Wendel.
«Esattamente, Capitano. C’e dell’ossigeno libero nell’atmosfera… e parecchio. Se c’e l’ossigeno dev’esserci la fotosintesi, no? E se c’e un processo di fotosintesi devono esserci delle forme di vita, no? E un pianeta non puo essere inabitabile se ospita delle forme di vita che producono ossigeno!»
Ci fu un attimo di silenzio assoluto, poi Tessa disse: «E talmente inverosimile, Jarlow… Sei sicuro di non avere pasticciato la programmazione?»
Al che, Merry Blankowitz fisso Wu aggrottando le ciglia e con gli occhi gli disse: 'Vistoooo!?'
«Non ho mai
Crile Fisher, che aveva acquistato una sicurezza notevole dalla volta in cui Wu aveva proposto di tornare a casa, non esito a esprimere la propria opinione.
«Sentite» disse. «Questa ipotesi sara confermata o smentita quando ci saremo avvicinati abbastanza. Perche adesso non supponiamo che l’analisi di Jarlow sia esatta e proviamo a svilupparla? Se nell’atmosfera di questo mondo c’e ossigeno, possiamo presumere che sia stato terraformato, no?»
Tutti lo guardarono.
«Terraformato?» ripete Jarlow, interdetto.
«Si, terraformato. Perche no? Abbiamo un mondo adatto alla vita, solo che ha l’atmosfera di anidride carbonica e azoto dei mondi senza vita… come Marte e Venere… allora si mettono delle alghe nell’oceano e in breve tempo addio anidride carbonica, arriva l’ossigeno… O forse si fa qualcos’altro. Non sono un esperto.»
Gli altri lo stavano ancora fissando.
Fisher prosegui. «Lo sto dicendo perche ricordo che nelle fattorie di Rotor si parlava di terraformazione. Ho lavorato la. Ho partecipato addirittura a dei seminari sulla terraformazione, pensando che potesse esserci qualche collegamento col programma dell’iperassistenza. Non c’era, ma almeno ho sentito parlare della terraformazione.»
«E della durata del processo di terraformazione? Non ne ha parlato nessuno? Non ricordi?» chiese Jarlow.
Fisher allargo le braccia. «Dimmelo tu, Jarlow. Risparmieremo tempo.»
«D’accordo. Rotor ha impiegato due anni per arrivare qui… ammesso che sia qui. Quindi, e qui da tredici anni. Se una massa di alghe grande quanto Rotor venisse sparsa nell’oceano e vivesse, crescesse, e producesse ossigeno, per arrivare al livello attuale, a un contenuto di ossigeno del diciotto per cento con l’anidride carbonica presente in tracce secondo i miei calcoli, be’, ci vorrebbero alcune migliaia di anni. Alcune centinaia, forse… se le condizioni fossero eccezionalmente favorevoli. Quel che e certo e che tredici anni non basterebbero. E poi, le alghe terrestri si sono adattate alle condizioni ambientali della Terra. Su un altro mondo, potrebbero non crescere, o crescere molto lentamente prima di raggiungere l’adattamento. No, tredici anni non sono nulla.»
Fisher rimase impassibile. «Ah, pero c’e parecchio ossigeno e zero anidride carbonica. Se Rotor non c’entra, come si spiega il contenuto d’ossigeno? Una spiegazione c’e, mi pare… la presenza di forme di vita nonterrestri, no?»
«E questa era appunto la mia conclusione» disse Jarlow.
«L’unica ipotesi che dobbiamo fare» aggiunse Tessa Wendel. «La fotosintesi e opera della vegetazione indigena. Non significa assolutamente che i rotoriani siano su questo mondo, o siano arrivati in questo sistema.»
Fisher parve seccato. «Be’, Capitano» replico, formale «non significa nemmeno
«Non so…» intervenne Merry Blankowitz. «Molto difficile che la vegetazione evolutasi su un pianeta alieno possa essere nutriente per gli esseri umani. Non credo che gli esseri umani sarebbero in grado di digerirla, o comunque di assimilarla. Anzi, probabilmente sarebbe tossica… E se c’e una flora, ci sara anche una fauna, e non sappiamo cosa comporterebbe questo…»
«Ad ogni modo» osservo Fisher «puo darsi che i rotoriani abbiano recintato una distesa di terreno, eliminando le forme di vita indigene e seminando delle piante loro,
«Supposizioni… tutte supposizioni» borbotto Tessa.
