conforto.»

Genarr osservo mesto: «Si vede proprio che sono vecchio, se il fatto di esserti di conforto mi consola. La fiamma arde bassa quando non chiediamo chissa cosa, ma ci accontentiamo del conforto».

«Non c’e nulla di male in questo.»

«Oh, no, assolutamente. Secondo me, molte coppie hanno vissuto passioni intense, hanno conosciuto i riti dell’estasi, senza mai trovare il conforto reciproco, e magari alla fine pur di averlo avrebbero rinunciato volentieri a tutto il resto… Non so… Le vittorie intime sono cosi… intime. Essenziali, ma passano inosservate.»

«Come te, mio povero Siever?»

«Via, Eugenia, e una vita che cerco di evitare la trappola dell’autocommiserazione, non devi tentarmi solo per vedermi soffrire.»

Oh Siever, non voglio vederti soffrire.»

«Ah, proprio quello che mi interessava sentirti dire. Visto come sono in gamba? Sai, se vuoi un sostituto di Marlene, sono pronto a rimanerti vicino, caso mai avessi bisogno di qualcuno che ti consoli. Se tu me lo chiedessi, non mi staccherei da te nemmeno se mi offrissero un intero pianeta.»

Lei gli strinse la mano. «Non ti merito, Siever.»

«Niente scuse, Eugenia. Sono disposto a immolarmi per te, e tu non dovresti impedirmi di compiere il sacrificio supremo.»

«Non hai trovato una persona piu degna.»

«Non l’ho cercata. Ne ho notato un grande interesse nei miei confronti da parte delle donne di Rotor. E poi, non saprei che farmene di una persona piu degna. Sarebbe poco entusiasmante offrirmi come dono meritato. Molto piu romantico essere un dono immeritato, piovuto dal cielo.»

«Essere quasi un dio nella tua magnanimita.»

Genarr annui energicamente. «Mi piace. Si, si… Proprio l’idea che mi affascina.»

Eugenia rise di nuovo, con maggiore spontaneita. «Sei pazzo. Sai, non me n’ero mai accorta.»

«Ho dei lati nascosti. Conoscendomi meglio… senza alcuna fretta, naturalmente…»

Genarr fu interrotto dal ronzio acuto del ricevitore di messaggi.

Si acciglio. «Ecco… Riesco a incantarti, non so come… tu stai quasi per abbandonarti tra le mie braccia, e ci interrompono. Ohhh!» Di colpo, il tono di Genarr cambio completamente. «E di Saltade Leverett.»

«Chi e?»

«Non lo conosci. Quasi nessuno lo conosce. E una specie di eremita. Lavora nella fascia degli asteroidi perche gli piace stare la. Sono anni che non vedo quel vecchio vagabondo… Chissa perche ho detto «vecchio»… ha la mia eta… E anche un messaggio riservato. Si apre solo con l’impronta dei pollici. A questo punto, data la segretezza, dovrei chiederti di uscire prima di leggerlo.»

Eugenia si alzo subito, ma Genarr le fece cenno di restare seduta. «Non essere sciocca, Eugenia. La segretezza e la malattia dei burocrati. Io me ne infischio.»

Premette un pollice sul foglio, quindi l’altro pollice, nei punti richiesti, e cominciarono ad apparire delle lettere. «Spesso ho pensato che se a una persona mancassero i pollici…» Poi Genarr tacque.

Sempre in silenzio, porse ilmessaggio a Eugenia.

«Posso leggerlo? Il regolamento lo consente?»

Genarr scosse la testa. «Certo che no, ma a me non importa. Leggilo pure.»

Eugenia diede una rapida scorsa, e alzo lo sguardo. «Una nave straniera? Che sta per atterrare qui

Genarr annui. «E quel che dice il messaggio, almeno.»

«Ma… e Marlene? E la fuori» disse concitata Eugenia.

«Eritro la proteggera.»

«Come fai a saperlo. Potrebbe essere una nave di alieni. Alieni veri. Extraterrestri. L’organismo di Eritro forse non avra alcun potere su di loro.»

