era senza tuta, non e successo nulla?»
La D’Aubisson si strinse nelle spalle. «Assolutamente nulla, a quanto ci risulta.»
«Non ti sembra strano?»
«E una ragazza strana. La sua analisi cerebrale…»
«Lo so. So anche che ha delle doti insolite. L’hai notato?»
«Oh, si. Certo.»
«Che ne pensi di quelle doti? Lettura del pensiero, per caso?»
«No, Commissario. Impossibile. Il concetto di telepatia e un’assurdita. Magari fosse lettura del pensiero… sarebbe meno pericoloso. I pensieri si possono controllare.»
«Cos’ha di piu pericoloso, la ragazza?»
«A quanto pare, legge il linguaggio corporeo, e il linguaggio del corpo non si puo controllare. Anche il minimo gesto e eloquente.» Ranay lo disse con una sfumatura di amarezza, che non sfuggi a Pitt.
«Lo hai sperimentato di persona?»
«Certo» rispose Ranay, l’espressione torva. «E impossibile stare accanto a quella ragazza senza sentire gli effetti sgradevoli delle sue capacita percettive.»
«Si, ma cos’e successo?»
«Niente di serio, pero e stato seccante.» Ranay arrossi e, per un attimo, serro le labbra, come se fosse tentata di non rispondere. Ma l’attimo passo. «Dopo che avevo esaminato il Comandante Genarr» disse, quasi in un sussurro «Marlene mi ha chiesto come stava. Le ho spiegato che non aveva nulla di grave e che senza dubbio si sarebbe ripreso completamente. Lei mi ha detto, allora: 'Perche sei delusa?'. Io sono rimasta sorpresa e ho risposto: 'Non sono delusa, sono contenta'. La ragazza ha insistito: 'Invece sei delusa. E chiaro. Sei impaziente'. Era la prima volta che mi trovavo in quel tipo di situazione, anche se ne avevo sentito parlare, e non sapevo come comportarmi, la mia reazione istintiva e stata quella di ribattere: 'Perche dovrei essere impaziente? Per quale motivo?'. Marlene mi ha guardato seria, con quei grandi occhi scuri e inquietanti, poi ha detto: 'Sembra che c’entri zio Siever…'»
Pitt l’interruppe. «Zio Siever? C’e qualche parentela?»
«No. E solo un appellativo affettuoso, credo… Be’, Marlene ha detto: 'Sembra che c’entri zio Siever, forse vuoi prendere il suo posto e diventare Comandante della Cupola'. Al che, me ne sono andata.»
«Come ti sei sentita quando ha detto questo?»
«Furiosa. Naturalmente.»
«Perche ti aveva calunniata? O perche aveva ragione?»
«Ecco, in un certo senso…»
«No, no. Niente risposte evasive, D’Aubisson. Si sbagliava o aveva ragione? Eri delusa per la guarigione di Genarr, abbastanza delusa da permettere alla ragazza di notarlo, o la ragazza ha immaginato tutto quanto?»
Le parole sembrarono uscire forzatamente dalle labbra della dottoressa. «Ha avvertito qualcosa che in effetti era presente.» Ranay fisso Pitt con aria spavalda. «Sono un essere umano, ho degli impulsi come chiunque altro. Lei stesso ha appena detto che potrebbe offrirmi quella carica, il che significa che mi considera una persona qualificata, mi pare.»
«Certo, ti ha calunniata moralmente… se non di fatto» osservo Pitt, senza il minimo cenno di umorismo. «Ma adesso rifletti… Abbiamo questa ragazza, insolita, molto strana, come indicato dall’analisi cerebrale e dal suo comportamento… e, inoltre, per quanto riguarda il Morbo, questa ragazza sembra immune. E chiaro… forse c’e un collegamento tra la sua struttura neuronica e la sua resistenza al Morbo. Non potrebbe essere uno strumento utile per studiare il Morbo?»
«Non saprei. Puo darsi.»
«Non dovremmo provare?»
«Forse. Ma, come?»
«Esponendola il piu possibile all’influenza di Eritro.»
