proiettori riempirono gli schermi di vaporose immagini coloratissime, sensuali, affascinanti: tazze fumanti di Caffeissimo, tavolette di Cioccocrema e Nic-O-Chew, pantaloni e tute sportive Starrzelius… e cibi succosi, appena arrostiti, di Manzovero, mentre venivano tagliati a fettine, e sembrava quasi di sentirne il sapore in bocca… e si poteva in realta sentirne l’odore, perche la Squadra Rinforzo Chimico del 9° Battaglione non era stata con le mani in mano, e dai loro generatori uscivano ondate di aroma di Caffeissimo e di Hamburger Manzovero, e, mio malgrado, di tanto in tanto anche l’aroma al cioccolato della Mokie… E sempre, al di sopra di tutto, i suoni assordanti e le luci lampeggianti… — Non guardare! — urlai all’orecchio del sergente Martels. Ma come poteva farne a meno? Anche se eravamo protetti dagli stimoli limbali grazie alle cuffie e ai cappucci, le immagini in se stesse erano cosi stimolanti, ispiravano un tale desiderio, che mi veniva l’acquolina in bocca e le mani mi andavano alle tasche in cerca della carta di credito. La maggior parte degli stimoli erano inefficaci su di noi, naturalmente. Ci era risparmiata la costrizione campbelliana. I messaggi verbali che rimbombavano da una collina all’altra erano nel dialetto Uygur. Ma il nostro conducente sedeva immobile, con la testa alzata, le redini dimenticate in grembo, gli occhi scintillanti, e sul suo viso l’espressione di un tale ineffabile desiderio che il cuore mi si sciolse. Infilai una mano in tasca e trovai mezza tavoletta di Cioccocrema; quando gliela diedi, lui mi rispose con un tale profluvio di gratitudine che, senza capire una parola, seppi che mi ero guadagnato la sua eterna devozione. Poveri selvaggi! Non avevano la minima possibilita di scampo.

O, per meglio dire, mi corressi subito, finalmente avevano la possibilita di entrare nel ricco e stimolante mondo del libero mercato. Dove i Manciu, i Mongoli, gli Han avevano fallito, i moderni imperativi culturali avevano trionfato.

Mi sentivo scoppiare il cuore. Tutte le preoccupazioni e le tragedie degli ultimi giorni erano dimenticate. Allungai una mano verso Gert Martels, seduta vicino a me nel carretto fermo, mentre le ultime immagini svanivano nel cielo, e le misi un braccio attorno alle spalle.

Con mio grande stupore, lei stava piangendo.

Entro le undici della mattina seguente, tutti gli spacci erano stati svuotati. Kazak, Uygur, Hui, imploravano la possibilita di comprare Popsic e Kelpy Krisp. L’intera operazione era stata un trionfo. Significava una citazione al merito per tutti i partecipanti, e una citazione speciale per alcuni.

Significava… poteva perfino significare l’occasione per me di rifarmi.

3

Ma, come si vide poi, l’occasione si fece aspettare. Riportai Gert, che aveva gli occhi arrossati e continuava ancora misteriosamente a tirar su con il naso, agli alloggi sottufficiali, e mi reintrodussi nell’ospedale senza difficolta… Meta dei pazienti, e quasi tutto il personale infermieristico e medico, erano fuori, con i cappucci gettati sulle spalle, che parlavano eccitati dell’attacco. Mi mescolai con loro per un momento, mi feci strada fra la folla, trovai il letto e mi riaddormentai. Era stata una giornata dura.

La mattina seguente fu una copia del mio primo giorno: arrivo il maggiore, con un codazzo di medici, e mi disse che ero dimesso e dovevo presentarmi al quartier generale entro venti minuti. L’unica bella notizia fu che il colonnello non c’era. Aveva ordinato a se stessa di raggiungere il lusso di Shanghai, non appena l’operazione era terminata, per far rapporto al Comando Generale. — Ma non crediate di cavarvela per questo, Tarb — mi disse severamente il tenente colonnello che aveva preso il comando. — La vostra condotta e inconcepibile. Sareste un disonore per l’esercito anche come consumatore, e invece siete un pubblicitario. State attento a quello che fate, perche vi tengo d’occhio!

— Sissignore. — Cercai di tenere una faccia impassibile, ma credo che non ci riuscii, perche lui ringhio: — Credete di andare a casa, vero, cosi non dovrete piu preoccuparvi per queste cose?

Be’, era esattamente quello che avevo pensato. Era corsa voce che il cambio delle truppe sarebbe cominciato quello stesso giorno.

— Scordatevelo — disse con decisione. — I cappellani fanno parte del Personale, e compito del Personale e di far partire tutti gli altri prima di tornare a casa. Non andrete da nessuna parte, Tarb… A parte in prigione, se non vi mettete in riga!

