perfino nelle immediate vicinanze di una stella, e Rotor e piccolo.»

«Si, ma noi cerchiamo un asteroide tra migliaia di asteroidi. Rotor, invece, sara l’unico oggetto del suo genere in prossimita della Stella Vicina.»

«Chi te l’ha detto? Anche se la Stella Vicina non ha un sistema planetario nel senso che intendiamo normalmente, molto probabilmente sara circondata da frammenti e detriti di qualche tipo.»

«Detriti morti, pero, come i nostri asteroidi. Dal momento che Rotor sara una Colonia viva, attiva, emettera un’ampia gamma di radiazioni, che dovrebbero essere facilmente individuabili.»

«Sempre che Rotor sia davvero una Colonia viva… E se non lo fosse? Sarebbe solo un asteroide come tanti, e trovarlo potrebbe essere un’impresa immane, irrealizzabile, almeno entro un arco di tempo ragionevole.»

Inevitabilmente, la faccia di Fisher si contrasse in un’espressione infelice.

Tessa Wendel si lascio sfuggire un’esclamazione sommessa e gli si avvicino, cingendo con un braccio le sue spalle inerti. «Oh, caro… conosci la situazione. Devi affrontarla.»

Con voce strozzata, Crile disse: «Lo so. Pero puo darsi che siano sopravvissuti. Non e vero?».

«Puo darsi» rispose Tessa, il tono non troppo convinto e privo di spontaneita. «E se sono sopravvissuti, tanto meglio per noi. Come hai fatto notare, in questo caso sarebbe facile individuarli tramite la loro emissione di radiazioni. E soprattutto…»

«Si?»

«Koropatsky vuole che portiamo sulla Terra qualcosa che dimostri che abbiamo incontrato Rotor, che abbiamo compiuto veramente un viaggio di andata e ritorno nello spazio profondo, coprendo parecchi anni luce in qualche mese al massimo. Per lui, sarebbe la prova migliore. Solo che… Cosa potremmo portare di convincente? Supponiamo di trovare alla deriva nello spazio dei frammenti di metallo o di cemento. Un frammento qualsiasi non andra bene. Un pezzo di metallo non identificabile come rotoriano sarebbe inutile, perche avremmo potuto benissimo portarlo con noi alla partenza. Anche se riuscissimo a trovare un oggetto tipico di Rotor, qualche manufatto che potrebbe provenire solo da una Colonia, potrebbero considerarlo un falso.

'Pero, se Rotor fosse una Colonia viva e attiva, potremmo convincere un rotoriano a venire con noi. E possibile stabilire se un individuo e rotoriano… Ci sono le impronte digitali, lo schema retinico, l’analisi del DNA… Puo darsi addirittura che sulle altre Colonie o sulla Terra ci siano delle persone in grado di riconoscere il rotoriano che porteremo con noi. Koropatsky vuole che facciamo cosi, l’ha fatto capire chiaramente. Ha sottolineato che Colombo, tornando dal suo primo viaggio, aveva portato con se degli indigeni americani.»

Tessa sospiro a fondo prima di proseguire. «Naturalmente, non potremo portare sulla Terra tutto quello che vorremo, sia si tratti di persone, sia di oggetti. Forse un giorno avremo astronavi grandi come Colonie, ma la nostra prima nave sara piccola, piuttosto primitiva, questo e certo. Al massimo saremo in grado di portare con noi un rotoriano, quindi dovremo scegliere la persona giusta.»

«Mia figlia Marlene» disse Fisher.

«Potrebbe rifiutarsi di venire. Possiamo prendere con noi solo qualcuno che sia disposto a tornare sulla Terra. Uno ci sara tra tante migliaia di persone, magari piu di uno… ma se tua figlia non…»

«Accettera, verra. Lascia che le parli. In qualche modo, la convincero.»

«Sua madre potrebbe opporsi.»

«Convincero anche lei» disse Fisher, ostinato. «In un modo o nell’altro, ci riusciro.»

Tessa sospiro di nuovo. «Non posso permettere che tu ti illuda, Crile. Non capisci? Non possiamo portare con noi tua figlia, anche se fosse disposta a seguirci.»

«Perche? Perche no

«Aveva un anno quando se n’e andata. Non ha alcun ricordo del Sistema Solare. Nel Sistema Solare, nessuno potrebbe identificarla. E difficilissimo che ci siano dei documenti o dei dati d’archivio da esaminare, se non su Rotor. No, a noi serve una persona di mezza eta come minimo, una persona che sia stata su qualche altra Colonia o, meglio ancora, sulla Terra.»

