Con un cenno, Bander li invito a salire a bordo, e ad uno ad uno loro montarono sul veicolo. Non c’era abbastanza spazio per tutti e quattro piu il robot, ma Pelorat e Bliss si appiccicarono l’un l’altro per far posto a Trevize. Bander si accomodo davanti con aria disinvolta, affiancato dal robot, e la vettura parti senza alcun intervento evidente sui comandi… a parte i gesti occasionali e armoniosi delle mani del Solariano.

— In realta, questo e un robot a forma di veicolo — spiego Bander, l’atteggiamento negligente ed indifferente.

Procedevano mantenendo un’andatura da parata reale, superando porte che si aprivano al loro arrivo e si richiudevano subito dopo il passaggio. Ogni sala era diversa dalle altre in quanto ad arredi, come se i robot avessero ricevuto l’ordine di realizzare le piu svariate combinazioni.

Di fronte a loro il corridoio era buio, e pure alle loro spalle. Pero il punto in cui si trovava di volta in volta la vettura era sempre inondato da una specie di fredda luce solare. Anche le stanze si illuminavano all’apertura delle porte. Ed ogni volta, muoveva la mano con grazia e lentezza.

Il viaggio sembrava interminabile. Di tanto in tanto si ritrovavano a percorrere una curva, dal che si capiva che quella residenza sotterranea si estendesse in due dimensioni. (No, tre, penso Trevize ad un certo punto, mentre imboccavano un tratto in discesa.)

Ed ovunque andassero, robot… decine, ventine, centinaia… impegnati tranquillamente in attivita di cui per Trevize non era facile stabilire la natura. Superarono la soglia di un salone nel quale file di robot erano chini silenziosi su delle scrivanie.

Pelorat chiese: — Cosa stanno facendo, Bander?

— Si occupano della contabilita — rispose il Solariano. — Tengono dei resoconti statistici, finanziari, e di tante altre cose che io lascio a loro ben volentieri. Questa tenuta non e del tutto inattiva. Circa un quarto dell’area coltivabile e piantata a frutteto. Inoltre, un decimo e costituito da campi di grano. Ma sono i frutteti il mio vero orgoglio. Coltiviamo la miglior frutta del mondo, tantissimi tipi. Su Solaria, quando si parla di una vera pesca si parla di una pesca Bander. Quasi nessun altro si prende la briga di coltivare pesche… Abbiamo ventisette tipi di mele e… cosi via. I robot possono fornirvi tutte le informazioni desiderate.

— Perche tanta frutta? — chiese Trevize. — Certo non puoi mangiarla tutta tu?

— Me ne guarderei bene: la frutta a me non piace granche. Viene scambiata con le altre tenute.

— In cambio di cosa?

— Minerali, per lo piu. Non vi sono miniere degne di nota nella mia tenuta. E poi, ottengo in cambio tutto quanto necessario per mantenere un sano equilibrio ecologico. Ho una notevole varieta di forme di vita animale e vegetale nella mia tenuta.

— E sono i robot a provvedere a tutto, immagino — osservo Trevize.

— Si, e lo fanno molto bene.

— Tutto questo per un Solariano.

— Per la tenuta ed il suo equilibrio ecologico. Si da il caso che io sia l’unico Solariano a visitare, se voglio, le varie parti della tenuta… ma questo fa parte della mia liberta assoluta.

Pelorat intervenne: — Gli altri… gli altri Solariani, immagino, manterranno un equilibrio ecologico locale, ed avranno paludi, od aree montuose, o tenute litoranee.

Bander rispose: — Ritengo di si. A volte simili argomenti sono oggetto di riunioni… riunioni rese inevitabili dalle questioni interne del nostro mondo.

— Dovete riunirvi spesso? — chiese Trevize. (Stavano percorrendo un passaggio piuttosto stretto e lungo, senza stanze laterali. Forse era stato costruito in una zona che non consentiva la costruzione di qualcosa di dimensioni maggiori, e serviva solo come collegamento tra due ali della residenza, riflette Trevize.)

— Fin troppo spesso. Quasi una volta al mese devo trascorrere parte del mio tempo in una delle riunioni dei comitati di cui sono membro… In ogni modo, anche se la mia tenuta e priva di montagne o di paludi, i miei frutteti, i miei orti botanici, i miei vivai di pesci sono i migliori del mondo.

