— Chi sciono tutti quei tipi con la stella dipinta sciulla fronte? Il nano non alzo gli occhi.

— Dei pazzi — rispose. — Dicono che non dovrei fare piu nessun lavoro perche arriva la stella. Io gli dico che le stelle non mi hanno mai fatto del male. Vorrei poter dire lo stesso della gente.

Cohen annui pensieroso alla vista di sei uomini che si staccavano dal gruppo e venivano verso il negozio. Portavano armi di vario tipo e avevano un’aria estremamente decisa.

— Strano — osservo Cohen.

— Come vedi, io sono della progenie dei nani — continuo il gioielliere. — Una delle razze magiche, si dice. Gli adepti della stella sostengono che questa non distruggera il Disco se respingiamo la magia. Probabilmente mi daranno una pestata. Cosi vanno le cose.

Uso un paio di pinzette per sollevare la sua ultima opera ed esaminarla.

— E la cosa piu strana che io abbia mai fatta, ma e pratica. Questo lo capisco. Come hai detto che la chiamano?

— Masticatoi — rispose il vecchio eroe. Fisso i due oggetti a forma di ferro di cavallo che teneva nel palmo della mano, poi apri la bocca ed emise una serie di strani grugniti.

La porta si spalanco. Gli uomini fecero irruzione e andarono a mettersi intorno alle pareti. Erano sudati e incerti, ma il loro capo spinse sdegnosamente Cohen da parte e sollevo il nano afferrandolo per la camicia.

— Ti abbiamo avvertito ieri, piccoletto — gli disse minaccioso. — Te ne vai fuori con i tuoi piedi o ti ci buttiamo noi. Non ci importa. Cosi adesso…

Cohen gli batte sulla spalla. Quello si giro a guardarlo, irritato.

— Che cosa vuoi, nonnino? — sbuffo.

Cohen attese che l’uomo gli prestasse attenzione e poi sorrise. Un sorriso lento e pigro, che rivelo circa trecento carati di gioielleria dentale tanto che la stanza ne sembro illuminata.

— Contero fino a tre — disse in tono di voce amichevole. — Uno. Due. — Sollevo il ginocchio ossuto e lo pianto con mira sapiente nei genitali dell’uomo; esegui una mezza piroetta e sferro una gomitata potente nelle reni dell’altro, che si accascio in preda a un dolore lancinante.

— Tre — disse rivolto alla sua vittima raggomitolata in terra. Cohen aveva sentito parlare del combattimento leale, e aveva deciso da un pezzo che non faceva per lui.

Guardo gli altri uomini e gli scocco il suo incredibile sorriso.

Avrebbero dovuto avventarsi tutti insieme su di lui. Invece uno di loro, forte del fatto che lui possedeva uno spadone e l’altro no, volle avvicinarglisi avanzando di lato.

— Oh, no — disse Cohen agitando le mani. — Oh, dai, ragazzo, non cosi.

L’uomo gli lancio un’occhiata di traverso. — Non cosi come? — chiese sospettoso.

— Non hai mai maneggiato una spada?

Quello si giro a mezzo per essere rassicurato dai suoi compagni.

— No, non molto — ammise. — Non spesso. — Agito minaccioso la spada.

Cohen si strinse nelle spalle. — Puo anche darsi che io muoia, ma spererei di essere ucciso da uno che sappia tenere la spada come un guerriero.

L’uomo si guardo le mani. — A me sembrano a posto — disse, dubbioso.

— Senti, ragazzo, io ne so un po’ di queste cose. Voglio dire, vieni qui un minuto e, ti dispiace? Bene, la mano sinistra va qui, intorno all’elsa e la destra va… bene cosi… proprio qui… e la lama va dritta nella tua gamba.

L’uomo urlo, afferrandosi il piede. Cohen ne approfitto per dargli un calcio all’altra gamba e si giro a far fronte al resto del gruppo.

— Stiamo perdendo tempo — disse. — Perche non mi venite addosso?

— Giusto — disse una voce all’altezza della sua cintola. Il gioielliere aveva tirato fuori una grossa accetta sporca, garantita per aggiungere il tetano a tutti gli altri orrori della guerra.

Dopo una rapida valutazione dei rischi, i quattro indietreggiarono verso la porta.

— E sfregatevi via quelle stupide stelle — disse il vecchio eroe. — Potete dire a tutti che Cohen il Barbaro si arrabbiera moltissimo se vedra ancora stelle del genere, capito?

La porta si richiuse con un tonfo. Un momento dopo l’accetta ci si conficco, rimbalzo e porto via una striscia di cuoio dal tallone del sandalo di Cohen.

— Scusami — disse il nano. — Apparteneva a mio nonno. Io l’uso soltanto per tagliare la legna per il fuoco.

Cohen si tasto la mascella. Pareva che i masticatoi si fossero assestati perfettamente.

— Se fossi in te, me ne andrei via di qui comunque — lo consiglio. Ma il nano si dava gia da fare a vuotare in un sacchetto di pelle vassoi di metallo prezioso e di gemme. S’infilo in una tasca un involto con gli arnesi, in un’altra un pacchetto di gioielli gia lavorati, quindi con un grugnito prese per i manici la sua piccola fucina e se la isso sulla schiena.

