e cerco di muoversi, di socchiudere gli occhi sbarrati dalla paura, di stringere i pugni, di muovere i piedi. Nella parte piu profonda e ancestrale del suo cervello una voce urlava: «Corri, corri!». Continuando a lottare con tutte le sue forze, indusse le valdo a spostare il cilindro radioattivo verso la fila di cilindri, esattamente nello spazio che gli era riservato, vicino alla testa del robot.

Dietro l’urlo spaventoso del blocco mentale, THX ebbe l’impressione di sentire la voce del supervisore:

— Chi ha autorizzato la priorita del blocco? Sgombrate l’area, trasferite la responsabilita del disastro al Controllo. Ripeto, sgombrate l’area! Dove diavolo sono quelle dannate pillole?

THX avrebbe voluto correre via, nascondersi, ma era serrato nella morsa del blocco mentale. Lotto con tutte le sue forze per liberare le mani dalle vallo.

Nella cella, il cilindro radioattivo era ormai posato accanto a tutti gli altri cilindri.

Il fischio del blocco mentale si spense.

— Sgombrate. Sgombrate… quattro quattro quattro quattro, quattro quattro quattro cinque, quattro quattro quattro sei… Fuori. Fuori. Fuori!

Gli operatori crollarono a terra. THX barcollo all’indietro. Aveva le mani libere adesso, e i piedi si muovevano seguendo l’istinto. Le orecchie ronzavano dolorosamente. Intravvide un lampo di scintille all’interno della cella di montaggio.

— Sciogliere il blocco mentale! — gridava una voce da qualche parte.

— Sciogliere il blocco mentale. Tornare al monitor. Obbligo di trasferimento della responsabilita a monitor centrale otto nove otto. Il centro Controllo sei due sei non ha alcuna responsabilita…

THX cadde in ginocchio e comincio a strisciare verso l’uscita di sicurezza, dove lampeggiava una sinistra luce rossa.

La voce di OMM si diffuse nella sezione montaggio.

— Va tutto bene. Mi occupero io di voi. Vi proteggero. Va tutto bene. Cooperate e state calmi, sono qui per aiutarvi. Va tutto bene…

In mezzo alla calma voce di OMM, si udiva qualcuno gridare: — Portate via di la quegli uomini! Dove sono le unita di Controllo? Allarme radioattivo! Allarme radioattivo!

THX raggiunse la porta e si puntello alla maniglia per tirarsi su. Senti la serratura d’emergenza cedere e la porta aprirsi, poi chiudersi alle sue spalle. Era nella sala di decontaminazione, adesso. Tra luci gialle ammiccanti, fu investito dallo spruzzo decontaminante che, proveniente dalle pareti, fischiava e agiva con forza, tanto da fargli male alla pelle sotto i vestiti. Per un attimo senti fitte acute agli occhi e automaticamente, rispettando le regole imparate in passato, si tolse gli abiti contaminati e corse via.

La porta d’uscita della sala di decontaminazione si apri. THX usci e trovo vestiti nuovi e uno scaffale con i dosaggi prescritti di sedativo. Si vesti guardando le pillole. Poi attivo la finestra polarizzata, sull’altro lato dello spogliatoio. Il posto di comando del supervisore era ancora immerso nel caos. La finestra era a prova di suono,, sicche THX vedeva la scena silenziosa: gli operai del centro montaggio e una squadra del Controllo che si precipitavano avanti e indietro, con le armature anti-radiazioni, per trasportare gli operatori, ancora svenuti per il blocco mentale, via dalle celle, verso il posto di comando schermato. Nessuno fece caso a THX. Anche il supervisore se ne stava vicino alla sua console con la cuffia di sghimbescio in testa, tutto occupato a inghiottire manciate di pillole.

«Il blocco mentale evidentemente funziona di piu se si e sotto effetto dei sedativi» penso THX, guardando gli operatori in stato d’incoscienza. Poi si accorse degli indicatori d’emergenza nei monitor della console del supervisore, e si rese conto del perche l’uomo stesse ingoiando tutte quelle pillole. Tutti gli indicatori erano sul rosso.

C’era ancora il rischio di un’esplosione!

THX spinse la porta d’uscita della sala di decontaminazione. Un robopoliziotto, alto e massiccio, era li fuori che lo aspettava.

— THX uno uno tre otto, siete in arresto per evasione da medicinali.

