«Cos’e che spinge la gente a certi estremi?» chiese Tessa disgustata. «Non sentono il desiderio di lasciar perdere tutto prima della fine, per avere la possibilita di morire in pace?»
«Non Tanayama. Mai. Non dico di essere un suo intimo, pero in una quindicina d’anni di tanto in tanto ho avuto dei contatti con lui, che immancabilmente si sono risolti in modo molto sgradevole e doloroso per il sottoscritto. L’ho conosciuto quand’era ancora pieno di vigore, e ho sempre saputo che non si sarebbe mai tirato indietro. Per rispondere alla tua domanda precedente, la gente e spinta da stimoli diversi, ma la molla di Tanayama e l’odio.»
«Gia, prevedibile» osservo Tessa Wendel. «Si vede. Una persona cosi odiosa non puo non odiare. Ma chi odia, Tanayama?»
«Le Colonie.»
«Ah, davvero?» Evidentemente, Tessa stava ricordandosi di essere una colona di Adelia. «Neanch’io ho mai sentito una parola buona per la Terra da un colono. E sai cosa penso dei posti privi di gravita variabile.»
«Non sto parlando di antipatia, o di disprezzo, o di disgusto, Tessa. Parlo di odio cieco, assoluto. Quasi tutti i terrestri detestano le Colonie. Hanno tutte le ultime novita. Sono tranquille, poco affollate, comode, borghesi. Hanno cibo e svaghi in abbondanza, non sanno cosa sia il maltempo, la poverta. Hanno i robot, che operano con discrezione, nascosti. E naturale che quelli che si sentono privati di tutto questo detestino chi invece ha tutto a disposizione. Ma nel caso di Tanayama, si tratta di un odio concreto, travolgente. Secondo me, gli piacerebbe vedere le Colonie distrutte, dalla prima all’ultima.»
«Perche, Crile?»
«Le cose che ho elencato prima non c’entrano, a mio avviso. Quello che Tanayama non sopporta e l’omogeneita culturale delle Colonie. Capisci?»
«No.»
«Gli abitanti delle Colonie si scelgono. Scelgono persone come loro. Su ogni Colonia c’e una cultura comune, perfino un aspetto fisico comune, in parte. Invece la Terra e sempre stata un miscuglio caotico di culture, che si integrano a vicenda, che competono tra loro, che diffidano l’una dell’altra. Tanayama e molti altri terrestri, me compreso, pensano che questa mescolanza sia una fonte di forza, e che la omogeneita culturale delle Colonie le indebolisca e, a lungo andare, riduca il loro arco di vita potenziale.»
«Allora, perche odiare le Colonie per questo fatto? Lo considerate uno svantaggio, no? Tanayama ci odia perche stiamo meglio
«Non e necessario che abbia senso. Nessuno si prenderebbe la briga di odiare se prima si dovesse fare un ragionamento logico per giustificare l’odio. Forse, e dico
«Il fatto che Rotor abbia scoperto la stella e non abbia informato nessuno?»
«I rotoriani non si sono limitati a questo. Non si sono scomodati ad avvertirci che la stella stava dirigendosi verso il Sistema Solare, soprattutto.»
«Puo darsi che non lo sapessero.»
«Tanayama non ci credera mai. Secondo me, lui e convinto che lo sapessero e che non ci abbiano avvisati apposta, perche speravano che cosi saremmo stati colti alla sprovvista, e la Terra, o almeno la civilta terrestre, sarebbe stata distrutta.»
«Sono sicuri che la stella si avvicinera abbastanza da danneggiarci? Io non ho sentito niente del genere. A quanto mi risulta, la maggior parte degli astronomi ritengono che passera abbastanza lontano e che a noi in pratica non accadra nulla. Tu hai sentito qualche altra ipotesi?»
«No. Ma penso che a Tanayama faccia comodo credere che esista una situazione di pericolo… serve ad alimentare il suo odio. E a questo punto, si passa logicamente all’idea del volo ultraluce come mezzo indispensabile per individuare in qualche altro angolo dello spazio un pianeta di tipo terrestre. Una volta trovato il nuovo mondo, potremo trasferire la il maggior numero possibile di abitanti della Terra… nel peggiore dei casi. Devi ammettere che in questo non c’e nulla di insensato.»
