«Ma… cos’e questa forma di vita?» chiese Eugenia.

«Non lo so.»

«E cosa vuole da Marlene? Ecco la cosa che mi spaventa di piu…»

Genarr scosse la testa. «Non lo so, Eugenia.»

E rimasero a fissarsi, impotenti.

32 Persi

LXXI

Crile Fisher osservo la stella pensieroso.

All’inizio, era troppo luminosa per un’osservazione vera e propria. Crile si era limitato a lanciare qualche occhiata di tanto in tanto, conservando poi un’immagine residua molto accentuata. Tessa Wendel, disperata per gli ultimi sviluppi, lo aveva rimproverato, parlando di danni alla retina, e Crile aveva opacizzato l’oblo. La luminosita della stella era scesa a livelli sopportabili, e le altre stelle erano diventate piu fioche… un baluginio mesto e appannato.

La stella luminosa era il Sole, naturalmente.

Nessun essere umano l’aveva mai visto cosi da lontano (a parte i rotoriani durante il loro esodo dal Sistema Solare). Era a una distanza doppia rispetto alla massima distanza di Plutone, quindi non appariva come un globo, sembrava una stella come tante. Tuttavia, era ancora cento volte piu luminoso della Luna piena vista dalla Terra, e quella luminosita era concentrata in un unico punto brillante. Logico che non si riuscisse a fissarlo senza opacizzare il vetro.

Questo particolare ribaltava la prospettiva. Normalmente, il Sole non era nulla di stupefacente. Era troppo luminoso per guardarlo, dominava troppo incontrastato. La parte di luce solare diffusa dall’atmosfera era sufficiente a cancellare del tutto le altre stelle… e anche dove non scomparivano (sulla Luna, per esempio), le stelle erano talmente sovrastate dal Sole che qualsiasi confronto era improponibile.

Li nello spazio, a quella distanza, l’intensita luminosa del Sole si era attenuata almeno parzialmente, e un confronto era possibile. Stando alle parole di Tessa Wendel, da quel punto il Sole era centosessantamila volte piu luminoso di Sirio, il corpo celeste che occupava il secondo posto della graduatoria, e forse venti milioni di volte piu luminoso delle stelle piu fioche che si vedevano a occhio nudo. Per cui, li, il Sole acquistava un fascino diverso, maggiore, rispetto a quando splendeva senza rivali nel cielo della Terra.

Del resto, a Fisher non rimaneva in pratica che osservare il cielo, non aveva nient’altro da fare, perche l’Ultraluce stava andando alla deriva… stava andando alla deriva da due giorni, spostandosi nello spazio come un razzo qualsiasi.

A quella velocita, avrebbero impiegato trentacinquemila anni per raggiungere la Stella Vicina… se fossero andati nella direzione giusta. Cosa che non stavano facendo.

Ecco perche due giorni prima Tessa Wendel era sbiancata ed era piombata nella disperazione.

Fino ad allora, non c’erano stati problemi. Al momento di entrare nell’iperspazio, Fisher era teso, temendo il dolore, il lampo lacerante di sofferenza atroce, l’ondata improvvisa di buio eterno.

Non era successo nulla. Era accaduto tutto troppo in fretta per notare qualcosa. Erano entrati nell’iperspazio ed erano tornati nello spazio normale nel medesimo istante. Le stelle avevano semplicemente cambiato posizione, e il passaggio dalla posizione precedente a quella attuale non si era percepito.

Era stato un sollievo… doppio. Non solo Fisher era ancora vivo, si era anche reso conto che se fosse andato storto qualcosa e lui fosse morto, la morte sarebbe stata cosi istantanea che lui non si sarebbe nemmeno accorto di morire. Sarebbe morto e basta.

Era talmente sollevato da non badare quasi alla reazione di Tessa, che aveva lanciato un’esclamazione strozzata e si era precipitata in sala macchine gridando.

Era tornata sottosopra… non che avesse un capello fuori posto… era sottosopra dentro. Gli occhi spiritati, aveva fissato Fisher come se non lo riconoscesse.

«La posizione delle stelle non sarebbe dovuta cambiare» aveva detto.

«No?»