Pelorat disse: — Ma, mio caro amico… cioe, Bander… presumo che tu non abbia mai lasciato la tua tenuta per visitare altre tenute…

— Certo che no — sbotto Bander con aria offesa.

— Ho detto presumo — preciso timidamente Pelorat. — Ma, in tal caso, come puoi essere certo che i tuoi siano i migliori se non ti sei mai informato sullo stato degli altri, se non li hai mai visti?

— Lo capisco dalla richiesta dei miei prodotti negli scambi commerciali.

Trevize chiese: — Ed i prodotti industriali? Le fabbriche?

Bander rispose: — Ci sono proprieta dove si fabbricano attrezzi e macchinari. Come ho detto, nella mia tenuta produciamo le barre di conduzione termica… che del resto sono abbastanza semplici.

— E i robot?

— I robot vengono costruiti un po’ ovunque. In tutta la storia, della Galassia Solaria e sempre stata all’avanguardia nella progettazione e nella costruzione dei robot.

— Ed e all’avanguardia anche oggi, immagino — disse Trevize, attento a non dare alla frase un tono interrogativo.

— Oggi? — fece Bander. — Con chi si puo competere, oggi? Ormai, solo Solaria costruisce robot. I vostri mondi non li costruiscono, se ho interpretato correttamente quello che ho sentito nelle trasmissioni iperonda.

— Ma… gli altri Mondi Spaziali?

— Lo ripeto: non esistono piu.

— Proprio piu?

— Credo che non esista piu un solo Spaziale nella Galassia, se si eccettua Solaria.

— Dunque nessuno conosce la posizione della Terra?

— Ed a chi interesserebbe la posizione della Terra?

Pelorat intervenne: — A me interessa: e il mio campo di studio.

— Allora dovrai studiare qualcos’altro — fece Bander. — Non so nulla della posizione della Terra, non mi risulta che qualcuno l’abbia mai conosciuta, e non darei una scheggia di robometallo per conoscerla.

La vettura si fermo, e per un attimo Trevize penso che il Solariano si fosse offeso. Fu un arresto dolce, comunque, e Bander scese dal veicolo con la solita espressione divertita, ed invito i tre a smontare.

Nella sala in cui entrarono l’illuminazione era tenue, e rimase tenue anche dopo che Bander l’ebbe ravvivata con un gesto. La sala immetteva in un corridoio laterale, fiancheggiato da stanze piu piccole. In ognuna delle stanze c’erano uno o due vasi decorati, accanto ai quali a volte c’erano degli oggetti che assomigliavano a proiettori.

— Cos’e tutto questo, Bander? — domando Trevize.

— Sono le camere mortuarie degli antenati, Trevize.

10

Pelorat si guardo attorno, interessato. — Immagino che qui siano inumate le ceneri dei tuoi avi?

Bander rispose: — Se per “inumate” intendi “seppellite nel terreno”, non hai usato l’espressione esatta. Certo, siamo sottoterra, ma questa e la mia residenza, e le ceneri si trovano in essa, come noi. Nella nostra lingua diciamo che le ceneri sono “accasate” od “incasate”. — Esito un istante, quindi aggiunse: — “Casa” e un termine arcaico che significa residenza.

Trevize si guardo attorno affrettatamente. — E questi sono tutti i tuoi antenati? Quanti sono?

— Quasi cento — rispose orgoglioso il Solariano. — Novantaquattro, per la precisione. Certo, i piu vecchi non sono veri Solariani… non nel senso corrente della parola. Erano semi-persone, maschi e femmine. Questi semi-antenati sono stati posti in urne adiacenti dai loro discendenti immediati. Naturalmente, io non vado in quelle camere: e piuttosto vergognevole. Almeno, il termine solariano e questo… non conosco il vostro equivalente in galattico: puo darsi che non esista.

— Ed i film? — chiese Bliss. — Quelli sono proiettori, vero?

— Diari — fece Bander. — Le storie delle loro vite, scene dei predecessori nelle parti della tenuta che prediligevano. Si puo dire quindi che non muoiano in tutti i sensi: una parte di loro rimane, ed io sono libero di unirmi a loro quando desideri… Posso guardare tutti gli spezzoni di film che voglio.

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