpe e la camicia — gli consiglio Rydra, sbottonandosi la camicetta. — La gente pensera che siete strano. — Lei si chino, slaccio i sandali e li tese sopra la cassa. Aveva appena iniziato a sfibbiare la cintura dei pantaloni, quando colse il suo sguardo disperato. Allora sorrise, e riallaccio la cintura.

Lui si tolse lentamente la giacca, la camicia e la maglietta. Era sul punto di slacciarsi le scarpe, quando qualcuno lo afferro per un braccio. — Ehi, doganiere!

Si alzo, fissando l’uomo nudo e massiccio, sul suo viso butterato c’era un sogghigno simile a una fenditura su una corteccia sporca. Il suo unico ornamento era costituito da minuscoli scarafaggi meccanici luminosi che sciamavano in formazioni rigorose sul petto, sulle spalle e sulle membra. — Come, scusate?

— Cosa stai combinando qui doganiere?

— Signore, io non vi do fastidio.

— E nemmeno io ti rompo le scatole. Vieni a bere, doganiere. Mi sento amichevole.

— Vi ringrazio di cuore, ma dovrei…

— Io sono amichevole. Tu non lo sei. Se tu non vuoi essere amichevole, doganiere, allora nemmeno io voglio esserlo.

— Ma non sono solo… — Lancio un’occhiata impotente a Rydra.

— Andiamo. Berrete tutt’e due. Offro io. Veramente amichevole, dannazione.

L’altro braccio si diresse verso le spalle di Rydra, ma lei gli blocco il polso. Le dita si spalancarono lasciando intravedere lo stellarimetro graduato inserito chirurgicamente nel palmo della mano. — Navigatore?

Lui annui, e Rydra lascio andare il polso.

— Perche stanotte sei cosi “amichevole”?

L’uomo, piuttosto ubriaco, scosse il capo. Portava i capelli annodati in una ispida treccia nera che gli cadeva sull’orecchio sinistro. — Mi piace il doganiere. E mi piaci anche tu.

— Grazie. Offrici quel bicchiere e ti offriro qualcosa anch’io.

Mentre il viso butterato annuiva pesantemente, gli occhi verdi si strinsero. L’uomo le pose una mano fra i seni e sollevo il disco d’oro che pendeva dalla catenella. — Capitano Wong?

Lei annui.

— Meglio non scherzare con voi, allora. — Rise. — Venite, capitano, e offriro a voi e al doganiere qualcosa che vi fara sentire allegri. — Fece loro strada fino al banco.

Il liquore verde che in locali piu rispettabili veniva versato in piccoli bicchieri, qui era servito in boccali.

— Se volete scommettere sull’incontro fra Ottone e il Drago e mi date vincente il Drago, vi spacco la faccia. Scherzando, naturalmente, capitano.

— Non sono qui per scommettere — disse Rydra. — Cerco uomini. Conosci Ottone?

— Ero il navigatore durante il suo ultimo viaggio. Siamo tornati una settimana fa.

— E tu sei amichevole per la stessa ragione che lo fa combattere stasera?

— Potreste anche metterla cosi.

Il doganiere al suo fianco si gratto la clavicola con aria meravigliata.

— L’ultimo viaggio di Ottone deve essere finito male — gli spiego Rydra. — Ora l’equipaggio e senza lavoro, e Ottone si esibira stanotte. — Poi si giro di nuovo verso il Navigatore. — Ci saranno molti capitani a contrattarlo?

L’uomo spinse la lingua contro il labbro superiore, socchiuse un occhio e abbasso il capo. Poi alzo le spalle.

— Finora sono l’unica?

Un cenno di assenso, un lungo sorso di liquore.

— Come ti chiami?

— Calli, Navigatore-Due.

— Dove sono i tuoi Uno e Tre?

— Tre dev’essere da qualche parte di sopra, a sbronzarsi. Uno era una deliziosa ragazza di nome Cathy O’Higgins. E morta. — Fini di colpo il bicchiere e fece un cenno per un altro.

— Questo lo offro io — disse Rydra. — Perche e morta?

— Siamo incappati negli Invasori. Io, Tre, Ottone e il nostro Occhio siamo stati i soli a cavarcela. Tutti gli altri morti compresa la nostra Lumaca. Una Lumaca maledettamente in gamba. Capitano, e stato un viaggio infame. L’Occhio ha avuto un collasso, dopo la perdita del Naso e dell’Orecchio. Avevano vissuto insieme discorporati per dieci anni. Ron, Cathy e io formavamo l’altro trio soltanto da un paio di mesi ma anche cosi… — Scosse il capo. — E stato infame.

— Manda a chiamare il tuo Tre — disse Rydra.

— Perche?

— Sto cercando un equipaggio completo.

Calli corrugo la fronte. — Ma non abbiamo piu il nostro Uno.

— E volete restare a marcire qui per sempre? Andate alla Morgue.

Calli bofonchio. — Se volete vedere il mio Tre, seguitemi.

Rydra sospiro accomodante, e il doganiere si infilo dietro a loro.

— Ehi, scemo, girati.

Il ragazzo che si volto sullo sgabello del bar poteva avere diciannove anni.

Il doganiere penso subito a un groviglio di bende metalliche. Calli era un uomo grande e grosso, dall’aspetto in fondo rassicurante…

— Capitano Wong, questo e Ron, il migliore Tre che sia mai uscito dal Sistema Solare.

… Ma Ron era piccolo, magro, fisicamente affilato e inquietante: i muscoli del petto sembravano lamine metalliche dissimulate sotto una pelle di cera; lo stomaco e il ventre corrugati rigidamente, le braccia come cavi intrecciati. Perfino i muscoli facciali sporgevano sui lati posteriori delle mascelle, inturgiditi, quasi cozzando ad angolo inusitato contro i due separati cordoni del collo. I capelli erano stopposi e spettinati, gli occhi di zaffiro, ma l’unico intervento di chirurgocosmesi evidente era costituito dalla rosa che gli cresceva rigogliosa sulla spalla. Lancio un rapido sorriso e si tocco la fronte con l’indice in segno di saluto. Le sue unghie erano rosicchiate fino alla carne, su dita simili a frammenti annodati di corda bianca.

— Il Capitano Wong sta cercando un equipaggio.

Ron si mosse sullo sgabello, sollevando leggermente la testa; tutti i muscoli del suo corpo si mossero insieme come serpenti nel latte.

Il funzionario della Dogana vide gli occhi di Rydra spalancarsi. Non comprendendo quella sua reazione, decise di ignorarla.

— Non abbiamo piu il nostro Uno — mormoro Ron. Di nuovo quel suo sorriso rapido e triste.

— Ma supponendo che io ve ne trovassi un altro?

I due Navigatori si scambiarono un’occhiata.

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