mente sarebbe estesa. Sarebbe semplice in ogni punto e complessa solo se considerata nel suo insieme. E non sarebbe fragile perche, anche se le sue cellule venissero uccise in gran numero, l’organismo planetario, globalmente, non ne risentirebbe quasi.»

Marlene fisso Genarr. «Intendi dire che ho parlato con dei microbi?»

«Non sono in grado di affermarlo con certezza. E soltanto un’ipotesi, pero tutti i particolari quadrano a meraviglia, e non mi viene in mente una spiegazione migliore di questa. E poi, Marlene, se consideriamo le centinaia di milioni di cellule che compongono il tuo cervello, ognuna di quelle cellule presa singolarmente non e granche. Tu sei un organismo in cui tutte le cellule cerebrali sono ammassate. Se parli a un altro organismo in cui tutte le cellule cerebrali sono separate e collegate, diciamo, da minuscole onde radio, c’e poi tanta differenza?»

«Non lo so» rispose Marlene, visibilmente turbata.

«Ma, un’altra domanda, importantissima. Questa forma di vita, qualunque cosa sia, cosa vuole da te?»

Marlene parve sorpresa. «Puo parlare con me. Puo trasmettermi delle idee.»

«Dunque, secondo te, vuole solo qualcuno con cui parlare? Pensi che con l’arrivo degli esseri umani si sia resa conto per la prima volta di essere sola?»

«Non lo so.»

«Nessuna impressione a questo proposito?»

«No.»

«Potrebbe distruggerci…» Ora Genarr stava parlando tra se. «Potrebbe distruggerci senza difficolta se si stancasse di te, o se l’annoiassi.»

«No, zio Siever.»

«Pero mi ha fatto del male, quando volevo impedirti di entrare in contatto con la mente del pianeta. E ha fatto del male alla dottoressa D’Aubisson, a tua madre, e a una guardia.»

«Si, ma non vi ha fatto molto male… quel tanto che bastava per impedirvi di ostacolarmi. Nient’altro.»

«E arriva a fare tutto questo solo per poter parlare con te e avere un po’ di compagnia. Mah… non mi sembra un motivo sufficiente.»

«Forse il motivo e qualcosa che non possiamo capire. Probabilmente ha una mente troppo diversa e non puo spiegarcelo… o magari, anche se ci spiegasse il motivo, per noi non avrebbe senso.»

«Pero la sua mente non e poi cosi diversa dato che puo conversare con te. Riceve delle idee da te e ti trasmette altre idee, no? Voi due comunicate.»

«Si.»

«E ti capisce abbastanza bene da cercare di farsi apprezzare da te assumendo la voce e la faccia di Aurinel.»

Marlene piego la testa e fisso il pavimento.

Genarr prosegui sottovoce. «Quindi, dal momento che ci capisce, puo darsi che noi riusciamo a capirla, e in tal caso devi scoprire perche ti vuole tanto. Potrebbe essere importantissimo scoprirlo, perche chissa che intenzioni ha? E tu sei l’unica in grado di scoprirlo, l’unico strumento che abbiamo.»

Marlene stava tremando. «Non so come fare, zio Siever.»

«Fai come hai fatto finora. La mente ti e amica, pare… e forse ti spieghera.»

Marlene alzo lo sguardo e studio Genarr. «Hai paura, zio Siever.»

«Naturale. Siamo di fronte a una mente molto piu potente della nostra. Se decidesse che non ci vuole, potrebbe eliminarci, tutti quanti.»

«Non mi riferivo a questo. Hai paura per me.»

Genarr esito. «Sei sempre sicura di non essere in pericolo su Eritro? Non e pericoloso parlare con questa mente?»

«No, assolutamente» rispose Marlene, quasi con arroganza, alzandosi. «Non c’e nessun rischio. Non mi fara del male.»

Sembrava molto sicura di se, ma Genarr si senti mancare. Quello che pensava Marlene contava ben poco, perche la sua mente era stata adattata dalla mente di Eritro. 'Posso ancora fidarmi di lei?' si chiese Genarr.

