dispositivi di sicurezza. Un robot e piu resistente di un essere umano.»
«E tutto procede secondo i programmi iniziali?»
«Finora. Finora, si. Ancora un anno o un anno e mezzo, se non ci saranno disastri o incidenti inaspettati, e dovremmo riuscire a sorprendere i rotoriani, sempre che esistano ancora.»
Fisher sussulto e Tessa Wendel, l’aria abbattuta, si scuso: «Mi spiace. Continuo a ripromettermi di non dire cose del genere, ma ogni tanto mi sfuggono».
«Non importa» fece Fisher. «Hanno stabilito in modo definitivo che partecipero alla prima spedizione su Rotor?»
«Ammesso che sia possibile prendere una decisione definitiva con un anno o piu di anticipo. Potremmo trovarci di fronte all’improvviso a esigenze diverse.»
«Ma finora?»
«A quanto pare, Tanayama aveva lasciato un messaggio dicendo che ti era stato promesso un posto a bordo… Un gesto nobile… non me lo sarei mai aspettato da lui. Koropatsky e stato cosi gentile da accennare a quel messaggio, oggi, quando ho affrontato l’argomento. Sai, visto il successo del volo, mi e sembrato il momento giusto per parlargliene.»
«Bene! Tanayama me lo aveva promesso a voce. Sono contento che abbia lasciato una testimonianza concreta.»
«Come mai quella promessa? Ti spiace dirmelo? Secondo me, Tanayama era il classico tipo che non fa niente per niente.»
«E vero. Avrei partecipato al viaggio solo se ti avessi portata sulla Terra perche lavorassi al volo ultraluce. Come senz’altro ricorderai, la mia missione si e conclusa felicemente.»
Tessa sbuffo. «Dubito che il tuo governo si sia impegnato solo per questo motivo. Koropatsky ha detto che in circostanze normali non si sentirebbe obbligato a mantenere le promesse di Tanayama… pero, tu sei stato su Rotor qualche anno, quindi questa tua conoscenza particolare potrebbe rivelarsi utile, secondo lui. Per me, puo darsi che dopo tredici anni tu non conosca piu tanto bene Rotor, comunque non ho detto nulla, perche dopo il volo sperimentale ero di ottimo umore, e ho deciso che, per il momento, ti amavo.»
Fisher sorrise. «Mi sento sollevato, Tessa. Spero che anche tu parteciperai al primo viaggio. Hai messo bene in chiaro questo punto?»
Tessa Wendel sposto la testa all’indietro di alcuni centimetri, quasi volesse mettere a fuoco meglio Crile Fisher. «E stata la parte piu difficile, mio caro. Erano dispostissimi a mandarti incontro al pericolo, ma hanno spiegato che non potevano fare a meno di me. 'Chi porterebbe avanti il progetto se dovesse succederle qualcosa?' hanno detto. E io ho risposto: 'Uno qualsiasi dei miei venti assistenti, che sanno esattamente quello che so io sul volo ultraluce, e che hanno menti piu giovani e pronte della mia'. Una bugia, naturalmente, dato che in realta nessuno e al mio livello, ma ha funzionato.»
«Sai, non hanno tutti i torti. Devi proprio rischiare?»
«Si. Innanzitutto, voglio essere io a comandare la prima nave ultraluce, voglio questo riconoscimento. In secondo luogo, sono curiosa di vedere un’altra stella, e mi irrita che i rotoriani siano arrivati la prima di noi, sempre che…» Tessa si trattenne. «Infine, cosa piu importante, credo, voglio andarmene dalla Terra» concluse, il tono quasi ringhioso.
Piu tardi, mentre erano a letto insieme, disse: «E quando verra il momento, quando finalmente arriveremo la, sara una sensazione meravigliosa!».
Fisher non apri bocca. Stava pensando a una bambina dai grandi occhi strani, e alla sorella, e via via che il torpore del sonno lo avvolgeva le due immagini sembrarono fondersi.
23 Volo aereo
I lunghi viaggi attraverso un’atmosfera planetaria erano qualcosa di estraneo alla societa delle Colonie. Su una Colonia, le distanze erano abbastanza brevi, e per gli spostamenti bastavano gli ascensori, le gambe, e occasionalmente le vetture elettriche. E per i viaggi interColonie c’erano i razzi.
