cronometro.
Barker urlo. Il corpo di Hawks sussulto, di riflesso, e con uno scatto del braccio fece schizzare via il cronometro dalla mano di Gersten.
Holiday, alla
— Tiratelo fuori! — stava urlando Weston. — Tiratelo fuori!
— Non c'e piu bisogno di affrettarci — disse sottovoce Hawks, come se lo psicologo potesse udirlo. — Qualunque cosa doveva accadergli, ormai e gia accaduta.
Gersten guardo il cronometro rotto, poi torno a fissare Hawks. — E quel che pensavo anch'io — disse.
Hawks aggrotto la fronte e si avvio verso la camera del ricevitore, mentre i tecnici della Marina spingevano attraverso la porta il tavolo della vestizione.
Barker sedeva aggobbito sull'orlo del tavolo e si tergeva il volto grigiastro: attorno a lui erano disposti i pezzi dell'armatura smembrata. Holiday gli auscultava il cuore con uno stetoscopio, e di tanto in tanto distoglieva lo sguardo per effettuare una nuova lettura della pressione, premendo la pompetta dello sfigmomanometro. Barker sospiro. — Se c'e qualche dubbio, si limiti a domandarmi se sono vivo. Se sente una risposta, lo sapra. — Guardo stancamente oltre la spalla di Holiday che non gli dava ascolto, e domando a Hawks: — Ebbene?
Hawks consulto con uno sguardo Weston, che annui imperturbabile. — Questo ce l'ha fatta, dottor Hawks — disse lo psicologo. — Dopotutto, molte personalita neurotiche si sono rivelate spesso utili sul piano funzionale.
— Barker — disse Hawks — io…
— Si, lo so. E lieto che sia andato tutto bene. — Barker si guardo in giro, lanciando occhiate fulminee da una parte e dall'altra. — Ne sono lieto anch'io. Qualcuno ha una sigaretta?
— Non ancora — disse brusco Holiday. — Se non le spiace, amico, per un po' lasceremo i suoi vasi sanguigni capillari in uno stato di dilatazione normale.
— Son tutti dei duri — fece Barker, pensieroso. — Tutti sanno quel che si deve fare. — Torno a volgere lo sguardo sul personale del laboratorio, radunato intorno al tavolo. — Potreste venire piu tardi a guardarmi come se fossi una bestia rara, per favore? — Gli altri si ritrassero, indecisi, poi tornarono al lavoro.
— Barker — chiese gentilmente Hawks — si sente bene?
Barker lo guardo con aria inespressiva. — Sono arrivato lassu, sono uscito dal ricevitore, e ho cominciato a guardare intorno all'avamposto. Un branco di zombie con le tute leggere della Marina mi hanno trattato come se fossi uno spettro sgradevole. Non mi dicevano due parole senza darmi l'impressione che costasse loro uno sforzo tremendo. Mi hanno mostrato il sentiero mimetizzato che hanno costruito dalla cupola dell'avamposto, e mi ci hanno spinto sopra. Uno di loro mi ha accompagnato fino a quando ho raggiunto la formazione, e non mi ha mai guardato in faccia.
— Anche loro hanno dei problemi. — Disse Hawks.
— Ne sono sicuro. Comunque sono entrato facilmente in quella cosa, avanzando senza difficolta… E… — Il suo volto perse l'espressione irritata, ne assunse una che rifletteva il ricordo di un'intensa perplessita… — e non e pieno di urla e di facce o di cose del genere… ma e… beh, ci sono delle
Hawks annui. — Non si preoccupi. Adesso il tempo l'abbiamo.
