importante della Galassia. Ma a mio giudizio doveva trattarsi di una storia inventata [5].
— Ne sei certo? — chiese Pelorat, mordendosi un labbro.
— In certe cose non si puo avere alcuna certezza! — replico Bander. — Tuttavia, mi pare al di la di ogni limite ragionevole il fatto che un Terrestre possa avere avuto l’ardire di venire su Solaria, o che Solaria possa aver consentito una simile intrusione. Ed e ancor piu improbabile che una donna solariana, per quanto all’epoca fossimo ancora semi-umani, abbia lasciato volontariamente questo mondo… Ma, venite… lasciate che vi mostri la mia dimora.
— La tua dimora? — fece Bliss guardandosi attorno. — Non siamo gia in casa tua?
— Niente affatto, questa e un’anticamera: e una stanza di osservazione. Qui, quando devo, vedo i miei concittadini Solariani. Le loro immagini appaiono su quella parete, o tridimensionalmente nello spazio di fronte alla parete. Questa stanza e un luogo di riunione pubblico, pertanto, e non fa parte della mia residenza. Venite con me.
Li precedette, senza voltarsi a guardare se i tre lo seguissero, ma i quattro robot lasciarono i rispettivi angoli, e Trevize capi che se lui ed i compagni non si fossero incamminati spontaneamente, i robot li avrebbero obbligati garbatamente a farlo.
Mentre gli altri due si alzavano, Trevize mormoro a Bliss: — Lo hai fatto parlare tu?
Bliss gli strinse la mano ed annui. — Comunque, vorrei sapere che intenzioni abbia — soggiunse, con una sfumatura inquieta nella voce.
9
Seguirono Bander. I robot si tennero a rispettosa distanza, pero la loro presenza era un deterrente continuo.
Stavano percorrendo un corridoio, e Trevize borbotto depresso: — Su questo pianeta non c’e niente di utile che riguardi la Terra, ne sono sicuro… Solo un’altra variazione del tema della radioattivita. — Scrollo le spalle. — Dovremo raggiungere il punto indicato dalla terza serie di coordinate.
Una porta si apri davanti a loro, rivelando una stanza angusta. Bander disse: — Venite, semi-umani, desidero mostrarvi come viviamo.
Trevize sussurro: — Prova un piacere infantile nel fare l’esibizionista. Mi piacerebbe stenderlo con un pugno.
— Non cercare di essere ancor piu infantile di lui — lo ammoni Bliss.
Bander li fece entrare nella stanza. Uno dei robot li segui. Bander congedo gli altri robot con un cenno, ed entro a sua volta. La porta si richiuse alle sue spalle.
— E un ascensore — disse Pelorat soddisfatto, quasi avesse scoperto chissa cosa.
— Infatti — convenne Bander. — Una volta trasferitici sottoterra non siamo piu emersi veramente. Ne desideriamo tornare in superficie, anche se di tanto in tanto trovo piacevole sentire il tepore del sole. Pero detesto le nubi, o la notte, all’aperto. Si ha la sensazione di essere sottoterra senza esservi davvero… non so se rendo l’idea. In un certo senso, e una discordanza cognitiva che mi urta.
— La Terra costruita nel sottosuolo — osservo Pelorat. — Gli abissi d’acciaio, ecco come chiamavano le loro citta[6]. Ed anche su Trantor si costruiva sottoterra, in modo ancor piu massiccio, nel remoto periodo Imperiale… E ancor oggi Comporellen ha uno sviluppo sotterraneo: e una tendenza comune, pensandoci bene…
— Dei semi-umani accalcati sottoterra, e noi che viviamo sottoterra in fulgido isolamento… sono due cose completamente diverse — preciso Bander.
Trevize disse: — Su Terminus, le abitazioni si trovano in superficie.
— E sono esposte alle intemperie — fece Bander. — Molto primitivo.
L’ascensore, dopo la sensazione iniziale di gravita minore che aveva rivelato a Pelorat cosa fosse in realta quella stanza angusta, non trasmetteva piu alcuna sensazione di movimento. Trevize stava chiedendosi fino a quale profondita sarebbe sceso, quando d’un tratto si avverti un lieve aumento di gravita e la porta si apri.
