«Significherebbe la morte, per miliardi di persone.»

«Non posso farci nulla.» Marlene serro le labbra, poi soggiunse: «C’e un altro sistema…»

«Di che sta parlando la ragazza?» sbotto Leverett, burbero. «Quale altro sistema?»

Marlene gli lancio un’occhiata, quindi si rivolse a Genarr. «Non lo so. Lo sa Eritro. Almeno… dice che questa conoscenza esiste, e presente… ma non riesce a spiegare.»

Genarr alzo le braccia per evitare una raffica di domande. «Marlene, stai calma. Se sei preoccupata per Eritro, non serve. Sai benissimo che e in grado di proteggersi da qualsiasi cosa. Sentiamo… in che senso, Eritro non riesce a spiegare?»

Marlene stava ansimando. «Eritro sa che questa conoscenza c’e, e presente, pero gli manca l’esperienza umana, la scienza umana, il modo di pensare umano. Non capisce.»

«Questa conoscenza e nelle menti presenti qui?»

«Si, zio Siever.»

«Non puo sondarle?»

«Le danneggerebbe. Puo sondare la mia mente senza danneggiarla.»

«Voglio sperarlo» annui Genarr. «Ma tu non sai di che si tratta, quale sia questo dato importante?»

«Certo che no. Pero Eritro puo usare la mia mente per sondare le altre. La tua. Quella di mio padre. Tutte.»

«Non e pericoloso?»

«Eritro pensa di no, ma… oh, zio Siever, ho paura.»

«Questa e una pazzia, sicuramente» mormoro Wu, e Genarr si affretto ad accostare un dito alle labbra.

Fisher si alzo in piedi. «Marlene, non devi…»

Genarr lo blocco con un gesto furioso. «Non puoi fare nulla, Crile. C’e in gioco la vita di miliardi di esseri umani, continuiamo a ripeterlo, no? Lasciamo che l’organismo ci aiuti come puo… Marlene…»

Marlene aveva strabuzzato gli occhi. Sembrava in trance. «Zio Siever» mormoro. «Stringimi.»

Barcollando, incespicando, si avvicino a Genarr, che l’afferro e la tenne stretta. «Marlene… Rilassati… Andra tutto bene…» Genarr si sedette adagio, reggendo il corpo rigido della ragazza.

XCII

Fu come un’esplosione silenziosa di luce che cancello il mondo. Non esisteva altro.

Genarr non era nemmeno consapevole di essere Genarr. La coscienza e l’identita non esistevano piu… Solo una nebbia luminosa interconnettiva di grande complessita, che si stava espandendo e dividendo in fili che assumevano la stessa grande complessita nell’istante stesso della separazione.

Un vortice, un dissolversi, poi di nuovo un’espansione graduale. Continuamente, ipnoticamente… come qualcosa sempre esistita, e che sarebbe sempre esistita, in eterno.

Una caduta interminabile in un’apertura che avvicinandosi si allargava pur restando sempre uguale. Cambiamento continuo senza alterazione. Piccoli sbuffi che si spiegavano in nuova complessita.

Incessantemente. Nessun suono. Nessuna sensazione. Nessuna immagine… La consapevolezza di qualcosa che aveva le proprieta della luce senza essere luce. Era la mente che diventava cosciente di se.

Poi, con dolore (se fosse esistito il dolore nell’universo) e con un singhiozzo (se fosse esistito il suono nell’universo), tutto comincio ad affievolirsi e a ruotare e a vorticare, sempre piu rapidamente, trasformandosi in un punto di luce che scintillo e spari.

XCIII

La realta era fastidiosa, invadente. Wu si stiracchio. «E successo anche a voi?» Fisher annui.

Leverett disse. «Be’, io ci credo. Se questa e pazzia, siamo pazzi tutti.»

Genarr stava ancora sorreggendo Marlene, era chino su di lei. La ragazza aveva il respiro irregolare.

