In caso di pioggia, l’unica cosa logica da fare era togliersi i vestiti.

Gia… e metterli, dove? Quando si faceva la doccia, i vestiti si mettevano nella pulitrice. Li su Eritro, forse, uno avrebbe potuto metterli sotto una roccia, o fare costruire una casetta in cui lasciarli nelle giornate di pioggia. In fin dei conti, perche portare dei vestiti se pioveva?

E se c’era il sole?

Naturalmente, se la giornata era fredda, i vestiti servivano. Ma nelle giornate calde…

Gia… Perche la gente portava i vestiti su Rotor, dove c’era sempre caldo e regnava la massima pulizia? In piscina non li portava… al che, Marlene ricordo che i giovani dal corpo snello e ben fatto erano i primi a spogliarsi, e gli ultimi a rivestirsi.

Mentre le persone come Marlene non si spogliavano in pubblico. Forse era per questo che la gente portava i vestiti. Per nascondere il corpo.

Perche non era possibile sfoggiare la propria mente? Oh, era possibile invece, solo che alla gente non piaceva. Alla gente piaceva guardare i corpi ben fatti, ma arricciava il naso di fronte alle menti ben fatte. Perche?

Ma li su Eritro, dove non c’era nessuno, Marlene avrebbe potuto togliersi i vestiti nelle giornate miti ed essere libera. Nessuno l’avrebbe indicata col dito o avrebbe riso.

Gia, avrebbe potuto fare quello che voleva perche aveva un mondo intero e confortevole tutto per se, un mondo che la circondava e l’avvolgeva come un’immensa coperta morbida e… solo silenzio.

Solo silenzio. Lo mormoro con la mente, per disturbarlo il meno possibile.

Silenzio.

Si drizzo. Silenzio?

Ma lei era uscita per sentire di nuovo la voce. Senza gridare, questa volta. Senza avere paura. Dov’era la voce?

Quasi l’avesse chiamata, quasi avesse fatto un fischio di richiamo…

'Marlene!'

Il suo cuore ebbe un lieve sussulto.

Marlene si controllo. Non doveva mostrarsi turbata o spaventata. Si guardo attorno, poi, molto calma, disse: «Dove sei?»

'Non e necerio… necessario far… far vibrare l’aria… per parlare.'

La voce era quella di Aurinel, ma non parlava come Aurinel. Sembrava che facesse fatica a parlare, ma si intuiva che il suo linguaggio sarebbe migliorato.

'Migliorera' disse la voce.

Marlene non aveva detto nulla. E non disse nulla nemmeno adesso. Penso semplicemente: 'Non devo parlare. Devo solo pensare'.

'Devi solo adattare la struttura. Lo stai facendo.'

'Pero ti sento parlare.'

'Sto adattando la tua struttura. E come se mi sentissi.'

Marlene si umetto le labbra. Non doveva avere paura, doveva rimanere calma.

'Non c’e nulla di che… di cui… avere paura' disse la voce che assomigliava alla voce di Aurinel.

'Senti tutto, vero?' penso Marlene.

'Ti disturba?'

'Si.'

'Perche?'

'Non voglio che tu sappia tutto. Certi pensieri voglio tenerli per me.' (Marlene cerco di non pensare che forse quella era la reazione che avevano gli altri di fronte a lei, quando volevano celare i propri sentimenti… ma si rese conto che il pensiero sarebbe trapelato nell’attimo stesso in cui avesse cercato di non pensarlo.)

'Ma la tua struttura e diversa dalle altre.'

'La mia struttura?'

'La struttura della tua mente. Le altre sono confuse… aggrovigliate. La tua e… splendida.'

Marlene si umetto di nuovo le labbra, e sorrise. Quando la sua mente veniva percepita, si vedeva che era splendida. Esulto, e penso con disprezzo alle ragazze che avevano solo… esteriorita.

'E un pensiero privato?' chiese la voce nella sua mente.

Marlene per poco non rispose ad alta voce… 'Si.'

'Riesco a cogliere una differenza. Non rispondero ai tuoi pensieri privati.'

Marlene aveva sete di elogi. 'Hai visto molte menti?'

'Ne ho percepite molte, da quando voi… cose u… umane siete venute.'

Non era sicura della parola, penso Marlene. La voce non rispose, e Marlene rimase sorpresa. La sorpresa era stata una sensazione privata, ora che ci pensava, pero lei non l’aveva etichettata in quel modo dentro di se. Forse, il privato era privato, automaticamente. La voce aveva detto che riusciva a cogliere la differenza, ed era chiaro che ci riusciva. Si vedeva dalla struttura.

Anche questa volta, nessuna risposta. Marlene doveva fare una domanda specifica, dimostrare che non si trattava di un pensiero privato.

'Per favore… si vede dalla struttura?' Non c’era bisogno di precisazioni. La voce avrebbe capito a cosa si riferiva.

'Si vede dalla struttura. Si vede tutto, perche la tua struttura e congegnata molto bene.'

Marlene gongolo soddisfatta a quel complimento. Il minimo che potesse fare era ricambiare. 'Anche la tua dev’essere ben congegnata.'

'E diversa. La mia struttura si estende. E semplice in ogni punto, ed e complessa solo se presa nel suo insieme. La tua e complessa gia in partenza. Non c’e semplicita. Ed e diversa dalle altre del tuo genere. Le altre sono… aggrovigliate. Non e possibile entrare in contatto con loro… comunicare. La ristrutturazione e dannosa, perche la struttura e fragile. Non lo sapevo. La mia struttura non e fragile.'

'La mia, e fragile?'

'No. Si adatta.'

'Hai provato a comunicare con gli altri, vero?'

'Si.'

Il Morbo di Eritro. (Nessuna risposta. Il pensiero era privato.)

Marlene chiuse gli occhi, concentrandosi, tendendo la propria mente, cercando di localizzare il punto d’origine della mente esterna. Non capiva bene cosa stesse facendo, forse non era quello il sistema giusto per individuarla… forse non stava facendo proprio nulla, cosi. E magari la mente avrebbe riso per la sua goffaggine… sempre che ridesse.

Nessuna risposta.

'Pensa qualcosa' penso Marlene.

Come prevedibile, la risposta giunse subito. 'Cosa devo pensare?'

Non proveniva da nessun posto. Era nella mente di Marlene.

Contrariata dalla propria incapacita, Marlene chiese: 'Quand’e che hai percepito la mia struttura mentale?'

'Sul nuovo contenitore di… esseri umani.'

'Su Rotor?'

'Su Rotor.'

Marlene ebbe un’illuminazione improvvisa. 'Mi volevi. Mi hai chiamata.'

'Si.'

Certo. Ecco spiegato il suo desiderio cosi intenso di andare su Eritro! Ecco perche stava guardando Eritro con tanta bramosia il giorno in cui Aurinel l’aveva raggiunta per dirle che sua madre la cercava!

Marlene strinse i denti. Doveva continuare a chiedere. 'Dove sei?'

'Dappertutto.'

'Sei il pianeta?'

'No.'

'Mostrati.'

'Eccomi.' E di colpo la voce giunse da una direzione precisa.

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