Di fronte a loro c’era una stanza ampia ed arredata con ricercatezza. Era illuminata in modo fioco, anche se non si capiva da dove provenisse l’illuminazione: sembrava quasi che l’aria stessa fosse leggermente luminosa.
Bander punto il dito, e nella direzione indicata la luce divenne un po’ piu intensa. Cambio direzione, e si ripete lo stesso fenomeno. Poi poso la sinistra su una barra tozza di fianco alla porta, con la destra fece un ampio gesto circolare, e l’intera stanza si rischiaro come se all’interno splendesse il sole, ma senza che si avvertisse la minima sensazione di calore.
Trevize fece una smorfia, e commento a mezza voce: — Quest’uomo e un ciarlatano.
Bander replico secco: — Non “quest’uomo”, bensi “questo Solariano”. Non sono certo del significato della parola ciarlatano, pero dal tono direi che si tratti di un termine ingiurioso…
Trevize spiego: — Significa “persona che manca di schiettezza, persona che ricorre a certi effetti perche le sue azioni appaiano strabilianti mentre invece in realta non lo sono”.
Bander disse: — Ammetto di amare la teatralita, pero quello che vi ho mostrato non e un trucco: e qualcosa di reale.
Batte sulla barra con la sinistra. — Questa barra di conduzione termica si estende verso il basso per parecchi chilometri, e nella mia tenuta vi sono barre simili in vari punti. Barre come questa esistono anche nelle altre tenute. Queste barre incrementano la velocita di diffusione del calore dalle parti interne del pianeta alla superficie e facilitano la conversione dell’energia termica in forza meccanica. Non ho bisogno di questi gesti della mano per produrre la luce, comunque i gesti conferiscono un che di teatrale all’azione… o forze, come sostieni tu, una lieve sfumatura artificiosa, cosa che mi diverte.
Bliss disse: — Hai spesso l’opportunita di divertirti con questi piccoli gesti teatrali?
— No — rispose Bander scuotendo la testa. — I miei robot sono indifferenti a certe manifestazioni. E pure i miei concittadini Solariani non rimarrebbero impressionati. Questa occasione insolita di incontrare dei semi-umani e di esibirmi per loro e estremamente… gratificante.
Pelorat chiese: — Quando siamo entrati, questa stanza era rischiarata da una luce fioca… E sempre accesa questa luce?
— Si, e una perdita di energia trascurabile… come il funzionamento costante dei robot. Tutta la mia tenuta e sempre in funzione, ed anche le parti di essa non impegnate in alcuna mansione rimangono ugualmente attivate.
— E tu fornisci di continuo l’energia a questa grande tenuta?
— Il sole ed il nucleo del pianeta forniscono l’energia necessaria. Io sono semplicemente un veicolo. E non tutta la tenuta e produttiva. Per lo piu e adibita a parco naturale, e ricca di varie forme di vita animale… innanzitutto, perche cosi proteggo i miei confini, ed in secondo luogo perche apprezzo il valore estetico di tale disposizione. In realta, i miei campi e le mie fabbriche sono una parte minima. Devono solo soddisfare le mie esigenze, e fornire alcune cose particolari di cui gli altri hanno bisogno e che io scambio. Per esempio, ho dei robot in grado di fabbricare ed installare le barre di conduzione termica: molti Solariani dipendono da me in questo settore.
— E la tua casa? — chiese Trevize. — Quanto e grande?
Evidentemente era una domanda appropriata, perche Bander assunse un’aria raggiante. — E molto grande… Una delle piu grandi del pianeta, credo. Si estende per chilometri in ogni direzione. Ed i robot che si occupano della mia dimora sotterranea sono numerosi quanto quelli che occupano le migliaia di chilometri quadri della mia tenuta in superficie.
— Sicuramente non userai del tutto un’abitazione del genere — osservo Pelorat.
— Puo darsi in effetti che vi siano sale in cui non sono mai entrato… ma, e con cio? — replico Bander. — I robot mantengono ogni stanza pulita, in ordine ed arieggiata… Ma, venite… Da questa parte.
Attraversarono una porta e si ritrovarono in un altro corridoio. Davanti a loro c’era un piccolo veicolo scoperto che si muoveva su dei binari.