«Non e che non sopporti la gente» era la spiegazione di Leverett. «Posso contattare tutte le persone che voglio con l’olovisione… parlare con loro, ascoltarle, ridere insieme a loro. Posso fare tutto, a parte toccarle e sentire il loro odore… due cose di cui faccio a meno volentieri. E poi, stiamo costruendo cinque Colonie nella fascia degli asteroidi e posso visitarle tutte e fare indigestione di gente e sentire anche il loro odore, per quel che puo servire.»
Poi, quando andava su Rotor (la «metropoli», era il termine che si ostinava a usare) Leverett continuava a guardarsi attorno, come se si aspettasse di essere sommerso dalla folla.
Guardava con diffidenza perfino le sedie, e si sedeva scivolando lateralmente, quasi sperasse di cancellare l’aura lasciata dal posteriore che aveva occupato quella sedia prima di lui.
Janus Pitt aveva sempre pensato che come Commissario Delegato per il Progetto Asteroidi fosse la persona ideale. Quella carica, in pratica, gli consentiva di controllare completamente qualsiasi cosa collegata in qualche modo alla fascia periferica del Sistema Nemesiano. Il che comprendeva, oltre alle Colonie in costruzione, il Servizio di Sorveglianza.
Avevano terminato il pranzo nell’intimita dell’alloggio di Pitt, perche Saltade avrebbe preferito soffrire la fame piuttosto che mangiare in una sala aperta al pubblico (e per «pubblico» si intendeva anche una sola persona non di sua conoscenza). Pitt, del resto, era rimasto sorpreso quando Leverett aveva accettato di pranzare con
Lo studio con indifferenza. Leverett era magro, coriaceo, stagionato… dava l’impressione di non essere mai stato giovane e di non potere invecchiare. Aveva gli occhi azzurro sbiadito, i capelli biondo sbiadito.
Pitt chiese: «Da quanto tempo non venivi su Rotor, Saltade?»
«Quasi due anni, e stavo meglio dov’ero… non sei stato gentile, Janus.»
«Perche, cos’ho fatto? Io non ti ho convocato di certo… anche se, dal momento che sei qui, vecchio mio, sei il benvenuto.»
«Come se mi avessi convocato. Cosa significa questo messaggio in cui dici di non volere essere disturbato per cose di poco conto? Stai diventando cosi importante da volerti occupare solo delle cose importanti?»
Il sorriso di Pitt si fece un po’ forzato. «Di che stai parlando, Saltade?»
«Avevano un rapporto per te. Hanno individuato una piccola sorgente di radiazioni in avvicinamento. Ti hanno inviato il rapporto e tu hai risposto con una delle tue famose circolari invitandoli a non scocciarti.»
«Ah, ecco!» (Pitt ricordo tutto. Era stata quella parentesi di autocommiserazione e irritazione. Anche lui aveva il diritto di irritarsi qualche volta.) «Be’, i tuoi uomini devono individuare delle Colonie. Non dovrebbero disturbarmi per delle questioni secondarie.»
«Se la pensi cosi, benissimo. Ma, guarda caso, hanno scoperto qualcosa che non e una Coloniale non vogliono comunicartelo. L’hanno detto a me, e mi hanno chiesto di riferirtelo, nonostante il tuo divieto. Sono convinti che tocchi al sottoscritto trattare con te… ma non ci tengo, Janus. Stai diventando un tipo irascibile, un vecchio potente e irascibile?»
«Smettila con queste chiacchiere, Saltade. Cos’hanno avvistato?» sbotto Pitt,
«Un veicolo.»
«Come… un veicolo? Non una Colonia?»
Leverett alzo una mano nodosa. «Non una Colonia. Ho detto 'veicolo'.»
«Non capisco…»
«Cosa c’e da capire? Hai bisogno di un computer? Se ne hai bisogno, hai qui il tuo… Un veicolo e una nave che sta viaggiando nello spazio con un equipaggio a bordo.»
«Quanto e grande?»
«Dovrebbe essere in grado di trasportare una mezza dozzina di persone.»
«Allora dev’essere una delle nostre.»