La D’Aubisson disse pensierosa: «E proprio quello che vuole fare lei, e il Comandante Genarr sembra disposto ad accontentarla».
«Bene. Allora tu fornirai l’appoggio medico.»
«Capisco. E se la ragazza contrarra il Morbo?»
«Dobbiamo ricordare che la soluzione del problema e piu importante del benessere di un singolo individuo. Abbiamo un mondo da conquistare, e forse per conquistarlo dovremo pagare un prezzo… triste ma necessario.»
«E se Marlene subira dei danni irreparabili, e questo tentativo non ci aiutera a capire o a combattere il Morbo?»
«E un rischio che dobbiamo correre. In fin dei conti, puo anche darsi che alla ragazza non accada nulla, e che studiando attentamente la sua immunita riusciamo a trovare qualche spunto fondamentale per arrivare a comprendere il Morbo. In tal caso, vinceremmo senza perdere nulla.»
Solo in seguito, quando Ranay D’Aubisson fu uscita per tornare nel proprio appartamento rotoriano, la risolutezza ferrea di Janus Pitt gli permise di considerarsi il nemico giurato di Marlene Fisher. Perche la vittoria fosse autentica, Marlene doveva essere distrutta e il Morbo doveva rimanere un mistero insoluto. In un colpo solo, Pitt si sarebbe sbarazzato di una ragazza scomoda che altrimenti, un giorno, avrebbe potuto generare delle creature come lei; e di un mondo scomodo che altrimenti, un giorno, avrebbe potuto generare una popolazione indesiderabile, dipendente e immobile come la popolazione della Terra.
Sedevano insieme nella Cupola: Siever Genarr attento, Eugenia Insigna preoccupatissima, e Marlene Fisher visibilmente impaziente.
Eugenia disse: «Ricorda, Marlene… non fissare Nemesis. Lo so che ti hanno avvisata della pericolosita degli infrarossi, ma il fatto e che Nemesis e anche una stella della classe UV Ceti, una variabile a brillamenti. Di tanto in tanto c’e un’eruzione sulla sua superficie, e un’esplosione di luce bianca. Dura appena un paio di minuti, ma e sufficiente a provocare uno shock alla retina, ed e un fenomeno che puo verificarsi in qualsiasi istante.»
«Gli astronomi non sono in grado di prevederlo?» chiese Genarr.
«Finora, no. E uno dei molti aspetti caotici della natura. Non abbiamo ancora decifrato le leggi che stanno alla base della turbolenza stellare, e secondo alcuni non riusciremo mai a decifrarle del tutto. Sono troppo complesse.»
«Interessante» osservo Genarr.
«Non che le esplosioni non siano gradite. Il tre per cento dell’energia che Eritro riceve da Nemesis proviene da quelle esplosioni.»
«Non sembra granche.»
«E importante, pero. Senza le esplosioni, Eritro sarebbe un mondo gelido, e sarebbe molto meno facile vivere qui. Sono un problema per Rotor, che ogni volta che si verifica un’esplosione deve regolare in fretta il carico di luce solare che utilizza e intensificare il campo d’assorbimento delle particelle.»
Marlene, che stava guardando i due adulti mentre conversavano, intervenne finalmente con una nota di esasperazione. «Avete intenzione di continuare per un pezzo? Lo fate solo per tenermi qui. Lo capisco benissimo.»
«Dove andrai, una volta fuori?» chiese Eugenia.
«In giro. Al fiume, o ruscello… o quello che e.»
«Perche?»
«Perche e interessante… dell’acqua che scorre all’aperto, e non si vede l’inizio ne la fine, e sai che non viene pompata indietro…»
«Si, invece… dal calore di Nemesis» preciso Eugenia.
«Questo non conta. Voglio dire che non sono degli esseri umani a farlo. Voglio stare la, a guardarla scorrere.»
«Non berla» disse la madre, severa.
«Non ho nessuna intenzione di berla. Posso resistere un’ora senza bere. Se avro fame, o sete, o… qualsiasi altro bisogno… rientrero. Stai facendo tanto rumore per nulla.»
Genarr sorrise. «Immagino che tu voglia riciclare tutto qui nella Cupola.»