Per una frazione di secondo THX si senti perduto. Poi, istintivamente, colpi il torace del poliziotto con i palmi delle mani aperte. La macchina barcollo indietro, poi si rovescio, abbattendosi rumorosamente sul pavimento.

«Tutto il peso nella testa» si era ricordato THX. «Sono costruiti tutti cosi. Equilibrio instabile.»

Si mise a correre lungo il corridoio. Ma non correva per sfuggire alla polizia. Correva per raggiungere LUH. Doveva trovarla, avvertirla. Forse avrebbero potuto fuggire. Fuggire verso la superficie. Doveva trovarla. Anche se lui fosse stato preso, forse almeno lei sarebbe riuscita a fuggire.

Non c’era nemmeno tempo di usare gli scivoli. Dal corridoio passo in una via principale dove la marea della gente lo inghiotti. Si lascio trasportare dalla fiumana di persone fino al tram.

8

THX, senza nemmeno osare guardarsi indietro per vedere se il robopoliziotto l’aveva seguito, salto sul primo tram che passo dalla piattaforma. La porta si chiuse, i motori ronzarono e il tram accelero, finche il tunnel fuori non fu che un’oscurita indistinta screziata da luci occasionali.

Il tram, di un bianco lucido, era fatto per attraversare tutta la grande citta sotterranea, da un capo all’altro.

Ed era incredibilmente affollato. THX era appiattito contro la porta e, premuto com’era dalla folla silenziosa e impassibile, riusciva a stento a respirare.

— Prossima fermata, zona servizi scolastici ottanta A. Per favore rimanere seduti finche il tram non si sia completamente fermato.

«Rimanere seduti. Su qualche centinaio di persone stipate nel tram, solo cinquanta sono sedute.»

THX vide spuntare in mezzo alle teste della gente l’elmetto bianco e la faccia d’acciaio di un robopoliziotto, che si faceva strada tra le persone, mute e indifferenti sotto l’effetto dei sedativi. Il robot si dirigeva verso di lui.

Si sposto dalla porta a gomitate, strisciando tra le persone come uno che cercasse in un incubo di sfuggire a ignoti orrori e non riuscisse, pur provandoci furiosamente, a correre via. Correre? THX riusciva a stento a muoversi.

C’era un’altra porta piu lontano e THX vi si diresse, facendosi strada faticosamente, come uno che nuoti nel mercurio. Tutte le volte che guardava, vedeva il robopoliziotto seguirlo inesorabilmente.

— Zona servizi scolastici ottanta A. Questo e il capolinea dell’anello intraurbano DD, braccio zero otto. Il tram tornera alla rete centrale fra cinque minuti.

Il tram rallento. Le luci, fuori, presero forma, la loro tipica forma rotonda. Dal finestrino davanti a se THX vide la piattaforma di fermata.

E c’erano quattro robopoliziotti che aspettavano.

Disperato, si guardo intorno alla ricerca di un’uscita. Qualsiasi uscita. Vide una maniglia rossa. C’era scritto «Uscita d’emergenza. Usare solo in caso di emergenza». Spingendo, si lancio verso la maniglia, la tiro. Una parte intera di finestrino salto via.

Il tunnel era li davanti, ruggente, e il tram correva velocissimo, ora che il rinculo dell’esplosione lo spingeva. THX sentiva sulla faccia il vento di corsa. Una donna urlo. THX si guardo indietro e vide il robopoliziotto che continuava ad avanzare. Si decise, e salto giu dal tram.

Per un istante si senti girare vorticosamente e precipitare, investito furiosamente dal vento e dal fragore. Batte contro la parete solida del tunnel: prima le spalle, poi, una volta caduto in terra, la faccia e le mani, che si scorticarono.

Giacque la intontito: le orecchie gli fischiavano, la faccia gli bruciava, le spalle pulsavano dolorosamente. Guardo in su e vide che il tram si era fermato al capolinea, parecchie centinaia di metri piu avanti. Lui era immerso nell’oscurita: una pozza d’ombra fra due luci inserite nelle pareti del tunnel.

— Uno uno tre otto, prefisso THX, in arresto. Evasione da medicinali. Fuggito da tram in corsa. Licenza di distruggerlo. Controllate.

— Controllo zero quattro sei tre. Procedere.

Vide due robopoliziotti dirigersi verso il limite della piattaforma. Alcuni gradini univano questa alla base del

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