Aveva questo atteggiamento su Rotor? In certe circostanze e normale che un giovane si senta incerto e insicuro… L’hai mai vista incerta, insicura, su Rotor?»

«Si! Naturalmente!»

«Pero qui e cambiata, e un’altra. E completamente sicura di se. Perche?»

«Non lo so.»

«Eritro la sta influenzando? No, no, non mi riferisco al Morbo. Ci sara qualche altro effetto? Qualcosa di completamente diverso? Se me lo domando, e perche l’ho provato di persona.»

«Provato, cosa?»

«Un certo ottimismo riguardo Eritro. La desolazione non mi ha disturbato, e nemmeno tutto il resto. Certo, Eritro non ha mai suscitato in me un senso di ripugnanza o di disagio particolarmente intenso, pero non mi e mai piaciuto. Ma durante questo viaggio con Marlene, per la prima volta in dieci anni, mi e quasi piaciuto, ecco. Forse il piacere di Marlene era contagioso, ho pensato… o forse era lei che riusciva a trasmettermelo in qualche modo. O puo darsi che l’influenza che Eritro esercita su di lei, quale che sia, influenzi anche me… in presenza di Marlene.»

«Siever, credo che faresti meglio a sottoporti a un’analisi cerebrale come Marlene» disse Eugenia, sarcastica.

Genarr aggrotto le ciglia. «Pensi che non l’abbia fatto? Da quando mi trovo su Eritro, mi sottopongo a dei controlli periodici. Non c’e stata nessuna alterazione, a parte quelle inevitabili provocate dal processo di invecchiamento.»

«Ma hai controllato la tua struttura mentale dopo essere rientrato dal viaggio in aereo?»

«Certo. Subito. Non sono stupido. L’analisi completa non e ancora pronta, pero dall’esame preliminare non risulta nessun cambiamento.»

«Allora, cos’hai intenzione di fare a questo punto?»

«La cosa logica. Marlene ed io lasceremo la Cupola, usciremo sulla superficie di Eritro.»

«No!»

«Prenderemo delle precauzioni. Sono gia stato all’esterno.»

«Tu, forse» disse Eugenia, ostinata. «Marlene, mai.»

Genarr sospiro. Girandosi, fisso la finestra finta nella parete dell’ufficio, quasi stesse cercando di penetrare con lo sguardo quella barriera e di vedere il paesaggio rossastro che si nascondeva la dietro. Poi torno a voltarsi verso Eugenia.

«La fuori c’e un mondo nuovo e immenso, che appartiene solo a noi» disse. «Possiamo prenderlo e trasformarlo tenendo conto della lezione del passato, evitando di commettere gli errori sciocchi commessi col nostro mondo originario. Questa volta possiamo costruire un mondo valido, pulito, decente. Possiamo abituarci alla sua luce rossa. Possiamo renderlo vivo con le nostre piante e i nostri animali. Possiamo far prosperare la terra e il mare e imprimere al pianeta una spinta evolutiva.»

«E il Morbo?»

«Potremmo eliminarlo, e fare di Eritro un luogo ideale per noi.»

«Se eliminiamo il calore e la gravita e modifichiamo la composizione chimica, anche Megas puo trasformarsi in un luogo ideale.»

«Si, Eugenia, pero devi ammettere che il Morbo rientra in una categoria diversa rispetto al calore, alla gravita, e alla chimica planetaria.»

«Ma e altrettanto letale.»

«Eugenia, mi pare di averti detto che Marlene e la persona piu importante che abbiamo.»

«Per me, certamente.»

«Per te, e importante solo perche e tua figlia. Per noi altri, e importante per quello che puo fare.»

«E cosa puo fare? Interpretare il nostro linguaggio corporeo? Giocarci qualche scherzetto?»

«E convinta di essere immune al Morbo. Se e immune, potremmo scoprire…»

«Se e immune. No, e una fantasia infantile, e lo sai. Non aggrapparti a qualcosa di cosi inconsistente.»

«C’e un mondo la fuori, e io lo voglio.»

«Mi sembra di sentire parlare Pitt. Per avere quel mondo, vuoi mettere a repentaglio mia figlia?»

