hanno il volo ultraluce, devono avere anche le comunicazioni ultraluce. Quindi il Sistema Solare sa che sono qui e sa cosa sta succedendo. Se distruggiamo la nave, il Sistema Solare lo sapra, e trascorso un po’ di tempo arrivera una flotta di navi come quella, sbuchera dallo spazio sparandoci addosso.»
«Tu cosa faresti, allora?» Pitt si ritrovo incapace di pensare, momentaneamente.
«Non ci resta che accoglierli amichevolmente, scoprire chi sono, cosa stanno facendo, cosa vogliono. Bene, pare che abbiano intenzione di atterrare su Eritro. Dovremo andare su Eritro anche noi, a parlare con loro.»
«Su Eritro?»
«Certo, Janus, se scendono su Eritro, dove dovremmo andare? Dobbiamo affrontarli la. Dobbiamo correre questo rischio.»
Pitt senti che la sua mente ricominciava a funzionare. «Dal momento che lo ritieni necessario, saresti disposto a farlo? Con una nave e un equipaggio, naturalmente.»
«Intendi dire che tu non lo farai?»
«Io, il Commissario? Non posso venire su Eritro ad accogliere una nave sconosciuta.»
«Poco dignitoso, dato il tuo rango, eh? Capisco. Dunque, dovro affrontare gli alieni o i robot o i lillipuziani o quel che sono, senza di te.»
«Mi terro continuamente in contatto, visivo e vocale, ovvio, Saltade.»
«A distanza.»
«Si, pero se la tua missione avra successo per te ci sara una ricompensa adeguata, tieni presente questo.»
«Davvero? In tal caso…» Leverett guardo Pitt, meditabondo.
Pitt attese, poi chiese: «Hai intenzione di fissare un prezzo?»
«Di
«Cosa intendi dire?»
«Voglio stabilirmi su Eritro. Sono stanco degli asteroidi. Sono stanco di sorvegliare. Sono stanco
«Da quanto tempo lo desideri?»
«Non so. La cosa e nata a poco a poco. E dopo essere venuto qui e avere dato un’occhiata a Rotor, cosi affollato e rumoroso, Eritro mi attira piu che mai.»
Pitt corrugo la fronte. «Siete in due, allora. Sei come quella ragazza, quella pazza…»
«Quale ragazza pazza?»
«La figlia di Eugenia Insigna. Conosci Eugenia Insigna, immagino.»
«L’astronoma? Certo. Non conosco sua figlia.»
«Completamente pazza. Vuole stare su Eritro.»
«E sarebbe pazza per questo? A me sembra una cosa perfettamente sensata. Anzi, se vuole stare su Eritro, una donna potrei anche sopportarla…»
Pitt alzo un dito. «Ho detto 'ragazza'.»
«Quanti anni ha?»
«Quindici.»
«Oh? Be’, invecchiera… Purtroppo, invecchiero anch’io.»
«Non e una bellezza mozzafiato.»
«Guardami bene, Janus… nemmeno io sono sono molto bello, no? D’accordo, queste sono le mie condizioni.»
«Vuoi che venga registrato ufficialmente nel computer?»
«Semplice proforma, eh, Janus?»
Pitt non sorrise. «Benissimo. Cercheremo di localizzare il punto di atterraggio della nave, e intanto tu ti preparerai a raggiungere Eritro.»
36 Incontro
Il tono che esprimeva un misto di perplessita e scontentezza, Eugenia Insigna disse: «Marlene stava cantando questa mattina. Una canzone che diceva: 'Casa, casa tra le stelle, dove i mondi ruotano liberi'».
«La conosco» annui Genarr. «Te la canterei, ma non ho orecchio.»
Avevano appena terminato il pranzo. Pranzavano insieme ogni giorno, adesso… un momento che Genarr attendeva tranquillo e soddisfatto, anche se l’argomento di conversazione immancabilmente era Marlene, e anche se Eugenia forse si rivolgeva a lui solo per disperazione, non potendo parlare liberamente con nessun altro.
A Genarr non importava. Gli bastava stare con lei.
«Non l’avevo mai sentita cantare, prima» disse Eugenia. «Ho sempre pensato che non sapesse cantare. Invece ha una voce gradevole, da contralto.»
«Probabilmente, significa che e felice, adesso… o eccitata… o contenta… e un segno positivo, insomma. Secondo me, Marlene ha trovato il suo posto nell’universo, la sua unica ragione di vita. Non tutti la trovano. La maggior parte di noi, Eugenia, si trascina in avanti, cercando il significato personale della vita, non lo trova, e alla fine sprofonda nella disperazione piu cupa o si chiude in una serena rassegnazione. Io appartengo alla categoria dei rassegnati.»
Eugenia abbozzo un sorriso. «Mentre io no, vero?»
«Be’, non sei immersa nella disperazione piu cupa, ma in effetti tendi a continuare le battaglie perse.»
Lei abbasso gli occhi. «Ti riferisci a Crile?»
«Se pensi che mi riferisca a Crile, d’accordo. In realta, pero, stavo pensando a Marlene. E uscita una dozzina di volte. Le piace moltissimo. La rende felice, eppure tu te ne stai qui a combattere la paura. Cos’e che ti angustia?»
Eugenia riflette qualche attimo, giocherellando con la forchetta. «E il senso di perdita. L’ingiustizia di questa situazione. Crile ha faro una scelta e l’ho perso. Marlene ha fatto una scelta e la sto perdendo… Eritro me la sta portando via, se non il Morbo…»
«Lo so.» Genarr le prese la mano, e lei, distrattamente, lascio che la stringesse.
Eugenia continuo. «Marlene e sempre piu smaniosa di stare la fuori, in quella desolazione assoluta, e le interessa sempre meno stare con noi. Alla fine, trovera il modo di vivere all’esterno, si assentera per periodi sempre piu lunghi… e un giorno sparira.»
«Probabilmente hai ragione, ma la vita e un susseguirsi di perdite. Perdiamo la giovinezza, i genitori, gli amori, gli amici, la salute, e infine la vita. Bisogna accettarlo, altrimenti oltre a perdere tutto ugualmente, si perde anche la tranquillita, la pace interiore.»
«Non e mai stata una bambina felice, Siever.»
«Ti senti responsabile?»
«Avrei potuto essere piu comprensiva.»
«Non e mai troppo tardi per cominciare. Marlene voleva un mondo intero, e adesso ce l’ha. Voleva trasformare quella che e sempre stata una dote gravosa in un metodo di comunicazione diretta con un’altra mente, e c’e riuscita. Vorresti costringerla a rinunciare? Per non perderla, per averla sempre accanto, vorresti farle subire una perdita ben piu grande, impedendole di usare nel modo giusto il suo cervello eccezionale?»
Eugenia ridacchio, anche se aveva le lacrime agli occhi. «Con quella parlantina, sapresti convincere anche un sordo, Siever.»
«Davvero? I miei discorsi non sono mai stati efficaci quanto i silenzi di Crile.»
«C’erano altri fattori.» Eugenia corrugo la fronte. «Non importa… Adesso sei qui, Siever, e mi sei di grande