«Si, certo. Logico, no?»
Il sorriso di Genarr si allargo. «Sai, Eugenia, penso proprio che la vita sulle Colonie abbia cambiato per sempre l’umanita. Adesso la necessita di riciclare e ben radicata in noi. Sulla Terra, le cose si gettavano semplicemente, dando per scontato un riciclaggio naturale, che a volte, ovvio, non avveniva.»
«Genarr, sei un sognatore» disse Eugenia. «Puo darsi che gli esseri umani imparino le buone abitudini sotto pressione, ma attenua la pressione e vedrai che le cattive abitudini si rifaranno vive subito. E piu facile andare in discesa che in salita. E il secondo principio della termodinamica. E se dovessimo colonizzare Eritro, prevedo gia che lo riempiremo di rifiuti in men che non si dica.»
«No, non lo faremo» disse Marlene.
«Perche no, cara?» chiese con garbo Genarr.
«Perche no» fu la risposta insofferente della ragazza. «Adesso posso uscire?»
Genarr guardo Eugenia. «Be’, lasciamola andare, a questo punto. Non possiamo trattenerla in eterno. E poi, per quel che vale, Ranay D’Aubisson, che e appena tornata da Rotor, ha esaminato tutti i dati raccolti fin dall’inizio e ieri mi ha detto che l’analisi cerebrale di Marlene sembra cosi stabile che e convinta che a Marlene non accadra nulla di spiacevole su Eritro.»
Marlene, che si era girata verso la porta, pronta a raggiungere la camera stagna, torno a voltarsi. «Aspetta, zio Siever… quasi me ne dimenticavo. Devi stare attento alla dottoressa D’Aubisson.»
«Perche? E un ottimo neurofisico.»
«Non mi riferivo a questo. Era contenta quando stavi male dopo l’escursione all’esterno, ed era piuttosto delusa quando ti sei ripreso.»
Eugenia parve sorpresa e chiese automaticamente: «Perche dici questo?»
«Perche
«Ma… non capisco. Siever, non vai d’accordo con la D’Aubisson?»
«Certo. Andiamo perfettamente d’accordo. Mai una parola rabbiosa. Ma se Marlene dice che…»
«Marlene potrebbe sbagliarsi, no?»
E Marlene intervenne subito. «Ma non mi sbaglio.»
«Non ne dubito, Marlene» disse Genarr. E rivolto a Eugenia: «La D’Aubisson e una donna ambiziosa. Se dovesse succedermi qualcosa, a rigor di logica dovrebbe essere lei il mio successore. Ha molta esperienza, e sicuramente sapra affrontare la situazione nel migliore dei modi se il Morbo scoppiera ancora. Inoltre, e piu anziana di me, e forse pensa di non avere piu molto tempo da perdere. Se era ansiosa di prendere il mio posto, se si e rallegrata un po’ quando stavo male, in fondo posso capirla. Puo darsi che non si renda nemmeno conto di provare questi sentimenti».
«Se ne rende conto, invece. Benissimo» disse Marlene, sinistra. «Stai in guardia, zio Siever.»
«Va bene. Sei pronta, adesso?»
«Certo.»
«Allora, lascia che ti accompagni alla camera d’equilibrio. Vieni con noi Eugenia, e cerca di non fare quella faccia da funerale.»
Cosi, per la prima volta, Marlene usci sulla superficie di Entro sola e senza alcuna protezione. Erano le 21,20 del 15 gennaio 2237, ora standard terrestre. Era meta mattina, su Eritro.
30 Transizione
Crile Fisher si sforzo di reprimere la propria eccitazione, cerco di mantenere la stessa espressione calma degli altri.
Non sapeva dove fosse Tessa Wendel in quel momento. Non poteva essere lontana, perche l’
Gli altri tre membri dell’equipaggio erano semplici paia di mani per Fisher. Ognuno di loro aveva un compito da svolgere, e lo stava svolgendo. Solo Fisher non aveva un compito specifico… a parte quello di stare attento a non intralciare gli altri, forse.
