— Che ricordi dettagliatamente, vero?

— Vero, signore. Sono stato costruito ed ho vissuto per breve tempo sul Mondo Spaziale di Aurora.

— Quello coi… — Trevize si interruppe.

— Si, signore: quello con i cani.

— Ne sei al corrente?

— Si, signore.

— Come mai ti trovi qui, se all’inizio vivevi su Aurora?

— Signore, sono venuto qui agli inizi della colonizzazione della Galassia per impedire la creazione di una Terra radioattiva. Con me c’era un altro robot, di nome Giskard[8], capace di percepire e modificare le menti.

— Come Bliss?

— Si, signore. Il nostro tentativo non ebbe pienamente successo, e Giskard cesso di funzionare. Prima di cessare, pero, fece in modo che anch’io disponessi del suo talento, ed affido a me il compito di badare alla Galassia… alla Terra, soprattutto.

— Perche soprattutto alla Terra?

— In parte per via di un uomo di nome Elijah Baley, un Terrestre.

Pelorat intervenne eccitato: — Golan, e l’eroe culturale di cui ti ho parlato qualche tempo fa!

— Un eroe culturale, signore?

— Il dottor Pelorat con questo termine intende indicare una persona alla quale erano attribuite molte cose — disse Trevize — e che forse nella storia reale era un’unione di piu uomini, od un personaggio inventato.

Daniel riflette un istante. — Non e cosi, signori. Elijah Baley era un uomo vero, e singolo. Non so cosa dicano le vostre leggende, ma nella storia reale, senza di lui forse la Galassia non sarebbe mai stata colonizzata. In suo onore, ho fatto del mio meglio per salvare quel che potevo della Terra, dopo l’inizio della radioattivita. I miei compagni robot furono inviati in tutta la Galassia nel tentativo di influenzare una persona qui… un’altra la… Una volta riuscii a organizzare l’avvio del riciclaggio del suolo terrestre. Un’altra volta, molto tempo dopo, avviai col mio intervento la terraformazione di un mondo del sistema di Alpha Centauri. In entrambi i casi non ebbi del tutto successo. Non potevo modificare a mio piacimento le menti umane, perche esisteva sempre il rischio di danneggiare gli esseri umani da influenzare. Vedete, a vincolarmi c’erano, e ci sono tuttora, le Leggi della Robotica.

— Si?

Non erano necessari i poteri mentali di Daneel per cogliere l’incertezza presente in quel monosillabo.

— La Prima Legge, signore, e questa: «Un robot non puo danneggiare un essere umano ne, attraverso l’inazione, permettere che un essere umano venga danneggiato». La Seconda Legge dice: «Un robot deve obbedire agli ordini dati dagli esseri umani, a meno che questi ordini non violino la Prima Legge ». La Terza Legge dice: «Un robot deve proteggere la propria esistenza, purche tale protezione non sia in contrasto con fa Prima o la Seconda Legge »… Naturalmente, vi espongo queste leggi nell’approssimazione del linguaggio, in realta si tratta di complicate configurazioni matematiche dei nostri schemi cerebrali positronici.

— Ti riesce difficile tener conto di queste leggi?

— Certo, signore. Dev’essere cosi… La Prima Legge e qualcosa di assoluto che mi impedisce quasi l’uso dei miei poteri mentali. Quando si ha a che fare con la Galassia, e improbabile che un’azione non sfoci in qualche conseguenza dannosa. Alcune persone, forse molte, finiranno sempre col soffrire, per cui un robot dovra scegliere il danno minore possibile. Eppure, la complessita delle possibilita e tale che occorre tempo per fare quella scelta, e nemmeno allora si puo essere del tutto sicuri.

— Capisco — fece Trevize.

— Attraverso tutta la storia galattica — disse Daneel — ho cercato di migliorare gli aspetti peggiori dei conflitti e dei disastri manifestatisi nella Galassia. Puo darsi che ci sia riuscito, qualche volta, ed in parte… ma se conoscete la storia galattica saprete di certo che i miei successi siano stati rari e di scarsa entita.

— Lo so — disse Trevize con un sorriso amaro.

