«Ora entreremo in un compartimento stagno e ci rimarremo per un po’, cosi potro controllare la reattivita del cervello dell’aereo» spiego Genarr. «Poi supereremo un’altra porta, e l’aereo si alzera nell’aria. Ci sara un effetto di accelerazione, e verrai spinta indietro contro lo schienale, e ci muoveremo nell’aria. Lo capisci, spero…»
«Non ho paura» disse Marlene, tranquilla.
L’aereo manteneva la sua rotta costante sorvolando un paesaggio arido di colline ondulate.
Genarr sapeva che Eritro era geologicamente vivo, e sapeva anche che, stando ai pochi studi geologici compiuti, in alcuni periodi della sua storia quel mondo era stato montuoso. C’erano ancora delle montagne qui e la nell’emisfero cismegano, l’emisfero in cui il cerchio congestionato del pianeta Megas, attorno al quale orbitava Eritro, galleggiava quasi immobile nel cielo.
Li nell’emisfero transmegano, comunque, pianure e colline erano la principale caratteristica geografica dei due grandi continenti.
Per Marlene, che non aveva mai visto una montagna in vita sua, anche le basse colline erano uno spettacolo eccitante.
Su Rotor c’erano dei rigagnoli, naturalmente, e osservando Eritro da lassu i suoi fiumi sembravano identici ai ruscelletti rotoriani.
'Marlene rimarra sorpresa quando li vedra piu da vicino' riflette Genarr.
Marlene guardo incuriosita Nemesis, che aveva oltrepassato il punto meridiano calando verso ovest. «Non si muove, vero, zio Siever?»
«Si muove» rispose Genarr. «O almeno, Eritro gira rispetto a Nemesis, ma gira solo una volta al giorno, mentre Rotor gira una volta ogni due minuti. Facendo un confronto tra Eritro e Rotor, Nemesis, vista da Eritro, si muove a una velocita circa settecento volte minore. Quindi sembra immobile, ma non e completamente immobile.»
Poi, lanciando una rapida occhiata a Nemesis, disse: «Non hai mai visto il Sole della Terra, il Sole del Sistema Solare… o se lo hai visto, non lo ricordi, dal momento che eri una bambina allora. Il Sole era molto piu piccolo visto dalla posizione in cui si trovava Rotor nel Sistema Solare…».
«Piu piccolo?» fece Marlene, sorpresa. «Secondo il computer, e Nemesis la stella piu piccola.»
«In realta, si. Pero la distanza tra Rotor e Nemesis e molto minore della distanza che un tempo separava Rotor dal Sole, quindi Nemesis
«Siamo a quattro milioni di chilometri da Nemesis, vero?»
«Ma eravamo a centocinquanta milioni di chilometri dal Sole. Se fossimo cosi lontani da Nemesis, riceveremmo meno dell’uno per cento della luce e del calore che riceviamo ora. E se fossimo ad appena quattro milioni di chilometri dal Sole, ci volatilizzeremmo. Il Sole e molto piu grande, molto piu luminoso e molto piu caldo di Nemesis.»
Marlene non stava guardando Genarr, ma a quanto pareva il suo tono di voce era sufficiente. «Da come parli, zio Siever, ho l’impressione che ti piacerebbe essere ancora accanto al Sole.»
«Sono nato la, quindi a volte soffro di nostalgia.»
«Ma il Sole e cosi caldo e luminoso. Dev’essere pericoloso.»
«Non lo guardavamo. E non dovresti guardare nemmeno Nemesis troppo a lungo. Basta guardare, cara.»
Genarr lancio un’altra rapida occhiata a Nemesis, comunque. Era sospesa nel cielo occidentale, rossa e immensa, diametro apparente quattro gradi di arco, o otto volte quello del Sole visto dalla vecchia posizione di Rotor. Era un cerchio di luce rossa tranquillo, ma Genarr sapeva che di tanto in tanto, raramente, s’infiammava e per pochi minuti su quella faccia serena appariva una chiazza bianca dolorosa per gli occhi di chi osservava. Le macchie solari di lieve entita, rosso scuro, erano piu comuni, ma non cosi evidenti.
Sottovoce, Genarr diede un ordine all’aereo, che viro in maniera tale da volgere a Nemesis la parte posteriore.
Marlene, pensosa, guardo un’ultima volta la stella, poi si giro, concentrandosi sul panorama di Eritro che scorreva sotto di loro.
«Ci si abitua a questa distesa ininterrotta color rosa» disse. «Dopo un po’, non sembra piu cosi rosa.»
