Si giro a sferrare un calcio a una parete della cassa, cosi forte da lasciarci un brutto graffio.
Segui un lievissimo clic.
Gancia sogghigno. Il coperchio si sollevo adagio, pesantemente. Il riflesso del fuoco distante brillo sull’oro… una grande quantita di oro, piastre, catene, monete luccicanti nel tremolio delle ombre.
— Molto bene — disse piano Gancia.
Si volto a guardare gli uomini ignari intorno al fuoco, che vociavano contro qualcuno fuori della caverna. Poi fisso Weems, con le labbra che si muovevano senza produrre alcun suono nello sforzo per lui insolito di fare un calcolo aritmetico mentale.
Quindi abbasso gli occhi sul suo coltello.
In quel momento il pavimento della grotta si mosse.
— Ho sentito qualcuno — affermo uno degli uomini. — Laggiu, tra… uhm… le rocce.
Dall’oscurita venne la voce di Scuotivento.
— Ehi, voi!
— Che c’e? — chiese Herrena.
— Siete in grande pericolo — grido il mago. — Dovete spegnere il fuoco!
— No, no — protesto la donna. — Hai capito male,
— C’e questo grosso vecchio troll…
— Tutti sanno che i troll si tengono lontani dal fuoco — ribatte lei. A un suo cenno, due uomini sguainarono le spade e scivolarono fuori nel buio.
— Verissimo! — urlo disperato Scuotivento. — Solo che, vedi, questo particolare troll non puo farlo.
— Non puo? — Herrena esito. Era colpita dal terrore che vibrava nella voce dell’altro.
— Si, perche, vedi, glielo avete acceso sulla lingua.
In quel momento il pavimento della grotta si mosse.
Il Vecchio Nonnetto si sveglio molto lentamente dal suo sonno secolare. In realta non si sveglio del tutto, infatti solo qualche decennio piu tardi niente di tutto questo sarebbe potuto accadere. Quando un troll diventa vecchio e comincia a riflettere seriamente sull’universo, di solito si trova un posticino tranquillo e si da tutto alla filosofia.
Cosi, dopo un po’, si dimentica delle sue estremita. Comincia a cristallizzarsi ai bordi finche non rimane che una piccola fiammella di vita all’interno di una grande collina dagli inconsueti strati rocciosi.
Il Vecchio Nonnetto non era ancora arrivato a quel punto. Risvegliatosi dalle sue riflessioni su un promettente criterio di ricerca a proposito del significato della verita, si ritrovo con un gusto di cenere calda in quella che, dopo averci pensato su, si ricordo essere la sua bocca.
La cosa lo fece arrabbiare. Dei comandi si trasmisero lungo le vie neurali di silicone impuro. Nel profondo del suo corpo silicaceo la pietra prese a scivolare lungo speciali linee di frattura. Alberi crollarono, il manto erboso si spacco mentre le dita, grandi come navi, si aprivano e affondavano nel terreno. Due enormi frane rocciose si produssero in alto sul pendio: occhi che si aprivano simili a grandi concrezioni opaline.
Scuotivento, naturalmente, non poteva scorgere tutto questo, dato che i suoi occhi vedevano soltanto alla luce del giorno. Pero noto l’imponente massa scura spostarsi lentamente e poi innalzarsi incredibilmente verso le stelle.
Il sole si levo.
Non cosi i suoi raggi. Questo perche la famosa luce solare del mondo-Disco, la quale, come gia indicato, viaggia molto lentamente attraverso il suo possente campo magico, bagno le terre intorno all’Orlo e intraprese la sua silenziosa battaglia contro le armate della notte in ritirata. Si riverso come oro fuso sul paesaggio addormentato: brillante, limpida e, soprattutto, lenta. [Non precisamente, e logico. Gli alberi non bruciarono, le persone non diventarono tutto a un tratto ricchissime e a un tempo decisamente defunte, e dai mari non si levo il vapore. In realta, 'non come oro fuso' sarebbe un paragone piu appropriato.]
Herrena non esito. Con grande presenza di spirito corse all’estremita del labbro inferiore del Grande Nonnetto e salto giu, rotolandosi quando tocco terra. Gli uomini la seguirono, imprecando quando atterrarono tra le schegge.
Il vecchio troll si spinse in su, come un uomo grasso che cerca di fare gli esercizi di sollevamento a terra.
I prigionieri questo non erano in grado di vederlo. Sapevano soltanto che il pavimento della caverna continuava a ondeggiare sotto di loro e che c’era un gran fracasso, tutt’altro che piacevole.
Weems afferro Gancia per un braccio.
— E un terremoto — disse. — Andiamocene di qui.
— Non senza quell’oro — ribatte Gancia.
— Che cosa?
— L’oro, l’oro. Uomo, potremmo diventare ricchi come Creosote!
