mare un’altra imbarcazione dello stesso tipo, che aveva invertito la rotta per poter comunicare con loro. Il veliero rientrato a Manila sosteneva che quando l’altro legno era appena a due miglia da loro, in mare era apparsa una schiuma bianca e un getto candido era sprizzato a piu di nove metri di altezza. La prua dell’altro vascello era stata avvolta dalla schiuma, e di colpo prora e alberi si erano inclinati in avanti, e l’intero battello era svanito nella spuma bianca, come inghiottito, da un baratro. Non era affondato. Era precipitato, “caduto” sott’acqua, sotto la spuma, per meglio dire, con le vele ancora spiegate. Un attimo prima filava col vento in poppa. Un istante dopo non c’era piu.

L’equipaggio del veliero aveva dato la posizione approssimativa dell’avvenimento incredibile. Coincideva con le coordinate scritte sulla foto della spuma presa dall’alto. Ai margini della Fossa di Luzon.

La collera di Terry era sbollita. I motivi per essere irritato sussistevano, ma adesso lui voleva saperne di piu su quell’avvenimento e sulle enigmatiche sfere di plastica. Quegli strani oggetti incomprensibili avevano certo uno scopo e Terry intendeva scoprirlo. E poi c’era quel ritaglio di giornale…

Avendo proclamato a gran voce di voler essere sbarcato appena collaudato il suo apparecchio, Terry ora si sentiva in imbarazzo. Gli seccava dover dire che aveva cambiato idea… Percio resto sottocoperta, furibondo con se stesso. Nessuno si fece vivo. Neppure Deirdre per il pranzo. Venne il tramonto. Molto dopo Terry avverti finalmente qualche rumore sul ponte e gli giunse il suono di una voce che sembrava stranamente lontana. L’“Esperance” muto bruscamente rotta, e anche il ritmo del rollio cambio.

Terry sali sul ponte. Le ultime luci del crepuscolo erano svanite da un pezzo, ma la luna non aveva fatto ancora la sua comparsa. Qua e la il luccichio di un’ondata, una luminescenza azzurra. A volte un bagliore bluastro sott’acqua, dove guizzava qualche pesce. Ma era raro. Nonostante la scia luccicante dello yacht e le creste bianche delle onde, l’oceano sembrava piu nero del solito. Dalla coffa veniva la voce di Nick, lontana e fantastica come se arrivasse dalle stelle.

— … a poppa… Due gradi… Terry vedeva l’albero maestro ondeggiare contro le stelle, e in alto, una minuscola sagoma scura: Nick. Il panfilo comincio a rollare. Sul ponte gli uomini si muovevano svelti, allentando o stringendo le cime. Ancora la voce di Nick, dall’alto.

— Pronti! L’“Esperance” smise di rollare. Grandi spruzzi d’acqua si sollevarono lungo le fiancate del panfilo che ora filava col vento in poppa.

Per qualche minuto nessuno parlo. Tony era al timone, e Davis stava accanto a lui, vicino alla bussola. Il padre di Deirdre guardava lo strumento, poi l’orizzonte, e poi in alto dove Nick sembrava dondolare tra le stelle.

— Dri-i-izza! — grido Nick da lassu. — E avanti cosi!

L’“Esperance” balzo in avanti. Le onde arrivavano dal niente, lambivano i fianchi dello scafo e tornavano” a scomparire nel nulla. La sensazione di movimento era cessata e adesso il legno sembrava fermo nello stesso punto. Eppure a poppa si allungava una scia tortuosa, e a prua si levavano due baffi di spuma.

Poi sul mare apparve un vago chiarore, giu, ai limiti dell’orizzonte, sempre piu intenso man mano che l’“Esperance” avanzava. Poco dopo il fenomeno fu chiaramente visibile.

Proprio di fronte alla prua del battello, il raggio del fanale rivelo d’improvviso uno spettacolo incredibile. Finora c’erano stati radi bagliori in acqua, pochi pesci che guizzavano di sotto la chiglia dello yacht. Ma ora l’intera superficie dell’oceano scintillava di migliaia e migliaia di pesci, tutti radunati in un cerchio del diametro di un miglio. L’“Esperance” si avvicino e strinse il vento per poter meglio osservare.

Da un punto a cinquanta metri circa dall’imbarcazione, cominciava il brulicare di milioni di esseri frenetici che guizzavano stretti l’uno all’altro, fittissimi, pinna contro pinna. E non soltanto in superficie. Dal ponte dello yacht si scorgevano le sagome luminose fin nel profondo, fin dove le acque limpide permettevano di vedere. Una colonna caotica e scintillante in movimento. Un vasto cerchio di spessore indeterminato denso di pesci in agitazione. Al margine della zona luminosa le creature del mare si muovevano pazzamente, in una specie di parossismo. Delle grosse sagome luminose balzavano, fantastiche, dalle acque, piu e piu volte, finche ricadevano nel punto dove il bagliore era piu vivo, e si perdevano nella massa. Alcuni fuggivano nelle onde nere intorno, come presi da un terrore folle. Ma erano pochissimi. I piu turbinavano impazziti al centro del cerchio di luce. C’erano persino delle focene che fuggivano in preda al panico, senza nemmeno cercare di afferrare uno dei pesci guizzanti intorno a loro.