Anche Genarr l’aveva notato. I suoi occhi cominciavano a cogliere tonalita e sfumature diverse, e adesso quel mondo sembrava meno monocromatico. I fiumi e i laghetti erano piu rossastri e piu scuri del terreno, e il cielo era scuro. L’atmosfera di Eritro diffondeva in minima parte la luce rossa di Nemesis.
L’aspetto piu scoraggiante di Eritro, comunque, era la sterilita del suolo. Rotor, per quanto su scala ridotta, aveva campi verdi, grano giallo, frutta multicolore, animali rumorosi… tutti i colori e i suoni caratteristici di un luogo abitato dall’uomo.
Li, solo silenzio e cose inanimate.
Marlene aggrotto le ciglia. «C’e vita su Eritro, zio Siever…»
Genarr non capi se Marlene stesse facendo un’affermazione, gli stesse rivolgendo una domanda, o stesse rispondendo al pensiero rivelato dal suo linguaggio corporeo. Stava sottolineando qualcosa, o voleva essere rassicurata?
«Certo. Parecchia» spiego Genarr. «E diffusa ovunque. Non e solo nell’acqua. Ci sono procarioti anche nel sottilissimo strato di acqua attorno ai granelli di terreno.»
Poco dopo, all’orizzonte apparve l’oceano; dapprima era semplicemente una linea scura, che si trasformo in una fascia sempre piu ampia via via che il velivolo si avvicinava.
Genarr guardo Marlene con la coda dell’occhio, osservando le sue reazioni. Naturalmente, la ragazza aveva letto degli oceani terrestri, e doveva avere visto delle immagini olovisive, ma non c’era nulla che potesse preparare all’esperienza diretta. Genarr, che una volta (una volta!) era stato sulla Terra come turista, aveva visto la sponda di un oceano. Pero non aveva mai sorvolato un oceano, non si era mai allontanato dalla terraferma, e non era sicuro delle proprie reazioni.
L’oceano scorse sotto di loro, e la sponda divento una linea piu chiara alle loro spalle, e rimpiccioli sempre piu, fino a scomparire. Genarr guardo giu provando una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Ricordo le parole di un poema arcaico che parlava del 'mare scuro come vino'. Sotto di loro, l’oceano assomigliava in effetti a una massa ondeggiante di vino rosso, con chiazze di schiuma rosa qui e la.
Non c’erano punti di riferimento in quella distesa d’acqua smisurata, e nemmeno punti dove atterrare. Il concetto stesso di «ubicazione» non significava piu nulla. Eppure Genarr sapeva che per ritornare bastava ordinare all’aereo di riportarli a terra. Il computer di bordo controllava sempre la posizione in base alla velocita e alla direzione seguita, e sapeva dov’era la terraferma… conosceva perfino la posizione della Cupola.
Passarono sotto a uno spesso banco di nubi, e l’oceano divento nero. Una parola di Genarr, e l’aereo sali, portandosi al di sopra delle nuvole. Nemesis torno a brillare, mentre in basso l’oceano non era piu visibile. C’era invece un mare di goccioline rosa che fluttuavano e si sollevavano qui e la, e di tanto in tanto all’esterno dei finestrini scorrevano brandelli di nebbia.
Poi le nubi si aprirono e nello squarcio si scorse di nuovo il mare rosso vino.
Marlene osservo la scena a bocca aperta, respirando piano. «E tutta acqua, vero, zio Siever?» mormoro.
«Migliaia di chilometri, in ogni direzione, Marlene… e profonda dieci chilometri in alcuni punti.»
«Se si cade li dentro, si annega, immagino…»
«Non preoccuparti. Questo aereo non cadra nell’oceano.»
«Lo so» disse Marlene, sbrigativa.
C’era un altro spettacolo da mostrarle, penso Genarr.
Marlene interruppe il flusso dei suoi pensieri. «Ti stai agitando di nuovo, zio Siever.»
Stava abituandosi a dare per scontata la capacita di penetrazione di Marlene, riflette Genarr divertito. «Non hai mai visto Megas, e mi stavo chiedendo se fosse il caso di mostrartelo. Sai, Eritro presenta sempre la stessa faccia a Megas, e la Cupola e stata costruita nell’emisfero opposto, quindi Megas non e mai nel nostro cielo. Continuando a volare in questa direzione, pero, entreremo nell’emisfero cismegano, e vedremo sorgere Megas all’orizzonte.»
«Mi piacerebbe vederlo.»
«Allora lo vedrai, ma ti avviso… Megas e grande, molto grande, quasi il doppio di Nemesis, e sembra quasi che stia per caderci addosso. E una vista che certe persone non riescono a sopportare. Non cadra, pero. E impossibile. Cerca di ricordarlo.»