— Bene. Sono pronto.

— Vieni via con me?

— Fino alle porte della citta, se non ti dispiace — rispose l’altro. — Non puoi biasimarmi, vero?

— No. Ma lascia l’accetta.

Uscirono nel sole pomeridiano nella strada deserta. Quando Cohen apriva la bocca puntini luminosi rischiaravano le ombre.

— Ho da queste parti degli amici da ritrovare. Spero che stiano bene. — E aggiunse: — Come ti chiami?

— Lackjaw.

— C’e da queste parti un posto dove posso — Cohen fece una pausa per assaporare le parole — dove posso avere una bistecca?

— Quelli della stella hanno chiuso tutti gli alberghi. Sostengono che e male mangiare e bere quando…

— Lo so, lo so. Credo di cominciare a capire. Ma c’e qualcosa che loro approvano?

Lackjaw ci penso su per un momento. — Appiccare il fuoco — disse alla fine. — In questo sono bravissimi. Libri e roba varia. Ne fanno dei falo enormi.

Cohen era scioccato.

— Un falo dei libri?

— Si. Orribile, vero?

— Esatto. — Secondo Cohen era spaventoso. Chi trascorreva una vita rude sotto il cielo aperto, conosceva il valore di un buon libro voluminoso. Che doveva servire ad accendere il fuoco per cucinare almeno un’intera stagione, se uno stava attento a come strapparne le pagine. Piu di una vita era stata salvata in una notte nevosa da una manciata di rametti bagnati e un libro veramente asciutto. Se poi uno aveva voglia di fumare e non riusciva a trovare una pipa, un libro era quello che ci voleva.

Cohen sapeva bene che c’era gente che scriveva dei libri. E gli era sempre sembrato un frivolo spreco di carta.

Mentre procedevano per la strada, Lackjaw osservo in tono poco allegro: — Temo che se i tuoi amici li incontrano, potrebbero trovarsi nei guai.

Girato l’angolo, scorsero il falo, che bruciava in mezzo alla strada. Due della setta della stella lo alimentavano con libri presi da una casa li vicino, con la porta sfondata e imbrattata di stelle.

Le notizie riguardanti Cohen ancora non si erano propagate. Cosi la coppia che bruciava i libri non fece caso a lui che, avvicinatosi, si era appoggiato a un muro. Frammenti di carta bruciata fluttuavano nell’aria arroventata e si disperdevano sopra i tetti delle case.

— Che state facendo? — domando l’eroe.

Un membro della setta della stella, una donna, si scosto i capelli dagli occhi con una mano nera di fuliggine, fisso l’orecchio sinistro di Cohen e rispose: — Liberiamo il Disco dalla malvagita.

Due uomini uscirono dalla casa e guardarono minacciosi Cohen, o almeno il suo orecchio sinistro.

Cohen allungo una mano e prese il pesante libro che la donna stava trasportando. Sulla copertina erano incastonate delle strane pietre rosse e nere che, a giudizio del vecchio eroe, formavano sicuramente una parola. Lo mostro a Lackjaw.

— Il Necrotelecomnicon — lesse il nano. — Lo usano i maghi. Credo che serva per contattare i morti.

— Tipico dei maghi — osservo Cohen. Saggio una pagina tra pollice e indice: era sottile e molto morbida. I caratteri, dall’effetto alquanto sgradevole di sostanza organica, non lo turbavano minimamente. Si, un libro del genere poteva dimostrarsi un vero amico per un uomo…

— Si? Desideri qualcosa? — chiese a uno della stella che lo aveva afferrato per un braccio.

— Tutti i libri di magia devono essere bruciati — rispose quello. Un po’ incerto, pero, perche qualcosa nei denti di Cohen gli dava una sensazione strana.

— Perche?

— Cosi ci e stato rivelato.

Il sorriso di Cohen, ora largo e aperto, brillava minaccioso. — Io penso che dovremmo andarcene — affermo nervosamente Lackjaw. Nella strada, dietro di loro, si era formato un raggruppamento di seguaci della stella.

— Io penso che mi piacerebbe ammazzare qualcuno — ribatte Cohen, sempre sorridendo.

— La stella ordina che il Disco deve essere purificato — disse l’uomo, indietreggiando.

— Le stelle non parlano. — Cohen sguaino la spada.

— Se mi uccidi, altri mille prenderanno il mio posto — replico l’uomo, che adesso aveva le spalle al muro.

Il tono di voce di Cohen era ragionevole: — Gia, ma non e questo il punto, no? Il punto e, che tu morirai.

Il pomo d’Adamo dell’altro comincio ad andare su e giu come uno yoyo.

Lancio un’occhiata alla spada dell’eroe.

— E vero, si — ammise. — Senti che ti dico… e se noi spegnessimo il fuoco?

— Buona idea.

Lackjaw lo tirava per la cintura. Gli altri correvano verso di loro. Erano in tanti, molti armati. Sembrava proprio che le cose si mettessero male.

Cohen li sfido agitando la spada, poi si giro e si mise a correre. Il nano aveva difficolta a stargli dietro.

— Buffo — ansimo, mentre s’infilavano a precipizio in un altro vicolo. — Ho pensato… per un minuto… che volessi rimanere… e affrontarli.

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