Tessa Wendel s’interruppe un istante poi, la voce tesa, prosegui. «Tua moglie potrebbe essere la persona adatta. Una volta mi hai detto che ha completato i suoi studi sulla Terra, no? Quindi ci saranno dei documenti, sara possibile identificarla… Anche se, onestamente, preferirei di gran lunga scegliere qualcun altro.»

Fisher rimase in silenzio.

«Mi spiace, Crile» mormoro Tessa, l’aria quasi timida. «Non e come vorrei.»

E Fisher disse aspro: «L’importante e che la mia Marlene sia viva. Poi vedremo cosa si puo fare».

21 Analisi cerebrale

XLV

«Mi dispiace» disse Siever Genarr, guardando madre e figlia con un’espressione che gia di per se era di scusa. «Avevo detto a Marlene che il mio lavoro non era molto impegnativo, e subito dopo, in pratica, c’e stata una specie di piccola crisi della nostra rete energetica, e ho dovuto rimandare questo colloquio. Comunque, la crisi e finita, e adesso sappiamo che non era nulla di serio. Sono perdonato?»

«Certo, Siever» rispose Eugenia Insigna, chiaramente agitata. «Non dico che siano stati tre giorni tranquilli, pero. Sento che piu stiamo qui piu aumenta il pericolo per Marlene.»

«Io non ho affatto paura di Eritro, zio Siever» intervenne Marlene.

«E io penso che Pitt non possa fare nulla contro di noi su Rotor» disse la madre. «Lo sa, altrimenti non ci avrebbe mandate qui.»

«E io cerchero di fare il mediatore onesto e di soddisfare tutte e due» disse Genarr. «Anche se Pitt non puo fare quello che gli pare apertamente, indirettamente puo fare parecchie cose, quindi, Eugenia, non devi permettere che questa tua paura di Eritro ti porti a sottovalutare la determinazione e l’ingegnosita di Pitt, perche e pericoloso. Tanto per cominciare, se ritorni su Rotor, violerai la sua ordinanza, e Pitt puo farti imprigionare o mandarti in esilio su Nuova Rotor, o perfino rispedirti qui.

'In quanto a Eritro, certo, non bisogna neppure sottovalutare il pericolo del Morbo, anche se sembra che sia cessato nella sua forma virulenta iniziale. Non sei l’unica a non volere esporre Marlene a dei rischi, Eugenia. Sono riluttante quanto te.»

E Marlene mormoro esasperata: «Non c’e nessun rischio».

Sua madre disse: «Siever, non credo che dovremmo continuare questa discussione in presenza di Marlene».

«Ti sbagli. Voglio che sia presente anche lei, invece. Ho la sensazione che Marlene sappia meglio di noi cosa dovrebbe fare. E lei la custode della sua mente, e noi dobbiamo interferire il meno possibile.»

Eugenia si lascio sfuggire una specie di gemito gutturale, ma Genarr prosegui, con una sfumatura quasi spietata nella voce. «Voglio che partecipi a questa discussione perche puo fornire elementi preziosi. Voglio la sua opinione.»

«Ma la conosci la sua opinione. Lei vuole uscire all’esterno, e tu stai dicendo che dobbiamo lasciarle fare quello che vuole perche in qualche modo lei e magica» replico Eugenia.

«Nessuno ha parlato di magia, o di lasciarla uscire tranquillamente. Io proporrei di fare degli esperimenti, con tutte le debite precauzioni.»

«In che modo?»

«Tanto per cominciare, vorrei un’analisi cerebrale.» Genarr si rivolse alla ragazza. «Capisci che e necessario, Marlene? Hai qualche obiezione?»

Marlene corrugo leggermente la fronte. «Ho fatto delle analisi cerebrali. Tutti le hanno fatte. Senza analisi cerebrale non puoi iniziare la scuola. Ogni volta che si fa una visita medica…»

«Lo so» l’interruppe garbato Genarr. «In questi ultimi tre giorni sono riuscito a combinare qualcosa, nonostante tutto. E ho qui» e poso la mano su un fascio di tabulati sulla sinistra della scrivania «la computerizzazione di tutte le analisi cerebrali che hai fatto.»

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