Cosi ritornai mogio mogio al mio ufficio, e al sergente maggiore Martels. — Tenny… — comincio lei imbarazzata.

Scattai: — Tenente Tarb, sergente!

Lei arrossi, inghiotti. — Si, signore. Volevo solo scusarmi per il mio… il mio…

— Il vostro disgustoso comportamento, volete dire — finii severamente. — Sergente, la vostra condotta e inconcepibile. Sareste un disonore per l’esercito anche come… come soldato semplice, e invece siete un sottufficiale… — Mi fermai li perche quelle parole mi ricordavano qualcosa. La fissai in silenzio per un momento, poi mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia. — Oh, al diavolo, Gert. Dimentica quello che ho detto. Siamo fatti della stessa pasta.

Il rossore le lascio il viso. Rimase li incerta, strisciando i piedi a terra. Alla fine disse a bassa voce: — Posso spiegarti, per quella cosa sulla collina, Tenny…

— No, non puoi. Non e necessario. Portami una Mokie.

Il tenente colonnello Headley forse voleva davvero tenermi d’occhio, ma aveva solo due occhi, e per le operazioni di rientro aveva bisogno di usarli tutti e due. Le ingombranti apparecchiature limbali vennero impacchettate e caricate sugli aerei da trasporto, le truppe di assalto le seguirono nelle stive, e via nel cielo. Quando gli aerei tornavano non erano pero vuoti. Erano pieni di truppe ausiliarie, e soprattutto di merci. E le merci si volatizzavano come neve al sole. Ogni mattina, file di indigeni aspettavano l’apertura degli spacci, e tornavano alle loro capanne con le braccia piene di tavolette di dolci, sacchetti di patatine, amuleti Thomas Jefferson in Puro Pseudo-Argento per le mogli e i bambini. L’operazione era stata un completo trionfo. Non si erano mai visti consumatori cosi devoti come quei selvaggi, e mi sarei sentito orgoglioso di aver partecipato alla grande crociata se mi fosse restato un po’ di orgoglio. Ma questa era una merce che i Servizi Ausiliari non potevano fornire.

Se avessi avuto qualcosa da fare, sarebbe stato piu facile. L’ufficio del cappellano era il posto piu tranquillo della Riserva. Le vecchie truppe non avevano nessun motivo di venire a lamentarsi da me perche erano in procinto di tornare a casa; quelle ausiliarie erano troppo indaffarate. Gert Martels ed io, senza dirci una parola, ci eravamo divisi il lavoro. La mattina io sedevo da solo, nell’ufficio vuoto, trangugiando Mokie e desiderando di essere… qualsiasi cosa, e in qualsiasi posto, tranne quello che ero e dove ero. Perfino morto. Il pomeriggio lei prendeva il mio posto, e io me ne andavo al circolo ufficiali a Urumqi, litigando per il canale da guardare, e aspettando ore ed ore inutilmente nel tentativo di telefonare a Mitzi, o a Haseldyne, o al Vecchio… o a Dio. Provai perfino con l’ufficio del tenente colonnello, un paio di volte, nella speranza di farmi spedire via. Il momento buono per tornare a casa da eroe e prima che tutti si siano dimenticati del perche siete stato un eroe, e gia l’operazione Gobi stava sparendo dai notiziari Omni-V. Niente da fare. E continuava a fare un caldo d’inferno. Per quante Mokie ingurgitassi, le sudavo piu in fretta di quanto le mandassi giu. Non mi pesavo piu, perche i numeri che vedevo sulla bilancia cominciavano a spaventarmi.

Il venerdi era il giorno peggiore, perche non cercavamo neppure di tenere aperto l’ufficio. Mi facevo strada a fatica fino a Urumqi attraverso le masse di indigeni con i loro carri, carretti e biciclette, tutti con la luce del consumo che brillava nei loro occhi, mentre si dirigevano ai bazar della grande citta, riservavo una stanza, mi rifornivo di Mokie, mi dirigevo verso il circolo ufficiali, per i miei interminabili litigi per l’Omni-V, e le mie chiamate telefoniche…

E un giorno Gert Martels mi aspettava fuori dal circolo. — Terry — mi disse guardandosi intorno, per essere sicura che nessuno ci sentisse, — hai un aspetto terribile. Hai bisogno di passare qualche giorno a Shanghai. E anch’io.

— Non ne ho l’autorita — dissi cupamente. — Prova a chiederlo al tenente colonnello Headley, se ne hai voglia. Forse ti lascera andare. Me no di sicuro. — Mi fermai perche lei mi aveva messo davanti agli occhi due permessi. Sulla striscia magnetica c’era la firma di Headley.

— A cosa serve essere amici del sergente maggiore — disse Gert, — se non infila un paio di richieste di

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