«Non ci siamo allontanati abbastanza. Solo uno virgola trentatre millianni luce. Troppo poco per notare dei cambiamenti a occhio nudo. Comunque…» Tessa aveva respirato profondamente. «Comunque, poteva andare peggio. Pensavo che avessimo commesso un errore e ci fossimo spostati di migliaia di anni luce.»

«Sarebbe stato possibile, Tessa?»

«Certo. Se il passaggio attraverso l’iperspazio non viene controllato rigorosamente, si fa presto a percorrere mille anni luce invece di uno.»

«Be’, in tal caso, possiamo benissimo…»

Tessa aveva intuito la sua conclusione. «No, non potremmo semplicemente tornare indietro. Con dei controlli cosi imprecisi, ad ogni passaggio ci muoveremmo alla cieca, finendo chissa dove, e non troveremmo mai la via del ritorno.»

Fisher aveva corrugato la fronte. L’euforia di avere attraversato indenne l’iperspazio stava cominciando a svanire. «Ma gli oggetti spostati durante gli esperimenti, quelli li avete riportati indietro senza problemi.»

«Erano molto piu piccoli, e le distanze erano molto minori. Ma, come ti ho detto, poteva andare peggio. Abbiamo scoperto che la distanza percorsa e quella giusta. La posizione delle stelle e giusta.»

«Ma e cambiata. Ho visto benissimo.»

«Perche siamo orientati in modo diverso. L’asse longitudinale della nave si e spostato di oltre ventotto gradi. In poche parole, per qualche motivo, abbiamo seguito una traiettoria curva e non rettilinea.»

Le stelle, al di la dell’oblo, si stavano muovendo, lentamente.

«Ci stiamo girando di nuovo verso la Stella Vicina, una manovra che ha soltanto un’utilita psicologica» aveva spiegato Tessa. «Ma adesso si tratta di scoprire come mai c’e stata questa deviazione durante il passaggio.»

La stella luminosa, la stella faro, era apparsa nell’oblo. Fisher aveva battuto le palpebre.

«Il Sole» aveva detto Tessa, rispondendo all’espressione di stupore di Fisher.

«C’e qualche spiegazione plausibile della traiettoria curva seguita dalla nave? Se e successo anche a Rotor, chissa dove sono finiti?»

«O dove finiremo noi. Perche io non ho nessuna spiegazione. Non ora.» Tessa lo aveva guardato, visibilmente preoccupata. «Se le nostre ipotesi fossero esatte, avremmo dovuto cambiare posizione ma non direzione, muovendoci in linea retta, una linea retta euclidea, nonostante la curva relativistica dello spaziotempo, perche vedi, non eravamo nello spaziotempo. Forse c’e un errore nella programmazione del computer… o nei nostri presupposti. Io spero che sia un errore di programmazione. Si puo correggere piu facilmente.»

Erano trascorse cinque ore. Tessa era tornata, strofinandosi gli occhi. Fisher aveva alzato lo sguardo, inquieto. Aveva guardato un film, ma l’interesse era passato presto. Allora aveva osservato le stelle, lasciandosi ipnotizzare dal loro disegno… un effetto anestetico.

«Be’, Tessa?»

«Non c’e nessun errore di programmazione, Crile.»

«Allora devono essere sbagliati i presupposti.»

«Gia. Ma come? Potremmo fare un’infinita di ipotesi. Quali sono quelle giuste? Non possiamo provarle tutte. Non finiremmo mai, ci perderemmo irrimediabilmente.»

Per un po’ erano rimasti in silenzio, quindi Tessa Wendel aveva detto: «Se fosse stata la programmazione, sarebbe stato un errore stupido. L’avremmo corretto, senza imparare nulla, pero saremmo stati salvi. Ma adesso, se dobbiamo tornare ai fondamenti, e possibile che scopriamo qualcosa di veramente importante… ma se falliamo, forse non riusciremo piu a tornare a casa». Tessa gli aveva preso la mano. «Capisci, Crile? C’e qualcosa che non va, e se non scopriamo di che si tratta, sara impossibile trovare la via del ritorno, se non per puro caso. Per quanto possiamo tentare, probabilmente continueremo a finire nel punto sbagliato, allontanandoci sempre piu. E alla fine moriremo, quando i sistemi di riciclaggio smetteranno di funzionare, o quando esauriremo l’energia, o quando la profonda di sperazione minera la nostra capacita di sopravvivenza. E sono stata io a farti questo. Ma la vera

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