«Nella storia umana, si e messo in gioco molto di piu per molto meno.»

«Ah, bell’esempio la storia umana, allora. In ogni caso, sta a me decidere. E mia figlia.»

E Genarr, la voce bassa e colma di rammarico, disse: «Ti amo, Eugenia, ma ti ho persa una volta. Ho sognato di provare a cancellare questa perdita, magari… ma adesso temo che dovro perderti di nuovo, e per sempre. Perche, vedi, sono costretto a dirti che non sta a te decidere. E non sta nemmeno a me. Sta a Marlene decidere. E qualsiasi decisione prenda, la mettera in pratica, in qualche modo. E dato che puo darsi benissimo che Marlene abbia la capacita di conquistare un mondo e di offrirlo al genere umano, io l’aiutero fino in fondo, anche se tu sei contraria. Devi accettarlo, Eugenia… ti prego».

24 Rivelatore

LII

Orile Fisher studio l’Ultraluce, impassibile. Era la prima volta che la vedeva, e lanciando una rapida occhiata a Tessa Wendel noto che la scienziata stava sorridendo, senza dubbio orgogliosa della propria creazione.

L’Ultraluce si trovava in una enorme caverna, all’interno di una tripla rete di sicurezza. C’erano degli esseri umani presenti, ma la maggior parte della manodopera era costituita da robot computerizzati (nonumanoidi).

Fisher aveva visto molte astronavi, modelli diversi destinati agli impieghi piu disparati, pero non ne aveva mai vista una come l’Ultraluce… una dall’aspetto cosi ripugnante.

Se l’avesse vista senza sapere cos’era, forse non avrebbe nemmeno intuito che si trattava di un’astronave. Cosa poteva dire, allora? Non voleva fare arrabbiare Tessa. E d’altra parte, era chiaro che Tessa voleva la sua opinione e si aspettava degli elogi.

Cosi, il tono piuttosto spento, Crile Fisher disse: «Ha una grazia strana, misteriosa… ricorda abbastanza una vespa…».

Tessa aveva sorriso all’espressione 'una grazia strana, misteriosa', e Fisher si era reso conto di avere scelto le parole giuste. Poi pero la scienziata sbotto: «Che significa, 'ricorda abbastanza una vespa'?»

«Mi riferisco a un insetto» spiego Crile. «Lo so che su Adelia non siete molto pratici di insetti.»

«Li conosciamo, gli insetti» replico Tessa. «Non avremo l’abbondanza caotica della Terra…»

«Probabilmente non avete le vespe. Sono insetti che pungono, piuttosto simili a…» Crile indico L’Ultraluce. «Anche le vespe hanno un grosso rigonfiamento anteriore, un altro rigonfiamento dietro, e un raccordo centrale stretto.»

«Davvero?» Tessa guardo l’Ultraluce e nei suoi occhi brillo una scintilla improvvisa di interesse. «Quando puoi, trovami l’immagine di una vespa. Puo darsi che capisca meglio la struttura della nave vedendo l’insetto… o viceversa.»

«Ma allora, come mai ha questa forma, se non e stata ispirata dalla vespa?»

«Ci serviva una geometria che massimizzasse la possibilita di spostamento dell’intera nave come blocco compatto. L’ipercampo, in realta, tende a estendersi verso l’esterno cilindricamente, all’infinito, e noi lo lasciamo libero, entro certi limiti. D’altra parte, bisogna pur controllarlo, non si puo cedere completamente, e infatti si deve isolarlo nei rigonfiamenti. L’ipercampo e appena all’interno dello scafo, alimentato e racchiuso da un intenso campo elettromagnetico alternato, e… Ma a te non interessano tutte queste cose, vero?»

«Non credo» disse Fisher, abbozzando un sorriso. «Ho sentito abbastanza. Ma dato che finalmente ho avuto il permesso di vedere questa…»

«Su, non fare l’offeso, adesso.» Tessa gli cinse la vita con il braccio. «Potevano entrare solo gli addetti ai lavori. Certe volte non sopportavano neppure la mia presenza. Secondo me, continuavano

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