Weems poteva pure avere un quoziente d’intelligenza a temperatura ambiente, ma riconosceva l’idiozia quando la vedeva. Gli occhi del compagno brillavano piu dell’oro e pareva che si fossero fissati sul suo orecchio sinistro.
Weems lancio un’occhiata disperata al Bagaglio. Era ancora aperto con aria invitante. Il che era strano. Infatti, era lecito pensare che tutte quelle scosse gli avrebbero richiuso il coperchio.
— Non potremmo mai trasportarlo — dichiaro. E aggiunse: — E troppo pesante.
— Potremmo portarcene via un po’, accidenti! — urlo Gancia e con un balzo si avvicino alla cassa mentre il pavimento tremo ancora.
Il coperchio si richiuse di scatto. Gancia scompari.
E, giusto nel caso Weems pensasse che si era trattato di un’incidente, il coperchio del Bagaglio si riapri, solo per un secondo, e una grossa lingua rossa come il mogano passo su denti bianchi come il sicomoro. Poi si chiuse di nuovo.
Ad aumentare il terrore di Weems, centinaia di gambette vennero fuori dal fondo della cassa. Questa si alzo con la massima decisione, allineo con cura i piedini e si giro ad affrontarlo. Pareva che la serratura lo guardasse in maniera particolarmente malevola, con quello sguardo che dice: 'Avanti, fatti sotto se hai coraggio…'.
L’uomo indietreggio e diede un’occhiata implorante a Duefiori.
— Credo sarebbe una buona idea se ci slegassi — gli suggeri l’ometto. — Una volta che ti conosce, si comporta in modo assolutamente amichevole.
Weems si passo nervosamente la lingua sulle labbra e tiro fuori il coltello. Dal Bagaglio venne uno scricchiolio di ammonimento. L’uomo taglio le corde e indietreggio svelto.
— Grazie — disse Duefiori.
— La mia sshchiena e di nuovo fuori uscio — si lamento Cohen che Bethan aiuto a rimettersi in piedi.
— Che ne facciamo di quest’uomo? — domando la ragazza.
— Gli prendiamo il coltello e gli disciamo di filarscela. Giusto? — fu la risposta del vecchio eroe.
— Si, signore! Grazie, signore! — e Weems si slancio verso l’ingresso della caverna. Si staglio per un momento contro il cielo grigio che precede l’alba e poi spari.
In lontananza si udi un grido: 'aaargh'.
Simile a un frangente, la luce del sole rumoreggio silenziosa sulla terra. Qua e la, dove il campo magico era un po’ piu debole, le lingue del mattino precedevano il giorno, lasciando singole isole dove indugiava la notte, che si contraevano e svanivano via via che l’oceano luminoso fluiva in avanti.
L’altopiano delle Pianure del Vortice spiccava oltre la marea avanzante come un grande vascello grigio.
E possibile pugnalare un troll, ma la tecnica richiede pratica e mai nessuno ha la possibilita di provarci piu di una volta. Gli uomini di Herrena scorsero i troll spuntare dall’oscurita come fantasmi, ma fantasmi assai concreti. Le loro lame si spezzarono nell’urto contro la loro pelle silicea, uno o due brevi gridi soffocati e poi piu nulla se non urla distanti nella foresta mentre gli uomini cercavano di mettere la piu grande distanza possibile fra loro e la terra vendicatrice.
Scuotivento lascio con precauzione il suo nascondiglio dietro un albero per dare un’occhiata in giro. Era solo, ma dietro a lui i cespugli frusciavano al passaggio dei troll che inseguivano la banda.
Il mago guardo su.
Dall’alto, due grandi occhi cristallini fissavano con odio qualsiasi forma molle, appiattita e soprattutto calda. Scuotivento si ritrasse terrorizzato quando una mano grande come una casa si chiuse a pugno e si abbasso verso di lui.
Il giorno arrivo in una silenziosa esplosione di luce. Per un momento l’enorme terrificante massa del Vecchio Nonnetto oppose un argine d’ombra alla luce che gli scorreva accanto. Un breve rumore come il digrignare di denti.
Poi silenzio.
Passarono diversi minuti e nulla accadde.
Degli uccellini si misero a cantare. Un calabrone ronzo su un masso che era il pugno del Vecchio Nonnetto e si poso su un ciuffo di timo cresciuto sotto un’unghia di pietra.
Scuotivento scivolo goffamente fuori dello stretto varco tra il pugno e il terreno, come il serpente che lascia la sua tana.
Si sdraio sulla schiena a contemplare il cielo sopra la forma pietrificata del troll. Questo non era affatto cambiato, a parte l’immobilita, ma gia gli occhi del mago cominciarono a giocargli degli scherzi. La notte prima lui aveva fissato delle fessure nella roccia e le aveva viste divenire occhi e bocche. Guardando adesso l’alto dirupo vide i lineamenti cambiarsi, come per magia, in semplici macchie.
— Wow! — esclamo.