«D’accordo. Pero non c’e bisogno di immaginare un’eventuale catastrofe. E del tutto naturale pensare all’espansione dell’umanita, anche se la Terra non correra alcun rischio. Ci siamo staccati dalla Terra creando le Colonie, e le stelle rappresentano la tappa successiva, l’obiettivo logico, e per raggiungerlo ci occorre il volo ultraluce.»
«Gia, ma in questi termini la cosa sarebbe poco entusiasmante per Tanayama. La colonizzazione della Galassia non gli interessa, ne sono sicuro… la lascia volentieri alle generazioni future. Lui vuole trovare Rotor e punirlo per avere abbandonato il Sistema Solare infischiandosene del resto del genere umano. E vuole essere ancora in vita quando arrivera il giorno fatidico, ed e per questo che ti tiene continuamente sotto pressione.»
«Puo tenermi sotto pressione finche gli pare, tanto non gli servira a nulla. Sta morendo.»
«Mah… La medicina moderna puo fare miracoli, e sono certo che i dottori si impegneranno al massimo per Tanayama.»
«Anche la medicina moderna ha dei limiti. Ho chiesto ai dottori…»
«E ti hanno risposto? Credevo che le condizioni di salute di Tanayama fossero un segreto di stato.»
«Non per me, date le circostanze, Crile. Sono andata dall’equipe medica che ha curato il Vecchio quand’era qui, e ho detto che ero ansiosa di costruire una nave che permettesse agli esseri umani di raggiungere le stelle, e che volevo farlo prima della morte di Tanayama. Ho chiesto quanto tempo mi rimanesse.»
«E cos’hanno risposto?»
«Un anno. Un anno, al massimo. Hanno detto di sbrigarmi.»
«Puoi riuscirci in un anno?»
«In un anno? No, assolutamente, Crile, e sono contenta. Mi fa piacere che quel perfido individuo non vivra abbastanza da vedere realizzato il suo sogno. Perche quella smorfia, Crile? Ti da fastidio che io faccia un’osservazione cosi crudele?»
«Un’osservazione meschina, ad ogni modo, Tessa. Quel Vecchio, per quanto perfido, e l’artefice di tutto questo. Ha reso possibile Iper City.»
«Si, ma l’ha fatto per i suoi scopi, non per i miei, e nemmeno per la Terra o per l’umanita. E poi ho diritto anch’io alla mia meschinita. Sicuramente Tanayama non ha mai avuto pieta di quelli che considerava suoi nemici, ne ha mai ridotto di un grammo la pressione del piede che teneva sulla gola del nemico. E immagino che non si aspetti pieta o compassione da nessun altro. Probabilmente, se qualcuno lo compatisse o avesse pieta, Tanayama lo disprezzerebbe, considerandolo un debole.»
Fisher aveva ancora un’aria infelice. «
«E chi puo dirlo? Un’eternita, forse. Anche se tutto procedera discretamente, credo proprio che ci vorranno almeno cinque anni.»
«Ma perche? Hai gia il volo ultraluce.»
Tessa Wendel si sedette bene, la schiena eretta. «No, Crile. Non essere ingenuo. Ho soltanto una dimostrazione di laboratorio. Posso prendere un oggetto leggero, come una pallina da pingpong, la cui massa e costituita al novanta per cento da un minuscolo motore iperatomico, e farlo muovere a velocita ultraluce. Ma una nave con degli esseri umani a bordo e un discorso completamente diverso. Dovremo essere sicuri di quel che facciamo, e per avere delle basi solide cinque anni sono un’ipotesi ottimistica. Se non avessimo questi computer moderni che consentono simulazioni di altissimo livello, cinque anni sarebbero un sogno irrealizzabile. Magari, anche cinquanta.»
Crile Fisher scosse la testa e non disse nulla.
Tessa Wendel lo osservo pensosa poi, in tono quasi stizzito, chiese: «Che ti prende? Hai tanta fretta anche tu?»
Fisher rispose pacato: «Sicuramente sei ansiosa quanto gli altri di portare a termine il progetto, ma io non vedo l’ora che venga costruita una nave iperspaziale in grado di funzionare».
«Tu, in modo particolare?»
«Si.»
«Perche?»
«Mi piacerebbe raggiungere la Stella Vicina.»
Tessa lo fisso in cagnesco. «Perche? Sogni di riunirti alla moglie che hai abbandonato?»