Guardo i tre compagni (due uomini e una donna) in modo quasi furtivo. Li conosceva abbastanza, e aveva parlato spesso con loro. Erano tutti giovani. Il piu anziano era ChaoLi Wu, trentotto anni, tecnico iperspaziale. C’erano poi Henry Jarlow, trentacinque anni, e Merry Blankowitz, la piu giovane del gruppo, ventisette anni e fresca di laurea.
Tessa Wendel, coi suoi cinquantacinque anni, era vecchissima rispetto agli altri, pero era l’inventrice, la progettista, la semidea del volo.
Era Fisher quello in soprannumero, che non c’entrava. Tra non molto avrebbe compiuto cinquant’anni, e non aveva nessuna specializzazione. In base all’eta o al bagaglio di conoscenze, non aveva il diritto di trovarsi a bordo.
Ma era stato su Rotor. E questo contava. E Tessa Wendel lo voleva con se, e questo contava ancor di piu. E anche Tanayama e Koropatsky volevano che partisse, il che contava piu di qualsiasi altra cosa.
La nave stava avanzando pesantemente nello spazio. Fisher lo sapeva, anche se non c’era nessun segno concreto che lo indicasse. Era qualcosa che Fisher sentiva, a livello viscerale. Penso rabbioso: 'Sono stato nello spazio molto piu a lungo di tutti gli altri messi assieme, piu volte, su piu navi. Io capisco subito che questa nave non e agile, scattante, elegante. Lo sento. Loro, no!'
L’
Tessa apparve all’improvviso, i capelli un po’ scarmigliati, leggermente sudata.
«Tutto bene, Tessa?» chiese Fisher.
«Oh, si.» Tessa appoggio il posteriore a uno dei comodi avvallamenti della parete (molto utili, considerata la bassa pseudogravita mantenuta a bordo). «Nessun problema.»
«Quando entreremo nell’iperspazio?»
«Tra poche ore. Vogliamo raggiungere le coordinate giuste, in modo che tutte le sorgenti gravitazionali distorgano lo spazio come calcolato.»
«Per poterne tener conto esattamente?»
«Appunto.»
«Allora il volo iperspaziale non sembra molto pratico. E se non sai dov’e ogni cosa? Se hai fretta e non puoi fermarti a calcolare ogni contrazione gravitazionale?»
Tessa guardo Fisher e all’improvviso sorrise. «Non mi hai mai chiesto niente del genere, prima. Perche adesso me lo chiedi?»
«Perche e la prima volta che faccio un viaggio iperspaziale. Date le circostanze, e un interrogativo che sorge spontaneo con la massima urgenza.»
«Sono anni che mi trovo di fronte a interrogativi di questo tipo. Benvenuto nel club.»
«Rispondimi.»
«Volentieri. In primo luogo, ci sono delle apparecchiature che misurano l’intensita gravitazionale complessiva, considerata nei suoi aspetti scalari e tensoriali, in qualsiasi punto dello spazio, anche se non si conosce la zona in cui ci si trova. Il risultato non e precisissimo, sarebbe piu preciso se si misurassero minuziosamente tutte le sorgenti gravitazionali facendo poi la somma… ma e abbastanza preciso, se il tempo e prezioso. E se il tempo e ancor piu prezioso e, per cosi dire, devi premere il pulsante dell’iperspazio sperando che la gravita non sia molto rilevante, e per caso ti sbagli leggermente, allora la transizione sara seguita da qualcosa equivalente grosso modo a uno scossone… come varcare una soglia inciampando con la punta della scarpa. Se possiamo evitarlo, benissimo, ma in caso contrario non e detto che debba essere per forza una cosa fatale. Naturalmente, trattandosi della prima transizione, ci piacerebbe che avvenisse nel modo piu dolce possibile, per motivi psicologici… se non altro.»