situazione peggiora quando Wichita ruba un cavallo e sparisce. Nel capitolo successivo, lo sceriffo sella uno stallone nero. Si prepara a seguire il ragazzo.» Riker aveva finito anche il caffe. «Lo sceriffo Peety ci vede a malapena, gli occhi offuscati dalle lacrime. Vuole bene al ragazzo. Ma Wichita ha ucciso un uomo e per questo va impiccato. Alla fine del libro Wichita e in trappola sul bordo di un canyon. E un gran salto, centinaia di metri. Eppure nel libro successivo l'inseguimento continua.»

«E una serie a episodi, i personaggi sono sempre gli stessi?»

«Si, e tutte le storie finiscono allo stesso modo. Credo sia per questo che il lettore si appassiona.»

Charles annui, poi fece scivolare il libro sul tavolo.

Il detective lo afferro e se lo mise in tasca, come se fosse un libro sporco, invece che pericoloso.

La regina di ghiaccio entro.

La recluta Ronald Deluthe osservo una bella donna che entrava in ufficio. Era sicuramente ricca, indossava un paio di scarpe da ginnastica molto costose. Sicuramente spendeva parecchio dal sarto e dal parrucchiere. Si chiese se fosse corrotta.

Che occhi verdi hai. Come sono freddi.

Mallory non lo noto. Il suo sguardo trapasso Deluthe ma lui non se la prese. Per lei era un ragazzo qualunque con i capelli tinti di un giallo volgare. Non era una questione di grado.

La recluta si rimise al lavoro, completando il rapporto sul perche il camioncino della televisione fosse arrivato sulla scena del delitto prima dei pompieri. Questa volta il detective Riker non avrebbe avuto niente da ridire.

Mallory si fermo a leggere il biglietto sul retro del computer di Deluthe. Qualcuno l'aveva appiccicato alla giacca della recluta e lui se n'era accorto solo togliendosela. C'era scritto «Rianimatore di puttane morte». Sportivamente aveva appeso il biglietto in bella vista, guadagnandosi i sorrisi di alcuni detective.

Mallory, pero, non lo trovava divertente.

Strappo il foglio dal computer, lo appallottolo e lo butto sulla tastiera.

Deluthe alzo lo sguardo quando Mallory si allontano. Disse: «Signora?».

Troppo ossequioso?

Lei lo ignoro, come del resto facevano tutti i detective. Lascio perdere il rapporto e la insegui lungo il corridoio. La raggiunse in un'ampia stanza senza finestre. I muri erano rivestiti di sughero, tappezzati di fotografie e documenti. Qualche ora prima, un detective gli aveva fatto fare il giro della Sezione, dal bagno degli uomini alla sala da pranzo, ma non gli aveva mostrato quel posto. Alcune sedie pieghevoli erano sistemate in cerchio, ma lui non sarebbe mai stato invitato a quelle riunioni.

Sul tavolo vicino alla porta c'erano un grosso televisore e un videoregistratore. Li accanto, Mallory parlava con un uomo piu vecchio, Janos.

Un vero detective.

Deluthe sapeva che non doveva interrompere. Quindi, invece di sbracciarsi come un ragazzino che chiede il permesso di andare in bagno, passeggio lungo le pareti rivestite di sughero. Osservo le foto e i documenti. Nessuno riguardava la prostituta impiccata. Non era un caso importante, gli avevano assegnato quel rapporto solo per tenerlo occupato. Mallory infilo una cassetta nel videoregistratore. Deluthe si avvicino allo schermo, attratto dalle immagini della notte precedente. Ora capiva perche il direttore del telegiornale non gli aveva consegnato una copia della registrazione. Quella cassetta era gia nelle mani di Mallory.

Il detective Janos fermo l'immagine.

«Quello?» Indico una figura in piedi in mezzo alla folla, un uomo che indossava jeans e maglietta. «Si, potrebbe essere l'uomo che la vecchia ha visto sull'albero.»

Deluthe trasali al ricordo di Emelda Winston e di tutti gli sbagli commessi durante l'interrogatorio. Aveva imparato molte cose dal sergente Riker, era l'unico che si fosse preoccupato di insegnargli qualcosa. Forse anche la corsa a vuoto all'emittente televisiva faceva parte dell'addestramento. Si schiari la voce prima di parlare con Mallory.

Avrebbe preferito morire piuttosto che balbettare: «Credevo di dover essere io a parlare con i giornalisti. Il sergente Riker mi aveva detto…».