Fisher intanto si era alzato a fatica. «Sta bene?»

«Non lo so» borbotto Genarr. «E viva… ma non basta.»

Marlene apri gli occhi. Il suo sguardo era vacuo, fisso.

«Marlene» mormoro Genarr, disperato.

«Zio Siever…» disse lei con un filo di voce.

Genarr sospiro, risollevato. Almeno, lo aveva riconosciuto.

«Non muoverti, cara. Aspetta che sia tutto finito.»

«E finito. Ah, finalmente, sapessi come sono contenta…»

«Ma stai bene?»

Marlene indugio un attimo. «Si, mi sento bene. Eritro dice che sto bene.»

Wu prese la parola. «Hai trovato questa conoscenza nascosta che dovremmo avere?»

«Si, dottor Wu.» Marlene si passo una mano sulla fronte umida. «Era proprio nella sua mente.»

«Davvero? E cos’era?»

«E una cosa che io non capisco» rispose Marlene. «Forse lei capira se gliela descrivo.»

«Se me la descrivi? Sentiamo.»

«Ecco, sarebbe la gravita che respinge le cose invece di attirarle.»

«Ah, la repulsione gravitazionale, si» annui Wu. «E un elemento del volo ultraluce.» Respiro a fondo, e il suo corpo si drizzo. «E una mia scoperta.»

«Be’, se si passa vicino a Nemesis a velocita ultraluce, c’e questa repulsione gravitazionale. Maggiore e la velocita, maggiore e la repulsione.»

«Si, la nave verrebbe respinta.»

«E Nemesis non verrebbe spinta nella direzione opposta?»

«Si, da una repulsione inversamente proporzionale alla massa, ma lo spostamento di Nemesis sarebbe infinitesimale.»

«Ma ripetendo l’operazione per centinaia di anni?»

«Lo spostamento di Nemesis sarebbe comunque piccolissimo.»

«Ma la sua traiettoria verrebbe deviata leggermente e su una distanza di anni luce la deviazione aumenterebbe a poco a poco e alla fine Nemesis potrebbe passare abbastanza lontano dalla Terra e non avere piu un effetto distruttivo.»

«Be’…» disse Wu.

Leverett chiese: «E fattibile una cosa del genere?»

«Potremmo tentare… Se un asteroide passasse vicino alla stella a velocita normale, entrando nell’iperspazio per un trilionesimo di secondo e tornando nello spazio normale a un milione di chilometri di distanza… Oppure, degli asteroidi in orbita attorno a Nemesis… se continuassero a entrare nell’iperspazio sullo stesso lato…» Per un attimo, Wu si immerse nei propri pensieri. Poi, in atteggiamento difensivo: «Sicuramente ci sarei arrivato da solo, con un po’ di tempo a disposizione…»

Genarr disse: «Nessuno le togliera il merito, credo. In fin dei conti, Marlene ha preso l’idea dalla sua mente».

Guardando gli altri, prosegui: «Bene, signori, a meno di terribili imprevisti, lasciamo perdere l’idea di usare Eritro come scalo… tanto, Eritro non ce lo permetterebbe comunque. Non dobbiamo piu preoccuparci dell’evacuazione della Terra… basta che impariamo a sfruttare nel modo giusto la repulsione gravitazionale. Mi pare che la situazione sia migliorata parecchio grazie all’intervento di Marlene».

«Zio Siever» disse la ragazza.

«Si, cara?»

«Ho sonno.»

XCIV

Tessa Wendel guardo Crile Fisher, seria. «Continuo a ripetermi: 'E tornato'. Sai, pensavo che non saresti tornato, quando ho capito che avevate trovato i rotoriani.»

«Marlene e stata la prima persona… la prima persona che ho trovato.»

Crile aveva lo sguardo fisso nel vuoto, e Tessa non lo disturbo. Meglio che si capacitasse subito. Avevano tante altre cose a cui pensare.

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