— Appena prima della sua fine, Giskard concepi una legge robotica che superava addirittura la prima. La chiamammo «Legge Zero», non trovando un altro nome adeguato. La Legge Zero afferma che: «Un robot non puo danneggiare l’umanita ne, attraverso l’inazione, permettere che l’umanita venga danneggiata». Il che comporta automaticamente un cambiamento della Prima Legge in: «Un robot non puo danneggiare un essere umano ne, attraverso l’inazione, permettere che un essere umano venga danneggiato, purche questo non sia in contrasto con la Legge Zero ». E allo stesso modo vanno modificate anche la Seconda e la Terza Legge.

Trevize corrugo la fronte. — Come si fa a decidere quel che sia dannoso, o meno, per l’umanita presa complessivamente?

— Appunto, signore… In teoria, la Legge Zero era la risposta ai nostri problemi. In pratica, era impossibile decidere. Un essere umano e un oggetto concreto, i danni ad una persona possono essere valutati, osservati. L’umanita e un’astrazione: come comportarsi di fronte ad essa?

— Non lo so — disse Trevize.

— Un momento — intervenne Pelorat. — Si potrebbe trasformare l’umanita in un organismo singolo… Gaia.

— E quel che ho cercato di fare, signore. Organizzai la fondazione di Gaia. Trasformata in un singolo organismo, l’umanita sarebbe diventata un oggetto concreto, con riscontri visibili ed immediati. Comunque, creare un superorganismo non era facile come avessi sperato. Innanzitutto, bisognava che gli esseri umani dessero piu importanza al superorganismo che alla loro individualita, quindi dovevo trovare una struttura mentale adatta. Trascorse parecchio tempo prima che pensassi alle Leggi della Robotica.

— Ah, allora i gaiani sono robot: l’avevo sospettato fin dall’inizio.

— In tal caso, i vostri sospetti erano infondati, signore. Sono esseri umani, ma nei loro cervelli e stato inculcato saldamente l’equivalente delle Leggi della Robotica. I gaiani devono rispettare la vita, rispettarla davvero… Ma superato questo ostacolo, restava un altro problema serio. Un superorganismo composto unicamente di esseri umani e instabile. E necessario aggiungere altri animali… piante… la materia inorganica, poi. Il superorganismo piu piccolo veramente stabile e un mondo, un mondo abbastanza grande e complesso da possedere un sistema ecologico stabile. Mi occorse molto tempo per capirlo, e solo in quest’ultimo secolo la fondazione di Gaia si e conclusa e Gaia ha potuto iniziare ad evolversi in Galaxia. E malgrado cio, anche questa fase richiedera molto tempo… anche se forse la strada da percorrere sara piu breve di quella gia percorsa, dal momento che adesso conosciamo le regole.

— Pero avevi bisogno di me, perche decidessi al tuo posto. E cosi, Daneel?

— Si, signore. Le Leggi della Robotica non permettevano ne a me ne a Gaia di prendere quella decisione rischiando di danneggiare l’umanita… E nel frattempo, cinque secoli fa, quando trovare il metodo per superare le difficolta che ostacolavano la creazione di Gaia sembrava un’impresa irrealizzabile, ricorsi ad una soluzione di ripiego accettabile e favorii lo sviluppo della scienza della Psicostoria.

— Avrei potuto immaginarlo — mormoro Trevize. — Sai, Daneel, comincio a credere che tu abbia davvero ventimila anni.

— Grazie, signore.

Pelorat disse: — Un attimo… Anche tu fai parte di Gaia, Daneel? E cosi che hai saputo dei cani su Aurora? Tramite Bliss?

Daneel rispose: — In un certo senso, signore: sono alleato a Gaia, anche se non ne faccio parte.

Trevize inarco le sopracciglia. — Come Comporellen, il mondo che abbiamo visitato subito dopo essere partiti da Gaia… Anche la sostenevano di non appartenere alla Confederazione della Fondazione, ma di essere solo alleati.

Daneel annui lentamente. — Un’analogia pertinente, direi. In quanto collegato a Gaia, posso sapere quello che sappia Gaia… tramite la donna, Bliss, per esempio. Gaia, invece, non puo essere al corrente di quel che sappia io, per cui conservo la mia liberta d’azione. Liberta d’azione necessaria, finche Galaxia non avra raggiunto una fase avanzata di sviluppo.

Trevize fisso il robot e domando: — E ti sei servito di Bliss come tramite per influenzare il nostro viaggio, per plasmare gli eventi nel modo che ritenevi migliore?

Daneel sospiro, concedendosi un curioso atteggiamento umano. — Non ho potuto far molto, signore: le

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