Barker gli rivolse un sogghigno, dal basso in alto, con un'improvvisa gaiezza d'adolescente. — Sono arrivato parecchio piu in la del corpo di Rogan L, sa. E quello che mi ha fregato, finalmente, e stato… e stato… il… e stato il…
Il volto di Barker si arrosso violentemente, gli occhi parvero schizzare dalle orbite. Le labbra fremettero. — Il… il… — Fisso Hawks. — Non posso! — grido. — Non posso… Hawks… — Si dibatte, per sfuggire a Hawks ed a Weston che cercavano di trattenerlo per le spalle, serro le mani, rigidamente, sul bordo del tavolo, con le braccia tese e scosse dalle contrazioni. — Hawks! — urlo, come se parlasse dietro una robusta vetrata. — Hawks, non gliene importava! Io non ero niente, per quella cosa! Ero… ero… — La bocca si apri a mezzo, la lingua batte contro la parte interna dei denti superiori. — N-n-n… N…
Weston grugniva per lo sforzo di costringere Barker a distendersi sul tavolo. Holiday impreco, mentre infilava meticolosamente l'ago d'una siringa nel coperchio d'una boccetta che aveva estratto dalla borsa.
Hawks serro convulsamente i pugni contro i fianchi. — Barker! Di che colore era il suo primo libro di scuola?
Le braccia di Barker si decontrassero un po'. La testa non era piu rigidamente protesa in avanti: la scrollo, e guardo il pavimento con una smorfia, concentrandosi quasi con rabbia.
— Non… non ricordo, Hawks — balbetto. — Verde… no, no, era arancione, con le lettere azzurre, e c'era la storia di tre pesciolini rossi che erano usciti dalla vasca per arrampicarsi su uno scaffale e poi si erano tuffati di nuovo. Io… mi sembra di vedere la pagina con l'illustrazione: tre pesciolini in aria, che cadevano obliquamente, e sotto la vasca che li aspettava. Il testo era formato da tre paragrafi di una sola parola: «
— Bene, Barker, adesso lo capisce — disse sottovoce Hawks. — Lei e vivo, lo e sempre stato da quando riesce a ricordare. Lei
Weston giro la testa di scatto. — Per amor del cielo, Hawks! Non ci si immischi! — Holiday scruto lo scienziato sbattendo leggermente le palpebre, reggendo in mano la siringa.
Hawks espiro lentamente e disse a Weston: — Almeno, adesso sa di essere vivo.
Barker si era accasciato. Quasi piegato su se stesso, si dondolava sul bordo della tavola, e il colorito del viso ritornava gradualmente alla normalita. Bisbiglio, convinto: — Grazie. Grazie, Hawks. — Amaramente, bisbiglio: — Grazie di tutto. — Poi all'improvviso borbotto, irrigidendo il busto: — Qualcuno mi porti una bacinella o una cosa del genere.
Gersten e Hawks stavano accanto al trasmettitore e guardavano Barker che usciva a passo malfermo dal gabinetto, rivestito di camicia e calzoni.
— Cosa ne pensi, Ed? — chiese Gersten. — Cosa fara adesso? Ci piantera in asso?
— Non lo so — fece distratto Hawks, senza distogliere lo sguardo. — Mi pareva che ce l'avesse fatta — disse sottovoce. — Ma e poi vero? Non ci resta che aspettare. Dovremo trovare il modo di risolvere la questione.
— Trovare un altro?
Hawks scosse il capo. — Non possiamo. Non ne sappiamo abbastanza neppure di questo. — Poi disse, infastidito, come se fosse assalito da una torma di mosche: — Ho bisogno di tempo per riflettere. Perche il tempo continua a passare, quando un uomo pensa?
Barker li raggiunse.
Aveva gli occhi infossati nelle orbite. Lancio a Hawks uno sguardo penetrante. La sua voce era incerta, nasale.
— Holiday dice che le mie condizioni generali sono buone, adesso, tutto considerato. Ma bisogna che qualcuno mi accompagni a casa. — Aggriccio le labbra. — Vuol farlo lei, Hawks?
— Si. — Lo scienziato si tolse il camice, e lo depose piegato sul banco. — Tu potresti preparare tutto per un altro lancio, domani, Ted — disse a Gersten.
— Non faccia conto su di me! — gracchio Barker.
— Possiamo sempre annullare il lancio, sa — fece Hawks; poi disse a Gersten: — Ti chiamero domattina presto e te lo faro sapere.
Barker si mosse barcollando e Hawks regolo il passo sul suo. Attraversarono lentamente il laboratorio e varcarono la porta della scala, fianco a fianco.