In fin dei conti, chissa… forse quella mente composta di trilioni e trilioni di procarioti aveva dei piani… come Pitt, per esempio. E forse, ansiosa di realizzare quei piani, agiva con la stessa doppiezza di Pitt.

Gia… e se la mente avesse mentito a Marlene per motivi propri?

Date le circostanze, faceva bene Genarr a consentire a Marlene di uscire?

Ma in fondo, che importanza aveva? Aveva scelta, lui?

34 Vicini

LXXVI

«Perfetto» disse Tessa Wendel. «Perfetto, perfetto, perfetto.» Fece un gesto, come se stesse inchiodando qualcosa alla parete con decisione. «Perfetto.»

Crile Fisher sapeva di cosa stesse parlando. Erano passati nell’iperspazio, due volte, in due direzioni diverse. Due volte, Crile aveva osservato la posizione delle stelle che cambiava un poco.

E aveva cercato il Sole, trovandolo leggermente piu fioco la prima volta, leggermente piu luminoso la seconda. Cominciava a sentirsi come un vecchio vagabondo iperspaziale.

«Dunque, il Sole non ci disturba» disse.

«Oh, si, ma e un disturbo perfettamente calcolabile, quindi l’interferenza fisica e un piacere psicologico… capisci?»

Facendo l’avvocato del diavolo, Fisher commento: «Il Sole e piuttosto lontano. L’effetto gravitazionale dev’essere molto vicino allo zero».

«Certo, pero 'molto vicino allo zero' non significa zero. L’effetto e misurabile. Abbiamo attraversato l’iperspazio due volte, e il sentiero virtuale prima si e avvicinato al Sole trasversalmente, poi si e allontanato con un’altra angolazione. Wu aveva calcolato tutto, e la nostra traiettoria coincideva alla perfezione con quella calcolata, fino all’ultima frazione decimale immaginabile. Quell’uomo e un genio. Riesce a prendere delle scorciatoie incredibili col programma del computer.»

«Ne sono certo» mormoro Fisher.

«Quindi non ci sono piu dubbi, Crile. Possiamo raggiungere la Stella Vicina entro domani. Oggi stesso… se abbiamo proprio fretta. Naturalmente, non arriveremo vicinissimi. Forse dovremo avvicinarci alla stella nello spazio normale per un certo periodo di tempo, come misura precauzionale. E poi, non conosciamo la massa della stella con sufficiente precisione, e potrebbe essere rischioso emergere dall’iperspazio troppo vicini all’obiettivo. Non vogliamo essere proiettati inaspettatamente chissa dove e ritrovarci a dover calcolare di nuovo la rotta giusta.» Tessa scosse la testa, l’espressione ammirata. «Ah, quel Wu… Sono proprio soddisfatta di lui, soddisfattissima.»

Fisher disse cauto: «Sicura di non essere un po’ seccata?»

«Seccata? Perche?» Tessa lo fisso, sorpresa. «Pensi che dovrei essere gelosa?»

«Be’, non so. E possibile che a ChaoLi Wu venga attribuito il merito di avere messo a punto il volo ultraluce, di avere elaborato i principi fondamentali, e che tu venga dimenticata, o ricordata solo come un’antesignana?»

«No, Crile. Sei molto gentile a preoccuparti per me, ma non c’e problema. Il mio lavoro e documentato dettagliatamente. Gli aspetti matematici di base del volo ultraluce sono miei. E ho anche collaborato alla parte pratica, anche se il merito maggiore della progettazione della nave spettera ad altri, ed e giusto che sia cosi. Wu ha aggiunto un fattore di correzione alle equazioni di base. Molto importante, certo, e infatti adesso sappiamo che il volo ultraluce non sarebbe pratico senza questo nuovo elemento, pero e solo il tocco finale, la glassa sulla torta. La torta e ancora mia.»

«Bene. Se sei sicura, mi fa piacere.»

«Se devo essere sincera, Crile, spero che adesso Wu prenda l’iniziativa e porti avanti lo sviluppo del volo ultraluce. Sai, i miei anni migliori ormai li ho lasciati alle spalle… scientificamente parlando, sia chiaro. Solo scientificamente, Crile.»

Fisher sorrise. «Lo so.»

Вы читаете Nemesis
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату