vittima. Il cadavere giaceva prono sul pavimento in bella mostra in un sacco nero aperto; vicino alla morta c'erano due detective sorridenti, in posa come cacciatori con il loro trofeo. Ma il vero trofeo era un terzo uomo, un poliziotto valoroso in mezzo ai detective, ben piu alto di loro. I due uomini che sorridevano sembravano trattenere Louis Markowitz, soggetto involontario di un macabro souvenir. Il suo viso era leggermente sfuocato perche scuoteva la testa.
Sotto la fotografia c'era un tavolo ingombro di carte e raccoglitori. Il pezzo piu moderno di tutta la stanza era un fax di prima generazione. Su modesti scaffali di metallo erano impilati alcuni scatoloni, e due grandi bacheche erano stracolme di appunti personali. L'assenza di un computer non sorprese Mallory. Geldorf viveva ancora nell'era della macchina per scrivere.
«Non capisco perche non possiamo lavorare da qui.» Prese una scatola da uno scaffale. «Come vedi sono perfettamente organizzato.»
«Coffey vuole la massima riservatezza,» menti «e un posto in centro e meglio.»
«La massima riservatezza» annui Geldorf. «Buona idea.»
Lo scatolone di Natalie Homer era gia mezzo pieno quando comincio a infilarci altre carte. Ai Casi Irrisolti non archiviano mai scatoloni di quelle dimensioni, una capiente cartella era sufficiente per i rapporti e le dichiarazioni. «Hai lavorato parecchio a questo caso?»
«Certo. Un caso non e chiuso finche non e risolto» disse Geldorf. «Dopo che sono andato in pensione ho continuato a raccogliere prove. Quando ero pronto per altri interrogatori, segnalavo tutto alla sezione competente e ufficializzavo.»
«Quindi lavori soltanto sui tuoi casi?»
«Esatto. Avresti dovuto vedere questa stanza dodici anni fa. C'erano cosi tanti scatoloni che non ci si muoveva. Per pensare bisognava spostarsi in corridoio.» Aspetto per darle il tempo di ridere alla battuta. Avrebbe aspettato a lungo. Poi, lentamente, si giro a guardare gli scaffali vuoti. «Uno alla volta, ho chiuso i casi irrisolti, ho svuotato gli scaffali e mi sono liberato dei fantasmi. Me ne sono rimasti pochi.» Abbasso la testa e si concentro sulla scatola da riempire. «Quando ero in servizio avevo pochi giorni per lavorare su un caso, adesso posso impiegarci degli anni interi.» Sorrise imbarazzato e disse: «Non avrei dovuto dirtelo, ora penserai che ero un pessimo detective. Ma mi rifaro. Li risolvero, tutti». Mise altre carte nello scatolone. «Sono tutto tuo, a tempo pieno.»
«Lo apprezzo molto.» Mallory aveva gia pensato a come tenerlo fuori dai piedi.
L'incombenza di tenerlo sott'occhio sarebbe toccata a Charles Butler e alla recluta di Loman, Duck Boy.
Si mise gli occhiali da sole, e si volto verso lo specchio. Vi vide riflessa la figura di Geldorf. Si era sbagliata: quando nessuno lo guardava non era arrogante. Doveva essere difficile mantenere quell'atteggiamento. Il vecchio, riflesso nel grande specchio, sembrava rimpicciolito. Aveva lo sguardo preoccupato, probabilmente vedeva ogni giovane poliziotto come una minaccia alla sua dignita.
Tenerlo al suo posto non sarebbe stato un problema.
Geldorf sigillo le alette dello scatolone con il nastro. «Adesso vorrai sicuramente parlare con tutti quelli che sono stati sulla scena del delitto.» La guardo. «Ti starai domandando come il tuo assassino abbia scoperto i capelli nella bocca di Natalie.»
Mallory si volto e gli sorrise.
«Non poteva esserlo.» Il ghigno sottile spiegava tutto: voleva ritornare in gioco, riscuotersi dal torpore della sua eta. «Il mio sospetto principale e morto diciannove anni fa.»
A Mallory cominciava a piacere quell'uomo. Adesso erano alleati, nessuno dei due avrebbe tradito l'altro.
«Potrebbe trattarsi di un imitatore.» Sollevo il pesante scatolone e Mallory, per rispetto, non gli chiese se voleva aiuto. Geldorf la segui dicendo: «Quando scopriro come il tuo assassino ha trovato le informazioni forse chiudero il caso di Natalie. Ci daremo una mano».
Non aveva alcuna intenzione di lavorare all'omicidio di Natalie Homer.
La pista era vecchia di vent'anni, una pista fredda. Apri la porta per Geldorf, poi prese le chiavi e la chiuse.
«Il legame tra i due casi e nei dettagli.» Sistemo il pesante scatolone sulle spalle mentre camminavano verso l'ascensore. «Avevo il controllo completo della mia scena del delitto. Nessuna soffiata alla stampa. Sai come ci sono riuscito? Ho detto a un agente di farsi pagare dai giornalisti. Quel ragazzo ha ricavato venti dollari da ciascuno di quei bastardi, poi ha detto loro che la polizia aveva trovato una donna impiccata.»
«Cosi hanno pensato si trattasse di suicidio.» Mallory approvo: era sempre una buona cosa dire la verita quando si mentiva. «E Natalie Homer e finita in decima pagina.»
«Su un unico giornale, e soltanto due righe.» Poso la scatola e chiamo l'ascensore. «Cosi ora dovrete escludere le possibili fughe di notizie. Meno male che ho conservato i miei appunti.»
«Penserai tu agli interrogatori» disse Mallory. «Ti ho fatto assegnare un aiutante, come surrogato del distintivo.»
Cosi si sarebbe liberata di Geldorf e di Duck Boy.
«E quell'omone. Butler, si chiama cosi?» Geldorf tiro fuori il biglietto da visita che gli era stato dato un'ora prima alla Butler & Company.
«Il
Charles Butler indossava giacca e cravatta: era un giorno di lavoro. Grazie all'intervento di Riker, non si sarebbe piu annoiato nella calura estiva. Attraverso l'ingresso arredato con mobili di mogano e acquerelli di Watteau, poi percorse un breve corridoio lasciandosi alle spalle secoli di arredi e dipinti antichi per entrare nel regno di Kathy: elettronica, plastica, metallo e cavi. L'ufficio privato di Mallory alla Butler & Company era un posto interessante. Le finestre alte, ad arco, erano nascoste dagli scuri di metallo e tappeti grigi ricoprivano il pavimento di legno. I computer troneggiavano perfettamente allineati al centro della stanza, gli schermi accesi. Simili a grandi occhi blu fissavano l'intruso: Charles sognava di accecare quei bastardi a suon di calci. Tre pareti erano coperte da scaffali metallici ricolmi di manuali, disposti con precisione a cinque centimetri dal bordo. Mallory aveva rifiutato i suoi quadri, preferendo a loro un gigantesco pannello di sughero che copriva la quarta parete, dal pavimento al soffitto. Il sergente Riker stava finendo di appendervi fotografie e documenti. Mallory aveva dato a Charles un nuovo progetto su cui lavorare, un regalo, o meglio due regali: un omicidio vecchio di vent'anni e un settantacinquenne.
«Quando torneranno?»
«Mezz'ora.» Riker frugo in una borsa di cuoio e tiro fuori altre carte. Sul muro, senza un ordine particolare, erano stati sistemati appunti scritti a mano e dichiarazioni dattiloscritte.
«Tutto questo per tenere tranquillo il vecchio Geldorf?»
«Si» disse Riker. «Credi che lo terra impegnato per un po'?»
«Certo.» Charles stava pensando a come cambiare discorso senza sembrare scortese. Decise di prenderla alla larga. «Dopo la morte di Louis, Mallory ha tenuto qualcuno di quei vecchi libri western?»
«No.» Riker fece cadere la borsa, poi si piego a raccoglierla.
«Che peccato.» Charles fissava il muro e studiava una piantina dell'appartamento della vittima. «Volevo leggere tutta la serie, cercare di capire cosa ci avesse visto Louis. Credo di poter rintracciare le altre copie, ma…»
«Non e possibile.» Riker si volto per appendere una fotografia a colori dell'autopsia della vittima. «Non si trovano nelle biblioteche ne nelle librerie, sono tascabili fuori commercio.»
«E cio che ha detto John Warwick, piu o meno le stesse parole.»
Riker si appoggio alla parete, chino il capo, preparandosi ad affrontare anni di bugie, le sue e quelle di Louis.
Charles ando a sedersi sul bordo della scrivania d'acciaio. Aspetto con pazienza finche Riker non si volto, poi sorrise. Quell'espressione bonaria ottenne su Riker lo stesso effetto tranquillizzante che aveva avuto su John Warwick.