«In ogni caso» disse Fisher «e inutile stare qui a inventare degli scenari quando la cosa logica da fare e studiare il pianeta a fondo, avvicinandoci al massimo… scendendo anche sulla sua superficie se sara possibile.»
E Wu, con estrema decisione, disse: «Sono perfettamente d’accordo».
«Io sono una biofisica» fece la Blankowitz «e se c’e vita sul pianeta, tutto il resto passa in secondo piano… dobbiamo esplorarlo.»
Tessa Wendel li guardo e, arrossendo leggermente, annui. «Gia, dobbiamo esplorarlo, suppongo.»
«Piu ci avviciniamo e piu dati raccogliamo, piu le cose si complicano» disse Tessa. «Questo sembra proprio un mondo morto, non c’e dubbio, no? Niente luci nell’emisfero notturno, nessuna traccia di vegetazione o di qualsiasi forma di vita.»
«Nessuna traccia
Tessa Wendel intervenne. «Ma in questo modo, giudichiamo in base alla nostra esperienza con un’unica atmosfera contenente ossigeno… quella della Terra. Un giorno potrebbero ridere di noi. Forse si scoprira che la Galassia e piena di atmosfere contenenti ossigeno prive di qualsiasi legame con la vita, e tutti sapranno che ci saremo lasciati ingannare dalla nostra esperienza con l’unico pianeta anomalo, un pianeta con una fonte di ossigeno biologica.»
«Ah, no» disse rabbioso Jarlow. «Non puo cavarsela cosi, Capitano. Puo fare le ipotesi piu disparate, ma non puo pretendere che le leggi della natura cambino perche le fa comodo. Se vuole che il contenuto di ossigeno di un’atmosfera derivi da una fonte non biologica, deve suggerire un meccanismo.»
«Ma… non c’e traccia di clorofilla nella luce riflessa del mondo» insiste Tessa.
«Perche dovrebbe esserci?» disse Jarlow. «E probabile che si sia evoluta una molecola abbastanza diversa sotto la pressione selettiva della luce di una nana rossa. Posso suggerire una cosa?»
«Prego» rispose Tessa, sarcastica. «Mi pare che tu non stia facendo altro.»
«Benissimo. Di preciso, sappiamo solo che le terre emerse di questo mondo sembrano completamente prive di vita. Non significa nulla. Fino a quattrocento milioni di anni fa, anche i continenti terrestri erano sterili, ma il pianeta aveva un’atmosfera contenente ossigeno ed era ricco di vita.»
«Vita marina.»
«Si, Capitano. Va benissimo anche quella. Alghe o il loro equivalente… piante microscopiche efficientissime come fabbriche di ossigeno. Le alghe dei mari terrestri producono l’ottanta per cento dell’ossigeno che si riversa nell’atmosfera ogni anno. Questo non spiega tutto? Spiega la presenza di ossigeno nell’atmosfera, e la mancanza di forme di vita nelle aree emerse. Significa inoltre che possiamo esplorare senza alcun rischio il pianeta, atterrando sulla sua superficie sterile e studiando il mare con gli strumenti di cui disponiamo… lasciando a una spedizione successiva, opportunamente equipaggiata, il compito di svolgere uno studio approfondito.»
«Gia, ma gli esseri umani non sono animali marini. Se i rotoriani fossero arrivati in questo sistema, sicuramente avrebbero tentato di colonizzare le aree emerse, e qui non c’e traccia di colonizzazione. E proprio necessario indagare ancora su questo mondo?» chiese Tessa Wendel.
«Oh, si» rispose subito Wu. «Non possiamo tornare a casa solo con delle deduzioni. Ci occorrono dei fatti, dati concreti. Potrebbero esserci delle sorprese.»
«Ti aspetti qualche sorpresa?» fece Tessa, con una sfumatura di collera.