possibile.
— Ma cosa c’e di sbagliato nel…
Trevize udi un ronzio lieve, e disse: — Il computer mi sta segnalando: immagino stia ricevendo istruzioni riguardo la stazione d’ingresso. Torno tra poco.
Ando nella sala comandi, poso le mani sui contorni tracciati sulla scrivania, e in effetti trovo le istruzioni per la stazione d’ingresso da contattare… le sue coordinate rispetto alla linea dal centro di Comporellen al polo nord, la rotta di avvicinamento stabilita.
Trevize diede il segnale di “ricevuto”, quindi resto un attimo seduto.
Il Piano Seldon! Era da parecchio tempo che non ci pensava. Il Primo Impero Galattico era crollato, e per cinquecento anni la Fondazione si era consolidata, prima rivaleggiando con l’Impero, poi sulle sue rovine… tutto secondo il Piano.
C’era stata l’interruzione del Mulo, che per un po’ aveva minacciato di sgretolare il Piano, ma la Fondazione era riuscita a spuntarla… probabilmente con l’aiuto della Seconda Fondazione, sempre misteriosa e nascosta… forse con l’aiuto di Gaia, ancor meglio nascosta.
Ora il Piano era minacciato da qualcosa di piu serio del Mulo. Invece di un rinnovamento dell’Impero, si prospettava all’orizzonte qualcosa di completamente diverso e senza precedenti nella storia… Galaxia. E Trevize stesso aveva dato il suo consenso.
Ma perche? C’era un errore nel Piano? Un difetto di base?
Per una frazione di secondo, a Trevize parve davvero che quel difetto esistesse, gli parve di sapere quale fosse, di averlo saputo anche quando aveva preso la sua decisione… ma quel guizzo conoscitivo, ammesso che lo fosse, scomparve con la stessa rapidita con cui si era manifestato, e lui si ritrovo a mani vuote.
Forse si trattava solo di un’illusione; sia quando aveva deciso, sia adesso. Dopo tutto, lui non sapeva nulla del Piano a parte i postulati fondamentali su cui si reggeva la Psicostoria. A parte questo, non conosceva altri particolari, e sicuramente nulla della sua struttura matematica.
Chiuse gli occhi e penso…
Nulla.
E se fosse stato per l’ampliamento di facolta che riceveva dal computer? Poso le mani sulla sommita della scrivania e senti il calore delle mani del computer che prendevano le sue. Chiuse gli occhi e penso di nuovo…
Ancora nulla.
4
Il Comporelliano che sali a bordo portava una carta d’identita olografica. Il documento riproduceva con fedelta sorprendente il suo volto paffuto incorniciato da una barba poco vistosa, e sotto l’immagine compariva il nome, A. Kendray.
Era basso, ed il suo corpo era tondeggiante come il viso. Aveva un’espressione ingenua e modi disinvolti, e si guardo attorno meravigliato.
Disse: — Come avete fatto a scendere cosi in fretta? Vi aspettavamo non prima di un paio d’ore.
— E un nuovo modello di nave — rispose Trevize, educatamente ma senza sbilanciarsi.
Kendray non era il giovanotto innocente che sembrava, comunque. Entro nella sala comandi e disse subito: — Gravitazionale?
Trevize non vide l’utilita di negare l’evidenza. La voce incolore, disse: — Si.
— Molto interessante. Si sente parlare di queste navi, ma non si riesce mai a vederle. I motori sono nella carena?
— Esatto.
Kendray guardo il computer. — I circuiti del computer, anche?
— Esatto. Almeno, cosi mi hanno detto: io non ho mai controllato.
— Ah, bene. Mi serve la documentazione della nave; numero del motore, luogo di costruzione, codice d’identificazione, la pappardella completa, insomma. E tutto nel computer, immagino, e scommetto che il computer puo sfornare in mezzo secondo la certificazione che mi occorre.
Il computer impiego poco piu di mezzo secondo. Kendray torno a guardarsi attorno. — Solo voi tre, a bordo?
— Esatto — rispose Trevize.
— Animali? Piante? Stato di salute?
— No, no, e buono — disse Trevize conciso.
— Hmm! — fece Kendray, scrivendo. — Potreste mettere la mano qui dentro? Semplice routine… La destra, per favore.
Trevize guardo l’apparecchio senza benevolenza. Il suo uso era sempre piu comune: stava diventando sempre piu elaborato. Si poteva dedurre quasi subito l’arretratezza di un mondo dall’arretratezza del suo microrivelatore. Ormai erano pochi i mondi che non ne avessero uno, per quanto arretrati. Il fenomeno era iniziato con lo sgretolamento finale dell’Impero, via via che ogni frammento dell’intero era diventato sempre piu ansioso di proteggersi dalle malattie e dai microrganismi estranei degli altri.
— Cos’e? — chiese Bliss sottovoce, interessata, sporgendo la testa per osservare bene.
Pelorat rispose: — Credo che si chiami microrivelatore.
Trevize aggiunse: — Nulla di misterioso. E un congegno che controlla automaticamente una parte del corpo, dentro e fuori, in cerca di eventuali microrganismi capaci di trasmettere malattie.
— Questo li classifica anche, i microrganismi — disse Kendray, con una sfumatura piuttosto evidente di orgoglio. — E stato progettato qui su Comporellen… E se non vi dispiace, vorrei ancora la vostra destra.
Trevize inseri la mano ed osservo una serie di piccoli segni rossi che si spostavano lungo delle linee orizzontali. Kendray tocco un contatto, ed un fac-simile della diagnosi apparve immediatamente. — Se volete firmarlo, signore.
Trevize firmo. — In che condizioni sono? — chiese. — Non sono in grave pericolo, vero?
Kendray rispose: — Non sono un medico, quindi non sono in grado di dirvelo di preciso, ma qui non ci sono i segni che mi costringerebbero a respingervi od a mettervi in quarantena, ed a me non interessa altro.
— Sono proprio fortunato — commento Trevize asciutto, scuotendo la mano per liberarsi del lieve pizzicore che provava.
— Voi, signore — disse Kendray.
Pelorat inseri la mano con una certa riluttanza, quindi firmo il certificato.
— E voi, signora?
Alcuni attimi dopo, Kendray stava fissando i risultati, dicendo: — Mai visto niente del genere prima d’ora. — Guardo Bliss con un’espressione intimorita. — Completamente negativo.
Bliss scocco un sorriso accattivante. — Magnifico.
— Si, signora. Vi invidio. — Kendray torno a guardare il primo certificato. — La vostra carta d’identita, signor Trevize.
Trevize gliela mostro. Kendray, guardandola, alzo gli occhi sorpreso. — Consigliere della Legislatura di Terminus?
— Appunto.
— Funzionario della Fondazione?
— Appunto. Quindi vediamo di sbrigarci, d’accordo?
— Siete voi il capitano della nave?
— Si.
— Scopo della visita?
— Motivi di sicurezza della Fondazione, e non vi diro altro. Capite?
— Si, signore. Quanto intendete fermarvi?
— Non lo so. Forse una settimana.
— Molto bene, signore. E quest’altro signore?
— E il dottor Janov Pelorat — rispose Trevize. — Avete li la sua firma, e per lui garantisco io. E uno