3

Terry guardava, incredulo. Qualcuno si mosse vicino a lui. Davis. Parlo con tono secco: — “La Rubia” potrebbe fare il carico completo con una sola retata, al massimo con due, direi.

Terry volto il capo.

— Ma che cos’e? Cos’e che raduna in uno spazio cosi ristretto tutti questi pesci?

— La vostra e una domanda interessante — disse Davis. — Cercheremo di scoprire come avviene. E soprattutto, perche.

Si. allontano sul ponte. Terry si avvicino al parapetto, e pochi minuti dopo la lama luminosa di uno dei riflettori colpi l’acqua, muovendosi adagio avanti e indietro, lontano dalla scena incredibile. Dove il raggio arrivava, la superficie del mare appariva normalissima. Non un pesce. La striscia luminosa sventaglio sul mare senza rivelare niente di insolito, niente al di la del confine luminoso, dove il mare tornava a essere nero.

Accanto a Terry si levo la voce di Deirdre: — Questo proprio non ce lo aspettavamo! Vorrei prendere un campione d’acqua, mi date una mano?

Poiche la ragazza dimostrava di ignorare il suo atteggiamento del pomeriggio, lui non poteva certo mantenere un contegno freddo e ostile, soprattutto di fronte a un fenomeno del genere. Deirdre ando a prendere un secchio dal ripostiglio. Un’ondata balzo alta mentre lei cercava di riempirlo, bagnandole la mano, e la ragazza grido. Terry la prese per le spalle e la tiro indietro. Il secchio sbatte contro la murata dell’“Esperance”, appeso alla corda fissata al parapetto.

— Che c’e?

— Pizzica! L’acqua pizzica come le ortiche. — Con un brivido, Deirdre si passo l’altra mano su quella bagnata. — Adesso e passato, ma prima, ho sentito un forte bruciore, proprio come se avessi infilato la mano in mezzo alle ortiche! O se avessi preso una scossa elettrica.

Terry tiro su il secchio e lo poso sul ponte, poi si sporse dalla murata e immerse la mano nella cresta di un’onda. Subito senti sulla pelle la sensazione di mille punture d’ago, ma i muscoli non si contrassero come sotto una scossa elettrica. Una sensazione puramente epidermica.

Scosse il capo con impazienza, e tuffo le dita nel secchio posato sul ponte. Niente di insolito. Immerse di nuovo la mano in mare, e risenti le punture, a contatto dell’acqua. Fisso il mare luccicante di pesci frenetici, bloccati da qualcosa di misterioso in un cerchio ben definito. Il riflettore continuava a frugare le acque. L’“Esperance” si allontanava, lento, dalla zona luminosa. Terry tuffo ancora una volta la mano in mare e di nuovo provo quella sensazione di pizzicore. Attinse un altro secchio d’acqua. Ma quando vi immerse la mano non senti niente, come la prima volta.

Il riflettore si spense di colpo, e per un attimo ancora se ne vide il riflesso rossastro. Poi fu il buio.

La voce di Davis impartiva ordini. — Un momento! — disse, brusco, Terry, e comincio a parlare dell’acqua che pizzicava. Poi si rivolse alla ragazza: — Deirdre, spiegateglielo voi, io voglio mettere in mare un ricevitore subacqueo. Almeno registreremo su nuova scala il rumore dei pesci. Pero… mi e venuta un’idea… Aspettate a dirigere verso il cerchio di luce.

Ando a prendere il ricevitore subacqueo e il registratore messo a punto nel pomeriggio. Mise in funzione il registratore poi calo il microfono fuoribordo. A tutta prima il rumore che scaturi dall’altoparlante fu fortissimo e indistinto. Terry abbasso il volume.

Ed ecco un frinire, dei brontolii, qualche fruscio. Le voci dei pesci, o almeno di certi tipi di pesce. Poi degli squittii acuti: le proteste delle focene spaventate. Ma su tutti gli altri suoni predominava un ronzio forte e monotono. Terry non aveva mai sentito niente di simile. Il suono aveva una frequenza di sessanta cicli, e volendone definire il tono lo si sarebbe detto sarcastico e rabbioso. Un suono “repellente” penso Terry, un qualcosa di sgradevole. E di terrificante. Quel suono insinuava in chi l’ascoltava una sensazione di terrore allo stato

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