Molti coloni (almeno, nel Sistema Solare) erano stati nello spazio varie volte, e per loro muoversi nello spazio era una cosa normale, quasi come camminare. Tuttavia, solo pochissimi di loro erano stati sulla Terra, patria esclusiva dei viaggi atmosferici, e avevano sperimentato il volo aereo.
I coloni, capaci di affrontare il vuoto quasi fosse un ambiente amico, provavano un terrore indicibile al pensiero di dover sentire il sibilo dell’aria all’esterno di un veicolo staccato dal suolo.
Eppure gli spostamenti aerei, di tanto in tanto, erano necessari su Eritro. Come la Terra, Eritro era un mondo grande e, come la Terra, aveva un’atmosfera abbastanza densa (e respirabile). C’erano dei libri di consultazione sul volo aereo su Rotor, e perfino parecchi immigranti terrestri con esperienza in campo aeronautico.
Cosi, la Cupola disponeva di due piccoli velivoli, piuttosto sgraziati, alquanto primitivi, incapaci di grandi accelerazioni e grandi velocita, che non consentivano evoluzioni particolari data la manovrabilita non eccessiva… ma tuttavia pratici.
L’ignoranza di Rotor in fatto di ingegneria aeronautica presentava un lato positivo. I velivoli della Cupola erano molto piu computerizzati dei loro equivalenti terrestri. Infatti, Siever Genarr li considerava dei robot complessi dalla forma di aeroplano. I fenomeni atmosferici su Eritro erano molto piu lievi rispetto alla Terra, dato che la bassa intensita d’irradiazione di Nemesis non era sufficiente a provocare bufere e temporali di una certa violenza, quindi era meno probabile che un aereorobot dovesse affrontare un’emergenza. Molto meno probabile.
Per cui, chiunque, in pratica, era in grado di pilotare i velivoli rozzi e grossolani della Cupola. Bastava dire all’aereo cosa si voleva che facesse. Se il messaggio non era chiaro, o se sembrava pericoloso, il cervello robotico del velivolo chiedeva un chiarimento.
Mentre Marlene saliva in cabina, Genarr la osservo con una certa preoccupazione naturale, se non con l’aria terrorizzata di Eugenia, che assisteva alla scena tenendosi in disparte. («Non avvicinarti» le aveva ordinato Genarr, severo. «Soprattutto se hai intenzione di salutarci come se stessimo andando incontro a una catastrofe. Trasmetterai il panico alla ragazza.»)
Panico comprensibile, secondo Eugenia Insigna. Marlene era troppo giovane per ricordare un mondo dove il volo aereo era comune. Era rimasta abbastanza calma quando si era imbarcata sul razzo che le aveva portate su Eritro, ma come avrebbe reagito a quel volo senza precedenti attraverso l’aria?
Invece, Marlene sali a bordo con un’espressione perfettamente tranquilla.
Possibile che non afferrasse la situazione? Genarr chiese: «Marlene, cara, sai cosa faremo, vero?».
«Si, zio Siever. Mi mostrerai Eritro.»
«Dall’aria. Volerai attraverso l’aria.»
«Si. Me l’hai gia detto.»
«E l’idea non ti preoccupa?»
«No, zio Siever. Pero tu sei preoccupato, parecchio.»
«Sono solo preoccupato per te, cara.»
«Staro benissimo.» Marlene lo osservo calma, mentre Genarr saliva a sua volta e prendeva posto. «Posso capire la preoccupazione di mia madre, ma tu sei piu preoccupato di lei. Riesci a nasconderlo abbastanza, ma se vedessi il modo in cui continui a leccarti le labbra saresti imbarazzato. Stai pensando che se succedera qualcosa di brutto sara colpa tua, e non sopporti l’idea. Comunque, non succedera nulla.» «Sei sicura, Marlene?»
«Sicurissima. Su Eritro, nulla mi danneggera.»
«L’hai detto a proposito del Morbo, ma adesso non stiamo parlando del Morbo.»
«Non importa.
Genarr scosse leggermente la testa, incredulo, incerto, e subito dopo si penti di quel gesto, perche sapeva che Marlene leggeva quei segni con la massima facilita, quasi fossero lettere cubitali sullo schermo di un computer. Del resto, cosa cambiava? Se si fosse trattenuto e avesse assunto la rigidezza e l’impassibilita di una statua, Marlene se ne sarebbe accorta ugualmente.