«No. Abbiamo controllato. Non e una nave rotoriana. Quelli del Servizio di Sorveglianza saranno anche stati restii a parlartene, pero non sono rimasti con le mani in mano. Nessun computer del sistema e stato utilizzato per la progettazione di una nave del genere, e nessuno avrebbe potuto costruire una nave come quella avvistata senza l’aiuto di un computer.»
«Quindi?»
«Quindi non e una nave rotoriana. Proviene da qualche altra parte. I miei ragazzi sono stati zitti, non ti hanno disturbato, si sono attenuti alle tue istruzioni… prima volevano essere sicuri che non fosse una nave costruita da noi. Quando non ci sono stati piu dubbi, mi hanno informato e hanno detto che bisognava avvisarti, ma che loro non volevano farlo. Sai, Janus, calpestare la gente e controproducente, se si esagera.»
«Sta’ zitto» sbotto Pitt, stizzito. «Una nave non rotoriana? Impossibile! Da dove dovrebbe provenire?»
«Dal Sistema Solare, immagino.»
«Impossibile! Una nave di quelle dimensioni con una mezza dozzina di persone a bordo non puo essere arrivata fin qui dal Sistema Solare. Anche se avessero scoperto l’iperassistenza, il che e plausibilissimo, sei persone chiuse in uno spazio ristretto per oltre due anni non arriverebbero mai a destinazione vive. Forse un equipaggio speciale, molto bene addestrato e composto di gente con doti fuori del comune, potrebbe portare a termine il viaggio senza impazzire del tutto… ma, no, nessuno nel Sistema Solare affronterebbe una simile impresa. Solo una Colonia completa, un mondo autosufficiente abitato da persone abituate a quel tipo di vita fin dalla nascita, puo compiere un viaggio interstellare senza problemi.»
«Comunque, abbiamo una nave di piccole dimensioni che non e rotoriana» disse Leverett. «Questo e un dato di fatto, e non ti resta che accettarlo, te l’assicuro. Da dove viene, secondo te? La stella piu vicina e il Sole… altro dato di fatto. Se non proviene dal Sistema Solare, allora proviene da qualche altro sistema stellare… un viaggio molto piu lungo di due anni e rotti, e a maggior ragione impossibile secondo il tuo ragionamento.»
«Forse non e una nave umana» disse Pitt. «Forse si tratta di altre forme di vita, con una psicologia diversa, in grado di sopportare lunghi viaggi in ambienti ristretti.»
«O forse sono alti cosi…» Leverett alzo la mano e lascio mezzo centimetro tra il pollice e l’indice. «E per loro quella nave
«Non me l’avevi detto!»
«Credevo non fosse necessario.»
«Potrebbe essere una nave umana, ma automatizzata. Potrebbero esserci dei robot a bordo.»
«Puo darsi» annui Leverett. «In tal caso, dovremmo distruggerla? Se a bordo non ci sono esseri umani, non c’e nessun problema etico. Distruzione di proprieta altrui… pero in fin dei conti stanno sconfinando…»
«Ci sto pensando» disse Pitt.
Leverett fece un ampio sorriso. «Non farlo! Quella nave non e stata nello spazio per oltre due anni.»
«Cosa intendi dire?»
«Hai dimenticato in che condizioni era Rotor quando siamo arrivati qui?
Noi
«E questa nave?» chiese Pitt, senza rispondere alla domanda di Leverett.
«Lucida come se avesse percorso al massimo qualche milione di chilometri a velocita normali.»
«Impossibile. Smettila con questi scherzi.»
«Non e impossibile. Hanno percorso al massimo qualche milione di chilometri a velocita normali… Il resto del viaggio… iperspazio.»
«Di che stai parlando?» Pitt stava perdendo la pazienza.
«Volo ultraluce. Ecco cos’hanno.»
«E teoricamente impossibile.»
«Davvero? Be’, se hai qualche altra spiegazione, forza, sentiamo.»
Pitt lo fisso a bocca aperta. «Ma…»
«Lo so. Gli scienziati dicono che e impossibile, eppure quelli hanno il volo ultraluce. Adesso, ascolta… Se