«Sono arrivata prima.» Mallory lo disse senza una particolare inflessione, ma Deluthe ebbe la sensazione di aver sbagliato ancora.

Sicuramente Mallory sapeva tutto cio che sapeva lui, e anche di piu. Un confronto di appunti gli avrebbe soltanto procurato altre umiliazioni. «Ho quasi finito con il mio rapporto.» Un rapporto inutile. «Che cosa faccio adesso?»

«Te lo dico io.» Mallory sorrise.

Lo sfotteva? Si, e Deluthe incrocio le braccia, aspettandosi che gli dicesse di sparire o peggio.

Mallory sfodero il taccuino. «Non importa se ti ci vuole qualche giorno. Datti da fare.» Scrisse l'indirizzo di un magazzino e cio che le serviva. Poi aggiunse: «Potrebbe trattarsi di un omicidio di quindici, vent'anni fa».

Quella vaga indicazione avrebbe dovuto aiutarlo a trovare il materiale di un delitto senza nome ne numero di protocollo? Avrebbe potuto cercare per anni e non trovare mai lo scatolone giusto. Di fatto, Mallory gli aveva appena detto di sparire. E il suo sguardo pareva domandare che cosa ci facesse ancora li.

Deluthe usci in corridoio salutando mentalmente le pareti. Chissa se avrebbe mai rivisto quel posto.

Qualche minuto dopo sali in macchina: era rimasto senza benzina.

Sono un imbecille.

Deluthe era circondato da poliziotti. Chiunque avrebbe potuto dargli un po' di benzina, almeno per raggiungere il primo distributore. Ma piuttosto di ammettere un altro sbaglio, abbandono la macchina e s'incammino verso la metropolitana, sperando di arrivare dalle parti del magazzino. Una volta arrivato, sarebbe invecchiato vagando per i corridoi pieni di scaffalature polverose e vecchi scatoloni di prove.

Puoi scommetterci, imbecille!

Quando raggiunse la banchina, l'ultimo vagone del treno stava scomparendo nel tunnel. Si mise a sedere. L'altoparlante gracchio, poi avviso Ronald Deluthe che non sarebbe andato da nessuna parte, non quel giorno. C'era un incendio sui binari e non sarebbe piu passato nessun treno.

New York non offre seconde possibilita.

Oltre la vetrina sporca, c'era un uomo alla scrivania. Sembrava sedere su un pulpito, il modo migliore per individuare i ladri fra gli scaffali di libri usati. Quel pomeriggio, pero, non si vedevano clienti. La targa sul tavolo diceva «John Warwick, proprietario». Annunciato da uno scampanellio, Charles Butler entro nel negozio. Accanto alla porta c'erano un tavolo, due sedie e un ventilatore in funzione. Da questo dettaglio Charles capi che Warwick non era un commerciante di libri. Solo chi amasse davvero il proprio lavoro avrebbe sacrificato dello spazio prezioso per creare un angolino tanto accogliente per dei lettori, che forse non avrebbero comprato niente. «Signor Warwick? Ho avuto il suo nome da un amico. Forse lo conosce, e il sergente Riker.»

Warwick lo scruto per un istante, poi abbasso lo sguardo. Charles fece scivolare un biglietto da visita sul tavolo. Il libraio lo prese e lo avvicino agli occhi miopi.

«Questo non dice che lavoro fa.»

Era vero. Qualifiche accademiche e diversi dottorati seguivano il nome di Charles Butler, ma il biglietto da visita non specificava la sua professione. Era stata un'idea di Mallory, che lo costringeva a spiegarsi a parole. «Lavoro nella selezione del personale. Valuto le persone con qualita particolari e poi trovo loro una collocazione nell'ambito di progetti governativi o…»

«E uno psichiatra.» Warwick sputo la parola come se avesse un cattivo sapore.

«No, non lo sono.» Charles guardo il biglietto. «Alcune mie qualifiche riguardano lontanamente la psicologia, ma non ho mai praticato…»

«E ora mi verra a dire che Riker non ha mentito. Giusto, dottore Warwick guardava il tavolo quando sussurro: «E io sono pazzo perche non gli credo. Ho ragione?».

«Non penso che Riker abbia mentito.» Charles abbasso la voce, non voleva che quell'uomo si sentisse minacciato. «Sono sicuro che avrebbe…»

«Altri trucchi.» Warwick raddrizzo la schiena. Gli occhi saettavano da uno scaffale all'altro, poi si incollarono a

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