«Noi siamo alieni per Eritro, eppure ci controlla facilmente.»

«Devo uscire all’esterno.»

«Ma a cosa puo…»

«Devo raggiungere Marlene. Vieni con me. Aiutami. La riporteremo nella Cupola.»

«Se sono invasori potentissimi e malintenzionati non saremo al sicuro nemmeno nella…»

«Oh, Siever, lascia perdere la logica, non e il momento! Ti prego. Devo stare accanto a mia figlia!»

LXXXVII

Avevano scattato delle fotografie e adesso le stavano studiando. Tessa Wendel scosse la testa. «Incredibile. Un mondo completamente desolato. A parte quella cupola.»

«Intelligenza ovunque» disse Merry Blankowitz, corrugando la fronte. «Non ci sono piu dubbi ora che ci siamo avvicinati tanto. Desolato o no, l’intelligenza e presente.»

«Ma il punto in cui e piu intensa e quella cupola, giusto?»

«Si, Capitano. La e piu intensa, e decisamente familiare. All’esterno della cupola ci sono delle lievi differenze, e non so di preciso cosa significhi questo.»

Wu disse: «L’unica forma di intelligenza superiore che conosciamo e che abbiamo analizzato e quella umana, quindi e naturale che…»

Tessa lo interruppe. «Secondo te, l’intelligenza all’esterno della cupola non e umana?»

«Dal momento che abbiamo stabilito che degli esseri umani non possono avere creato degli insediamenti sotterranei in tutto il pianeta in tredici anni, mi pare che l’unica conclusione possibile sia questa.»

«E la cupola? E una struttura umana?»

«Questo e un discorso completamente diverso, e i plessoni di Merry non c’entrano» rispose Wu. «Si vedono degli strumenti astronomici. La cupola, o almeno una parte della cupola, e un osservatorio astronomico.»

«Perche, un’intelligenza aliena non potrebbe interessarsi di astronomia?» chiese Jarlow, un po’ sardonico.

«Certo, ma con strumenti suoi. Se vedo un oggetto identico in tutto e per tutto a un analizzatore computerizzato all’infrarosso terrestre… Be’, mettiamola in questi termini… dimentichiamo la natura dell’intelligenza. Si vedono degli strumenti che, o sono stati costruiti nel Sistema Solare, o sono stati costruiti basandosi su dei progetti elaborati nel Sistema Solare. Questo e evidente. E impossibile che un’intelligenza aliena, senza alcun contatto con gli esseri umani, abbia costruito strumenti del genere.»

«Benissimo. Sono d’accordo, Wu» annui Tessa. «Qualunque cosa ci sia su questo mondo, sotto quella cupola ci sono, o c’erano, degli esseri umani.»

Crile Fisher intervenne in tono aspro. «Non dire solo 'esseri umani'. Sono rotoriani. Non possono essere che loro.»

«Anche questo e inconfutabile» ammise Wu.

«Ma e una cupola cosi piccola» osservo Merry Blankowitz. «Su Rotor dovevano esserci migliaia di persone.»

«Sessantamila» mormoro Fisher.

«Non possono stare tutte in quella cupola.»

«In primo luogo, forse ci sono altre cupole» disse Fisher. «Anche se sorvolassimo il pianeta mille volte, chissa quante cose ci sfuggirebbero.»

«Soltanto in questo punto i plessoni erano di tipo diverso, apparentemente. Se ci fossero altre cupole, ne avrei localizzata qualcuna, ne sono certa» replico Merry.

«Be’, forse quello che vediamo e una piccola parte di una struttura che magari si estende per chilometri sotto la superficie» insiste Fisher.

Wu disse: «I rotoriani sono arrivati su una Colonia. Puo darsi che la Colonia esista ancora. Puo darsi che ce ne siano molte… e che questa cupola sia solo un avamposto».

«Non abbiamp visto nessuna Colonia» osservo Jarlow.

«Non abbiamo nemmeno cercato» ribatte Wu. «Ci siamo concentrati unicamente su questo mondo.»

«Io ho localizzato l’intelligenza solo su questo mondo» disse Merry.

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